La mia foto
PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea e dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.); e sin da ragazzo frequentatore della montagna, davanti a lei costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

venerdì 23 agosto 2019

^^montagna: "SPAZZACAMINI"


Al bel fresco della parete nord del Corno Piccolo, saliamo strisciando come spazzacamini dentro strette canne fumarie, una caratteristica struttura rocciosa che rende particolare la via Marco Florio.

domenica 18 agosto 2019

--immersioni: "BURBERA ACCOGLIENZA"




Al solito sulle sue sponde all'aria il bel Lago di Scanno in questa domenica di pieno sol Leone ci ha accolti in maniera amena, gaia e festosa con il suo paesaggio da cartolina bucolica che tantissimi turisti attrae proprio in questi classici giorni di ferie nazionali.
Al solito, però, lo stesso lago non ha mancato di manifestare la sua doppia personalità per chi come noi è voluto tornar a fargli visita sotto le onde.
Con modi burberi ci ha accolti con un bel salto in basso di sedici gradi di temperatura dell'acqua, 22° in superficie contro i 6° trovati alla quota raggiunta, ed una fangosa visibilità scarsa o a tratti anche nulla che ci imponeva di avanzare letteralmente a tentoni con le mani.
Di pari passo queste impegnative condizioni d'immersioni generano due tipi di sensazioni ed emozioni diverse che di seguito ed in un ininterrotto continuo si alternano e si susseguono l'una all'altra: da una parte la massima attenzione e concentrazione all'ambiente, alla navigazione, ai controlli sugli apparati, sugli strumenti, sul compagno di fianco e su di noi; dall'altra la gratificazione e la soddisfazione di poter stare con gli occhi e con lo spirito in questo strano mondo buio sommerso, in un pendolare andirivieni di curiosità ed interrogativi che sono l'essenza dell'esplorare.

martedì 13 agosto 2019

--immersioni: "SCOGLIO DELLA BOTTE"




Partiti da San Felice Circeo (LT), in una caldissima ed umida giornata d'agosto, su di uno spazioso gommone abbiamo navigato per circa 21 miglia nautiche per raggiungere lo Scoglio della Botte, un piccolo monolito che solitario sbuca fuori nelle acque delle isole Pontine, transitando vicini l'isola di Zannone con sullo sfondo la più estesa Ponza.
Fino al 1974 questo microscopico isolotto roccioso era usato come bersaglio dalla Marina Militare per esercitazioni di tiri d'artiglieria, naturalmente senza cariche esplosive, tant'è che durante l'immersione in un tratto sabbioso abbiamo anche notato un'ogiva di un proiettile sprofondata in mare (al minuto 2 e 18 secondi del "filmetto").
Il fondale che abbiamo esplorato in circuito chiuso (73 mt./105min.), è davvero unico ed interessante perchè i pendii sommersi di un versante dello scoglio, sprofondano giù con bellissime pareti verticali e gigantesche rocce in un'acqua che abbiamo avuto la fortuna di trovare straordinariamente limpida. Il nostro tuffo è stato ulteriormente abbellito incontrando alla massima profondità da noi toccata una piccola e bianchissima colonia di Corallo Nero (antipathella subpinnata), mentre alle quote della decompressione l'alga Cystoseira, caratterizzata da piccole appendici sferiche, colonizzava ogni anfratto.
Viste le distanze da percorrere di sicuro dal punto di vista logistico la giornata è stata lavorata, però sia grazie all'organizzazione, la professionalità e l'ospitalità di Tonino (NAUTILUS D.C.) e la bellezza del sito sommerso, consiglio l'immersione non solo agli amanti delle profondità perchè lo Scoglio offre spunti per le esigenze di tutti i sub.

lunedì 12 agosto 2019

^^montagna: "DIEDROLOGIA APPLICATA"


Scalata sulle assolate Fiamme di Pietra del Corno Piccolo per un suo "atletico" diedro che non concede sconti, e successiva salita sulla cuspide della Punta dei Due.

venerdì 9 agosto 2019

^^montagna: "TAMAR(r)A E LA POCHETTE"


Ci sono alpinisti che sono ricordati per le loro gesta ed imprese.
Altri ai quali sono state dedicate cime, creste e vette.
Altri ancora che hanno dato nomi a manovre di corda, movimenti, rifugi e bivacchi.
Però nessuno, e dico nessuno, sarà ricordato come TAMAR(r)A per la sua stilosissima ...
pochette !

sabato 3 agosto 2019

^^montagna: "VIA PINELLI-RAMORINO"




Per la seconda volta dopo quattro anni (su questo sito post di agosto del 2015), io e mio fratello ripetiamo la Pinelli-Ramorino, storica via alpinistica che risale un pronunciato pilastro posto in una zona remota del versante sud della Vetta Orientale del Corno Grande nel massiccio del Gran Sasso d'Italia.
A mio modo di vedere questa scalata va suddivisa in tre parti ben distinte che richiedono ognuna una modalità d'approccio.

Prima parte L'avvicinamento che inizia proprio alle spalle della piccola costruzione di lamiera rossa del bivacco, come buongiorno propone a freddo un lungo tratto di un centinaio di metri di sviluppo di alpinismo orizzontale che ci ha fatto muovere i primi passi su una naturale linea della parete che forma per i piedi un'esilissima cengia cosparsa di sfasciumi la quale oltrepassa un paio di canali, che precipitano verticali verso il basso, ed uno spigolo. Superato quindi un caratteristico intaglio, abbiamo attraversato prima per sfasciumi di roccia e poi per ripide erbe il canale Haas-Acitelli. Questo sarà l'unico pezzo dove sempre con la massima attenzione ci si può permettere il lusso di camminare con sotto e sopra gli occhi uno smisurato caos di rocce e precipizi, prima di arrivare ad un erboso pulpito dal quale con una breve doppia di una decina di metri che supera un roccione strapiombante, ci siamo calati nel sottostante canale Sivitilli. Risaliti per qualche metro finalmente siamo arrivati all'attacco della Pinelli-Ramorino proprio alla base del pilastro dove abbiamo riposato un po' ed anche bevuto perchè intanto il sole, che ci ha fatto sentire la sua bollente compagnia per il resto della giornata, s'era alzato.

Seconda parte Anche in questa nostra seconda ripetizione volutamente ci siamo discostati dalle varie relazioni che descrivono la linea di salita più a destra di quella scalata da noi che invece si snoda verso l'alto tenendosi costantemente solo a due, o al massimo tre metri e non di più, di poco a destra del filo un po' arrotondato del pilastro, in modo da avere quasi sempre a vista il profondo canale che lo incide al suo lato di mancina. Così l'arrampicata risulta praticamente verticale con roccia quasi sempre buona, a parte qualche sezione delicata, con un secondo bellissimo tiro in camino che per tutta la sfilata di corda per quanto mi ha entusiasmato, mi ha fatto dimenticare la voglia di bagnare la bocca arsa dal gran caldo divenuto pesante, con un sorso d'acqua. Abbiamo anche riconosciuto e superato la zona di una sosta che mi è particolarmente rimasta in mente nell'ascensione del 2015. La linea della via sfila 5 tiri di corda; le soste sono da attrezzare, tranne la seconda (addirittura di tre chiodi), e quella d'uscita con fettuccia su blocco; tranne un chiodo trovato, tutta la via lungo i tiri è da proteggere (noi abbiamo usato molto i friends). La Pinelli-Ramorino è una logica scalata che a noi è piaciuta. Non era ancora finita, mancava la terza parte, quella finale proprio quando nonostante la naturale stanchezza che iniziava a farsi sentire, ed il gran caldo bisognava rimanere concentrati.

Terza parte Per giungere infatti proprio in cima al pilastro c'erano ancora da percorrere un centinaio di metri di sviluppo sui quali al massimo si superano difficoltà di II° grado, ma su di un terreno infido fatto di rocce instabili totalmente triturate dal ghiaccio invernale. In conserva e sempre con una protezione intermedia tra noi, a corda corta così siamo risaliti con movimenti attentamente soppesati, prima ad uno stretto forcellino visibile dall'ultima sosta, poi lasciandocelo a sinistra ad un grande buco nella parete che forma una finestra, prima di scendere delicatamente di qualche metro ed aggirare sulla sinistra con gli ultimi passi alpinistici il cocuzzolo tondeggiante del pilastro che su di una sella si spegne sulla cresta principale. Da quel punto in poi, fuori dalle difficoltà, abbiamo potuto riporre le corde e camminando sempre appena sul lato sinistro della cresta, ed oramai in vista della Vetta Orientale, siamo sbucati ad incrociare i bolli del sentiero dove finalmente ci siamo potuti sedere a riposare e stappare la lattina di birra.
Poi nell'ordine: discesa per tracce di sentiero fino all'alveo del purtroppo a secco del Calderone, risalita al Passo del Cannone, quindi Sella del Brecciaio, Sella di Monte Aquila, Piazzale dell'Albergo dove finalmente smettiamo di camminare, auto fino a Castel del Monte , sosta al bar e birra fresca.