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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, poi dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

lunedì 9 novembre 2020

^^montagna: "CRESTA DEI PIZZI"


Mentre sotto gli occhi alla nostra destra avevamo un bellissimo bosco Appenninico colorato d'autunno ed a sinistra i versanti orientali della Majella e del Porrara, noi scalavamo la solitaria CRESTA DEI PIZZI di Palena (CH).
Nel non lungo avvicinamento tra sterpi spinosi ancora bagnati della "guazza" notturna che ci impregnava per bene gli scarponcini e le calze, dalla Fonte della Noce raggiungevamo la base della cresta dei Pizzi Inferiori, intanto riscaldata ed asciugata dal sole che in quel versante era già arrivato.
Dopo le prime due verticali sfilate di corda, poi l'itinerario sul Pizzo si è snodato in un continuo saliscendi tra piccole guglie, lame e monoliti. Così siamo giunti ai 1197 metri della sua sommità posta nel margine più orientale della cresta.

giovedì 5 novembre 2020

--immersioni: "PROVARE"




Partendo dal cappello della secca di Punta Secca nell'isola di Capraia alle Tremiti, invece di fare la classica immersione che va ai maestosi Archi sommersi, una volta arrivati alla base della parete a circa 45 metri, ci siamo calati sul pavimento detritico in un tuffo prettamenete esplorativo per provare eventualmente ad individuare qualche isolato scoglio profondo.
Poco è importato il fatto di aver pinneggiato in una ben precisa direzione su di un declivio di sedimento tutto sommato spoglio e dentro l'acqua non tersa fin oltre una settantina di metri (75mt. _ 90min. _ e.c.c.r._dil.11/48), e non aver incontrato le eventuali rocce, perchè comunque è l'essere stato lì a "provarci" per il sottoscritto è sempre motivo di stimolo e curiosità.
Dopo la necessaria fase di decompressione, rispettando il totale "runtime" pianificato con l'amico Tony del Tremiti Diving Center che attendeva in barca, al minuto stabilito riemergevo.

sabato 24 ottobre 2020

--immersioni: "IL RELITTO DEL PESCHERECCIO"


(82 mt _ 120 min. _ e.c.c.r. _ dil.11/48)

Già in altra occasione evevo provato a tornare sul relitto del motopeschereccio affondato nei pressi del Grosso dell'Isola di Capraia alle Tremiti (FG), però in quell'immersione un fittissimo sedimento sul fondo m'impedì fisicamente d'intercettarlo.
Anche se le premesse non erano buone in quanto Tony, l'amico e titolare del Tremiti Diving Center ci aveva avvisato che da qualche giorno in tutto l'arcipelago sott'acqua c'era cattiva visibilità, abbiamo voluto tentare lo stesso e così la nostra perseveranza alla fine ha dato i suoi frutti.
Iniziato il tuffo proprio a ridosso della verticale falesia rocciosa che all'aria caratterizza il versante settentrionale di questa parte dell'isola, subito ci siamo resi conto che l'amico ci aveva al solito dato la corretta dritta perchè sott'acqua non riuscivamo neanche a vedere la parete che avevamo vicinissima e di fronte.
Così senza gli abituali riferimenti visivi, siamo affondati regolandoci solamente sulle indicazioni della profondità che leggevamo sui display degli strumenti al polso, "atterrando" a circa quarantaquattro metri.
Da quel punto ci siamo posizionati sulla linea di massima pendenza ed abbiamo iniziato a scendere. Le particelle a mezz'acqua però erano diventate ancor più fitte tant'è che il loro forte riverbero, nonostante gli stretti fasci degli illuminatori subacquei, era talmente fastidioso per la vista che per cercare di sbirciare un po' meglio nella semioscurita' a lungo li abbiamo tenuti spenti.
Così siamo giunti ai 70-75 metri, sulle stesse linee batimetriche del natante affondato, accostando quindi decisamente di 90° alla nostra sinistra per riguadagnare quella deviazione volutamente mantenuta nella discesa.
Per un primo tratto senza successo siamo avanzati nella nuova direzione sforzandoci con gli occhi di trovare un qualcosa che rompesse la monotonia di quella nebbia scura. Poi, proprio nel momento in cui iniziavo a pensare che quella ricerca sarebbe stata inutile per colpa della pessima visibilità, ci è comparsa la fiancata di dritta dello battello semi sepolto nel fango.
"Eccolo!", ho esclamato soddisfatto nel boccaglio del loop dell'apparato e che a causa dell'elio presente nella miscela che stavo respirando, nel video si sente con tono nasale alla Paperino.
Il motopeschereccio "Papa Giovanni XXIII°" impattò le rocce dell'isola distruggendo completamente la prua ed affondando in un primo momento a circa 20-25 metri. Successivamente per la forte pendenza è scivolato più in basso per finire nel sito dove si trova oggi appoggiato sulla dritta, con la poppa rivolta all'isola ed il vuoto di quello che s'immagina fosse la parte prodiera verso il largo.
A parte il fatto che nella nostra immersione la visibilità era limitata a più o meno tre metri, questo non è un relitto che colpisce per il classico colpo d'occhio di una sagoma stilizzata che si staglia sullo sfondo del mare. Decisamente no, perchè oramai tutta la struttura lignea sta collassando su se stessa. Ricordo infatti chiaramente che la prima volta che mi c'immersi, giugno 2008, in complesso lo scafo era sicuramente messo molto meglio.
Ci siamo portati quindi ad 82 metri, un po' più in basso della sua parte più fonda e da dove l'abbiamo risalito osservando il tavolame del ponte in più parti aperto e spaccato, le ordinate oramai in vista, rottami metallici vari, cime aggrovigliate, boccaporti e pezzi delle reti da strascico ammatassate. Sciabolando con le luci facevamo così scattare di lato sciami di anthias ed alcuni sciarrani.
Con la configurazione in circuito aperto Federiko mi ha anticipato nella risalita. Con il circuito chiuso invece si ha il vantaggio di non avere l'assillo costante dei consumi e così con più calma ho potuto osservare e filmare.
Ero arrivato quasi agli sgoccioli del tempo di fondo programmato, e poco prima di "staccare" ed iniziare ad andar su mi sono soffermato ancora a poppa per osservare l'elica e la pala del timone.
Tutto il resto è stato ascesa controllata e decompressione trascorsi curiosando il substrato coralligeno coloratissimo prima su scogli sparsi, e poi sulla bella parete ricca di anfratti ed ampie volte strapiombanti.

mercoledì 21 ottobre 2020

^^montagna: "19 KM. DI CRESTA"


L'idea di percorrere integralmente qusta linea di cresta lunga 19 chilometri mi era venuta in mente già in passato, ed oggi assieme ad alcuni amici ho attuato il progetto.
Al crepuscolo del mattino con il sole che non era ancora sorto, abbiamo lasciasto la prima auto presso la piccola edicola votiva della Madonna del Carmine a monte di Gagliano Aterno. Poi con la seconda abbiamo raggiunto Rovere (AQ), da dove con un panorama tutto bianco di brina abbiamo iniziato.
Il massiccio del Sirente ha due facce ben distinte. Il suo versante sud-occidentale degrada lievemente mentre quello nord-orientale offre una continua e selvaggia parete di rocce verticali e martoriate di particolare bellezza, il cui margine superiore è la cresta che abbiamo scelto di percorrere.
Guadagnato quindi questo netto spartiacque, con soddisfazione in un'atmosfera autunnale accompagnata da sbuffi nebbiosi, l'abbiamo cavalcata tutta, trovando una decina di centimetri di neve dai 2000-2100 metri di quota. In continui saliscendi siamo passati nell'ordine sul Colle di Mandra Murata, lo Sperone dei Tiburtini, la Punta Macerola, la Vetta del Sirente, l'Altare della Neviera, il Monte di Canale, il Monte San Vito, il Monte Brecciarone, per finire dopo otto ore e mezza dove avevamo lasciato la prima automobile.

martedì 20 ottobre 2020

--immersioni: "BIRRAPERONI"


Discesa in circuito chiuso (81mt. _ 105min. _ e.c.c.r. _ dil 11/48) nel Lago di Albano. Mentre trascorrevo la fase finale della decompressione, girovagavo nel basso fondale "arredato" da rifiuti e cianfrusaglie gettati inurbanamente in acqua dalla maleducazione. Tra questi un vecchio cartello a forma di tappo di bottiglia di vetro di birra.

martedì 13 ottobre 2020

^^montagna: "CIAMMARICANDO"


Immersi nella Majella orientale, a 620 metri di quota, piacevole salita sul primo sperone della Cima della Stretta a Fara San Martino (CH), su di un panoramico itinerario alpinistico sempre in fil di cresta.

mercoledì 7 ottobre 2020

--immersioni: "IL CEPPO D'ANCORA ROMANA"


(102 mt. _ 110 min. _ e.c.c.r. _ diluente 11/48 _ M.O.D. 108mt. _ E.N.D. 51 mt.)

Abbiamo iniziato l'immersione dal bagnasciuga della ghiaiosa spiaggia di Lazzàro (RC), dalla quale praticamente siamo entrati camminando per qualche passo fin quando l'acqua ci ha sgravato dal peso degli autorespiratori, quindi abbiamo agganciato ai lati le bombole di fase e di bail-out.
A 5-6 metri sotto la superficie abbiamo svalicato una linea di scogli squadrati facenti parte delle strutture artificiali di protezione contro l'erosione costiera marina. Sul fondale fatto di sabbia grossolana le cui uniche variabili erano le classiche piccole dune "pettinate" dal moto ondoso e dalla corrente, su di un lieve incremento della pendenza lungamente abbiamo pinneggiato.
Questo è un tuffo profondo perchè la morfologia del fondale cambia solamente una volta giunti oltre i 50 metri. Infatti a questa batimetrica di colpo ci siamo ritrovati sul ciglio di una parete che, più o meno, segue parallela la linea della costa.
Affondando verso destra siamo entrati prima in un ampio antro che avevamo già visitato in passate immersioni, ed una volta usciti abbiamo continuato la discesa a sinistra seguendo una serie di strutture rocciose che a forma di enormi gradoni andavano verso il basso, notando anche grandi nasse unite da lunga sagola oramai da tempo perse, e stelle peltaster placenta più comunemente conosciute come stelle pentagono.
Ad una settantina di metri abbiamo visto un ceppo in piombo d'ancora romana lungo circa un metro.
Come da pianificazione poco dopo ci siamo divisi. Federico in circuito aperto ha iniziato la sua risalita. Invece io in circuito chiuso ho continuato in giù costeggiando una lunga costola rocciosa che praticamente partiva dal punto più basso dei gradoni da noi raggiunto e la cui direttrice era proprio sulla linea della massima pendenza. Così mi sono portato fino a 102 metri e non oltre, per restare qualche metro al di sopra della M.O.D. di 108 metri prevista con il trimix 11/48 che avevo caricato nella bombola diluente dell'apparato a circuito chiuso in relazione al Set Point fissato ad 1,3.
Per qualche momento ho spento l'illuminatore sul casco, ed allora ho osservato il vero colore blu scuro del mare profondo che era divenuto il protagonista. Vedevo di fianco la roccia che avevo seguito andare oltre, però in quel crepuscolo non riuscivo a capire se la sua corsa finiva poco più in là oppure continuava a maggiori profondità. La temperatura dell'acqua era di 15°C, contro i 23°C degli strati superiori, inoltre c'era una lievissima bava di correntedi di direzione sud-nord, per altro niente affatto fastidiosa, che riuscivo a notare osservando la sospensione spostarsi quando illuminata dal faro subacqueo. In un anfratto della roccia ho visto anche alcuni piccolissimi ed isolati rametti di corallo rosso (corallium rubrum), molto probabilmente esemplari superstiti di una colonia che un tempo era più prosperosa per numero e dimensioni.
A queste batimetriche, comunque, il tempo è sempre tiranno perchè la lancetta dell'orologio corre più velocemente! Giungeva quindi il momento d'iniziare la risalita.
Così come avevo fatto prima mi sono riposizionato in direzione della massima inclinazione per ritrovarmi quindi sugli alti gradoni, che in certi punti formavano volte strapiombanti sulle quali sciamavano saettando in tutte le direzioni fitti branchi di anthias, triglie ed alcuni grandi saraghi pizzuti.
Risalivo ancora lungamente, voltandomi ogni tanto verso il basso ad osservare il "sentiero sommerso" percorso.

venerdì 25 settembre 2020

--immersioni: "I MUGGINI DEL LAGO"


Il muggine, più comunemente conosciuto come cefalo, è una specie ittica in grado di adattarsi ad acque con qualsiasi tipo di salinità. Abitualmente si vede in mare, però frequenta anche acque salmastre oppure dolci come le foci dei fiumi.
In decompressione a 6 metri di profondità nella fase finale dell'immersione nel Lago di Albano (83 mt. _ 90 min. _ temp. acqua mass. e min. 26°/10° _ e.c.c.r. _ dil 11/48), nella foschia dell'acqua verdastra e lattiginosa di colpo mi sono visto girare attorno per qualche minuto un fitto branco di pesci con esemplari anche di bella pezzatura.
All'inizio non riuscivo a capire di quale specie d'acqua dolce si trattasse dicendomi tra me, per cerare un termine di confronto, che somigliavano moltissimo a muggini di mare, cefali, in pescarese mujelle. L'apparato a circuito chiuso non emette bolle di scarico quindi non disturbati dal loro rumore il branco mi è arrivato a meno di un metro di distanza, permettendomi così di osservarli con attenzione. Allora: non è che assomigliavano molto a cefali, quelli erano proprio cefali!
In quel preciso momento non ho potuto fare a meno di chiedermi come avessero fatto ad arrivare lì nel Lago di Castelgandolfo.
Di una cosa però ero e sono certo: non per via aerea.

mercoledì 23 settembre 2020

--montagna: "VIAGGIO A NAUDANDA"




Sulla parete est del Corno Piccolo, con 8 tiri di corda scaliamo sulla "Naudanda" fino ad uscire su di una torre proprio vicini il piramidale Torrione Aquila. Con una prima discesa in corda doppia da 30 metri riguadagnamo la via Chiaraviglio che per un breve tratto percorriamo in direzione della vetta del C.Piccolo, fino ad un secondo ancoraggio per corda doppia situato proprio prima della così detta seconda Dulfer della via, che ci farà calare sulla via Danesi dalla quale in un ora e 45 minuti rientriamo a Cima Alta.

lunedì 21 settembre 2020

--immersioni: "IL TEMPORALE"


Nel tuffo all'Isulidda, Macari (TP), abbiamo circumnavigato il piccolo isolotto che dà appunto il nome al sito, percorrendo nella parte finale una stretta e non lunga grotta passante dalle pareti levigate. Alla riemersione, dopo 80 minuti, siamo stati colti da un forte temporale.

giovedì 17 settembre 2020

--immersioni: "LA TONNARA"




La Nostra Familiare immersione alla Tonnara di San Vito Lo Capo (TP).

lunedì 7 settembre 2020

^^montagna: "GIANNETTA GAMBABUONA 2"


Sulla parete sud della prima spalla del Corno Piccolo scalata sulla più che "classica" Jannetta-Bonacossa.

lunedì 31 agosto 2020

^^montagna: "CAMINANDO"


Quando sulla parete est del Corno Piccolo ci si trova a scalare nel quarto tiro il verticale camino alto 30 metri della Via del Camino, appunto, non si può non rimanere colpiti dell'impresa di 83 anni fa, era l'estate del 1933, compiuta con i pesanti materiali del tempo dagli apritori. Bruno Marsili ed Antonio Giancola erano davvero forti.

venerdì 28 agosto 2020

--immersioni: "AGUANERA & HABANERA"


A causa dei 10° che sapevo trovare in acqua alle batimetriche che ero intenzionato raggiungere, necessariamente ho dovuto indossare la muta stagna con relativo sottomuta. Già dalle prime ore del mattino, però, la temperatura all'aria a bordo lago era di 30-32° che, posso assicurare, diventano eccessivamente elevate per un corpo avvolto dall'impermeabile strato di materiale trilaminato con sotto gli appositi indumenti termici.
Evitare quindi gli effetti del surriscaldamento dovuto ai raggi diretti del sole, era fondamentale in quella fase preparatoria pre-immersione che tutti i sub conoscono.
E con il sole che non ancora faceva capolino ad est dietro il Monte Cavo, che con i suoi 950 metri s.l.m. sovrasta il Lago di Castelgandolfo, che iniziavo l'escursione sommersa (82 mt/100min - e.c.c.r. dil.11/48 - temp. acqua 27°-10°).
Mentre trascorrevo il tempo a bassa profondità nell'ultima fase, sono stato incuriosito dalla presenza di una tartaruga d'acqua dolce di una trentina di centimetri di lunghezza. Per quelle che sono le mie conoscenze a riguardo e per quanto m'è parso di vedere, penso non si trattasse di una specie autoctona, ma di una Pseudemys originaria del nord-america ed allevata in acquario. In una quanto mai deprecabile e oramai diffusa pratica, spesso questi animali vengono prima acquistati e tenuti in cattività fin quando sono di dimensioni limitate, per poi essere scaricati in bacini lacustri o fluviali quando crescono, andando ad influenzare consolidati biotipi naturali .

martedì 18 agosto 2020

--immersioni: "STRANGE LANDS"


Un po' strane, ma comunque sempre stimolanti le vedute sotto il Lago di Castelgandolfo in questo tuffo in circuito chiuso iniziato ad ore impossibili quasi per tutti, e con temperatura dell'acqua di 27° in superficie e 10° alla massima profondità raggiunta di 77 metri.

domenica 16 agosto 2020

--immersionI: "CALA MAESTRA"


Al caldo di agosto, da Porto Ercole con la motobarca "Donzella" mentre navighiamo verso l'isola di Giannutri, vediamo un piccolo gruppo di delfini. Una volta giunti, sul versante nord-occidentale ormeggiamo in prossimità della Cala Maestra per prepararci al tuffo sul bel relitto del Nasim affondato a circa sessanta metri.
In immersione, da "poppavia" guido i miei compagni e raggiungo la nave, per poi con calma lasciarcela sfilare per osservarla alla nostra dritta, fino a raggiungerne la prua appoggiata sulla fiancata di sinistra, che è sempre capace di offrire una bella prospettiva.

martedì 11 agosto 2020

^^montagna: "LO ZAMPOGNARO"


Sulla sezione di destra della parete nord del Corno Piccolo la Via X è un itinerario alpinistico di stampo classico da sempre poco frequentato, che ha una faticosa ed ingaggiosa fessura nel tiro d'attacco seguita poi da uno stretto e scivoloso camino da scalare senza zaino nella seconda sfilata di corda.
Ignoti gli apritori, da cui probabilmente il nome X, mentre i fortissimi Francesco Bachetti e Maurizio Calibani furono i primi ripetitori il 3 settembre del 1967.
In un nebbioso e freddo sabato di agosto, per lo meno in quota era così, l'abbiamo salita trovando su tutti i tiri la roccia scivolosa ed umida.

lunedì 3 agosto 2020

^^montagna: "BEATRICE"


Dai Prati di Tivo (TE), per carrareccia ci si indirizza verso la bella Val Maone che per poco si risale fin dopo le ultime macchie boscose. Si devia quindi a sinistra e per prati molto ripidi si sale in direzione della parte bassa dell'inciso Canale del Tesoro Nascosto che separa la Terza Spalla del Corno Piccolo dalla Cresta dell'Avancorpo sud-ovest della Seconda Spalla.
La Via Beatrice di 570 metri di sviluppo, lungamente per 12 tiri di corda si snoda su questa cresta appoggiandosi a volte alla sua destra ed altre a sinistra, su rocce non sempre compatte che si alternano anche a tratti erbosi.
Nella scalata si respira l'atmosfera di un posto di montagna isolato e remoto, raramente o per nulla frequentato, in un ambiente severo e selvaggio con sempre davanti agli occhi il Pizzo d'Intermesoli, il Vallone dei Ginepri e tutto il versante sud-occidentale del Corno Piccolo. L'uscita è sulla Ferrata Ventricini proprio in corrispondenza della Forcella del Berlvedere.
Noi l'abbiamo ripetuta il 31 luglio 2020 in una giornata caldissima, ed a parte le prime due sfilate di corda fatte all'ombra, per le restanti dieci siamo stati sotto le vampe dei raggi del sole bollente, a stare fermi copiosamente si sudava.

martedì 21 luglio 2020

^^montagna: "MONTE BIANCO 4807 MT"


Partiti da Pescara siamo arrivati ad Aosta nel pomeriggio di giovedì 16 luglio. Dopo il pernotto, la mattina successiva abbiamo attraversato il traforo del Monte Bianco per raggiungere nella valle di Chamonix la località Les Houches (1007 mt), dalla quale alle 8.30 ci siamo imbarcati sulla prima corsa della funivia che ci ha fatto scendere a Bellevue (1770 mt), per la coincidenza con il trenino a cremagliera che ci ha trasportato su fino al Nid D'Aigle a 2372 metri di quota.
Giunto il momento di caricare gli zaini in spalla e iniziata la nostra marcia di avvicinamento verso il Rifugio Gouter, logico punto di partenza per la VIA NORMALE FRANCESE AL MONTE BIANCO. Il sentiero ripido si sviluppava verso nord-est a risalire una valle pietrosa che abbiamo percorso immersi nella nebbia, e dalla quale siamo usciti a circa 2600 metri più o meno all'altezza di una capanna forestale.
Con i panorami sgombri abbiamo avuto il primo contato con i maestosi ghiacciai del versante settentrionale del Monte Bianco osservando verso nord-est, un pò lontana ed inconfondibile l'Aiguille Du Midì. Seguendo sempre i tornanti della ripida traccia dopo due ore di siamo arrivati ai 3228 metri del piccolo Glacier Tete Rousse in prossimità dell'omonimo rifugio, dove abbiamo sostato un momento a mangiare e bere qualcosa.
Ripresa la marcia, per un breve tratto di pendenze moderate abbiamo attraversato quindi il ghiacciaio fino a giungere al famigerato Gran Couloir che proprio nel pezzo dove si snodava la traccia aveva pochissima neve dura. Velocemente ci siamo portati quindi sull'altra sponda a toccare le rocce, che poi molto lungamente abbiamo seguito sulla massima pendenza e con passi di I° e II° mai difficili, con a destra la parte alta del Glacier de Bionassay ed in basso il mare di nuvole dal quale eravamo usciti.
Dopo l'ultima paretina da scalare, molto sudati abbiamo posato i piedi in prossimità del vecchio rifugio Gouter ed in breve siamo entrati dopo quattro ore di ascensione nel nuovo e dall'aspetto avveniristico, forse un po' troppo per i miei gusti, rifugio a 3817 metri a concludere la prima giornata di montagna.
All'interno il calore dei rivestimenti in legno chiaro compensava la freddezza metallica del guscio esteriore ma, ahi noi, con tanta modernità e tecnologia palesemente sfoggiata alla vista, ben presto abbiamo scoperto che già da parecchio tempo manca l'acqua corrente! E la cosa è diventata ancora più stridente quando abbiamo letto che il rifugio è costato qualcosa come SEI MILIONI DI EURO: abbiamo chiuso un occhio, anzi tutti e due. Alle 18.30 ci siamo seduti per la cena a base di minestra, formaggio, carne bollita e dolce. Quindi a nanna nei letti a castello.
Sarà stata la quota, ma io non ho praticamente chiuso occhio ed ho anche avuto un gran caldo, mentre Massimo ha dormito.
Svegliati, o meglio io alzato, all'una e trenta, abbiamo fatto colazione alle due, ed alle due e quarantacinque siamo usciti fuori del Gouter accolti da una notte serena con un bel cielo stellato e con l'aria non fredda.
Così con le lampade frontali accese a farci strada nel buio, abbiamo iniziato a salire i faticosissimi 1000 metri di dislivello che ci separavano dalla vetta ben consapevoli del fatto che più andavamo in alto più la quota avrebbe reso duri i passi rimanenti, perchè non abbiamo dimenticato neanche per un momento che meno di 48 ore prima eravamo al livello zero metri del Mare Adriatico di Pescara. Perciò negli zaini avevamo messo solo qualche capo per coprirci di più in caso di necessità , da mangiare un paio di barrette ed un po' d'acqua, insomma il minimo peso indispensabile.
Prima in leggera salita e poi su pendenze aumentate abbiamo raggiunto il Dome Du Gouter (4304 mt), quindi in lieve discesa il Col Du Dom (4250 mt), da dove arriva chi sale dal Rifugio Gonella, per poi risalire alla Capanna Vallot (4362 mt), dove siamo stati accolti da un vento teso da nord-est che sollevava polvere di neve gelata.
Entrati nel ricovero ci siamo coperti per bene con tutto quello che avevamo, quindi dopo un breve recupero siamo usciti ad affrontare i 500 metri di dislivello finali mentre ad est il chiarore dell'alba iniziava a prendersi via via sempre più spazio.
Andando a destra abbiamo calcato la linea di cresta che impennava decisamente e che a causa della fatica ci pareva molto più inclinata. Prima di ogni passo occorreva fare una profonda inspirazione e poi andare, ad aumentare anche solo di pochissimo l'andatura costava tanto.
Sulla neve durissima i ramponi e la piccozza aggrappavano con sicurezza, ma non per questo potevamo allentare la concentrazione perchè ai lati la cresta scivolava giù ripidissima.
Mentre il sole basso aveva fatto capolino ad est, ad ovest potevamo osservare la lunga ombra a forma di cono del Monte Bianco andare lontana. In quel momento nella nostra testa avevamo pensieri contrastanti. Da una parte assaporavamo con gli occhi e la mente il piacere e la fortuna di poter essere lì. Dall'altra parta invece c'era la concretezza della fatica fisica diventata palpabile ogni volta che forzatamente aspiravamo aria nei polmoni.
Sui dossi delle Bosses un paio di volte abbiamo avuto l'illusione che ce l'avevamo quasi fatta. Sensazione immediatamente disillusa dal successivo tratto di scalata che si presentava, che gli occhi ingannevolmente qualche metro prima non erano riusciti a vedere. Pareva non finisse più. Non stavamo più neanche a guardare il fantastico panorama attorno, con la mente pensavamo solamente a mettere un passo dietro ad un altro e basta.
Così, piano, con volontà alle sei e quarantacinque, dopo quattr'ore che avevamo lasciato il rifugio, siamo arrivati sulla cupola sommitale del Monte Bianco a 4807 metri di quota.
In quel momento l'unico bisogno che ho avuto è stato quello di stare fermo a respirare profondamente poi, solo dopo qualche minuto, ho assaporato il piacere che eravamo in punta. Ci siamo fatti i complimenti. Attorno a 360 gradi le Alpi.
La discesa l'abbiamo effettuata naturalmente sulla stessa linea di salita. Ci siamo fermati al Gouter a recuperare il materiale che era stato superfluo per la scalata, e poi via giù disarrampicando la parte rocciosa e riattraversando il Couloir. Dopo per la valle pietrosa fino al capolinea del trenino a cremagliera che ci ha trasportato alla funivia sulla quale terminiamo a Chamonix. In serata ad Aosta ci siamo concessi un'abbondante cena innaffiata con birra, vino e gassosa a reidratarci. Dopo la notte con il sonno ristoratore, il rientro in riva all': "...Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti." (Citazione dalla poesia "Pastori" di G. D'Annunzio)

sabato 11 luglio 2020

^^montagna: "OH ... DINO !"


Per la bellissima e forse unica nel suo genere placconata della parete nord-est della Prima Spalla del Corno Piccolo, scaliamo sulle Placche di Odino.

giovedì 9 luglio 2020

^^montagna: "VETTA OCCIDENTALE"


Partiti alle 4 e 30 che era ancora notte dalla località Cima Alta, la prima cosa vista verso est poco alta sull'orizzonte è stata la cometa Neowise, che nella sua orbita attorno al sole di 7000 anni circa, così hanno calcolato gli astronomi, si trova nel suo perielio.
Di buon passo transitiamo per l'albergo diruto, la stazione di monte della funivia dei Prati di Tivo, il rifugio Franchetti, deviazione al Calderone, poi Passo del Cannone e vetta Occidentale del Corno Grande.
In discesa passiamo per lo storico bivacco di Andrea Befile, "Il buco", posto sotto dei grandi massi della morena sotto il ghiacciaio.

martedì 7 luglio 2020

--immersioni: "LA NEVICATA 2"


Praticamente sconosciuto ai sub locali, è sempre tanta per me l'attrazione per questo sito nel quale m'immersi per la prima volta più di una ventina di anni fa, che quando se ne presenta l'occasione nonostante la distanza da Pescara da percorrere in giornata non manco l'occasione di raggiungerlo.
Ed una volta arrivato, lo scomodo e ripido accesso all'acqua da fare più volte all'inizio ed alla fine per il trasporto delle bombole di bail-out potrebbero non essere di stimolo, invece. Evidentemente la curiosità mi ricarica e rinnova sempre la motivazione.
Una volta messa la testa sott'acqua e finalmente sollevato dal peso dell'autorespiratore, mi posiziono ad una determinata batimetrica per raggiungere un ben preciso punto sommerso che ho pedagnato, dal quale poi effettuerò l'accostata verso acque più profonde.
Tutta questa procedura è resa possibile grazie ai bassi consumi dell'E.C.C.R., quando invece la stessa immersione la effettuavo in circuito aperto, per non togliere preziosi minuti alla scorta respirabile, logicamente l'identico tragitto lo percorrevo più faticosamente in superficie a colpi di pinne.
Dentro paesaggi ammantati come neve dalla bianca patina dovuta alle emissioni solforose, nel contrasto luminoso di un secondo piano totalmente buio e senza luce naturale procedo, e nello stesso momento sono meravigliato dalle strane visioni biancastre e concentrato sulle costanti verifiche all'apparato.
Arrivo ad un'ottantina di metri. Il fondale continua giù con identica pendenza. Noto in quella direzione che l'acqua è diventata più lattiginosa, credo a causa della probabile vicinanza della zona di emissione. Inizio la risalita.
Passo tra massi lavici accatastati di tutte le misure, da piccoli a giganteschi, che si alternano a zone del fondale dove lo scuro sedimento vulcanico crea nascoste vallette nelle quali sciamano piccoli persici. Loro fuggono impauriti all'improvvisa comparsa della luce del mio illuminatore subacqueo che innaturalmente squarcia di colpo il buio perenne nel quale normalmente si trovano.
Rispetto alle classiche bombole che visibilmente scaricano le bolle d'espirazione direttamente all'esterno, l'apparato a circuito chiuso emette solo poche bolle in risalita. Questo fatto offre tra l'altro i non trascurabili vantaggi sia dei bassi consumi, come già detto, ed anche di non far perdere al sommozzatore calore corporeo.
L'acqua da buia passa ad un colore verde scuro e poi a sfumare sempre più chiara e trasparente proprio msotto il pelo della supoerficie.

lunedì 29 giugno 2020

^^montagna: "MADMAX"


Tra nebbie che andavano e venivano, qualche tuono in lontananza e la roccia nei tratti chiave più che umida, abbiamo scalato sulla nord del Corno Piccolo.
Nonostante ciò e come sempre tra noi: caciara e risate a palla!

domenica 21 giugno 2020

^^montagna: "SENTIERO GEOLOGICO"


Bel giro montano di impegno fisico a causa delle pendenze nell'alta Valle dell'Inferno, un versante impervio e selvaggio del massiccio del Gran Sasso d'Italia.
Non ci si lasci ingannare dal toponimo "sentiero" immaginandosi di trovare una battuta mulattiera con chiari segnavia. La traccia infatti il più delle volte non è netta, e di quelle che un tempo erano le sverniciate gialle e rosse che indicavano il percorso non sono rimasti solamente che indistinti e sbiaditi aloni non sempre facili da individuare.
Per questi motivi l'itinerario è consigliato ad escursionisti capaci d'intuire la linea da seguire anche in assenza di evidenti riferimenti.
Necessario è poi anche il materiale da ferrata se si decide di passare, come abbiamo fatto noi, nel tratto mediano attrezzato con catene e corde metalliche in corrispondenza di una esposta cengia rocciosa seguita poi da prati molto ripidi.
Per evitare potenziali piogge previste nel primo pomeriggio abbiamo iniziato alle 7.00 del mattino dal parcheggio di Vado di Corno, quindi abbiamo perso quota fino ad individuare il "SENTIERO GEOLOGICO ALTO" che poi abbiamo risalito tutto potendo ammirare, quando le nuvole ce lo consentivano, l'imponente "Paretone" ed i suoi ripidissimi canali. La sezione mediana della salita invece è caratterizzata sulla destra orografica, dall'articolata parete rocciosa dell'Avancorpo del Monte Aquila.
Abbiamo quindi raggiunto la cima più alta di quest'ultimo sulla massima pendenza tra rocce un po' rotte.

lunedì 15 giugno 2020

^^montagna: "TAMARRIADE"


Tamarriade sull'aerea e divertente West Ridge del Monte Tino e successiva salita sul Serra dei Curti Peak (1855 mt.).

domenica 14 giugno 2020

--immersioni: "ED ANCORA CERCARE"


Ed ancora cercare (e.c.c.r. 86mt / 101min).

martedì 9 giugno 2020

--immersioni: "LA PENNATULA"


La parete rocciosa del Grosso sul versante nord dell'Isola di Capraia nell'arcipelago delle Tremiti, dall'aria prosegue verticale giù nell'acqua ed offre ai sommozzatori un bel colpo d'occhio con i suoi mille anfratti colorati di tanti organismi.
Nel nostro lungo percorso in immersione (E.C.C.R. 76mt/100min), nell'acqua tersa e luminosa anche in profondità abbiamo proseguito oltre la sua base su di un fondale detritico solo in apparenza monotono, a guardare bene infatti su di esso abbiamo incontrato alcune solitarie e caratteristiche Pennatule, degli animali marini appartenenti agli ottocoralli.

martedì 26 maggio 2020

^^montagna: " FOSSO PASQUALETTI"


Tra il chilometro 17 ed il 18 della strada Sirentina che collega Secinaro (AQ) a Rovere (AQ), proprio in corrispondenza di una curva a gomito abbiamo lasciato le auto per iniziare il nostro lungo giro.
Senza traccia, segnali o sentieri, siamo saliti prima sotto l'ombra di una bella faggeta attraversando all'inizio un breve tratto molto fitto di sterpi.
Giunti quindi sulla sterrata pedemontana che collega la Piana di Canale a Gagliano Aterno, bussola alla mano dentro il fitto bosco e sulla ripidissima erta erbosa con alcuni passi in arrampicata su sassi incastrati, abbiamo guadagnato a circa 1650 metri di quota la cresta che delinea sulla sinistra orografica il Fosso Pasqualetti situato nel versante nord-est del Monte san Nicola (massiccio del Sirente).
Raggiunta la vetta abbiamo poi continuato prima per il Monte di Canale, poi per l'Altare della Neviera e la testata della Valle Lupara dalla quale siamo scesi.
Ripresa la nostra linea fatta in salita, dopo 10 ore e 12 chilometri di bella montagna, amicizia e risate siamo rientrati alle macchine alle 17 e 20.

giovedì 21 maggio 2020

^^montagna: "AL NUOVO BIVACCO"


Dopo la fine del blocco degli spostamenti dovuto alla pandemia del coronavirus, torniamo in montagna per un rilassante giro sulla Majella. Ne approfittiamo per dare uno sguardo al nuovo bivacco Fusco, ristrutturato nell'estate scorsa.

martedì 10 marzo 2020

^^montagna: "MANCA MOLTO ?"

Sulla più che pluriviolata vetta del Monte Elefante, non abbiamo ne' scalato e manco fatto un'escursione, ma innanzi tutto abbiamo fatto caciara e poi magnato e bevuto: sformato, salsicce, panini, ovomaltina che da forza, tarallucci, ferratelle, panini, te corretto, caffè corretto, birre varie, grappa.

domenica 8 marzo 2020

--immersioni: "CIAO"


"CIAO" dai fondali del Lago di Albano Laziale che come al solito sotto le sue onde accoglie con un'atmosfera misteriosa che da sempre mi suscita curiosità. Sott'acqua la visibilità migliorava a partire dai 40 metri in giù; (84 mt _ 90min. _ temp. acqua 10° _ e.c.c.r. _ dil. TMX 12/44).

martedì 3 marzo 2020

^^montagna: "FORCHETTA MAJELLA"


Partiti dalla Fonte di Nunzio (1249 mt), una volta usciti dal bosco e superata la Fonte dell'Orso (1706 mt), siamo arrivati nell'ampia valle glaciale di Fondo Majella che abitualmente viene risalita al suo centro. Noi incuriositi invece dalle strutture rocciose che fanno da contrafforte alla linea di cresta e che vedevamo in alto e piccole sulla nostra sinistra, destra orografica del vallone, abbiamo variato indirizzandoci da quella parte.
Calzati i ramponi sulla neve molto dura, sulla massima pendenza giungevamo fino a circa 2200 metri di quota proprio sotto quei particolari ed imponenti torrioni calcarei singolarmente modellato tutti appuntiti dall'erosione.
Abbiamo quindi traversato alla loro base verso destra osservandoli con attenzione e curiosità fino ad incontrare un bel canale che abbiamo risalito per uscire poco sopra Forchetta Majella (2390 mt), il valico che congiunge il vallone alla depressione di Fondo di Femmina Morta.
Con il vento a raffiche che spazzava la cresta, siamo rimasti giusto il tempo di rifocillarci prima di sciare verso il basso fin dove la neve lo consentiva.
Comodamente seduti, alla fine pizza e birra.

domenica 1 marzo 2020

--immersioni: "ALLE ACQUEVERDI"


Già da affrontare con molta attenzione per le normali caratteristiche di scarsa visibilità, in inverno con la temperatura dell'acqua a 6°, nonostante la protezione dell'adeguata muta stagna e relativo abbigliamento termico al di sotto, l'immersione nel Lago di Scanno diventa impegnativa sia dal punto di vista fisico che della concentrazione. L'averla effettuata con l'apparato a circuito chiuso ha contribuito a non far disperdere calore al corpo nei settanta minuti trascorsi sott'acqua, contrariamente a quanto invece accade con un comune autorespiratore a circuito aperto.

lunedì 24 febbraio 2020

^^montagna: "CANALE DEL TEMPIO"





In una soleggiata giornata di febbraio decidiamo di percorre sulla parete sud della vetta occidentale del Corno Grande il Canale del Tempio (AD/50°-60°/ 1995/ Cotichelli, Guglielmi e Scuppa), tra la Direttissima ed il canale Bissolati.
Scesi dalla stazione di monte della funivia di Campo Imperatore con la prima corsa mattutina, la strada è chiusa, e fatto l'avvicinamento arriviamo verso le dieci all'attacco della via per iniziare poco dopo.
Al centro del corridoio formato da ripidi spalti rocciosi e con alle spalle in basso il panorama di Campo Pericoli, sulla neve che abbiamo trovato molto dura su tutto il percorso scaliamo in conserva proteggendoci con fittoni e friends, ed un tratto in cordata in corrispondenza di una strettoia inserendo anche una vite su piccola colata ghiacciata.
Superato il passo, continuiamo su pendenze costanti che aumentano arrivando fin quasi ad una fascia rocciosa che abbiamo costeggiato alla base indirizzandoci verso sinistra.
A questo punto ho raggiunto la cordata che ci precedeva. I due stavano imboccando a destra i canalini finali che però per lunghi tratti erano magri o a secco di neve, quindi per forza di cose con i ramponi ai piedi avevano rallentato di parecchio progredendo con cautela sulla roccia, inoltre il primo aveva anche martellato un paio di chiodi su quel pezzo di una ventina di metri che fino ad allora aveva salito.
Praticamente a ridosso della sosta dove il secondo assicurava il compagno, invece quindi di mettermi in coda e seguirli facendo sicuramente tardi ed avere la concreta possibilità di perdere l'ultima corsa da monte della funivia, ho traversato verso sinistra in direzione di un ripido scivolo nevoso che nel suo punto più in alto termina proprio in corrispondenza di una fascia rocciosa al culmine della costola che separa il canale fino ad allora percorso dall'adiacente e più ampio Bissolati. Raggiunta la zona sono riuscito ad attrezzare una sosta dalla quale: prima ho recuperato gli amici, che poi assicurandoli con la corda dall'alto hanno disarrampicato immettendosi nel meno inclinato versante dall'altro lato.
Sceso tutto il canale ed arrivati alla sua base ci siamo fermati un po' a riprendere fiato, poi sulle peste dell'andata il rientro, la discesa in funivia e le birrette.

martedì 18 febbraio 2020

^^montagna: "SPIGOLO TERESA"


Arrivati alla fine della quarta sfilata di corda, a due tiri dall'uscita e fermi in una sosta dello via Spigolo Teresa (Baiocco-Abbate; 3 agosto 1991; V°+/A0; D+/TD-) alla Serra di Celano nel gruppo Sirente-Velino, dopo una considerazione tra di noi delle due cordate che lo stavamo arrampicando, eravamo tutti concordi sul fatto di abbandonare la scalata per indirizzarci su di un ripido canale laterale d'erbe e rocce sparse che, almeno da quello che potevamo vedere da dove ci trovavamo, pareva sembrarci farci uscire in alto senza più affrontare difficoltà alpinistiche. Stavamo decidendo per una via di fuga, e per illustrare meglio perchè stavamo decidendoci in tal maniera, è necessario riportare la cronologia di alcuni momenti dell'ascensione.
Nella prima sfilata di corda su terreno di roccia abbastanza triturata intervallata da erba e terriccio la prima vera, solida e concreta protezione degna di questo nome eravamo riusciti a posizionarla ad una quindicina di metri lontanissima dall'attacco, troppo.
Mentre pochi metri sopra la sosta il primo superava lo strapiombo del macero tratto chiave del secondo tiro della via, inavvertitamente con un piede in spinta disgaggiava degli instabili sassi che rimbalzando andavano ad impattare con forza il calcare attorno, una mano ed un braccio dei secondi procurando il classico odore di zolfo, escoriazioni e lividi.
Nella quarta lunghezza uno dei secondi dopo aver comunque preventivamente e con attenzione saggiato un paio di volte la stabilità di un blocco di calcare sul quale trazionarsi, caricandolo per rimontarlo di colpo volava trovandosi a roteare appeso alla corda. Nelle orecchie di tutti quanti il sonoro cupo rumore amplificato dell'eco dei rimbalzi di quel masso che urtava altre rocce mentre precipitava.
In traverso verso destra per riguadagnare il filo dello spigolo del quinto tiro, al primo di cordata gli rimaneva in mano un appiglio.
In quel momento, nel poco spazio rimasto libero tra le matasse delle nostre corde tra i piedi la domanda a tutti sorta spontanea è stata: "Ma oggi ci stiamo divertendo?"
In ogni momento di ogni scalata, in tutti i passaggi e singoli movimenti c'è sempre un costante alto livello di concentrazione ed attenzione. Questo fatto è del tutto normale. Invece in questa scalata dal primo all'ultimo metro percorso tutti noi abbiamo provato solamente un altissimo livello di tensione e per questo motivo a due tiri dall'uscita la risposta che si siamo dati è stata: decisamente non ci stiamo divertendo quindi dato che ce n'era la possibilità, senza inutili ripensamenti, dubbi e rimpianti siamo andati via per il canale erboso a sinistra e poi siamo rientrati sul sentiero dell'avvicinamento.
Qualsiasi tipo di strada si stia percorrendo, quando succede di doversi fermare ed anche rinunciare si rimane delusi, con l'orgoglio ammaccato che come un tarlo continua ininterrottamente a sussurrare. Accade nelle più disparate situazioni, figurarsi poi nell'alpinismo che è un continuo confronto d'equilibrio, inteso non solamente in senso fisico.
Ci siamo fermati e ragionando la "cordata" ha deciso al momento giusto la ritirata. Non facendoci condizionare abbiamo messo a tacere quella voce che da dentro ci istigava a continuare, e la mancata conclusione della salita è stato solamente un effetto di secondaria ed irrilevante importanza.
Anche questo è essere non solo Alpinisti.

martedì 11 febbraio 2020

--immersioni: "TRAVEL"




Sarebbe estremamente riduttivo descrivere l'esperienza del mio viaggio come un semplice spostamento fisico da un posto ad un altro.
Il viaggio nella mia testa inizia molto prima del vero e proprio movimento, si perpetua nella concentrazione totale dell'azione e finisce, o probabilmente non finisce mai, ben dopo.
Questo è il "filmetto" di un viaggio sommerso in un lago (85 metri_80 minuti_temp. acqua 10°_e.c.c.r.).

lunedì 3 febbraio 2020

^^montagna: "MONTE FOCALONE"


Il divieto con la strada sbarrata per raggiungere il rifugio Pomilio, per forza di cose ci fa iniziare quando ancora è notte e già con i ramponi ai piedi dal piazzale dell'albergo Mammarosa alla Majelletta, il percorso verso il Monte Focalone. In tal maniera la nostra giornata di montagna si è "arricchita", se così si può dire, di 2 chilometri buoni e vari metri di dislivello in salita e naturalmente di altrettanti in discesa.
Questo è un itinerario che fino al Focalone tra andata e ritorno sviluppa circa 16 chilometri, e in condizioni invernali con neve di tutti i tipi ed ore di luce ridotte, diventa impegnativo sotto l'aspetto fisico ed assolutamente da non sottovalutare anche se alpinisticamente praticamente non s'incontrano difficoltà.
Inoltre il caldo anomalo di questo strano inverno ha ulteriormente appesantito più del normale gli zaini in spalla, infatti alle 6.00 del mattino del primo di febbraio ai 1600 metri circa di quota della partenza c'erano 3° di temperatura dell'aria.
Le 10 ore di lavoro quasi ininterrotto delle gambe ed il caldo, però non ci hanno fatto scendere minimamente la motivazione o avere ripensamenti: per quello che ci riguarda dall'altra parte, sul piatto della bilancia, c'è sempre un'emozionante gratificazione non facile da descrivere a parole.

domenica 26 gennaio 2020

--immersioni: "LA LAVATRICE"




Finalmente dopo annose ricerche e perlustrazioni nei melmosi fondali del Lago di Castelgandolfo è stato ritrovato e filmato nel corso di un'immersione in E.C.C.R. ad 81 metri per 85 minuti il relitto della LAVATRICE, "silurata" nel 1982 da un'esasperata casalinga di Rocca di Papa, amena e ridente località a pochi chilometri dal lago!
Ne voleva una nuova, ma il marito braccia corte e pure sordo non voleva sentire ragioni a proposito.
Così la subdola mogliettina con tattica da assaltatrice subacquea in una notte senza luna, perigliosamente procedette all'affondamento dell'automatico catorcio lavapanni !

lunedì 13 gennaio 2020

^^montagna: "CANNE D'ORGANO"


Mi è sembrato strano partire per l'Argentario in Toscana, e per la prima volta in assoluto invece di fare immersioni ... andare a scalare!
In due cordate abbiamo ripetuto la via CANNE D'ORGANO, aperta nel 1996 da P.Giorgi, P.Giuli e G.Peliti, che sale uno aereo spigolo incastonato nella bellissima e verde macchia Mediterranea del promontorio dell'Argentario, con alle nostre spalle il magnifico panorama del mare, delle Lagune di Orbetello, dell'Isola di Giannutri e della costa frastagliata. Dall'uscita della via la discesa è provvidenzialmente aiutata da una serie di utilissime corde fisse perchè si effettua su ripido terreno un po' franoso e scomodo, ed in un tratto anche su rocce verticali.
Noi abbiamo gradito molto questa scalata impreziosita da sensazioni Mediterranee e dalla nostra immancabile caciara!

mercoledì 8 gennaio 2020

^^montagna: "LA CLESSIDRA"


Al forte vento teso e freddo proveniente dal primo quadrante saliamo nel canale detto "La Clessidra", a nord della Meta nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.
Strano è vedere per questo periodo dell'inverno tutte le montagne intorno brulle, praticamente magre o quasi di neve. Quel poco rimasta dall'ultima e rara perturbazione nevosa della stagione, si trova tutta sul versante nord di questo gruppo montuoso, ed è di consistenza durissima con alcuni brevi tratti al limite del ghiacciato.
Una volta giunti in vetta l'aria pulitissima da foschie ci consentiva di vedere nitidamente una gigantesca cartina geografica del settore occidentale dell'italia centrale: ai nostri occhi infatti appariva non solo il Mar Tirreno, ma anche l'arcipelago Pontino e sullo sfondo le isole Campane.

martedì 7 gennaio 2020

--immersioni: "OMBROMANTO"


Nell'acqua a 6° mi dilungo più attentamente su di una zona individuando diversi spunti interessanti, tra i quali a bassa profondità il solitario relitto di una piccola barca in legno dalla forma tipica delle imbarcazioni lacustri con prua e poppa squadrate, ancora in buono stato di conservazione.
Sotto un'altra sponda di questi stessi tipi di relitti ne ho trovati in diverso numero, attorno decorati purtroppo d'immondizia di ogni genere.