DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
mercoledì 22 dicembre 1993
--immersioni: "ISOLA DEL GIGLIO"
Sull'estremità settentrionale dell'ISOLA DEL GIGLIO, in Toscana, c'è la PUNTA DEL FENAIO. Sott'acqua in quella zona si possono effettuare diverse immersioni. Con Paolo scegliemmo quella che era caratterizzata da un fondale composto da una bellissima franata, riccamente popolata di forme di vita subacquea. Era piena di rocce accatastate che creavano un'infinità di spacche, cunicoli, passaggi e grotticine. Quel giorno sott'acqua non trovammo un'eccellente visibilità, cosa peraltro che non ci condizionò affatto vista comunque la bellezza del posto. Nella prima fascia di profondità incontrammo una "prateria" di piccole gorgonie bianche, le eunicelle stricta, che man mano che aumentava la profondità lasciavano il posto alle dominatrici in assoluto dell'orizzonte sommerso: le gorgonie rosse. Spettacolo assoluto! Popolavano letteralmente ogni anfratto possibile dov'era possibile radicarsi ed erano di tutte le dimensioni, da quelle simili a piccoli ventaglietti a quelle grandi come alberelli. I loro rami sembravano gonfi a dismisura a causa dei polipi espansi, solo alcune avevano le braccia rosse asciutte perchè le colonie tentacolate che vivevano al loro interno si erano per qualche motivo ritirate dentro. La lieve corrente presente, loro apportatrice di sostanze nutritive, investendole, elasticamente le faceva elegantemente flettere ed ondeggiare. Noi due cautamente scivolavamo tra questa sterpaglia rossastra che diveniva tale solo quando la illuminavamo, altrimenti appariva di color nero. Così trascorremmo tutto il nostro tempo fino a raggiungere la massima profondità che per quell'immersione fu di una cinquantina di metri circa. Risalendo incontrammo una bella GRANSEOLA, un grosso crostceo con le lunghissime chele, con la quale giocammo un po' prima di riprendere la strada verso la superficie.
domenica 19 settembre 1993
--immersioni: ISOLA DI CAPRERA
A nord della Sardegna c'è l'ISOLA DI CAPRERA, quella sulla quale è sepolto Garibaldi, che fa parte dell'arcipelago della Maddalena. Partiti da Palau con due piccoli gommni, raggiungemmo una tranquilla e ridossata insenatura posizionata nel versante nord dell'isola. Morfologicamente ricorda un piccolo fiordo che, insinuandosi verso l'interno, si è scavato la strada tra le tipiche rocce che caratterizzano questa parte della regione. Tra gli erosi e tondeggianti graniti, tra l'altro, ben mimetizzate ci sono delle vecchie postazioni di tiro per cannoni utilizzate durante la seconda guerra mondiale, il posto era chiamato la BATTERIA DI CANDEO. Ormeggiati i nostri battellini, che galleggiavano sopra un'acqua di color turchese, senza aspettare gli altri, che decisero di trascorrere la giornata a rosolarsi al sole, Io ed Italo vestimmo le mute ed attrezzatura iniziando l'immersione praticamente infilandoci sott'acqua dal punto di ancoraggio dei nostri mezzi nautici, senza sapere assolutamente cosa avremmo trovato. Nuotammo in direzione nord, verso l'uscita della cala. Passammo sopra un ondeggiante prato di verdissima posidonia che ci accompagnò fino ad una profondità di 15 metri. Intanto compimmo un'accostata verso la nostra dritta seguendo il naturale profilo sommerso della costa. Come isole, due scogli un po' distanti tra loro, fecero capolino dal verde dalle piante acquatiche. Non appena fummo loro vicini, ci rendemmo subito conto che non erano altro che le propaggini superiori delle balze rocciose che formavano le sponde di un kanion sommerso il cui centro era caratterizzato da un fondale di sabbia bianca a grossa granulometria. Senza esitazione andammo giù nel mezzo dello stretto vallone. C'erano gorgonie gialle dappertutto e nelle mille spaccature delle rocce dimoravano i puntiformi e sempre gialli leptosamia. Da questo canalone principale si aprivano delle diramazioni laterali. Grazie all'acqua molto limpida con lo sguardo si poteva osservare questa forra per intero, riuscendo a sbirciarne la fine verso il basso che raggiungemmo in breve tempo. A 35 metri, i muri rocciosi ai nostri lati avevano le loro fondamenta e fu lì, in quel punto, che quel giorno notammo una bella murena vagare insolitamente solitaria di giorno fuori della sua tana. Per un po' la seguimmo senza disturbarla nel suo serpeggiante procedere, poi ad un nostro accenno di farci più vicini, fulmineamente scappò lontana a rintanarsi dentro una bassa volta di uno scoglio. Iniziammo la risalita nell'imbuto sommerso appena percorso e notando anche un'ancora tutta concrezionata poggiato sopra un risalto del fondo. Riguadagnammo il lungo tratto coperto di posidonia per riemergere proprio di fianco i gommoni arancioni. Gli altri su all'aria erano oramai cotti dal sole.
martedì 31 agosto 1993
--immersioni: "ISOLA D'ELBA-PUNTA SANT'ANDREA"
PUNTA SANT'ANDREA
A nord-ovest dell'Isola d'ELBA, è situata la PUNTA SANT'ANDREA che si protende verso il mare. Dalla litoranea che corre più in alto con una deviazione tutte curve si giunge in prossimità di una piccola insenatura sabbiosa che a sinistra è chiusa dal capo roccioso di Sant'Andrea. Arrivati con le auto al termine della strada in mezzo a costruzioni di strutture turistiche di ristoranti e stabilimenti balneari a pochi merti dal mare, scaricavamo le attrezzature da sub per trasportarle in spalla passando prima per l'arenile, poi per un breve battuto di cemento di una piccola banchina d'ormeggio ed infine sopra un tratto di scogliera che dovevamo percorrere in equilibrio per giungere così il più vicini possibile alla nostra meta subacquea. Dopo tutta la fatica al caldo estivo, un bel tuffo ci offriva un po' di refrigerio prima di preparaci per l'immersione. Con le mute addosso e le pinne infilate ai piedi facevamo scivolare il gruppo dell'autorespiratore in acqua dove, senza l'assillo del suo peso, potevamo con calma e senza sforzo alcuno metterlo in spalla. Fatto questo per un breve tratto nuotavamo in superficie per farci ancora più prossimi alla punta e quando questa era in vista iniziavamo l'immersione. Atterravamo sopra il bel tappeto verde di un esteso prato di posidonia a 6-7 metri di profondità e poi gradatamente andavamo giù in direzione ovest fino a quando la posidonia non terminava a 15 metri. Da quel punto in poi iniziavamo ad incontrare degli scogli sommersi che non erano altro che delle avanguardie del più esteso promontorio che si lasciava cadere nel mare azzuro. Esplorarlo era davvero interessante. C'erano un infinito numero di spaccature, parecchie anche profonde, che non erano diventate altro che rifugi per i tantissimi pesci di scoglio che giravano nella zona. Ricordo perfettamente che incontrammo la stessa cernia un paio di volte, in immersioni diverse, nell'identica tana. Nel punto più in basso dove la roccia lasciava il posto alla sabbia, c'era una volta strapiombante sulla quale era cresciuta una nutritissima e fittissima colonia di margherite di mare, parazoantus axinellae, che con il loro giallo che verniciava tutto ci incantavano per diversi minuti. Andavamo ancora oltre per qualche metro verso quote più in basso percorrendo l'inclinato fondo sabbioso. Saraghi e dentici in quantità e di grande pezzatura incrociavano in quelle tranquille acque limpide. Per riemergere ripercorravamo all'inverso la strada fatta all'andata. Una volta all'aria, però, prima di rifarci la sfacchinata con le attrezzature in spalla verso le macchine, rimanevamo sugli scogli per trascorrere delle belle ore di mare, fin quando nel tardo pomeriggio con i raggi del sole che non ci sferzavano più con la loro calura, reinsaccavamo tutto per tornarcene al campeggio dove ci attendevano i fornelleti per preparare la cena! Assieme a me c'erano Carla, Mariaelena, Cristina, Italo e Paolo.
--immersioni: "ISOLA D'ELBA - ISOLOTTO CORBELLA"
ISOLOTTO CORBELLA>
Sul versante meridionale dell'ISOLA D'ELBA, in corrispondenza del capo Stella, c'è quello che è chiamato l'ISOLOTTO CORBELLA. Da questo punto è possibile effettuare una bella immersione partendo da una profondità di circa 7-8 metri, fino ad arrivare a 45 metri. Con Carla, Mariaelena e Paolo anni fa ci immergemmo in questo sito trovando con sorpresa dei rametti di corallo (Corallium rubrum), il così detto "oro rosso" del mare. Partendo dalla bella spiaggia del campeggio nel quale soggiornavamo, arrivammo sullo scoglio in non più di un paio di minuti di navigazione sopra un piccolo gommone. Velocemente ci tuffammo per trovare finalmente refrigerio al caldo di agosto che dentro le mute di neoprene iniziava a farci sudare copiosamente. Il fondale, che degradava con pendenza costante, era formato da una serie di massi di tutte le dimensioni che creavano una piacevole prospettiva e l'acqua, azzurra e pulita, era illuminata dal bel sole delle undici del mattino. In corrispondenza degli scogli che erano poggiati a circa 45 metri di profondità, nelle volte scure ed irragiungibili, acceso dalle nostre luci subacquee il bel rosso fuoco di piccoli rami di corallo si parava alla nostra vista. Tutti quanti erano imbiancati dai piccolissimi tentacoli aperti dei micro polipi che prontamente si rintanavano all'interno della durissima struttura non appena li sfioravamo. Lo stupendo color rosso e l'estrema durezza dello scheletro hanno decretato il valore di questo strano, per i parametri terrestri, essere marino. Di pari passo, per il suo alto valore economico, è stato pescato fino a ridurlo notevolmente in quasi tutto il bacino Mediterraneo. Fermo, immobile, osservavo l'intreccio di quel piccolo e strano boschetto di alberelli rossi radicati a testa in giù sulla parte alta del grottino nel quale mi ero infilato con la testa. Il buio di quell'angolo sommerso per qualche minuto fu interrotto dalla luce della mia torcia da sub. Mi tornanorono allora in mente dei racconti letti di avventurose battute di pesca all'ORO ROSSO. Poco distanti da me, i miei amici e compagni d'immersione erano presi anche loro dalla stessa visione. Il tempo ci richiamò e così iniziammo la risalita. Si alternavano delle zone fittamente popolate da bellissime paramuricee, le gorgonie rosse, di grandi dimensioni ad altre con scoglietti che ospitavano ancora dei rami di corallo che praticamente rinvenimmo, seppur con dimensioni minime, nascosti fino ai 18 metri di profondità. Smaltimmo gli ultimi minuti dell'immersione in pochi metri d'acqua chiarissima piena zeppa di argentee occhiate e verdastre salpe. Al riparo dell'ombra della pineta del campeggio, mentre pranzavamo sul piccolo tavolino da campo posizionato in mezzo alle tende, commentavamo la bellezza dell'immersione fatta sulla "corallina" e sul fascino che l'oro del mare ha sempre esrcitato su tutti, anche su di noi.