DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
martedì 16 settembre 2025
^^montagna: "ANTELAO"
Approcciare la Normale all'Antelao con sufficienza tenendo conto solo delle basse difficoltà tecniche dei singoli passaggi di scalata seppur non pochi e massimo di II°, sarebbe un errore perché l'impegno per affrontare il notevole dislivello di 2200 metri verso l'alto ed in discesa mentre ci si muove sempre su terreno esposto, ripido e sdrucciolevole richiede sia un'ottimo allenamento che l'abitudine a questo tipo di ambiente.
Dopo Punta Penia e Punta Rocca nella Marmolada, l'ANTELAO con i suoi 3264 metri è la terza cima per altezza di tutte le Dolomiti, quota che gli vale l'appellativo di "Re del Cadore".
Poco sopra S.Vito di Cadore(BL)/1100 metri, che è ancora buio parto per l'ascensione prima risalendo la sterrata forestale fino al Rifugio Scotter-Palatini/1580mt, e dopo per sentiero alla Forcella Piccola/2100 metri.
Da qui all'inizio ci si saluta come usa in montagna e poi presentandoci, con Gianni ed Igor ci faremo compagnia per tutto il resto dell'intensa giornata.
Immediatamente sopra la forcella su sfasciumi rimontiamo il vallone glaciale-morenico a nord dell'Antelao e, per guadagnare a 2582 metri l'accesso alla cresta nord, risaliamo a zig zag con i primi passaggi esposti le sue lunghe ed inclinate stratificazioni basali che formano una serie di cengie oblique.
Continuiamo prima per cresta e poi appena ad ovest/destra di questa per la caratteristica Lasta Inferiore che è la prima e più bassa placconata inclinata a 25° letteralmente tutta cosparsa di ghiaia di un crollo di qualche anno fa, sfasciumi che da qui in punta ci obbligano ad una progressione accorta.
Finita questa, scendiamo di qualche metro e poi traversiamo a destra per arrivare alla base della Lasta Superiore, quando udiamo un prolungato boato in lontananza. Alle nostre spalle sulla Croda Marcora osserviamo in diretta una frana rocciosa con la sua nuvola bianca di polvere, che per parecchio rimane sospesa sulle pareti (minuto 2:30 del video).
La Lasta Superiore è caratterizzata da una lunga fessura per tutta la sua lunghezza e da pendenze che proprio alla fine arrivano anche a 40°. Il suo calcare avrebbe anche un eccellente grip, se non fosse per la ghiaia di tutte le dimensioni che sembra essere stata depositata con metodo ed ovunque sulla roccia.
Quasi al termine per tornare vicini al filo di cresta e sempre sul pietrisco appoggiato sul fondo duro, traversiamo a sinistra ed arriviamo alla sua fine attrezzato con una corda fissa sul tratto più inclinato.
Risalita questa siamo alla base di un breve e verticale canalino con successiva paretina non difficili/II° ma, per qualità della roccia, su prese ed appoggi da valutare.
Oramai siamo a più di 3100 metri ed in dislivello non manca molto alla vetta, però la cresta seppur tecnicamente non difficile, al massimo II°, offre ancora articolati saliscendi che alternano rocce compatte e friabili con lati sempre ripidissimi ed esposti.
Verso sinistra scaliamo una paretina ed arriviamo su una bella cengia che in breve aggirandola da est ritorna sulla cresta oramai diventata sottile, da dove scendiamo all'intaglio finale. Da qui scaliamo l'ultimo canalino/II°, al cui termine possiamo ormai vedere la croce di vetta che velocemente raggiungiamo per una stratificazione scendendo e poi risalendo di qualche metro alla nostra sinistra.
Finalmente dopo 2200 metri di dislivello e più di sei ore in movimento siamo sull'Antelao a 3264 metri da dove, mentre recuperiamo, possiamo ammirare a 360° un panorama grandioso con il vicino Pelmo, la Marmolada, il Cristallo, il Popena, le Marmarole e gli altri gruppi dolomitici.
Dopo le foto ricordo e firmato il libro di vetta ci prepariamo per iniziare il lungo rientro che richiederà fino alla Forcella Piccola ancora costante attenzione in tutti quei tratti già descritti in salita.
Più in basso sostiamo al Rifugio Scotter-Palatini e sulla pista forestale ritorniamo ai 1100 metri da dove eravamo partiti, a chiudere un'altra giornata di montagna da incorniciare. (Giacinto Marchionni)
It could be an error to go on this mountain with in mind the idea to climb ONLY on a II° of mountaineering difficulties. The fatigue on the 2200 meters of difference altitude during not only the ascent, but also in the descent, while the climber moves him on steep, exposed and slidery grounds not for some minutes but for several hours, require him to have a very good fisical training and a habit to go on this tipical hight mountain bad ground.
After "Punta Penia" and "Punta Rocca" on the Marmolada, the Antelao with its 3264 meters a.s.l., is the third mountain of all Dolomities, and so it's called "Il Re"/The King of the Cadore.
It's still night when, from about 1100 meters a.s.l. from San Vito di Cadore, I start to my climbing on the King. I walk on the large path of the dirt road up to "Scotter-Palatini" Refuge/1580 meters, and after on the classic mountain steep path up to "Forcella Piccola"/2100 meters.
Here I meet and greet two climbers wich have mine same target, as for courtesy and good manners on the mountains.
We chat and introduce ourselves. They are Gianni and Igor, and in company we will go together for all the long and intense mountain day.
On the gravel of the glacier moraine at the base of the Antelao, we reach its north ridge at 2582 meters a.s.l. by the first mountain climbing movements on inclined and exposed rocky ledges. On this, we go towards the first and lower "Lasta", a rocky slab at 25° inclinated with a lot of grivel above, that oblige us to take care on every single step for all the rest of the ascent.
After the first "Lasta", with attention we descent some meters in exposition and traverse on right up to the base of upper "Lasta", when at our shulder we hear a long gloomy noise. We see live a rocky landslide falls from the "Croda Marcora", that leaves a white cloud of rocky powder all around (min. 2:30 in the video).
A very inclinated up to 40° slab with a long split on and the omnipresent gravel, characterize the upper "Lasta", and on it we think a lot on every our single movement.
On the steeper meters on its hight end, there's a fixed rope thanks we reach the base of a short cheminee wich we climb, II° mountaineering difficulties, observing with care where we can put our hands and feet.
By now we stay near the top at about 3100 meters a.s.l., but although the mountaineering climbing difficulties continue to be only about II°, the ridge is still exposed, steep and on slidery ground, so we still must to take care.
With some up and down on this delicate ridge, after 2200 meters of altitude difference and more six hours of climbing in the legs, finally with satisfaction we reach the top of the Antelao at 3264 meters a.s.l., from where we can admire a fantastic panorama while we take some minutes of rest.
Then we sign the "Libro di Vetta"/Top Book of the Antelao, and we prepare us for the long descent which logically will claim us still more care in all those same steps already overcome with attention during the ascent.
On the way down, we take another short rest at the "Scotter-Palatini" Refuge, then we return to the starting point at 1100 meters a.s.l. to conclude another beautiful day on the mountain, to put into a cornice. (Giacinto Marchionni)
domenica 14 settembre 2025
^^montagna: "TUTTA UNA TIRATA TRE "
Metto in spalla lo zaino carico di materiale d'arrampicata, attrezzi per autosicura, acqua, panini, ricambi ed in piena notte salgo sulla bici e parto: sto iniziando un'altra "TUTTA UNA TIRATA".
Attraverso Pescara incrociando chi sta rientrando dalle notti bianche nei locali del lungomare.
Sulla statale Adriatica arrivo a Francavilla al Mare. Poi devio ad ovest sulla Fondovalle Alento verso i monti all'interno, dove per pochi chilometri il tragitto è ancora illuminato dai lampioni.
In questa notte l'aria non è calda anzi, è fresca e si pedala bene mentre vedo scorrere sotto le ruote la striscia bianca della carreggiata appena illuminata dalla piccola lampada.
Faccio soste per bere, mangiare ed ... altre faccende.
Continuo con costanza e senza mai forzare. Non ho tabelle o tempi da rispettare. Sulla bici questo mio viaggio è lento.
Per poco la notte è interrotta quando passo sotto una galleria illuminata.
Qualche rara macchina mi sorpassa. Uno in moto suona per salutarmi, o forse per dirmi che sono fuori di testa? Mi ci faccio una risata e ci può stare, perché a ruoli invertiti forse anch'io avrei strombazzato.
Nel buio senza luna, le costanti spinte sui pedali, i discreti rumori della catena, dei tubolari sull'asfalto e delle cicale mi fanno compagnia.
Arrivo alla grande rotatoria dove a sinistra ci si instrada per Guardiagrele ed a destra per Comino e Bocca di Valle. Là vado.
Non prima di affrontare una stretta curva a gomito seguita da una breve rampa ripida che sento proprio tutta dentro le gambe, qui in macchina a volte ingrano anche la prima, ed arrivo alla fontanella di Bocca di Valle dove mi rinfresco.
Mancano oramai pochi chilometri e sta facendo giorno. Ancora qualche curva con un paio di saliscendi e mi trovo sul rettilineo finale del Balzolo di Pennapiedimonte, mentre il sole sta sorgendo ad est sul mare.
Non c'è ancora nessuno in giro quando avviandomi verso la palestra d'arrampicata osservo questo maestoso vallone della Majella orientale che, anche visto non so più quante di quelle volte, mi colpisce sempre.
Arrivo alla base dei monotiri.
Mi siedo, mi rilasso, bevo e mangio. Poi inizio a preparami all'aria che è ancora fresca perché il sole non ha ancora illuminato questo settore.
Ricontrollo ancora una volta tutto il sistema di autosicura:
la corda della matassa che rimarrà a terra sfilerà da dietro la schiena sulla spalla, per entrare poi con preciso senso nel mio attrezzo "autobloccante" che ho anteriormente al petto, uscendone per terminare con un nodo sul moschettone che ho agganciato sul primo spit della via.
Vado.
Sequenze di movimenti di mani e piedi conosciute e nuove che si ripetono.
Salgo. Metto i rinvii negli spit. Quindi con la corda nei moschettoni mi proteggo. Proseguo. Osservo. Mi muovo. Passo dopo passo mi allontano dal suolo e salgo ancora. Arrivo al moschettone d'acciaio sulla catena finale. Attrezzo la corda doppia per la discesa e mentre mi ci calo recupero i rinvii. Ritiro la corda.
Mi sposto.
Così è per ogni monotiro.
Tra l'uno e l'altro mi prendo delle pause, bevo molto.
Riparto.
Sulla sterrata in basso vedo passare i primi escursionisti della giornata.
Il sole intanto è arrivato sulla parete, scalda e comincio a sudare.
Ripeto senza fretta movimenti, passaggi, controlli e manovre fin quando per l'ultima volta ritiro la corda dall'ancoraggio alto che sfila, sibila e cade giù a terra.
Ho terminato.
Con ordine risistemo tutto nello zaino e mi riavvio alla piazzetta dove alla fontanella mi rinfresco.
Al vicino piccolo bar, seduto all'ombra per una quarantina di minuti prendo un caffè ed un gelato.
Arriva il tempo di risalire in sella.
Per un buon tratto me la godrò in discesa prima di riprendere a spingere sui pedali al sole oramai alto e caldo.
Continuo a bere molto.
Al centesimo chilometro ritorno al punto dal quale in piena notte avevo iniziato.
I put on my shulders the backpack within the climbing equipment, water, sandwiches, and in the night from my box on my bike I start for this my third "Tutta Una Tirata"/A Whole Tirade.
I across my city, Pescara, then Francavilla al Mare and after I go towards the mountains to west.
The very fresh air of this night is perfect to pedal for several kilometers, while the small headlamp head me to the asphalt. I also take rests to eat, to drink and other ... "business".
Lone, without haste and time-target I continue, because the essence of this my travel, is the travel itself. On the bike the travel is slow.
The night is interrupted when, for a few minutes, through a lit tunnel.
On the road there are rare cars, and a motorcyclist honks his horn to greet me ... or to tell me I'm out of my mind? It's possible!
The darkness of this night with stars but without moon, and at the discreet noise of the bike-wheels on the asphalt, keep me company.
I arrive on a large road roundabout where: on left to "Guardiagrele" and on right to "Comino" and "Bocca di Valle", and there I go.
After a narrow curve and a very steep stratch, that I all feel in my legs, I arrive at the fountain of "Bocca di Valle" where for some minutes I refresh myself.
While the sun rise, by now there are few kilometers and some up and down to arrive, and with the last pedal strokes I end the first part at "Balzolo di Pennapiedimonte".
I leave the bike and I head to the climbing gym, while I observe this splendid valley on the eastern Majella that I know, but which always enchants me.
I arrive and with calm I take a rest. Before starting, I double-check the entire solo-climbing system.
I move my hands and feet in precise sequences. I climb. I clip the rope into the carabiners. I move away from the ground. I continue to climb.
I reach the carabiner on the final chain. I rappel down. I retrieve the rope. Without hast I move onto another climb. I'll start again, and so the time go on.
The climbing is over, for the last time I retrieve the rope and I put away everything in my backpack.
At the bar, I have a coffee and an ice cream.
Then I get back on my bike. Downhill, sun, heat, pedaling.
After 100 kilometers in total on my bike, I return where I started in the night.