martedì 26 gennaio 2010

--immersioni: SUB SANO IN CORPORE SANO

31/10/2009 - Partendo dal presupposto che una “scrupolosa visita medica”, da ripetere a cadenza periodica, ed un “addestramento approfondito” (corsi), sono un ottimo passaporto di ingresso nell’attività subacquea, nel prosieguo della carriera sotto le onde è consigliabile alternare alle immersioni un percorso di vita sportiva fatto di un costante allenamento fisico da praticare almeno 2-3 volte la settimana, infatti un’attività di tipo “aerobico”, aiuta non poco il benessere dell’organismo in generale ed in particolare quello del sub durante le sue immersioni.
Senza entrare in approfondimenti specifici riguardanti la complessa fisiologia umana, schematizzando, si può dire che le attività così dette “aerobiche” sono quelle che sfruttano prevalentemente le risorse energetiche provenienti dal consumo dell’ossigeno, cioè da una fonte praticamente inesauribile alla quale si può attingere con la normale respirazione. Queste attività possono essere ad esempio il nuoto, la corsa, il ciclismo, lo sci da fondo, naturalmente praticate su distanze medie e lunghe.Le attività “anaerobiche”, sono invece quelle che sfruttano altri tipi di riserve (immagazzinate nei muscoli ed in taluni organi) in grado di fornire un’energia decisamente più intensa ma di durata, in termini di tempo, di gran lunga inferiore. Un classico esempio di attività anaerobica è la corsa sui 100 metri piani, lo sprint veloce puro.
L’allenamento utile alle immersioni, quello che ci interessa, è quello aerobico. Questa pratica, se fatta con costanza nel tempo, abitua l’apparato cardiocircolatorio a sopportare meglio le fatiche.Con l’allenamento, infatti, intervengono delle vere e proprie variazioni fisiche su organi ed apparati come cuore, polmoni, muscoli, e chimiche/fisiologiche a livello di complessi meccanismi cellulari.L’allenamento in pratica è un adattamento dell’organismo, tutto, alle nuove situazioni che si trova ad affrontare.Uno degli adattamenti che si verificano, nel corso del costante allenamento nel tempo, è quello dell’aumento della pervietà della rete dei piccolissimi capillari sanguigni.
Oltre a quelli di una generalizzata sensazione di benessere, specificatamente per quello che riguarda l’attività subacquea, i vantaggi riscontrabili a seguito dell’allenamento aerobico saranno riferiti alla diminuzione dei consumi personali dei gas respirati ed alla capacità di percepire meglio il sopraggiungere della pericolosa crisi d‘affanno.Naturalmente questi utili benefici saranno ad appannaggio di tutta la vasta tipologia di sub: da quelli che effettuano poche immersioni durante l’anno, a quelli che invece hanno una più assidua frequentazione con le immersioni sportive.
Come tutti sanno, durante un lavoro organico di qualsiasi tipo, l’elemento di scarto della combustione dell’ossigeno è l’anidride carbonica. L’anidride carbonica, quindi, è sempre prodotta normalmente. E’ l’eccesso di anidride carbonica, che l’organismo non riesce a smaltire in tempi brevi, ad essere la causa di potenziali problemi. In un fisico allenato aerobicamente, il recupero, cioè l’eliminazione dell’anidride carbonica, accadrà in modo molto più veloce rispetto a quello che invece succede in uno non allenato. Ad esempio, un sedentario arriverà al termine di un tratto di corsa con il fiato grosso. Uno sportivo con molto meno fiato grosso.Soprattutto, però, lo sportivo sarà pronto a compiere un altro tratto a ritmo sostenuto molto prima dell’altro perché il suo organismo rientrerà nei parametri della normalità fisiologica in tempi più veloci.Nella pratica, il sedentario avrà quello che è chiamato comunemente “fiatone“, in un certo arco di tempo lui compirà molti più atti respiratori rispetto all’altro. Nella situazione del sub immerso, questa maggior frequenza ventilatoria si traduce in maggiori consumi e non ottimale rimozione dell'anidride, quindi minor durata della scorta di gas immagazzinati nella bombola.
L’altra bestia nera del sub, è la crisi di affanno respiratorio: chi l’ha vissuta in prima persona racconta di essere arrivato ad una spiacevolissima sensazione di fame d’aria, se non addirittura ad un pauroso senso di soffocamento. Anche in questa situazione, un fisico allenato aerobicamente percepisce meglio e prima l’aumentare dei giri del suo motore, il pericoloso fiato corto e veloce (campanello d’allarme di una cattiva respirazione causata da eccesso di CO2), rispetto ad un fisico non allenato che risponderà in ritardo alla situazione innescata, e quando oramai il meccanismo è più complicato da gestire.
Va inoltre fatta un’altra seria considerazione sul fattore allenamento. Il cuore di un fisico allenato è un apparato pronto e reattivo in grado di subire carichi di lavoro superiori alla norma.In immersione può capitare di ritrovarsi in situazioni, anche se non volute e cercate,di forte stress fisico (ad esempio nuotare con le pinne energicamente per un lungo tratto controcorrente, trascinare/sollevare qualcosa di gravoso), emotivo (come uno spavento), o di temperatura (acqua fredda). In questi casi il cuore di colpo si troverà a dover sopportare carichi di lavoro sicuramente maggiori rispetto a quelli di situazioni di vita normali. Sono “intuibili” le conseguenze che possono verificarsi a seguito del cedimento della “pompa cardiaca” sottoposta a mai provati surplus lavorativi.
Praticando attività aerobiche 2-3 volte a settimana con una durata minima di una quarantina di minuti, aiuteremo il nostro organismo non solo nella nostra vita di subacquei.
Il discorso fatto all’inizio sulla scrupolosa visita medica, ha maggior peso se riferito a quelle persone che vogliono iniziare a praticare per la prima volta nella loro vita una qualche forma di allenamento/preparazione fisica. Anche in questo caso è intuibile il motivo: da un giorno all’altro il sistema cardiocircolatorio si troverà a dover lavorare con un carico maggiore rispetto a quelli ai quali fino a poco tempo prima era abituato.
L’allenamento in fondo è un graduale adattamento dell’organismo a nuove condizioni stressanti. Questo adattamento deve assolutamente avvenire in modo lento, gradino per gradino e con metodica costanza. Altre vie non esistono, a meno che non si voglia barare con se stessi. Il tempo dedicato a tale pratica dovrebbe far parte dei normali impegni che ognuno ha nella propria vita, pensando che, in fondo, va visto come un investimento a lungo termine. Naturalmente, come tutti gli investimenti esso ha un costo espresso in fatica, sudore e piccoli sacrifici.
L’allenamento effettuato con costanza porta nel corso del tempo ad una sorta di assuefazione e quando, per un qualsiasi motivo, si è costretti ad interromperlo per un periodo se ne sente fisicamente la mancanza, come il fumatore incallito sente la mancanza della sua subdola amante, la sigaretta.A tal proposito è utile sottolineare ancora che sub o non sub, sportivo o non sportivo, SIGARETTE E FUMO SONO ASSOLUTAMENTE DA EVITARE!
A conclusione si può dire che per quello che riguarda le attività aerobiche da praticare utili alla subacquea, nella scelta metterei sicuramente in una posizione privilegiata, rispetto alle altre citate, il nuoto per chiare ed evidenti affinità acquatiche con l’immersione.Aggiungo che lo scopo di questo scritto è quello di ricordare alcuni “antichi” e sani principi, ancor più validi in quest’epoca moderna immersa in tantissima comoda frenesia e pochissimo utile movimento, e non quello di fornire delle tabelle, programmi, tipi di allenamento che richiederebbero una trattazione più personalizzata e specifica. Al di là comunque della forma di training che si sceglie di fare è, e lo sottolineo ancora una volta, la costanza nel corso del tempo della preparazione a dare i suoi frutti non solo direttamente sul fisico ma anche sulla mente.

Giacinto Marchionni

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