Il LAGO DI ALBANO o di CASTELGANDOLFO, è posizionato a pochi chilometri da Roma. Di forma tondeggiante, come la maggior parte dei bacini di origine vulcanica, ha delle sponde molto ripide che nel suo versante meridionale raggiungono i 170 metri circa di profondità.
La forte inclinazione dei fondali è stata la molla che anni fa mi ha spinto ad iniziare ad immergermi per esplorarlo.
Durante tutto il corso dell'anno l'acqua è caratterizzata da una fascia torbida che parte dalla superficie ed arriva fino ud una trentina di metri sotto di essa. Tale visibilità è causata dalla fioritura di microalghe particolarmente intensa durante il periodo estivo. Al di sotto di questo naturale filtro per la luce, si passa in una zona con straordinaria trasparenza, ma al tempo stesso buia anche nelle giornate di pieno sole.
Oltre alle condizioni di scarsa visibilità, che in certi tratti può essere anche nulla, ed il buio, un altro fattore che rende l'immersione impegantiva è la temperatura dell'acqua che al di sotto dei 30 metri è sempre, in ogni stagione, di 9°.
Insomma, s'incontrano severe condizioni che richiedono massima attenzione, dimestichezza con tuffi profondi e la conoscenza dell'uso della bussola in immersione. Quando però si supera la zona d'acqua con il fine sedimento in sospensione, allora le torce subacquee possono spaziare con i loro fasci di luce per diversi metri avanti facendo svanire il loro bagliore nel nero assoluto e limpidissimo.
Giganteschi tronchi, radici della stessa taglia e macigni nerastri decorano il fondale composto di scura rena lavica.
Tale panorama mi ha incuriosito oltre misura già dalla prima volta che mi ci sono immerso. Curiosità, la mia, mai sazia di vedere insolite prospettive sommerse, vere e proprie promesse d'esplorazione dell'ignoto.
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