domenica 29 settembre 2013

--mare: "LINOSA, L'ISOLA INCANTATA"

Proprio a meta' tra l'Italia e la Tunisia, situata nello stretto di Sicilia e facente parte dell'arcipelago delle Pelagie, Linosa e' una piccola isola di forma a di quadrilatero e con un perimetro totale di poco meno di 12 chilometri.
Di origine vulcanica (si formo' nello stesso periodo geologico della nascita dell'isola di Pantelleria), e' caratterizzata da un variegato panorama di rocce laviche nere e rosse decorata da una fitta e rigogliosa macchia mediterranea che con i suoi toni di verde bene si combina al resto dell'aspro paesaggio.
Rispetto alla sua ben nota sorella maggiore Lampedusa, dotata anche di aereoporto, ha contatti sia con l'Isola madre, la Sicilia, che con la terraferma decisamente più limitati.
Questo è proprio il fattore che determina il carattere di Linosa.
A causa di questi collegamenti più saltuari, a Linosa c'è un turismo discreto e non consumistico.
Forse i locali gradirebbero per le loro economie presenze più numerose che, però, sicuramente porterebbero più confusione andando ad intaccare quell'atmosfera di isola incantata che s'inizia a respirare non appena ci si sbarca su.
I mezzi di trasporto a motore sono solamente quelli dei locali. Per il resto la si può girovagare o a piedi oppure in bicicletta su strade e sentieri dove incontrare, non dico altra automobile, ma persone, in alcuni giorni è cosa assai rara!
Insomma chi gradisce tranquillità e silenzio rotto solamente dal frusio del vento e dalla risacca del mare, qui ha quello che cerca.
Chi ama andare ad osservare, contemplare e meditare, trova in questa lontana oasi un terreno gradito.
Dai suoi rilievi elevati al massimo circa 190 metri, la vista può spaziare a 360 gradi tutt'intorno, con l'azzurro del mare che la fa da padrone in assoluto.
Le lave che la formarono salendo dalle profondità della terra, ora disegnano sulla linea di confine tra acqua ed aria un ricco paesaggio a volte dall'aspetto lunare, composto da ripidi fiordi, cale, anse, riparate baiette, che possono essere raggiunte sia più comodamente via mare con la barca, che con un po' più d'attenzione via terra per gli amanti dell'esplorazione.
I panorami sommersi, rispetto ad altre località di viaggi d'immersione sono meno colorati e ricalcano le morfologie di quelli all'aria, offrendo agli occhi insoliti giochi di luci ed effetti generati da rocce di fusione naturale che ad un primo sguardo possono sembrare addirittura dei manufatti dell'uomo. Raimondo Bucher, un pioniere dell'esplorazione dei fondali con autorespiratore, infatti la prima volta che capitò da queste parti fu ingannato in tal maniera, per essere poi corretto successivamente da geologi.
Sott'acqua incontrare numerosi branchi di barracuda di tutte le taglie, dentici, tanute, branchi di pelagici e le immancabili cernie anche di misura extra-large è cosa comune.
Mentre attorno all'isola è facile imbattersi in esemplari di tartarughe di mare "caretta-caretta", che spesso ingurgitano ami, fili, lenze o quant'altro e che sono portate a terra a Linosa in un apposito centro di recupero per tararughe ferite.
Se nei miei sogni ed immaginazioni di cose di mare mi figuravo un'isola, sono sincero nel dire che ne avevo una in mente che parecchio somigliava a questa.
Linosa è l'isola che lascia il segno.


Rientrati dal nostro viaggio il 27 di settembre '13, dopo qualche giorno, il 3 ottobre, nelle acque di Lampedusa un barcone carico di disperati migranti prevalentemente somali ed eritrei proveniente dalle coste dell'Africa del nord, prima prendeva fuoco e poi s'inabissava.
Una tragedia che lascia tutti senza parole, pare che i morti annegati siano più di 300. Persone partite dai loro paesi d'origine, spesso in eterna guerra civile interna, per sfuggire ad una vita durissima, di stenti e di disperazione.
Persone partite nella speranza di provare a trovare un futuro migliore per loro ed i propri figli e che, invece, capitati nelle mani di squallidi esseri senza dignità e mercanti di vite umane, finiscono questo loro "viaggio" nel peggiore dei modi.
Allora mi ritornano in mente le storie di mio nonno raccontatemi da mio padre.
"Il nonno a 16 anni partì per l'America per trovare non la fortuna, ma più semplicemente un lavoro, un qualsiasi lavoro.
S'imbarcò sul piroscafo (così chiamavano le navi) ed andò incontro ad un futuro incerto.
Arrivò nel paese dei sogni, però per lui non fu un sogno.
Dopo tre anni di lavori umili di tutti i tipi, si ritrovò tale e quale a come era partito dall'Italia e con ancora tanta fame.
Tornò nella Madre Patria che lo chiamò per servirla in guerra (non so per quanti anni)."
Io sono nipote di un migrante.

Giacinto Marchionni

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