DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
lunedì 1 settembre 2014
^^montagna: "DIRETTA ALLA PRIMA CRESTA DEL CAMICIA"
La "Prima Cresta" è il primo lungo sperone roccioso posizionato sulla sinistra della vasta parete nord del Monte Camicia nel massiccio del Gran Sasso d'Italia, ambiente di montagna selvaggio e remoto.
Partiti dalla Fonte Vetica, abbiamo risalito tutto il Vallone di Vradda per deviare e scendere poco prima della sua fine verso gli imponenti appicchi del versante nord della montagna. Svalicata una selletta, sotto lo sguardo dei camosci siamo scesi giù decisi per pratoni molto ripidi in direzione del già visibile Dente del Lupo, verso nord-est.
Tenendoci il più possibile sulla sinistra abbiamo imboccato quindi un canale roccioso, passi di I° in discesa, per giungere alla Forchetta di Penne (2245 mt), l'insellatura situata tra la parete nord del Camicia e l'isolato picco del Dente del Lupo.
Proprio alla base della parete c'è un inclinato canale di sfasciumi mobili che per un tratto non lungo abbiamo percorso ancora in discesa. Così siamo arrivati all'attacco della "via", notando anche la presenza di piccoli nevai nonostante si era alla fine di agosto.
Effettuato il primo tiro dentro un evidente diedro appena a destra dello spigolo, poi ci siamo mossi su terreno da valutare sempre con la massima attenzione, in una successioine di placche, traversi e cenge. Proprio su una di queste, spostandoci verso destra abbiamo potuto anche osservare le alte balconate d'uscita della parete: uniche!.
Nell'ultimo tratto della scalata un temporale preannunciato dal rumore dei tuoni in avvicinamento e che già ci girava intorno da un'oretta, ci ha investiti in pieno con pioggia e grandine, accompagnate da fulmini davvero vicini.
Con molta attenzione e delicatezza così abbiamo scalato una parete a rigole grondante d'acqua sulla quale l'aderenza delle scarpette d'arrampicata davvero nulla poteva. Tra acqua che cadeva a catinelle, grandine che frustava, il vento a tratti forte e l'inevitabile tensione di toglierci quanto prima da quella cresta, diventata un naturale attira fulmini, anche se oramai davvero alti sulla linea della via, abbiamo preferito toglierci da quella situazione e deviare verso sinistra.
Attrezzate quindi un paio di calate in doppia e risaliti lunghi e stretti canali ghiaiosi, non ci rimaneva altro che faticare sull'ultimo tratto per ripidi prati prima di ritornare a ritrovarci sulla selletta dalla quale eravamo partiti diverse ore prima, e congratularci tra noi nonostante a tutti gli effetti non abbiamo terminato la via per poco meno di un tiro di corda.
Naturalmente, neanche a dirlo, arrivati a quel punto il temporale era passato ed il sole che faceva capolino tra le nuvole ci offriva anche un bell'arcobaleno sui prati di Campo Imperatore.
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