DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
giovedì 31 dicembre 2015
^^montagna: "NONNO RAMPANTE"
Scalata fronte Mar Tirreno sulla Torre Elena della falesia di Leano, Terracina (LT).
lunedì 28 dicembre 2015
lunedì 14 dicembre 2015
--immersioni: "GIALLO"
Piacevole e rilassante immersione al promontorio dell'Argentario (GR), su di uno scoglio ammantato di gorgonie (eunicella cavolinii), protagoniste assolute della quinta subacquea, che con le loro ramificazioni gialle accentravano la nostra attenzione.
mercoledì 9 dicembre 2015
--immersioni: "NASIM"
In navigazione da Livorno verso paesi dell'Africa settentrionale il "NASIM", un cargo battente bandiera panamense ma effettivamente inglese, l'11 febbraio del 1976 urtò gli scogli di punta Scaletta dell'Isola di Giannutri (GR).
Per provare a salvare la nave il comandante tentò di farla incagliare volontariamente, ma la manovra non gli riuscì e di lì a poco lo scafo, lungo circa 67 metri, s'inabissò definitivamente a poca distanza da Cala Maestra, adagiandosi sulla sua fiancata di sinistra su di un fondale sabbioso di 60 metri e depositando attorno a se il suo carico di automezzi che sono, poi, la peculiarità e la curiosità dell'immersione.
La "Donzella", partita da Porto Ercole sul promontorio dell'Argentario, è la comoda barca da immersioni grazie alla quale siamo arrivati sul sito, si ormeggia a pochi metri dall'isola, e da quel punto raggiungiamo con una pinneggiata di buona gamba la verticale del relitto segnalata da grossa boa bianca sommersa ad un paio di metri sotto la superficie.
La dritta linea guida ci fa raggiungere giù in basso le eliche nella zona di poppa, da dove abbiamo iniziato l'interessante periplo di tutta la nave inabissata, tecnicamente effettuando un'immersione quadra a 60 metri.
lunedì 30 novembre 2015
--immersioni: "INVERNO"
Di colpo un'ondata depressionaria, con brusco calo delle temperature e tempo fortemente perturbato, colpisce l'Italia centrale ed in particolare l'Abruzzo interno: l'inverno pare abbia deciso d'irrompere all'improvviso senza farsi annunciare.
Per due giorni consecutivi copiose nevicate coprono monti e sponde di laghi.
lunedì 23 novembre 2015
--immersioni: "AUTUNNO"
Il vento decisamente più fresco che soffia in questo 21 di novembre 2015, annuncia con un po' di ritardo l'arrivo dell'autunno.
Sotto le acque perennemente fredde di questo lago però le stagioni non esistono, se non per il fatto che oggi osservando dal basso verso l'alto, sulla superficie di confine tra aria ed acqua si vedevano galleggiare ammassi di foglie ingiallite che spinte da su dal vento e da giù dalle bolle di scarico del mio autorespiratore, creavano fantasiosi disegni.
martedì 17 novembre 2015
^^montagna: "JENCA & CAMARDA"
Arrivato alle sette di mattina al Km.7 della "strada provinciale del Vasto", tra Assergi e Forche Canapine, zaino in spalla sulla massima pendenza di bei pratoni ripidi e senza sentiero, m'indirizzo verso il Monte Jenca nel gruppo del Gran Sasso d'Italia.
Mentre salgo sotto di me giù in basso quelle che all'nizio erano brume d'umidità mattutina di fondo valle, corposamente iniziano ad addensarsi fino a diventare a causa dell'inversione termica un vero e proprio impenetrabile mare di nuvole sul quale come sospesi galleggiano i monti vicini e lontani per tutto il cerchio dell'orizzonte.
Con questo spettacolo che costantemente ho sotto gli occhi arrivo in cima allo Jenca (2208 mt.).
Faccio una breve sosta e poi scendo alla selletta sulla quale si sono formate due pozze d'acqua, eccessivamente chiamate "laghi", e quindi per bella cresta con affacci sulla Val Chiarino rimonto sul Pizzo di Camarda (2332 mt.). Giunto al culmine i miei occhi ed il mio spirito si saziano in abbondanza con i canali di nord-ovest della Cima delle Malecoste, lo stratificato Monte Corvo che ho proprio di fronte, l'occidentale del Corno Grande con un versante appena spruzzato di neve, uno spicchio del Pizzo d'Intermesoli e tra questi due giganti le Fiamme di Pietra del Corno Piccolo che da questo punto d'osservazione paioni davvero minuscole.
Per un po' rimiro con calma questi bei panorami montani che fuoriscono dalle nubi, poi lo scorrer del tempo mi ricorda di un improrogabile impegno pomeridiano.
Ed allora di buon passo via giù a perder quota fino ad attraversare, supportato dalla mia bussola, lo spesso strato di disorientante nebbia, per ritornare alla fine esattamente al Km.7 della provinciale nel punto dal quale ero partito, soddisfatto del fatto di aver in poche ore comunque "rubato" ai miei ed improrogabili impegni e doveri, una mattinata di bella montagna.
Solo in tal maniera è lecito "rubare".
mercoledì 11 novembre 2015
^^montagna: "VENTO, PASSI, RESPIRI E BIRRETTA"
Osservando certe vette dell'Appennino Abruzzese, spesso si ha la sensazione che queste siano semplici montagnoni con i cocuzzoli molto arrotondati salvo poi, salendoci su, rendersi conto direttamente che sanno offrire angoli panoramici di quinte rocciose davvero spettacolari ed inaspettate.
In questo inizio di novembre 2015 che si è presentato con splendide giornate soleggiate e temperature primaverili, sarebbe stato un vero peccato non andare "nei", "tra", "sui" monti.
Ne avevo davvero voglia.
Sono salito sul monte Velino (2486mt s.l.m.), partendo da Massa d'Albe (900mt s.l.m.) e passando per la sua panoramicissima, lunga ed articolata cresta di sud-sud/est.
Il vento, i miei passi ed i miei respiri sono stati i compagni di questa salita e la birretta, poi, l'amica di vetta.
Per la discesa ho optato per il Canalone Sud, nel quali i miei passi si ammortizzavano sui suoi morbidi ghiaioni, gustando ancora scorci prospettici particolari, degna chiusura per questo anello di sintonie.
martedì 10 novembre 2015
--immersioni: "RELITTO DELL'ADERNO' "
In passato questa nave si chiamava "ARDEOLA 3" ed ebbe alterne vicende e proprietari, fin quando nel gennaio del 1943 giunse in mano italiana (Lloyd Triestino) che lo ribattezzò "ADERNO'.
Nella ristrutturazione le furono installate 4 mitragliatrici per difesa contraerea, e quindi nel marzo del 1943 fu destinata al trasporto merci nel Mediterraneo.
Durante uno di questi viaggi, esattamente il 23 luglio del 1943, al largo del porto di Civitacecchia venne silurata ed affondata dal Sommergibile inglese H.M.S. TORBAY.
Si poggiò sul fondo fangoso ad una batimetrica di 58 metri in "assetto di navigazione".
Lunga un centinaio di metri, con la sezione poppiera staccata dal resto della nave, offre notevoli spunti d'immersione, d'esplorazione, di foto e video ripresa subacquea.
Per questa nostra prima ricognizione sommersa, dove a tutti gli effetti si pratica un'immersione "quadra" a poco meno di 60 metri dal pelo dell'acqua, abbiamo deciso d'ispezionare la parte anteriore caratterizzata dalla linea della prua dritta e verticale, tipica delle navi d'inizio '900.
martedì 3 novembre 2015
--immersioni: "STRANI INCONTRI"
Già di per se, l'andar sott'acqua in questo lago offre agli occhi ed allo spirito un insolito spettacolo a volte anche grottesco.
Alghe filamentose, acqua fredda e profonda dalla sfumature cupe, colori ottenebrati, un attimo prima nebbie sommerse e poi subito dopo orizzonti cristallini ma neri, giganteschi scogli lavici, vaste aree di depositi di microrganismi candidi come neve, ferraglia e ciarpame di vario tipo buttati.
Insomma l'atmosfera che si respira sotto le onde è davvero strana.
Ma ancor più strano è stato incontrare l'amico e compagno d'ascensioni alpinistiche Massimo, nel parcheggio fronte lago!
martedì 27 ottobre 2015
--immersioni: "IL BOSCHETTO"
Mentre "sommozzavo" dentro una fitta macchia di piante lacustri che dal fondo melmoso risaliva per alcuni metri verso la superficie, guardando gli steli, il gioco di chiari-scuri creato con la luce del sole mi faceva sembrare d'essere dentro un vero bosco all'aria.
martedì 20 ottobre 2015
-- immersioni: "COMUNQUE ANDARE"
Al di là dei pensieri, delle cose, dei fatti e delle persone: comunque andare, partire.
mercoledì 14 ottobre 2015
--immersioni: "LA TARTARUGA"
Per forza di cose ogni immersione è limitata nel tempo dalla scorta della "miscela gassosa" stivata nelle bombole che il sommozzatore porta dietro le spalle.
Se si considera il tempo che si impiega per effettuare un qualsiasi viaggio, quella parentesi di minuti o ore del subacqueo immerso, risulta essere davvero un'inezia.
Anche però in quell'inezia temporale che trascorro immerso in solitaria sotto e dentro il Lago di Castelgandolfo, mi fa vivere le stesse sensazioni intense dello spostamento fisico e mentale come se stessi effettuando un lunghissimo viaggio.
mercoledì 7 ottobre 2015
^^montagna: "PIZZO CEFALONE"
Ha un po' freddo al vento,
mette i guanti,
prende qualche goccia di pioggia,
sale,
borbotta,
vede il rifugio,
entra,
le piace,
chiede cose,
beve una cioccolata calda,
fa una scalatina,
chiacchiera con me,
prende ancora vento,
sale sul più ripido,
vuole anche i miei guanti sopra i suoi,
vede i camosci,
fa un po' di fatica,
blandamente protesta,
continua,
è quasi arrivata,
stanca ma in vetta,
soddisfatta,
mangia la pizza,
beve te caldo,
scende,
racconta,
sorride,
è contenta,
abbiamo finito,
è al riparo in macchina,
dorme mentre guido,
le è piaciuto assai.
giovedì 24 settembre 2015
--immersioni: "ACQUOSE IMPRESSIONI"
Un'immersione fatta lo scorso caldissimo agosto '15, nell'unica ed atipica giornata d'autunno.
lunedì 21 settembre 2015
^^montagna: "FALCO ALBINO"
Il 25 novembre 1968 il forte alpinista Franco Cravino, in solitaria ed in anticipo sui tempi per l'epoca del massiccio montuoso, scala per la prima volta questo inciso e verticale camino che delimita a destra la parete sud della prima spalla del Corno Piccolo al Gran Sasso d'Italia.
La salita di stampo tipicamente "classico" a noi è particolarmente piaciuta e l'amico in arte "Pontifex", ma di nome Gabriele Di Falco, al termine ne è stato davvero entusiasta!
Immeritatamente dimenticata, la scalata offre tratti di decine di metri di V° continui.
Il nome "Falco Albino" non le fu attribuito dall'apritore, che all'epoca non la battezzò in alcun modo, ma quando nel 1992 fu edita la guida alpinistica del CAI-TCI sul Gran Sasso d'Italia, comparve l'atipico nome del rapace predatore depigmentato associato alla bella "opera arrampicatoria" di Cravino.
mercoledì 16 settembre 2015
^^montagna: " TORO ROSA"
Bella, divertente e solare scalata alle Fiamme di Pietra del Corno Piccolo sul Gran Sasso d'Italia, più che rinfrescata da un vento teso nei punti meno ridossati.
Sul calcare solidamente compatto sotto le mani ed i piedi, percorriamo prima la "Via dei Triestini" sul Campanile Livia, poi la Cresta delle Fiamme e quindi arrampichiamo fin sulla vetta della Punta dei Due in questa giornata di "alpinismo riconciliativo".
domenica 13 settembre 2015
--immersioni: "LA SIRENUCCIA"
Ci sono giornate d'immersioni, sensazioni nella storia di un sommozzatore che indelebilmente rimangono dentro.
Il primo settembre del 2015 per me è stato così quando sott'acqua vedevo le "prime bolle" di mia figlia uscire dal suo autorespiratore.
Nei minuti iniziali della sua immersione "numero 1", pensavo ci fosse in lei una più che naturale tensione.
Macchè, lei era tranquillamente, completamente e pacatamente a suo agio.
Ero io, invece, quello in tutti i sensi molto più emozionato.
mercoledì 26 agosto 2015
^^montagna: "VIA PINELLI-RAMORINO"
Lo scritto prima del video è insolitamente lungo rispetto al mio modo di raccontare, su questo "diario/blog", di cose montagna e di alpinismo. Ciò è dovuto al fatto che ho voluto condividere le emozioni, i pensieri e le considerazioni vissute in prima persona, relative ad un episodio che fortunatamente alla fine ha avuto come conseguenze solamente un grande spavento per me.
VIAGGI PARALLELI
1. VIAGGIO ALPINISTICO
Viaggio in una zona vasta e remota del Gran Sasso d'Italia, il versante sud della Vetta Orientale del Corno Grande sulla "PINELLI-RAMORINO", la via alpinistica che abbiamo scelto di scalare.
Io e mio fratello Italo preferiamo trascorrere la notte al "Bivacco Bafile", piccolo ed ospitale parallelepipedo in lamiera verniciata di rosso, in modo tale da poter iniziare il lunghissimo giro alpinistico che ci siamo proposti di fare appena subito dopo l'alba del 23 agosto 2015.
Trascorsa la notte, o meglio, non ancora finita la notte e cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare gli altri ospiti, ci sfiliamo dalle brande ed usciamo dal piccolo riparo facendo prima una rapida colazione e poi finendo di preparare gli zaini all'aria fresca e sotto un cielo sereno di stelle. Meglio così, perchè per tutto il tardo pomeriggio di ieri la montagna era avvolta da cupe nuvole scure e nebbioni vaganti.
Fattosi giorno nel frattempo, siamo pronti. Ci leghiamo quindi in cordata per iniziare.
La prima parte è l'avvicinamento che avviene su un'espostissima cengia, l'Alta Via del Gran Sasso (A.V.G.S.), che già di per se soddisferebbe le esigenze di montagna di un alpinista. Questa esile striscia si fa strada in un labirinto verticale trovando passo dopo passo un "logico" (alpinisticamente parlando) tracciato quasi orizzontale, chiave di volta che apre le porte di questo angolo solitario e lontano della montagna.
Noi due assolutamente non sottovalutiamo il fatto che nonostante a livello altimetrico stiamo compiendo un lieve saliscendi continuo, nella pratica stiamo facendo dell'alpinismo in orizzontale su massima esposizione e su terrenno poco solido. Per superare un deciso spigoletto rinforzo con nostro cordone verde portato apposta, un vecchio e molto logoro canapone che fungeva già da tempo da indispensabile corda fissa.
Prima con passaggi sopra due strette gole rocciose che precipitano giù in basso, una delle quali fuorviandomi mi ha fatto perdere del tempo per risalirla e quindi ridiscenderla, poi su esposti e lunghi traversi su pietrisco sdrucciolevole e ripidi pratoni, ed infine con una breve calata in corda doppia, in un ambiente davvero selvaggio, giungiamo all'attacco della nostra ascensione.
Ora ci aspetta la scalata, essenza del nostro viaggio, nel cuore di questo panorama al tempo stesso grandioso ed intimidente. Le immagini d'intorno che ci passano dagli occhi, vengono registrate nella mente in un'alternanza di sensazioni di meraviglia ed una sorta di timore reverenziale.
Abbiamo con noi delle relazioni scritte tratte da pubblicazioni, però preferisco dar retta alle dritte che l'amico Gabriele Di Falco detto il "Pontifex", che ha arrampicato già queste rocce, mi ha suggerito qualche giorno prima della partenza: "Tenetevi sempre poco a destra del filo di cresta del pilastro arrotondato e non allontanatevi mai da quella linea.". Così faremo, verificando per altro direttamente sul campo il completo pressappochismo a riguardo della descrizione di questa scalata degli scritti sulle varie guide stampate ed edite.
La Pinelli-Ramorino è davvero una bella scalata, classica, che va a sfruttare i punti di resistenza più deboli di questo gigantesco pilastro roccioso che fa da spartiacque tra il Canalone Haas-Acitelli ed il Canale Sivitilli. Vista la morfologia dell'ambiente nel quale ci si trova, posso dire che la roccia tutto sommato non è male. Questo non significa che ci si può muovere allegri ed a cuor leggero in maniera superficiale come se ci si trovasse su di una falesia di solido calcare attrezzata a spit:
no!
Qui ogni movimento deve comunque essere soppesato, ogni singola presa ed ogni singolo appoggio deve essere assolutamente valutato prima di essere caricato per cercare al massimo di non correre il rischio di staccare pericolosi sassi per chi è sotto.
Qui "è doveroso spostarsi verso l'alto in modo circospetto, lento, ragionato e mai con foga ed aggiungo, azzardandomi a dire, con una sorta di "rispetto" nei confronti della montagna.
Nell'andare delle sfilate di corda che in alternanza come capi-cordata io ed Italo saliamo, nella concentrazione assoluta e nel piacere dei movimenti fisici che diventano pensieri, il tempo pare non scorra più. Gustiamo a pieno questo andare dei minuti che si trasformano in ore fino alla fine delle difficoltà alpinistiche.
Arrivati a questo punto, sempre sulle guide cartacee scritte delle quali deprecavo il pressappochismo poco sopra, si legge (testuali parole): "...facile cresta...".
Nel corso del tempo nella frequentazione in maniera alpinistica della montagna, ho imparato a diffidare molto delle parole scritte o dette che descrivono tratti di scalata come facili oppure intuitivi.
Infatti così è stato, perchè bisognava ancora percorrere profili di creste con movimenti tecnici di sicuro non difficili, ma dalla roccia davvero triturata, fatta di canali di ghiaie mobilissime, cengie tutt'altro che solide, passaggi fino all'ultimo esposti, e non era quindi davvero il caso di allentare solo per poco la concentrazione.
Anzi, per non essere superficiali proprio alla fine, abbiamo preferito transitare in questa zona ancora legati in conserva attiva, se non anche in qualche punto con qualche passo in cordata.
Cautamente e senza fretta ci siamo lasciati dietro alle spalle anche questa fase non banale e di lì a poco siamo usciti sulla ferrata "Ricci", poco sotto la Vetta Orientale del Corno Grande.
Soddisfatti e stanchissimi fisicamente e nello spirito, arrivati in quel punto dopo diverse ore di lavorio, la testa può finalmente mollare. E' vero che ci attendono ancora un paio d'ore e mezzo di sudato cammino montano prima di tornare al piazzale dell'albergo di Campo Imperatore, però questo ultimo sforzo quanto meno è stemperato dai bei panorami che questo lato del massiccio offre con il Ghiacciaio del Calderone, quest'anno ridotto ai minimi termini, ed il Passo del Cannone.
2. ALTRO VIAGGIO.
Bisogna legarsi praticamente già prima d’incontrare l’attacco della “Pinelli-Ramorino” perché nell’avvicinamento si deve percorrere una esposta, esile ed inclinata cengia coperta di detriti che attraversa ripidissimi canali a volte anche verticali, sulla quale a tutti gli effetti si pratica alpinismo orizzontale.
Questa cengia inizia proprio alle spalle dal piccolo rifugetto metallico nel quale abbiamo appena trascorso la notte.
Fare alpinismo orizzontale nel concreto significa che nella progressione pur non guadagnando neanche un metro verso l’alto, vista l’aleatorietà del percorso è meglio avanzare più lentamente e prudentemente legati in cordata.
Così in quest’ambiente severo e selvaggio, che al contempo incute un po‘ di timore e stimola la nostra curiosità, circospetti avanziamo nelle nostre sfilate di corda verso il punto di vero e proprio inizio della scalata.
Ad un tratto mi sembra di udire delle voci.
Sarebbe insolito, perché in questa zona del Gran Sasso d’Italia non è come in altre più accessibili dove spesso capita d’incontrarsi con altre cordate.
Di lì a qualche minuto ecco comparirci poco dietro un trio di scalatori, anch’essi legati, ma che procedono in maniera più allegra rispetto a quello che stiamo facendo noi, cioè senza posizionare alcun tipo di protezione, che a mio modo di vedere è un po’ imprudente.
Come accade di solito ci si saluta e reciprocamente si chiedono le rispettive destinazioni arrampicatorie: anche loro vanno sulla Pinelli-Ramorino, che combinazione! Nello stesso giorno, in un posto così isolato due cordate sulla stessa via !
In genere una cordata non gradisce averne un’altra sopra: primo perché potrebbe essere rallentata da questa, e secondo perché potrebbe ricevere addosso pietre fatte cadere dagli altri se pur involontariamente. Comunque ora ci troviamo assieme e facciamo buon viso.
A questo punto il primo del trio capisco avere intenzione di superarci, allora gli faccio notare che su questo tipo di terreno è meglio che rimangano dietro ed evitare quindi inutili sorpassi, ed aggiungo di recuperare i suoi secondi da un comodo punto di sosta poco dietro di noi.
Quello fa finta di nulla e come se io non avessi parlato, con il suo andare veloce supera me ed Italo. Anche se i suoi due secondi lo invitano a rallentare. Dall'accento della loro cadenza devono essere Aquilani o dei dintorni.
Niente da fare, va avanti con il chiaro intento di volerci lasciare indietro, tanto che ad un certo punto si verifica questa situazione: questo tipo davanti con la sua corda che lo unisce ai suoi amici tesata nel vuoto a mo’ di teleferica su uno stretto canalone, e mio fratello ed io in mezzo a loro.
Visto che questo tipo vuole superare, dico ad Italo che è meglio fermarci, lasciarli passare e quindi accodarci: non m’interessa competere, non ha nessun senso. Non ho intenzione di creare uno stupido clima di polemica e di inutile e poco intelligente rivalità.
Da quel punto in poi la nostra cordata letteralmente tallonerà la loro, tant’è che nei tratti più impervi dovevamo anche noi attendere che loro facessero i passaggi con calma e ripeto, per evitare di creare un'atmosfera tesa nonostante il comportamento aloinisticamente maleducato del primo, noi scambiamo ben volentieri quattro chiacchiere con gli altri, proprio in quei momenti nei quali ci si trova vicini.
Finalmente arriviamo all’attacco della “Pinelli-Ramorino”, l’avvicinamento è terminato.
Il tempo di mettere qualcosa sotto i denti, bere un sorso dalla borraccia e siamo pronti a partire per la vera e propria scalata nella quale, com’era accaduto per il tragitto sulla cengia, siamo sempre alle costole del trio.
Addirittura in certi momenti abbiamo dovuto fermare del tutto la nostra progressione perché quelli sopra di noi erano davvero lenti.
Mi domandai: come mai quell’atteggiamento di fretta e di velocità mostrati prima?
Certo è che quando una cordata è tallonata da un’altra più veloce, e ripeto che non è il massimo averne una sopra la testa, per questioni di buon comportamento cavallerescamente dovrebbe lasciarsi sfilare avanti i più veloci, similmente a come farebbe l’autista di un mezzo pesante che in un tratto di salita, dov'è possibile, si lascia sorpassare dalle automobili per non creare un intoppo; al di là di tutto è semplicemente una questione di buon senso e basta.
Vista quella loro fretta nell’avvicinamento, pensavo quindi che quel trio fosse un fulmine di cordata super veloce.
Macchè, andavano davvero piano e nelle soste mentre il loro primo scalava i due secondi per far riposare i piedi costretti nelle aderentissime pedule se le toglievano anche, mentre noi eravamo spesso immediatamente fermi dietro di loro in attesa che loro si muovessero. Inoltre il loro primo in ogni sfilata di corda fino ad allora effettuata non aveva mancato di far cadere qualche sasso che fortunatamenet per conformazione morfologica di quell'immenso pilastro arrotondato, non era venuta addosso a noi quattro giù in basso.
Su una via alpinistica non è che si può andare spostandosi a destra ed a manca a proprio piacimento, la linea da seguire è una sola con dei passaggi spesso obbligati, quindi volenti o nolenti ci toccava battere il passo dietro.
Italo ed io fino a quel momento avevamo scalato a comando alternato, in quel tratto di parete toccava a me.
Stò per arrivare in sosta del quarto tiro. Poco sopra di me c'è il trio che ci precede ed il punto di sosta, già scomodo, è occupato dai tre. Se dovessi andarci anch'io sarebbe davvero una gran confusione.
Decido quindi d'indirizzarmi verso un solido spuntone di calcare a tre-quattro metri sulla mia destra.
Per un attimo, un attimo solamente, vedendo una bella fessura vicina mi passa per la testa di andarci a posizionare prima un friend e poi usare lo spuntone però così facendo ritarderi di qualche secondo la mia autoassicurazione. Trovandomi a portata di mano il piccolo ma solido blocco monolitico, sfilo una mia lunga fettuccia, gliela passo attorno, ci posiziono un moschettone e mi autoassicuro. Il tutto fatto in una serie di gesti oramai automatizzati durati al massimo qualche secondo.
Intanto il primo della cordata che ci è avanti, il giovane Gabriele (che non ho mai conosciuto prima ma ho ascoltato chiamarlo dai suoi compagni durante la salita), riparte.
Sto per iniziare ad armeggiare ad attrezzare la sicura per mio fratello Italo che in questo tiro era secondo di cordata, che dall'alto da quello che sta salendo arriva il forte urlo che dice "SASSO!".
D'abitudine non guardo in alto, mi rannicchio, mi schiaccio, mi chiudo contro la parete ad offrire in tal maniera la minor superficie per un eventuale impatto.
Altro che eventuale, un attimo dopo un fortissimo colpo rumorosamente mi percuote sul casco, è stato talmente forte che dopo mi dirà di averlo ascoltato anche Italo che era una quarantina di metri più in basso.
Tutto è avvenuto in un lasso di tempo nettamente inferiore a quello che si impiega per leggere queste ultime righe.
Come un'onda velocissima, una frustata, sento propagarsi il colpo per tutto il corpo fino ai piedi e quindi mi sento sbalzare via dalla mia posizione: nettamente percepisco il piccolo arco di pendolo che faccio appeso con perno sul punto di sosta, quello spuntone sul quale poc'anzi mi ero saldamente fissato.
Se avessi indugiato per qualche secondo prima, ed invece di proteggermi su quel grande masso avessi perso qualche manciata di attimi in più nello scegliere il friend e poi posizionarlo nella fessura come m'era balenato in mente, dopo l'impatto con il sasso avrei fatto un volo giù in basso di almeno una decina di metri dato che l'ultima protezione doveva trovarsi a più o meno cinque metri sotto.
L'impatto del sasso è stato molto violento: sono intontito ma meno male sento di essere solidale con la parete, tutto il sistema di "autoassicurazione" ha tenuto.
Uno dei due secondi dell'altra cordata, Luciano (anche lui mai conosciuto prima ma del quale ho imparato il nome in salita), che evidentemente ha assistito a tutta la scena, capisco essere molto scosso da quello che ha visto e mi si avvicina per sincerarsi delle mie condizioni. Parla, forse mi urla pure, ma in quei primi secondi, o forse minuti, sono isolato in un mio mondo ovattato e non sento nulla preso dai mille pensieri che vorticosamente si sovrappongono affardellandomi la mente.
Mi appoggio con il petto alla roccia che ho davanti a ritrovare un po' d'equilibrio.
Mi cola del sangue dalla testa, mi ronzano le orecchie e tutto quello che c'è attorno gira.
Un po' alla volta capisco che devo iniziare a reagire, a pensare, devo fare cose.
Appoggio per bene i piedi, trovo prese per le dita che per un momento mi sembrano non voler rispondere ai miei comandi. Mi rimetto dritto.
Mi sento frastornato come un pugile pestato per bene.
Con timore tocco con le mani il casco nel punto d'impatto, non è rotto e non capisco da dove coli il sangue.
Piano mi tolgo la protezione per la testa. Tastandomi con cautela il cranio sfioro fortunatamente solo una lacerazione della pelle.
Un po' alla volta in me inizia a ritornare la calma a fugare questa botta fisica ed emotiva che è stata durissima.
Tampono alla meglio l'escoriazione sulla testa, bevo molto perche sento la gola arsa e mangio qualcosa di zuccherato.
Il secondo dell'altra cordata, quello che aveva mostrato premura, ci dice che da quel momento in poi andremo assieme tutti e cinque delle due cordate fino alle macchine a Campo Imperatore. Si sincera verso di me domandandomi ancora come va, aggiungendo che il suo amico non ha fatto a posta a far cadere il sasso.
Ci mancherebbe, non ho mai pensato una cosa del genere! Pratico alpinismo da tempo e qualche volta anch'io inavvertitamente ed involontariamente ho fatto scappare qualche pietra da sotto i miei piedi, sono cose che possono accadere per quante precauzioni ed attenzioni si possano prestare. E' l'ambiente nel qualde ci si muove che è così. Non è questo il punto, ma ben altro.
Il suo giovane amico, che aveva una immotivata fretta indiavolata già nel tratto di avvicinamento, con il suo comportamento avventato ha dimostrato ampiamente di essere molto immaturo nella gestione di una vera scalata in un ambiente montano severo e remoto, ed in particolar modo ben sapendo che sotto di lui c'erano altri quattro scalatori. Il sasso ha colpito me, fortunatamente senza conseguenze, ma poteva colpire qualsiasi altro. In un ambiente del genere ci si muove in maniera circospette, prestando la massima attenzione nel cercare di essere delicati negli spostamenti, come se ci si dovesse camminare sulle uove stando attenti però a non farle rompere, non come lo è stato lui che, ripeto, in ogni sfilata di corda ha fatto cadere in basso più di una pietra che noi poi sentivamo prima volare fischiando per poi perdersi rumorosamente rimbalzando o rompendosi più volte nelle strette gole a precipizio. Punto.
Ho avutola netta sensazione che Gabriele, il giovane primo della cordata dei tre, si muovesse su questo terreno chiamato tecnicamente "d'avventura,dove sottolineo per l'ennesima volta ci si deve muovere con rispetto della montagna e soprattutto per gli altri che ci sono sotto, come se invece si trovasse in una sicura palestra/falesia d'arrampicata di roccia ben solida dove gli errori ed i propri movimenti affrettati praticamente non possono avere effetto alcuno su altri presenti.
Comunque, davvero apprezzo molto le parole di Luciano, il secondo che si è sincerato delle mie condizioni, e le sue intenzioni: assistere una persona, in questo caso il sottoscritto, che se mostrava di essersi ripreso, è cosa giusta. Potevano comunque verificarsi delle conseguenze a scoppio ritardato, che fortunatamente non ci sono poi state.
O meglio, mi correggo, sarebbe stata cosa giusta perchè i tre sono andati avanti e non li abbiamo più rivisti.
Belle le sue parole, ma appunto parole senza fatti.
In quei momenti, dopo quello che avevo passato, mi sono sentito di proseguire sulla finale cresta frastagliata e di roccia rotta, seppur tecnicamente non difficile, protetto da una conserva attiva e nei passi più esposti anche in cordata.
E' andata bene.
lunedì 17 agosto 2015
^^montagna: "VIA MORANDI ALLA EST"
Ripetiamo la Via Morandi sulla parete est del Corno Piccolo (Gran Sasso d'Italia), gia scalata tre anni fa.
Man mano che si procede verso l'alto la roccia diviene progressivamente sempre più marcia, per non dire pessima.
In discesa, nel Vallone delle Cornacchie, tra il Passo delle Scalette e la Madonnina siamo stati colti da un corposo temporale che ci ha "mitragliati" con i suoi chicchi di grandine sparati dal forte vento.
domenica 16 agosto 2015
--immersioni: "NATRIX: IL SERPENTE APNEISTA"
Natrice tassellata è il nome scientifico di una specie di serpente che vive presso le sponde di bacini d'acqua dolce.
Lungo circa un metro, è caratterizzato dalla testa schiacciata, di forma triangolare e dalla pigmentazione del corpo formata da piccoli riquadri un po' più scuri che risaltano.
Le sue abitudini predatorie lo portano a cacciare anche sott'acqua, ed è proprio durante un'immersione nel Lago di Albano che l'abbiamo incrociato nella fase finale della nostra immersione, ad una profondità di 5-6 metri, mentre girovagava sott'acqua in cerca delle prede delle quali si nutre.
mercoledì 12 agosto 2015
^^montagna: "TOCCATA E FUGA"
Per l'ennesima volta in questa estate, i vari previsori meteorologici erano concordi nell'affermare che domenica 9 agosto '15 su tutta l'Italia centrale, ed in particolare nei suoi rilievi montuosi, già dalla tarda mattinata c'erano alte probabilità che si potessero verificare intensi fenomeni temporaleschi.
Dato che le vette del Gran Sasso sono le maggiori di tutta la catena, se volevamo andare a scalarvi su dovevamo per forza di cose partire presto in mattinata e sceglere un itinerario con avvicinamento e rientro veloci.
Il versante nord del Corno Piccolo soddisfa queste condizioni, quindi la nostra scelta si è indirizzata sulla via "Gigino Barbizzi", già percorsa altre volte, varia nell'arrampicata e con la lunga fessura del tiro d'attacco da non sottovalutare.
Comunque la nostra ascensione è stata sempre dando uno sguardo al cielo attorno nel quale un po' alla volta, con lo scorrere dei minuti e delle ore, si vedevano progressivamente addensarsi nuvoloni sempre più corposi e scuri. Avevamo la sensazione di essere tallonati dalle piogge, delle quali abbiamo preso qualche gocciolone nella scarpinata di rientro.
lunedì 10 agosto 2015
^^montagna: "KIKOS"
Questa via alpinistica si sviluppa nella sezione di destra della parete nord del Corno Piccolo (Gran Sasso), e si snoda sulle placche dello spigolo che delimitano sulla sinistra il ripido canale dov'è corre un'altra via alpinistica, la "Saladini-Florio". Offre difficoltà tecniche nei singoli tratti, o passaggi, fino al V° superiore.
Dopo aver attaccato una fessura esposta, continua e verticale, abbiamo continuato per belle pareti con diverse clessidre ed un paio di passi esposti, quindi a scalare per quasi una sfilata intera di corda un'altra lunghissima e divertente fessura mai difficile, a nostro parere il tiro più bello e sfizioso, per uscire quindi infine con attenzione con un'ultima lunghezza delicata, non tanto per le difficoltà ma quanto per la quasi improteggibilità del lungo tratto e dalla qualità non eccelsa della roccia.
Finite le difficoltà alpinistiche, la pendenza si abbatte decisamente consentendo un'eventuale salita fin sul filo di cresta del Corno Piccolo. Noi abbiamo optato per la discesa con le corde doppie lungo la via percorsa sulle ottime soste attrezzate che avevamo trovato in salita.
sabato 8 agosto 2015
--immersioni: "MENO VENTI"
I vari anticicloni africani da un mese abbondante fanno sentire i loro sbuffi infuocati anche su tutta la fascia dei paesi che si trovano a nord del Mediterraneo, ed infatti quest'anomala estate 2015 di sicuro sarà ricordata come una stagione con periodi prolungati di caldo torrido.
Le acque del Lago di Castelgandolfo nelle "normali" estate nella fascia superficiale, al massimo fanno registrare tempereture di circa 26 gradi, di per se già alte.
Nell'immersione del 5 agosto scorso non appena dal greto del lago ci siamo infilati nell'acqua, abbiamo subito percepito un insolito più che tiepido.
Un sguardo agli strumenti al polso e quasi non credevamo ai valori che ci venivano indicati: acqua a 30°! Abitualmente preparato ad affrontare con le precauzioni ed attrezzature le acque mediamente fredde di questo posto, il nuovo fattore mi sconcerta un po'.
Già abbondantemente accaldati nella fase preparatoria con le pesanti mute di gomma neoprenica addosso all'afa di 35° dell'aria, l'ulteriore abbraccio caldo dell'acqua del lago non è stato proprio gradevole.
La pratica, la frequentazione e la conoscenza di questo sito d'immersione, non mi faceva illudere più di tanto. So perfettamente che sotto si nuoterà dentro un'acqua fredda.
Tanto è stato.
Appena superata la prondità di 12-15 metri, di colpo abbiamo sentito avvolgerci prima da un piacevole e breve fresco, seguito immediatamente dopo dal perenne freddo delle fasce profonde: 10°.
Insomma, il nostro viaggio d'immersione è stato anche un viaggio con il termometro: un bel salto in basso di "MENO VENTI".
Un'ultima nota: nella fase di decompressione rientrati vicino la superficie dove l'acqua era più calda, mi sono perfino sfilato il cappuccio della muta, operazione insolita mai effettuata prima.
sabato 1 agosto 2015
^^montagna: "VIA DIRETTA AL CAMBI"
Il 25 luglio 1930 Bruno Marsili ed Antonio Panza, con "piramide umana" nella parte bassa del camino d'attacco, aprirono questa "diretta" sulla parete nord-ovest del Torrione Mario Cambi al Gran Sasso d'Italia.
Noi dopo averla ripetuta e non con "piramide umana" nei primi metri aggettanti, che si propone con appigli per le mani fatti di fasce di calcare orientati verso il basso e spesso anche amovibili se sollecitati oltre misura, possiamo tranquillamente affermare che quei "gransassisti" pionieri, di sicuro avevano una specie di senso del pudore, se così si può dire, nei confronti dei colleghi che nella stessa epoca girovagavano con corde, chiodi e zaini per l'arco Alpino.
Quel senso del pudore che, a posteriori con gli occhi di oggi, potrebbe essere definito anche come un'estrema discrezione sconfinante quasi in una specie di complesso d'inferiorità di capacità alpinistica rispetto ai già più che noti colleghi del nord, aveva come effetto quello di far loro sottostimare le difficoltà realmente affrontate nelle arrampicate.
Questa "diretta" che si affronta dopo un lungo avvicinamento da noi percorso da Campo Imperatore prima per sentiero escursionistico, poi per ferrata ed infine per sentiero alpinistico (passi di II° in salita ed in discesa), si snoda per una serie di camini e fessure di calcare decisamente poco compatto, che a nostro dire nei singoli passaggi tecnici offre difficoltà fino al V° superiore, ma che sono stati relazionati dagli apritori come di III° e IV°!
La via tutto sommato è breve e si risolve in quattro tiri, ma per i motivi di cui sopra non è assolutamente da sottovalutare.
L'ambiente isolato di questo angolo dell'alto Gran Sasso offre agli occhi un affaccio unico sul ghiacciaio del Calderone, ed allo spirito il sapore di una scalata d'altri tempi.
martedì 28 luglio 2015
^^montagna: "LA COMPAGNIA BELLA"
Esattamente due anni fa, nel luglio 2013, su questa stessa via e sullo stesso "tiro" fummo colti da un temporale che ci rovesciò addosso tanta di quell'acqua che fummo costretti così ad una "ritirata".
Oggi, arrivati nel medesimo punto le corpose nuvole scure che nel frattempo si erano addensate, parevano volessero riservarci lo stesso identico trattamento della scorsa volta.
Siamo andati comunque su completando con soddisfazione la via che con il suo tiro d'uscita prima rimonta una fascia rocciosa appena aggettante in fuori protetta da un chiodo proprio all'inizio (non lasciarsi ingannare da uno spit che si vede sulla sinistra), seguita immediatamente dopo da una bella ed improteggibile placca da salire in diagonale ascendente verso destra (passi di V° superiore), e quindi ancora per una continua fessura, al termine della quale si è fuori dalle difficoltà e poco dopo della "via".
Ciliegina sulla torta: alla fine non ha neanche piovuto! Meglio di così.
martedì 21 luglio 2015
^^montagna: "V.V.R."
Continua il caldo torrido di questo luglio 2015 e le temperature lungo la costa adriatica sfiorano i 40°.
Con tale situazione meteo, verrebbe logico di pensare che spostandosi in quota, in montagna, si potrebbero trovare piacevoli frescure.
Noi l'abbiamo fatto andandoci volutamente a cercare un'ombrosa parete nord, quella del Corno Piccolo del Gran Sasso d'Italia, che notoriamente agli alpinisti della zona è nota per essere fredda anche in certe giornate d'estate piena.
Ed allora se abbiamo salito la via V.V.R. in magliette smanicate e calzoncini corti vuol dire che "Caronte", questo è il nome del bollente anticiclone che sta investendo senza tregua l'Italia, davvero non scherza!
Fin quando eravamo all'ombra delle costolature rocciose che caratterizzano questa parte rocciosa, ancora si poteva resistere, ma quando per ragioni di scalata per forza di cose dovevamo transitare al sole, allora non bastavano i circa 2400 metri di quota per renderlo non dico gradevole, ma almeno sopportabile.
--immersioni: "RITORNO AL DOLCE"
Con ancora nella mente i colori e le sensazioni di belle immersioni in mare, le acque placide, tranquille, riservate ed in profondità sempre fredde (8°) di un lago di montagna, comunque mi gratificano.
domenica 19 luglio 2015
venerdì 17 luglio 2015
^^montagna: "VIA MIRKA"
In questo 15 luglio 2015 gran caldo anche in quota: infatti durante l'avvicinamento, all'afa e senza un refolo di vento, nel Vallone delle Cornacchie sembrava di essere almeno 1000 metri più in basso. Fortunatamente per noi, poi, durante la scalata delle nebbie vaganti ci avvolgevano rinfrescandoci un po'.
La Via Mirka è una bella linea alpinistica del versante est del Corno Piccolo che sfrutta una serie di logicissime fessure e camini (tratti di V° continui), situati poco a sinistra l'evidente fascia strapiombante ad arco che delimita la sezione bassa della parete con il così detto Monolito del Corno Piccolo.
Una volta giunti proprio sotto la pronunciata fascia strapiombante, in diagonale verso destra ci siamo portati sotto la verticale della Via del Camino, e con i tiri finali del suo percorso d'apertura siamo arrivati sulla cresta nord-est del Corno Piccolo e quindi in vetta.
Fuori programma per me in discesa...
In sosta sull'ultimo tiro mi si staccava lo scarponcino destro dall'imbragatura che così volava a gran balzi scomparendo dentro la ripidissima gola di sotto! Impensabile scender di lì per recuperarlo. Risultato: sono stato costretto ad effettuare tutto il rientro con al piede la stretta "pedula" d'arrampicata (ahi!), che sui tratti erbosi mi faceva anche scivolare ripetutamente.
domenica 12 luglio 2015
--immersioni: "ALVAH"
Il relitto dell'ALVAH, da sempre conosciuto dai locali di Cannitello (RC) come il Vapore, trasportava granaglie e da più di un secolo giace capovolto con la prua rivolta verso la terra su di un fondale molto inclinato.
Nonostante il lungo tempo fin'ora trascorso sott'acqua con la conseguente corrosione sulle strutture metalliche che ne ha fatto collassare alcune parti, l'immersione risulta sempre interessante.
Le prua ci compare ad una trentina di metri di profondità e da quel momento la fiancata di dritta del piroscafo la facciamo scorrere fin quando non giungiamo su quello che rimane della poppa, 55-56 metri, da dove entriamo.
La penetrazione non presenta alcuna difficoltà in quanto diversi sono gli squarci e le aperture verso l'esterno sullo scafo, aperture che danno l'ulteriore vantaggio di creare suggestivi colpi d'occhio azzurri che contrastano il buio dell'interno.
Come accada in ogni angolo di mare anche qui la vita marina ha attecchito ovunque con il giallo puntecchiato dei leptosamia che la fa decisamente da padrone colorando le paratie del vapore.
Il relitto lo abbiamo percorso totalmente dentro, uscendone dalla basso squarcio di prora strusciando la sabbia del fondo.
Come in ogni immersione che si effettua nello Stretto di Messina, bisogna sempre calcolare con esattezza il flusso delle maree. Nonostante avessimo scelto per il nostro tuffo un momento propizio della stanca, durante la fase della decompressione siamo stati investiti da uno sbuffo refluo della corrente, da noi stimata ad un paio di nodi, che ci ha costretti a compiere un tratto della risalita aggrappandoci agli scogli, come gli alpinisti si trazionano alle rocce, per evitare di essere spazzati via.
mercoledì 8 luglio 2015
^^montagna: "VIA SALADINI-ALESI"
La parete nord del Corno Piccolo nel gruppo del Gran Sasso, generalmente anche d'estate accoglie chi l'affronta con temperature più che fresche.
In questa domenica 5 luglio 2015 l'ondata di gran caldo che investe tutta l'Italia e l'Europa fa sentire i duoi effetti anche in quota, tant'è che abbiamo scalato questo versante della montagna trovando temperature ideali per tutta la salita.
La Saladini-Alesi affronta questa parete nord quasi nel suo margine di sinistra.
lunedì 6 luglio 2015
--immersioni: "IL RELITTO DI PUNTA FARO"
Nello Stretto di Messina, nei pressi della località di Punta Faro o Capo Faro (ME), da più di un secolo giace il relitto del "Bowesfield", un mercantile che trasportava carbon fossile in rotta da Swansea (Inghilterra) a Bari, e che nel maggio del 1892 s'incagliava e poi affondava appoggiandosi su di un fondale tra 30 e 70 metri.
Ci siamo lasciati andare giù sulla sua fiancata di sinistra oramai praticamente totalmente ricoperta in ogni centimetro quadrato da gorgonie, le regine incontrastate di questa zona di mare. Tra queste abbiamo anche osservato gli ASTROSPARTUS (Stelle gorgone), con le loro innumerevoli braccia ritorte su se stesse, e così abbiamo raggiunto il timone nella sezione più fonda.
venerdì 3 luglio 2015
--immersioni: "LA MONTAGNA INCANTATA"
Bellissima immersione in quella che i locali di Scilla(RC) chiamano la "Montagna".
Un monolito sommerso che compare nell'azzurro del mare totalmente ricoperto da coloratissime gorgonie gialle e rosse.
In se per se già un'immersione su questa struttura che posa le sue basi ad una cinquantina di metri gratificherebbe il sommozzatore avido di emozioni, per noi la Montagna è stata il valico d'accesso ad uno sterminato bosco di paramuricee che si estende a perdita d'occhio sotto di essa e nel quale, accompagnati da un'acqua blu-trasparente, ci siamo lasciati andare fino a circa 66-67 metri di profondità e mai, neanche per un solo minuto, per tutta la durata dell'immersione abbiamo avuto motivi di poco interesse.
martedì 30 giugno 2015
--immersioni: "IMMERSIONE PER MARINELLA"
Nella calabrese Costa Viola di Palmi (RC), alle pendici del Monte Sant'Elia, incastonato tra rocce e mare c'è un piccolo ed isolato agglomerato di case di pescatori localmente detto "La Marinella".
Per un appassionato di mare e di posti tranquilli, lontani da folla e rumore, già varrebbe la pena di andarci per trascorrervi una giornata anche se, a dirla tutta, la bellezza e l'amenità del sito è in netto contrasto con una più che evidente trascuratezza e poca cura dello stesso.
Per quello che mi riguarda, ogni volta che capito in questi paraggi faccio il possibile per non mancare all'appuntamento con "La Marinella". Infatti le vertiginose ripe delle rocce che chiudono quasi per due terzi l'orizzonte attorno, con immutata pendenza continuano le loro linee anche sotto le onde.
Insomma, le "sue" promesse non sono vane per un "appassionato sommozzatore".
Come accade in altre situazioni, ogni cosa che si desidera veramente spesso viaggia a braccetto con i sacrifici che occorrono per raggiungerla.
Qui funziona alla stessa maniera: prima di potersi immergere nell'acqua blu e tersa bisogna effettuare un sacrificio fatto di un "avvicinamento" davvero molto sudato e lavorato per trasportare le pesanti atterzzature da immersione.
Posso garantire che senza una forte motivazione difficilmente si avrebbe la voglia di fare una faticata simile prima di fare un tuffo.
Poi, però, una volta superata la linea di confine tra aria ed acqua un incanto sommerso si apre agli occhi, e non solo, del sommozzatore, lasciandoci così andar giù fino ad una settantina di metri e per circa un'ora ed un quarto ammirare una profonda foresta di paramuricee ed un'infinità di trasparenti grappoli di claveline (tunicati).
lunedì 1 giugno 2015
^^montagna: "CANALONE CENTRALE"
Grazie all'abbondante innevamento che persiste alle alte quote nel massiccio del Gran Sasso, abbiamo potuto effettuare questa ascensione nel Canalone Centrale.
Lo stato della neve è stata ottimo, a tratti addirittura anche quasi gelata, e la sua continuità interrotta per qualche metro solamente in un paio di punti, fattore che non ci ha condizionato la scalata.
Le pendenze sono costanti per tutti i 350 metri di sviluppo della goulotte che offre anche un paio d'impennate più decise.
Bella, lunga ed intensa giornata di montagna e di amicizia.
venerdì 29 maggio 2015
--immersioni: "LINEE DI FUGA"
Così come in mare, anche nelle acque dolci del Lago di Scanno (AQ), spesso dopo
il calar del sole la vita sommersa diventa per il sub, momentaneo osservatore,
più visibile di quanto non avvenga nelle ore diurne, infatti nel nostro giro
subacqueo, abbiamo incrociato un imprecisato numero di persici, accompagnati da
panciute carpe e slanciati lucci di ragguardevoli dimensioni. Tutti,
indistintamente, all'apparire dei nostri fari che squarciavano il buio del loro
riposo scodando cercavano nervosamente delle "Linee di fuga".
lunedì 25 maggio 2015
--immersioni: "VERDI PARETI"
Nonostante il fatto che questo ameno lago situato tra i monti, sott'acqua l'abbia girovagato abbastanza sia in lungo che in largo, "Lui" riesce ancora a regalarmi spunti di curiosità facendomi scoprire insospettati e mai visti scorci, sui quali assai mi sono gratificato esplorando.
domenica 17 maggio 2015
--immersioni: "SULLA VIA"
Seppur buia, fosca, sommersa, fredda ed apparentemente aliena, è come trovarsi su una nota strada percepita da occhi e mente come familiare.
domenica 10 maggio 2015
--immersioni: "LA PARETE DEL GROSSO"
Il lato a nord dell'Isola di Capraia nelle Isole Tremiti, è caratterizzato da una lunga falesia calcarea, verticale e rocciosa, che penetra nell'acqua per proseguire anche sotto con stessa pendenza.
In immersione di fronte a questo muro subacqueo ricco di anfratti, di colori e di vita sottomarina, vengono gratificati gli occhi, lo spirito e la curiosità del subacqueo.
Durante il viaggio d'andata in traghetto per raggiungere l'arcipelago, sulla spumosa scia di poppa della nave saltava un gruppo di delfini che ci ha tenuto compagnia per un po' con giochi d'acqua e di vita.
martedì 5 maggio 2015
--immersioni: "ACQUA ALLE PAPERE"
L'acqua a tratti molto torbida, buia ed a 6° di temperatura, comunque non m'impedisce di produrre bolle e pensieri.
Anzi!
lunedì 4 maggio 2015
^^montagna: "RITORNO AL SOLE"
Salita sullo Sperone di Mezzo, Peschio Fradicio (2310 mt.), al Sirente per la via "Ritorno al Sole", aperta alla fine degli anni '90 da Guzzardi & soci.
La scalata si sviluppa in un canale poco visibile dal basso e situato dietro un pronunciato costolone di roccia che si trova nella parte orografica destra dell'ampio Majori.
Sulle costanti pendenze di questo canale incassato che vista la sua esposizione a nord-ovest prende sole solamente sulle rampe finali, con gli attrezzi che bene entravano nella neve dura e con qualche placcha ancora ghiacciata, abbiamo scalato fin sulla linea di spartiacque tra la valle Inserrata (Majori) e la valle Lupara, a quota 2310 mt.
L'ultimo tratto, una aerea crestina che alpinisticamente non oppone alcuna resistenza, è stato reso un po' insidioso dal fortissimo vento che ci ha investiti in pieno una volta usciti dal ridosso delle spalle rocciose della guolotte appena percorsa.
lunedì 27 aprile 2015
^^montagna: "HABEMUS PONTIFEX"
Le severe quinte rocciose della parete nord-est del Sirente, offrono alla vista un panorama selvaggio, vasto ed isolato che fortemente attraggono lo spirito dell'appasionato di montagna.
Usciti dalla faggeta, di colpo tra i tronchi trascinati in basso dagli slavinamenti, siamo saliti dritti su neve trasformata per il lineare canale detto "Gemmello di sinistra".
A circa due terzi dell'ascesa, a sinistra, si apre la variante Iurisci che rimonta più direttamente verso la Punta Macerola, variante che abbiamo scelto di salire, uscendo proprio poco sotto la vetta
Dopo la ristorante e dovuta pausa, per cresta siamo scesi fino alla selletta finale del Gemello e per questo rapidamente abbiamo perso quota: noi con ramponi e picche, mentre l'amico PierPaolo con leggerezza si divertiva non poco serpeggiando con gli sci su queste belle pendenze con neve trasformatissima.
martedì 21 aprile 2015
^^montagna: "3 PASSI E MEZZO"
Dalla Piana di Campitelli (1445 mt), bella salita scialpinistica sul Tartaro (2192 mt,) appartenente al gruppo della Meta nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.
Passando per i Biscurri, lentamente abbiamo guadagnato la cima avendo sotto gli occhi i panorami ancora bianchi dei monti attorno.
Messi gli sci ai piedi, nella parte alta la neve era a tratti un po' pesante e comunque sciabile, mentre nel tratto più in basso, nella faggeta, era davvero trasformata e dura al punto giusto, permettendoci così di zigzagare divertendoci tra gli alberi.
Anche se con "Mezzi Passi", il finale di giornata trascorsa in montagna è stato di alto livello!
lunedì 20 aprile 2015
--immersioni: "LA LUNA IN FONDO AL LAGO"
Acque a 6° e fondali che, sebbene spogli, offrono agli occhi una fredda tranquillità.
martedì 14 aprile 2015
^^montagna: "RAVA A ZETA"
Topograficamente nota anche come Rava della Neve, la "rava a zeta" deve il suo nome alla sua linea di salita che si snoda tra canali, con ai lati faggi e boschi, che disegnano una grane "zeta" sul costone nord-orientale della montagna del Morrone.
Su neve a tratti molle e poi un po' più dura, siamo andati su fino ad incontrare una fascia di rocce, per noi divenuta irragiungibile a causa dello stato della neve che sotto ai nostri ramponi tornava ad essere troppo instabilmente incosistente sulla pendenza che intanto era decisamente incrementata.
Cautamente scesi di poco e poi traversando a sinistra, abbiamo ritrovato delle linee di salita dove le punte dei ramponi tornavano ad aggrappare.
Una volta usciti abbiamo preferito non discendere dalla rava divenuta nel frattempo un po' "slavinosa", ma raggiungere Iaccio Grande e poi per un bel bosco innevato perdere rapidamente quota ed alla fine tornare alla macchina.
mercoledì 8 aprile 2015
--immersioni: "LE ACQUE FATUE"
Come certi fuochi, a volte anche certe acque compaiono e poi scompaiono fatuamente, e per immergersi bisogna attendere, osservare e quindi cogliere il momento.
Poco a nord del lago di Scanno (AQ), di fianco la strada che scende verso Anversa degli Abruzzi (AQ), c'è un'estesa spianata erbosa che sulle carte topografiche viene detta "il Prato". Quando per questioni stagionali avviene il disgelo delle nevi dei monti intorno, a volte il livello del lago di Scanno aumenta oltre i normali limiti e le acque in eccesso, grazie ad un emissario ipogeo, in parte vanno ad allagare "il Prato".
In questo inizio di aprile si sono verificate le condizioni, ed ho quindi colto l'occasione al volo trovando questa spianata sommersa da più di 3 metri d'acqua per effettuare quest'insolita immersione che prima d'ora, ne sono certo, mai provata da altri.
domenica 5 aprile 2015
--immersioni: "VASI DA NOTTE & MACCHINA DA SCRIVERE"
Purtroppo su fondali di mare, di fiumi o di laghi, troppo spesso si trovano "discaricati" oggetti di tutti i tipi.
In quest'immersione ho incontrato dei vasi da notte metallici, smaltati in bianco ed un po' bucherellati dalla corrosione, ed una macchina da scrivere!
In una logica da incivili, è comunque illogico disfarsi di un tale oggetto buttandolo in fondo ad un lago di montagna.
lunedì 30 marzo 2015
^^montagna: "CANALINO PRIMO MAGGIO"
Questo "Primo Maggio" è un bel canale posto nel versante settentrionale del gruppo del Terminillo, per altro reso anche ombreggiato per gran parte della mattina.
Grazie quindi ai sudetti fattori (esposizione nord ed ombra), abbiamo trovato una neve durissima che ci ha consentiti di salir bene sulle sue costanti pendenze interrotte a mezza via da un tratto più inclinato.
Una volta in vetta la soleggiata e calda giornata è stata un po' stemperata da graditissimi sorsi di birretta che hanno un po'rinfrescato le nostre gole assetate.
domenica 22 marzo 2015
--immersioni: "WATERFRONT"
In un bassofondo "dolce" da solo fluttuo tra verdastre piante nella corrente.
lunedì 16 marzo 2015
^^montagna: "CANALONE PIETROSTEFANI AL TERMINILLO"
Oggi 14 marzo '15 abbiamo effettuato questa logica (alpinisticamente parlando), e classicissima salita invernale con condizioni di neve ottima e dura fino in vetta al Terminillo (2216 mt), per il Canalone Pietrostefani-Chiaretti (versante nord-nord/est della massiccio), che offre costanti pendenze attorno ai 50-55°, con finale dello stesso su un breve tratto di "misto" che ci fa uscire su un'aerea e comoda selletta.
Da questa siamo ripartiti in diagonale ascendende verso sinistra superando un primo risalto a 65°, seguito poco dopo da un secondo rimonto molto simile e con stessa inclinazione, che ci porta sui più dolci pendii finali che abbiamo percorso fino in vetta.
La documentazione video in bianco, anzi, in sepia e nero è di taglio passato e si fa accompagnare da musiche d'epoca in un mix che alla fine risulta essere un goliardico ricordo di una bella giornata di montagna, di risate e di spensieratezza.
Siamo scesi dal Canalone Centrale.
martedì 3 marzo 2015
^^montagna: "COAST TO COAST"
Dall'Adriatico di Pescara siamo andati ad effettuare una spettacolare scalata al sapore di salmastro sulla "via Beatrice" della Montagna Spaccata di Gaeta, dove l'appicco della falesia cade giù verticale nell'acqua del Tirreno per più di 100 metri.
Dal bordo superiore con due lunghe corde doppie ci siamo calati fino alla base della parete a pochi metri dalle onde.
In cordata abbiamo traversato a sinistra per una quindicina di metri prima di entrare nella vera e propria "linea" di arrampicata che si trova poco a destra di un gigantesco pilastro che con il resto della falesia forma un'alta spaccatura che offre suggestivi ed inaspettati scorci alla vista.
Placche, diedrini ed un lungo camino sono le strutture che caratterizzano questa via che si svolge costantemente con le spalle al mare con sfumate all'orizzonte le isole Pontine e Campane.
sabato 21 febbraio 2015
^^montagna: "GENZANA"
Da Frattura (frazione del comune di Scanno - AQ) sci ai piedi fin da subito, vado prima per evidente sterrata che a mezzacosta sale dolcemente verso est/sud-est e poi superato prima un fontanile (1551 mt) e dopo una curva a destra, abbandono la larga pista segnata e mi dirigo con libera traccia per piacevoli pendii boscosi mai fitti, guadagnando così decisamente quota.
Attraversando ampi dossi oramai liberi da vegetazione mi porto sul filo di cresta che in un lungo saliscendi in direzione nord mi farà giungere alla meta odierna: il Genzana (2176 mt) dove mi riposo e mi rifocillo al sole.
La temperatura è perfetta, relativamente alla quota, la visibilità è a dir poco straordinaria con i panorami dell'Abruzzo al solito silenziosi e commoventi.
Poco alla volta il ritmico flappeggiare di un elicottero si fa sempre più vicino fin quando il velivolo atterra con il suo ventoso alone a pochi metri da dove mi trovo.
Ne scendono due tecnici che devono fare manutenzione ad un ponte radio. Uno dei due mi si avvicina e mi riporta le parole del pilota che dice che mi "devo" spostare da lì. Gli rispondo di riferire al pilota che io la vetta me la sono guadagnata sudando e faticando e se vuole può spostarsi lui che con il suo aggeggio di fatica non ne ha fatta.
Finito di armeggiare i due rimontano a bordo e sfumando verso il basso nel vento, nel rumore e nella figura, sempre più piccola la metallica libellula scompare all'orizzonte.
Allora, finalmente ritornata la quiete, in solitudine mi gusto ancora a 360° questi remoti orizzonti imbiancati.
Arriva il tempo di lasciare la cima. Inforco gli sci e via vado giù su una neve perfettamente trasformata che offre godimento assoluto in questa scialpinistica da incorniciare e poi, come una foto, da sistemare nella parete dei ricordi belli.
Mi rimetto in sintonia.
sabato 14 febbraio 2015
^^montagna: "ARGAT HORN"
Scialpinistica in solitaria da Bisegna (AQ) fino all'anticima dell'Argatone, salendo prima per una caratteristica gola rocciosa e quindi per vallette, macchie boscose ed ampi pendii.
In discesa raggiungo per cresta la poco pronunciata elevazione detta ROSA PINNOLA (1908 mt), e poi su un'ampio e lungo dosso scendo per ricongiugermi alla di traccia di salita.
Nonostante abbia praticamente incontrato neve pesante, farinosa, crostosa, durissima, trasformata, gessosa, insomma proprio di tutti i tipi, la bellezza delle silenziose ed estese prospettive appenniniche che il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise sa offrire, ampiamente ripaga.
"ARGAT HORN" di marchionni-zz-giacinto
"ARGAT HORN" di marchionni-zz-giacinto
lunedì 9 febbraio 2015
--immersioni: "FOG"
In questo lago solitamente s'incontra acqua lattiginosa, se non addirittura torbida, nella fascia d'acqua compresa tra la superficie e 20-25 metri di profondità, per poi trovare a quote più fonde orizzonti sommersi più tersi.
Oggi, probabilmente a causa delle persistenti piogge dei giorni passati, era esattamente il contrario: visibilità accettabili all'inizio e sotto poi nuvolalglie di sospensione.
"FOG" di marchionni-zz-giacinto
"FOG" di marchionni-zz-giacinto
domenica 25 gennaio 2015
domenica 18 gennaio 2015
--immersioni: "ALGIDA ALBA"
Immergendomi nell'alba fredda del lago di Scanno, incontro condizioni tutto sommato non pessime di visibilità, ma decisamente severe a riguardo della temperatura dell'acqua che era a 5°.
"ALGIDA ALBA" di marchionni-zz-giacinto
"ALGIDA ALBA" di marchionni-zz-giacinto
lunedì 12 gennaio 2015
giovedì 8 gennaio 2015
^^montagna: "ROTELL HORN"
Salita per la ... Rotellgrat!
Panoramicissimo e lungo giro (circa 13-14 Km.), su neve che spesso cedeva e senza fondo, passando per la Val di Bucchianico, Pietra Maggiore e quindi per l'estesa cresta settentrionale del Rotella ("Rotellgrat"), praticamente scoperta di neve e con tanti sassi affioranti.
Per chiudere l'anello siamo scesi nell'unico tratto sgombro da affioramenti rocciosi del versante est della montagna, per raggiungere la strada che congiunge Cansano a Pescocostanzo.
"ROTELL HORN" di marchionni-zz-giacinto
"ROTELL HORN" di marchionni-zz-giacinto