martedì 26 giugno 2018

--immersioni: "IL BARCAIOLO"


Nell'ultimo mio recente soggiorno per immersioni presso lo Stretto di Messina dovevamo essere in tre. Alla fine, però, i miei due Amici per imprevisti ed indesiderati contrattempi dell'ultimo momento, purtroppo hanno dovuto rinunciare al loro viaggio facendomi ritrovare da solo.
La faccenda in fondo ha avuto anche i suoi aspetti positivi che, conoscendomi bene, ho apprezzato molto.
Mi spiego.
Fermo restando il fatto che sarebbe sicuramente stata ulteriore fonte di piacere e divertimento se avessi potuto trascorrere dei giorni, non solo sotto le onde, in compagnia di due persone con le quali sono legato da profonda amicizia e confidenza e con le quali oramai condivido intensamente da svariati anni quest'appassionante attività, ma come si dice di necessità alla fine ho dovuto farne virtù, e a dir la verità senza neanche forzarmi più di tanto.
Dover rendere praticamente conto solo a me dell'organizzazione della giornata condizionata ai ritmi imposti innanzi tutto dalla ciclicità delle correnti dello Stretto e dalle immersioni, è stata una libertà che pochi, e di questo ne sono convinto, avrebbero saputo apprezzare a tutto tondo.
Senza volermi dilungare ora in particolari tecnici che per i non addetti ai lavori risulterebbero sicuramente tediosi, però in linea di massima occorre premettere il fatto che già di per se l'organizzazione di una singola immersione in un qualsivoglia sito sommerso richiede un impegno di tempi, materiali, mezzi ed a volte anche fatica fisica, non irrilevanti.
Per praticare poi quest'attività nello stretto braccio d'acqua i cui gorghi erano già conosciuti ai naviganti migliaia di anni fa, Scilla e Cariddi, dicevo appunto che per andarsene sott'acqua in queste zone è assolutamente necessario conoscerne con esattezza quei momenti detti di stanca nei quali incalcolabili masse liquide smettono di riversarsi in alternanza continua nelle ventiquattr'ore dal Mar Tirreno allo Jonio, e viceversa.
Per quello che riguarda i miei tuffi, queste quanto mai più che preziose e fondamentali informazioni mi sono state fornite con affidabilità, competenza e precisione quasi da segnale orario da chi poi è stato anche il mio barcaiolo, così si dice in gergo marinaresco.
Franco con estrema disponibilità e cortesia ogni giorno ha mosso il suo gommone, spinto da un motore di 150 cavalli, per imbarcare solamente un unico sommozzatore, il sottoscritto, e scorrazzarmi qua e là tra Calabria e Sicilia nella mia spinta di dar sfogo alla passione di muovermi a piacimento e, sopra ogni cosa, liberamente nelle tre dimensione che lo spazio sommerso sa donare.
Mentre il sub in questione, sempre il sottoscritto, se ne andava a zonzo per lunghissimi e continui minuti nel così ribatezzato dal Comandante J.Y Cousteau "Mondo del Silenzio", il barcaiolo ed il suo aiuto pazientemente sul natante attendevano sotto il sole, oppure anche sotto pioggia battente.
Poi quando alla fine delle mie lunghissime "sommozzate" decidevo di riemergere, il barcaiolo ulteriormente permetteva di allargare il mio raggio d'azione e mi agevolava anche: potevo infatti eliminare il vincolante e limitante fatto di ripercorrere a ritroso la strada sommersa per riguadagnare il sito d'ormeggio iniziale, perchè bastava che da qualsiasi punto del fondo da me raggiunto lanciassi la boetta gonfiabile e sagolata in dotazione che, una volta raggiunta la superficie, chiaramente gli segnalava la verticale della mia posizione.
Poco dopo il sub immerso ascoltava un po' ovattato il borbottio a bassi giri del 150 cavalli in avvicinamento. Il resto era per me la lenta risalita a tappe per smaltire la decompressione, con sopra la testa la vista della chiglia bianca del gommone.
Non appena alla fine di tutto mettevo la capoccia fuori dell'acqua, la prima domanda di Franco era sempre la stessa: "Hai trovato corrente?" "Ma quale corrente!" puntualmente replicavo.
Lui però, con logica matematica, sorridendo già sapeva quale sarebbe stata la mia risposta.
In conclusione penso che il barcaiolo in questione che ha deciso di vivere in una casa che si trova a dieci metri, misurati, di distanza dal mare che fisicamente sente, vede, respira e vive ventiquattr'ore al giorno, oltre che per correttezza professionale uscisse su questo mare del quale è profondo conoscitore degli umori sopra e sotto il pelo dell'acqua, anche e soprattutto solo per il piacere di farlo, insomma per pura passione.
Dall'altra parte, anche un "sommozzatore" che da solo parte dal medio Adriatico e si sciroppa settecento chilometri per raggiungere i fondali della punta dello stivale dove s'immergerà solitario, posso personalmente garantire sia alimentato da qualcosa di intenso.

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