martedì 30 aprile 2019

^^montagna: "CANALONE EST ALL' ACQUAVIVA"


Con la scalata in condizioni invernali al Canalone Est del Monte Acquaviva (2737 metri), abbiamo intrapreso un vero e proprio "viaggio" durato due giorni in un angolo remoto della Majella.
Chi decide di venire a scalare da queste parti lo fa sicuramente non per cercare l'estetica nelle difficoltà tecniche dei singoli passaggi, ma per vivere un'immersione totale di alpinismo esplorativo.
Dai circa 800 metri di quota della base dell'incassato Vallone di Palombaro (tra salita e discesa supereremo in totale più di 4000 metri di dislivello), stracarichi oltre che del normale equipaggiamento da scalata anche del necessario per rimanere fuori due giorni, siamo partiti alle 10 e mezza della mattina per risalirlo tutto ed arrivare all'accogliente Rifugio Martellese (2034 mt), dove abbiamo trascorso il resto della giornata accendendo il fuoco del camino, cucinando, e la notte appisolandoci sui tavolacci in legno delle brande a castello.
Per primo come d'abitudine, che era ancora scuro ho aperto gli occhi ed ho dato la sveglia a Fausto e Marcello, quindi al sorgere del sole ci siamo mossi per iniziare l'avvicinamento alla parete di nord-est del Monte Acquaviva.
Abbiamo così prima rimontato il Monte Martellese (2259 mt), quindi siamo scesi alla caratteristica sella della Carrozza (circa 2150 mt.) naturale spartiacque tra la Valle dell'Inferno e la Val Forcone, per poi immetterci nella parte alta di quest'ultima che abbiamo costeggiato fino ad arrivare all'attacco della via.
A dir la verità il programma iniziale era quello di scalare il Canalone Claudia, però una volta arrivati e constatato che un suo tratto era a secco di neve ci siamo decisi per il vicino Canalone Est, o Via del Nevaio, superando proprio all'attacco l'unico tratto scoperto con passi di II° su rocce sparse ed erbe, seguiti poi dalla continuità del manto fino all'uscita che, su neve durissima, abbiamo variato alla nostra sinistra per una goulotte più pendente. Al termine delle difficoltà è seguito il rimonto sulla lunga e tondeggiante cupola sommitale dell'Acquaviva. Con la pesantezza delle gambe che iniziava a farsi sentire a noi pareva allungata ancor di più.
Nonostante poi i 33 centilitri di birra contenuti nella lattina siano stati davvero pochini per dissetare le nostre gole prosciugate, sono comunque bastati per fare la solita caciara di soddisfazione.
La parte finale è stata poi la lunghissima discesa, con tappa al rifugio per recuperare i sacchi a pelo. A valle giungevamo stanchissimi ma gratificati.
La discreta e continua presenza dei camosci, i veri padroni di questi monti, ci ha fatto compagnia in questi due giorni immersi nella Majella.

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