mercoledì 23 novembre 2022

--immersioni: " 45° / 225° "


LAGO DI CASTELGANDOLFO/ALBANO (Roma)

_ 101 metri _ 210 minuti _ temperatura acqua 18°C-10°C _ e.c.c.r. _

Per un sub la situazione ideale per effettuare immersioni profonde è quella di andare su di una parete verticale che affonda verso il basso dove in breve tempo può raggiungere batimetriche impegnative, oppure andare dritto giù seguendo una cima di riferimento ancorato al fondo, per esempio su di un relitto. Chiaramente più veloce sarà la discesa, maggiore sarà il tempo a disposizione alla massima quota.
Se invece il fondale è come quello del Lago di Castelgandolfo la cui morfologia subacquea grosso modo ricalca quella di un catino con sponde che degradano con inclinazione non decisa, allora arrivare a quelle quote comporterà dei tempi di fondo marcati con conseguenti lunghe decompressioni.
Avendo già superato il tratto con evidente pendenza situato tra la superficie ed i 60 metri circa, man mano che nuoto oltre mi porto su di un pendio molto più modesto.
Con costanti colpi di pinne avanzo su rotta 45°. Bussola alla mano perché il pavimento fangoso che scorre sotto adesso scende blando, e tra i 90 ed i 100 metri ancor di più.
Come sempre faccio, a cadenza di 10 minuti alterno la respirazione tra i due apparati a circuito chiuso Liberty. In questa manovra lascio il boccaglio di uno per passare a quello dell'altro in un'operazione che per qualche istante mi mette la bocca in contatto con l'acqua, facendomi così sentire il sapore di zolfo emesso in tutta l'area di origine vulcanica.
Nella parte fonda la prospettiva è praticamente un deserto di sedimento di fango, interrotto per poco dalla comparsa di un pezzo di telaio metallico semisepolto. Un fondale oggettivamente davvero poco interessante, eppure al di là di quello che lo sguardo registra c'è dell'altro che non poco m'affascina, inesprimibile però a parole.
Al 29° minuto "stacco" dai 101 metri ed inizio la risalita di questo "viaggio".
In questo tratto iniziale dell'ascesa, ripeto che sarebbe molto difficile senza le indicazioni della bussola instradarsi sulla giusta rotta, attorno non c'è assolutamente nessun riferimento che faccia capire dove andare. Con davanti agli occhi un orizzonte piatto e buio ci si troverebbe nell'analoga situazione di essere in un bosco con una nebbia molto fitta, e la seria probabilità di trovarsi a girare in tondo.
Deviare anche di poco dall'ideale e più breve linea di massima pendenza (anche un modesto pendio comunque geometricamente ha una sua massima pendenza), comporterebbe un ulteriore prolungamento del percorso e del tempo di risalita con ovvie dilatazioni delle decompressioni, già importanti perchè tra i 50 ed i 100 metri ad una profondità media di 75 metri ci sono stato per 35 minuti.
Un colpo di pinna dietro l'altro, allora tiro dritto per 225°.



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