DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
martedì 1 luglio 2025
--immersioni: "IL MARCIAPIDE"
Sponda Bresciana del Lago di Garda: IL MARCIAPIEDE
110 metri / 130 minuti / doppio e.c.c.r.
Quello che sulla sponda occidentale del Lago di Garda viene detto "IL MARCIAPIEDE", o anche "I GRADONI", è un tuffo su una verticale muraglia sommersa che sprofonda dritta ben oltre i 250 metri di fondo.
Senza fretta mi preparo e trasporto gli apparati ed il resto dell'attrezzatura all'acqua. Ricontrollo ancora una volta tutto, quindi agganciati ai lati i rebreathers comincio.
Da come mi ero documentato, subito avrei nuotato su di un tratto con blanda pendenza fino a circa 27 metri per trovarmi di colpo sopra il profondissimo salto, come quando ci si affaccia da un balcone a grande altezza.
E tanto è stato.
Scavalco quindi l'immaginaria ringhiera, mi pongo a mezz'acqua di fronte alla parete e mi lascio andare.
In quest'immersione è vertiginosa non solo la geometria, ma anche l'idea di muoversi nel buio con sotto le pinne il vuoto.
Appena dopo la ringhiera, la roccia rientrando su se stessa a strapiombare forma una gran volta. Poi riprende la sua articolata verticalità fatta di pareti, salti, fessure, massi, detriti e pilastri, uguali a quelli che caratterizzano una parete in montagna.
Grazie a questa morfologia incremento la profondità velocemente. Misurando ogni mio movimento muscolare scendo monitorando me stesso, il mio respiro, i parametri indicati dagli strumenti ed osservando quel panorama diviso a metà, con da un lato il paretone e dall'altro l'acqua nera.
In questo scalata sommersa fatta al contrario, la falesia mi sfila di fianco in altezza per quasi una novantina di metri.
Prima di continuare faccio una breve "sosta", poi scarico un filo di gas dalla muta stagna per rendere l'assetto appena negativo e raggiungo i 110 metri.
Per quello che può nel buio l'illuminatore sub, cerco con gli occhi di sbirciare e registrare il più possibile attorno e soprattutto sotto le pinne dove, senza variazioni, la linea va ancora alternando salti verticali a zone con pendenza minore, i "Gradoni" appunto. Rispetto a quote più basse così a prima vista mi sembra che qui dove mi trovo la presenza della Dreissena, il mollusco bivalve invasivo, non locale e d'aspetto simile ad una piccola cozza, sia minore.
Sto sospeso a 110 metri di fronte a questa muraglia, e sono solo ad un terzo della sua estensione.
Mi basterebbe scaricare ancora pochissima aria dalla muta per continuare a scendere metri senza sforzo. Però per questa prima immersione mi fermo. Attentamente illumino ed osservo attorno e poi senza fretta inizio a risalire.
Causa la verticalità posso guardare sopra solo estendendo al massimo indietro il collo, e da questa prospettiva la ripidezza si esalta ancora di più.
Sento anche una lieve corrente proveniente dalla mia destra/nord, che in sospensione trasporta nuvole di sedimento, fatto non insolito per questo lago.
Metro dopo metro, passo dopo passo, studio la conformazione delle rocce, e mi viene naturale "gradarle" in difficoltà di arrampicata. V°superiore continuo e sostenuto e sotto lo strapiombo come minimo un impossibile VIII° in artificiale: insomma cazzi acidi per l'alpinista! Ma siccome da sub sott'acqua ora sono a gravità zero, lo strapiombo me lo fumo!
Queste considerazioni per un attimo mi fanno fare una risata, poi immediatamente torno molto attento. Monitorizzo la frequenza respiratoria, il set point dell'ossigeno, il ceiling decompressivo, l'assetto che in una risalita diretta come questa va costantemente regolato nella stagna e negli apparati, e continuo ad osservare ogni cosa.
Ritorno alla ringhiera.
La riscavalco.
Entro i venti metri di fondo trascorro gran parte della lunga decompressione curiosando tra le verdi piante lacustri e la scogliera del bassofondo.
Esco. (Giacinto Marchionni)
Grada Lake west coast: "IL MARCIAPIEDE"
110 meters / 130 minutes / double e.c.c.r.
On the Garda Lake west side, the divers call "IL MARCIAPIEDE (THE WALKSIDE)", or "I GRADONI (THE STEPS)", a very particular dive site: a vertical submerged wall that from the surface descends straight to more than 250 meters of depht.
With short path, I carry my two side-mount close circuit rebreathers and the rest of scuba equipment on the confortable shore near the water where I do the last checks, than clipp them to my sides and start my dive.
First I swim on a short stratch with little slope up to 27 meters of deep, than suddenly I am on the very deep drop, like when you look out from a pulpit at great hight.
Very concentrated I position myself close to the wall and I go.
In this dive not only the geometry is dizzyng, but also the idea of having a deep void under the fins.
In a zone this submerged wall forms also a big overhang.
I continue talking to myself, cecking me and the istrumentes minute by minute. At the same time I look at tha mysterious panorama around me. It is divided perpendicularly in two: on a side the vertical rock and on the other the black water, and so the cliff had passed me by for a hundred meters.
At that point I release gas from the drysuit to have a little negative buoyancy to arrive to the target depth, 110 meters.
I try to observe everything around and belowe me beyond my underwater light.
I'm 110 meters deep, and I'm only on a third of the total extention of this particular submerged structure.
For a few seconds I also think to continue below, but then I tell me "Stop yourself, for this your first dive here it's OK so.", and I begine the reascent.
From my right/north, there is little courrent with cloudy water. It's normal for this lake.
Meters by meters, step by step I attently study the cliff. It's like to be on a mountaineering route, and for me is natural to value its difficulties: V° and below the overhang at least a very impossible VIII° in artificial climbing! But since I'm a diver at "zero gravity", I easily go up without problems!
At this for a short time I smile with myself, then return me necessary concentration to continue.
I check my breath, the oxigen partial pression, the buoyancy and the decompression ceiling.
In this mode I return to that pulpit where I started.
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