SUDAN - MAR ROSSO
Al centro di una grande scogliera corallina semi affiorante a pelo d'acqua, dalla forma di un ferro di cavallo e totalmente ridossata ai venti dominanti provenienti da nord, ad 11 metri di profondità si apre un piccolo arenile di sabbia bianchissima che ricorda il fondo di una piscina naturale.
Nel 1963 in questa tranquilla rada subacquea del mar Rosso Sudanese chiamata Sha'ab Rumi, il comandante Jaques Yves Cousteau portò a termine il suo secondo esperimento di vita sottomarina, facendo rimanere un gruppo di uomini per un tempo prolungato sotto il mare...
L'espierenza venne battezzata "CONSHELF II", ossia "PRECONTINENTE II", per differrenziarla dalla prima effettuata nelle acque francesi.
Il tenace esploratore organizzò questa complessa missione trasportando le case sottomarine completamente smontate dalla Francia, per poi riassemblarle in questo lontano sito prescelto. Finito con successo l'esperimento che durò circa un mese, parecchie strutture furono smobilitate e riportate in patria, altre invece rimasero sul fondo del mare ed ancor oggi sono le mute testimonianze di quella fantastica avventura.
Un solido metallico che a prima vista sembra una palla un po' schiacciata, si ancora con le sue zampe telescopiche al fondo sabbioso. In effetti, però, più che una palla questa struttura ricorda il guscio calcareo di un riccio di mare sprovvisto dei suoi sottili dardi pungenti. Nella sua parte inferiore c'è un'ampia botola che consente l'accesso al suo interno.
Più di 40 anni fa "gli uomini sottomarini" da questo passaggio uscivano dalla loro casa per andare a lavorare direttamente "dentro" il mare, per poi dagli abissi rientrarne all'interno dove, seppure artificialmente, ritrovavano un'atmosfera respirabile.
Dalle finestre di quella anomala casa sotto le onde invece di osservare verso l'esterno rondini e farfalle, quei fortunati potevano guardare sciamare pesci ed altri esseri marini!
Ora, l'interno del riccio è completamente allagato e noi grazie ai moderni erogatori bistadio, figli dell'erogatore monostadio brevettato da Cousteau, possiamo esplorarlo dentro.
Avido letore delle gesta del "comandante" ho sempre sognato e fantasticato davanti ai bellissimi documentari girati dalla sua troupe. Quante volte ho rivisto le immagini, archiviate in videocassette, della stazione sottomarina PRECONTINENTE II, ora mi ci trovo dentro e posso poggiargi le mani sopra...sono emozionato!
Logicamente non ci sono più le suppellettili e gli arredi che servivano agli "oceanonauti" nella loro strana vita, tutto è spoglio, e sulle lamiere qua e là crescono organismi incrostanti.
Un po' distante, ma a portata d'occhio, c'è un basso e piccolo hangar sottomarino che serviva da ricovero agli scooter subacquei alimentati ad elettricità. Questi erano dei piccoli siluri fusiformi alla cui estremità di poppa era posizionata l'elica che dava loro la propulsione. La lunga prua a forma di ogiva non era altro che la carenatura idrodinamica che conteneva le voluminose batterie d'alimentazione. Ancora un po' più spostata c'è una struttura reticolare a forma di voliera che, all'epoca chiusa da lastre di plexiglass trasparente, serviva a contenere i campioni di pesci che venivano prelevati dal fondo del mare.
Più a fondo ci sono i resti di una gabbia antisqualo quasi completamente ricoperta di durissime madrepore, con la quale i sub si servivano per protteggersi da questi pesci durante i loro lavori immersi.
Dimorare ad una decina di metri di profondità, e quindi essere sottoposti costantemente ad una pressione di 2 atmosfere, aveva il vantaggio di poter immergersi praticamente sempre senza dover effettuare le doverose tappe di decompressione dall'azoto disciolto. L'unico lungo periodo di decompressione fu quello che i sub fecero al termine della missione quando tutti lasciarono definitivamente il fondo del mare.
Nuoto ancora nell'acqua tiepida e tersa sorvolando qusti ruderi sommersi fin quando la scorta d'aria del mio autorespiratore me lo consente. (Immersione effettuata a novembre del 2006).
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