DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
sabato 3 agosto 2019
^^montagna: "VIA PINELLI-RAMORINO"
Per la seconda volta dopo quattro anni (su questo sito post di agosto del 2015), io e mio fratello ripetiamo la Pinelli-Ramorino, storica via alpinistica che risale il pronunciato pilastro che separa il Canale Sivitilli dal Canalone Haas-Acitelli, posto in una zona remota del versante sud della Vetta Orientale del Corno Grande nel massiccio del Gran Sasso d'Italia.
Questa giornata di montagna va divisa in tre parti.
Prima
L'avvicinamento che inizia proprio alle spalle della piccola costruzione di lamiera rossa del bivacco, come buongiorno propone a freddo un lungo tratto di un centinaio di metri di sviluppo di alpinismo orizzontale che ci ha fatto muovere i primi passi su una naturale linea della parete che forma per i piedi un'esilissima cengia cosparsa di sfasciumi la quale oltrepassa un paio di canali, che precipitano verticali verso il basso, ed uno spigolo. Superato quindi un caratteristico intaglio, abbiamo attraversato prima per sfasciumi di roccia e poi per ripide erbe il canale Haas-Acitelli. Questo sarà l'unico pezzo dove sempre con la massima attenzione ci si può permettere di camminare con sotto e sopra gli occhi uno smisurato caos di rocce e precipizi, prima di arrivare ad un erboso pulpito dal quale con una breve doppia di una decina di metri che supera un roccione strapiombante, ci siamo calati nel sottostante canale Sivitilli. Risaliti per qualche metro siamo arrivati all'attacco della Pinelli-Ramorino proprio alla base del pilastro dove abbiamo riposato un po' ed anche bevuto perchè intanto il sole, che ci ha fatto sentire la sua bollente compagnia per il resto della giornata, s'era alzato.
Seconda
Anche in questa nostra seconda ripetizione volutamente ci siamo discostati dalle varie relazioni che descrivono la linea di salita più a destra di quella fatta da noi che invece si snoda verso l'alto tenendosi costantemente solo a due, o al massimo tre metri e non di più, di poco a destra (destra nel senso di salita/sinistra orografica), del filo di cresta del pilastro, in modo da avere quasi sempre a vista il Canalone Haas-Acitelli al suo lato. Così l'arrampicata risulta praticamente verticale con roccia quasi sempre buona, a parte qualche sezione, con un secondo bellissimo tiro in camino che per tutta la sfilata di corda per quanto mi ha entusiasmato, mi ha fatto dimenticare la voglia di bagnare la bocca arsa dal gran caldo divenuto pesante. Abbiamo anche riconosciuto e superato la zona che mi è rimasta in mente nell'ascensione del 2015 quando una cordata sopra di noi fece cadere un sasso che mi colpì sul casco.
La linea della via sfila 5 tiri di corda; le soste sono da attrezzare, tranne la seconda con addirittura di tre chiodi e quella d'uscita con fettuccia su blocco; tranne un chiodo trovato, tutta la via lungo i tiri è da proteggere (noi abbiamo usato molto i friends).
Non era ancora finita, mancava la parte finale proprio quando nonostante la stanchezza ed il gran caldo bisognava rimanere concentrati.
Terza
Per giungere infatti proprio in cima al pilastro c'erano ancora da percorrere un centinaio di metri di sviluppo sui quali al massimo si superano difficoltà di II° grado, ma su di un terreno di rocce instabili e totalmente trite dal ghiaccio invernale. In conserva sempre protetta da almeno un ancoraggio intermedio tra noi, a corda corta così siamo abbiamo proseguito con movimenti attenti.
Prima ad uno stretto forcellino visibile dall'ultima sosta.
Poi lasciandocelo a sinistra ad un grande buco nella parete che forma una finestra, seguita da una delicata discesa di qualche metro ed aggirare sulla sinistra con gli ultimi passi alpinistici il cocuzzolo tondeggiante del pilastro che su di una sella si spegne sulla cresta principale.
Da quel punto in poi, fuori dalle difficoltà, abbiamo potuto riporre le corde e camminando sempre appena sul lato sinistro della cresta, ed oramai in vista della Vetta Orientale, siamo sbucati ad incrociare i bolli del sentiero dove finalmente ci siamo potuti sedere a riposare e stappare la lattina di birra.
Ripartiti, per tracce di sentiero abbiamo perso quota fino al Calderone purtroppo a secco di neve, con successiva risalita al Passo del Cannone
Quindi Sella del Brecciaio, Sella di Monte Aquila, Piazzale dell'Albergo dove smettiamo di camminare, auto fino a Castel del Monte con sosta al bar.
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