martedì 21 luglio 2020

^^montagna: "MONTE BIANCO 4807 MT"


Partiti da Pescara siamo arrivati ad Aosta nel pomeriggio di giovedì 16 luglio. Dopo il pernotto, la mattina successiva abbiamo attraversato il traforo del Monte Bianco per raggiungere nella valle di Chamonix la località Les Houches (1007 mt), dalla quale alle 8.30 ci siamo imbarcati sulla prima corsa della funivia che ci ha fatto scendere a Bellevue (1770 mt), per la coincidenza con il trenino a cremagliera che ci ha trasportato su fino al Nid D'Aigle a 2372 metri di quota.
Giunto il momento di caricare gli zaini in spalla e iniziata la nostra marcia di avvicinamento verso il Rifugio Gouter, logico punto di partenza per la VIA NORMALE FRANCESE AL MONTE BIANCO. Il sentiero ripido si sviluppava verso nord-est a risalire una valle pietrosa che abbiamo percorso immersi nella nebbia, e dalla quale siamo usciti a circa 2600 metri.
Con i panorami sgombri abbiamo avuto il primo contato con i ghiacciai del versante settentrionale del Monte Bianco osservando verso nord-est, un pò lontana ed inconfondibile l'Aiguille Du Midì. Seguendo sempre i tornanti ripidi dopo due ore di siamo arrivati ai 3228 metri del piccolo Glacier Tete Rousse in prossimità dell'omonimo rifugio, dove abbiamo sostato un momento a mangiare e bere qualcosa.
Ripresa la marcia, per un breve tratto di pendenze moderate abbiamo attraversato quindi il ghiacciaio fino a giungere al Gran Couloir che aveva pochissima neve dura. Velocemente ci siamo portati quindi sull'altra sponda a toccare le rocce, che poi molto lungamente abbiamo seguito sulla massima pendenza e con passi di I° e II° mai difficili, con a destra la parte alta del Glacier de Bionassay ed in basso il mare di nuvole dal quale eravamo usciti.
Dopo l'ultima paretina da scalare, molto sudati abbiamo posato i piedi in prossimità del vecchio rifugio Gouter ed in breve siamo entrati dopo quattro ore di ascensione nel nuovo e dall'aspetto avveniristico, troppo per i miei gusti, rifugio a 3817 metri a concludere la prima giornata di montagna.
All'interno il calore dei rivestimenti in legno chiaro compensava la freddezza metallica esteriore ma, ahi noi, con tanta modernità e tecnologia palesemente sfoggiata alla vista, ben presto abbiamo scoperto che già da parecchio tempo manca l'acqua corrente! E la cosa è diventata ancora più stridente quando abbiamo letto che il rifugio è costato qualcosa come SEI MILIONI DI EURO: abbiamo chiuso un occhio, anzi tutti e due. Alle 18.30 ci siamo seduti per la cena a base di minestra, formaggio, carne bollita e dolce. Quindi a nanna nei letti a castello.
Sarà stata la quota, ma io non ho praticamente chiuso occhio ed ho anche avuto un gran caldo.
Svegliati, o meglio io alzato, all'una e trenta, abbiamo fatto colazione alle due, ed alle due e quarantacinque siamo usciti fuori del Gouter accolti da una notte serena con un bel cielo stellato e con l'aria non fredda.
Così con le lampade frontali accese a farci strada nel buio, abbiamo iniziato a salire i faticosissimi 1000 metri di dislivello che ci separavano dalla vetta ben consapevoli del fatto che più andavamo in alto più la quota avrebbe reso duri i passi, perchè non abbiamo dimenticato neanche per un momento che meno di 48 ore prima eravamo al livello zero metri del Mare Adriatico di Pescara. Perciò negli zaini avevamo messo solo qualche capo per coprirci di più in caso di necessità , da mangiare un paio di barrette ed un po' d'acqua, insomma il minimo indispensabile.
Prima in leggera salita e poi su pendenze aumentate abbiamo raggiunto il Dome Du Gouter (4304 mt), quindi in lieve discesa il Col Du Dom (4250 mt), da dove arriva chi sale dal Rifugio Gonella, per poi risalire alla Capanna Vallot (4362 mt), dove siamo stati accolti da un vento teso da nord-est che sollevava polvere di neve gelata.
Entrati nel ricovero ci siamo coperti per bene con tutto quello che avevamo, quindi dopo un breve recupero siamo usciti ad affrontare i 500 metri di dislivello finali mentre ad est il chiarore dell'alba iniziava a prendersi via via sempre più spazio.
Andando a destra abbiamo calcato la linea di cresta che impennava decisamente e che a causa della fatica ci pareva molto più inclinata. Prima di ogni passo occorreva fare una profonda inspirazione e poi andare, ad aumentare anche solo di pochissimo l'andatura costava tanto.
Sulla neve durissima i ramponi e la piccozza aggrappavano con sicurezza, ma non per questo potevamo allentare la concentrazione perchè ai lati la cresta scivolava giù ripidissima.
Mentre il sole basso aveva fatto capolino ad est, ad ovest potevamo osservare la lunga ombra a forma di cono del Monte Bianco. Arrivati a quel punto, da una parte assaporavamo con gli occhi e la mente il piacere e la fortuna di poter essere lì. Dall'altra parta invece c'era la concretezza della fatica fisica diventata palpabile ogni volta che forzatamente aspiravamo aria nei polmoni.
Sui dossi delle Bosses un paio di volte abbiamo avuto l'illusione che ce l'avevamo quasi fatta. Sensazione disillusa dal successivo tratto ripido di scalata che si presentava. Pareva non finisse più. Non stavamo più neanche a guardare il panorama attorno, con la mente pensavamo solamente a mettere un passo avanti ad un altro e basta.
Così, piano, con volontà alle sei e quarantacinque, dopo quattr'ore che avevamo lasciato il rifugio, siamo arrivati sulla cupola sommitale del Monte Bianco a 4807 metri di quota.
In quel momento l'unico bisogno che ho avuto è stato quello di stare fermo a respirare profondamente poi, solo dopo qualche minuto, ho assaporato il piacere che eravamo in punta. Ci siamo fatti i complimenti. Attorno a 360 gradi le Alpi.
La discesa l'abbiamo effettuata naturalmente sulla stessa linea di salita. Ci siamo fermati al Gouter a recuperare il materiale lasciato, e poi via giù disarrampicando la parte rocciosa e riattraversando il Couloir. Dopo per la valle pietrosa fino al capolinea del trenino a cremagliera che ci ha trasportato alla funivia sulla quale terminiamo a Chamonix. In serata ad Aosta ci siamo concessi un'abbondante cena innaffiata con birra, vino e gassosa a reidratarci. Dopo la notte con il sonno ristoratore, il rientro in riva all': "...Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti." (Gabriele D'Annunzio)


We are in Aosta in the afternoon of july 16, 2020.
The subsequent early morning across the "Monte Bianco" tunnel we reach Chamonix/Le Houces (1007 meters a.s.l.), then on cableway and cogwhell train we arrive at "Nid D'Aigle" (2372 meters a.s.l.), where with backpacks on the shulders we go towards "Gouter" Refuge, the start of the "Normal Mountaineering French Route" to the "Mont Blanc".
On the steeply path, after two hours we arrive at the little "Tete Rousse" glacier (3228 meters a.s.l.), then we fastly across the famous "Gran Couloir". After we climb on the rocks (difficulties of I° and II°) up to the old "Gouter" refuge and after four hours from the start point we enter in the new "Gouter" refuge (3817 meters a.s.l.), for me a too much modern and technology structure cost six million of euros ... but without water in the taps!
At thirty past six p.m. we have dinner, then we go to sleep, but due to altitude I slept very little.
At two in the morning we have breakfast and and half hour after we start on the 1000 meters of altitude difference to the "Mont Blanc", under a starry sky.
We climb very slowly, because in our minds is clear the idea that less than 48 hours before we were at sea level in Pescara, our city.
We reach the Dome Du Gouter (4304 m), then the Col Du Dom (4250 m), and the Capanna Vallot (4362 m), where we were welcomed by a strong and cold wind from the north-east, and where we enter for a short rest before to climb the last 500 meters of altitude difference to the top, while the sun rise.
On the steep ridge of the "Bosses", every step we have to catch our breathe, and so we go up meter after meter very slowly with big effort.
At 6:45 a.m., after four hours from the start from the Gouter, we finally stay on the 4807 meters above sea level of the Mont Blanc.
For some minutes we want only to rest sitting and to breathe.
Then, with calm, we observe all around us the fantastic panorama at 360° of the Alps.
We descend from the same route taken uphill.
In the evening in Aosta, we eat and drink abundantly, and the next morning we set off again for the Adriatic Sea of Pescara.


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