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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, poi dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

domenica 28 gennaio 2024

--immersioni: " IL MURO"


Nella lunga fase di decompressione del mio scorso tuffo alla Marinella di Palmi incrociai quattro sub con i quali oltre a scambiare i classici segnali a gesti standardizzati, per iscritto ci presentammo grazie al wetnotes di Max, uno di loro mentre un altro, Luigi, videoriprendeva.
Contattandoci per telefono poi logicamente abbiamo chiacchierato di attrezzature e d'immersioni nello Stretto di Messina, ripromettendoci di farne una assieme non appena avessi riavuto un fine settimana libero per la distante trasferta.
Così è stato, ed allora eccoci sul lungomare di Lazzàro mentre prepariamo gli apparati per quella che poi sarà una profonda e bella discesa fino alla base del "Muro", singolare struttura rocciosa sommersa che a 50 metri interrompe lo scivolo sabbioso per cadere verticale giù.
Mentre nell'acqua trovata molto limpida costeggiavamo, avanti loro con scooter subacqueo ed io dietro a pinne, questa bella falesia sommersa che concede molto e la cui linea è parallela a quella della costa, potevo osservare un interessante spaccato di Mediterraneo subacqueo.
Alcune murene, musdee, più recenti ancore ammiragliato, più antichi ceppi in piombo romani, fittissimi branchi di anthias, stelle pentagono, il tutto ulteriormente impreziosito da una piccola colonia di Corallium Rubrum: mica poco!
Atterrato alla sua base alla massima profondità, intanto mi ero diviso dai compagni, notavo la volta appena strapiombante che forma una rientranza sulla sabbia, è il punto dove il muro di colpo s'interrompe.
Da qui ho proseguito seguendo comunque il suo ciglio roccioso che piegando nettamente verso nord, alla mia sinistra cioè verso terra, riguadagna gradatamente quota.
Ripassando sulle rocce meno fonde della struttura, ho ritrovato la sabbia ed un'isolata macchia di posidonia.
Girovagando e curiosando sotto costa tra gli scoglietti ed i cavi d'ormeggio delle barche dei pescatori locali, ho trascorso l'ultima parte di questa super immersione nello Ionio Calabrese mentre incrociavo nuovamete gli scooterizzati.

_ 103 mt. _ 140 min. _ temp. acqua 16°C _ e.c.c.r. _

Giacinto Marchionni



martedì 16 gennaio 2024

--immersioni: "NIRVANA BLU 2"


La condizione fondamentale per immergermi da riva alla Marinella di Palmi(RC), è che devo essere più che certo che non ci siano ne' vento e tanto meno onda, perchè in caso contrario la spiaggia d'ingresso in acqua con il suo acciottolato di grandi dimensioni già di per se scomoda per un bagnante in slip, per me solitario sub con diversi equipaggiamenti da movimentare diverrebbe impraticabile. In passato infatti in un'occasione, proprio all'ultimo minuto pronto con l'autorespiratore in spalla ed un paio di bombole ai fianchi, qui mi capitò di dover abortire il tuffo perchè si alzò un'onda frangente che, rendendomi l'entrata impossibile, mi obbligò a ricaricare tutto in macchina e per non perdere la giornata d'acqua poi spostarmi e ripiegare su altro sito.
Le sudette buone condizioni che avevo seguite e tenute sotto controllo nelle ultime 24 ore permangono, ed una volta giunto la vista diretta del mare che continua ad essere in calma piatta mi conferma le previsioni.
Senza fretta effettuo il lavoro di facchinaggio per trasportare a spalla gli apparati dall'automobile alla riva, prima scendendo e risalendo più volte per un paio di scalinate e poi muovendomi con attenzione sui grossi sassi arrotondati di questa cala.
Terminato il lavoro di braccia, vestito sottomuta, muta ed indossato il G.A.V./s.m., entro in acqua agganciandomi ai lati gli apparati e la bombola di b.o. pronto ad iniziare.
A profondità man mano crescente costeggio lo sperone che alla mia destra chiude la cala, nuotando su di un panorama subacqueo fatto di grandi scogli che per morfologia ricalca quello all'aria.
Raggiunta la cinquantina di metri passo di fianco all'imponente monolito roccioso della Motta, infilandomi poi sul ripidissimo pendio sottostante ammantato di gorgonie che offrono un magnifico spettacolo.
Non mi soffermo però più di tanto ad osservarle, lo farò successivamente in risalita, perchè rimango concentrato sulla calata, ed allora con costanza e senza mai forzare spingo con le pinne che m'indirizzano sull'ideale massima pendenza a guadagnare profondità.
A ciclo continuo monìtoro gli apparati, le indicazioni degli strumenti, la respirazione ed osservo fuori.
Superati gli ottanta metri le rosse paramuricee diradano nettamente, ma non per questo il panorama diventa per me meno interessante, anzi!
Il fondo si perde chissà dove verso il basso ed intorno il blu del mare diventa sempre più intenso parallelamente alla discesa.
Proseguo la profonda esplorazione scendendo sopra salti, gradini e scogli sparsi sull'inclinazione che non accenna a diminuire.
Lo stretto fascio di luce che parte dall'illuminatore sul mio casco schiarisce la rotta, ma anche senza il suo ausilio riesco a vedere nella penombra del mare.
Manca poco ai 120 metri e sono sospeso ed immobile a mezz'acqua poco distante da questa scogliera che, seppur molto più brulla rispetto a quello che invece offre a quote meno fonde di dove mi trovo, non poco mi attrae.
Inizio la risalita e come sempre solo da questa prospettiva dal basso verso l'alto, l'inclinazione già notevole sembra più sostenuta. Mentre diminuisce la quota, spesso mi volto a guardare ancora in giù da dove sto arrivando.
Raggiungo e zigzago dentro la fittissima boscaglia di gorgonie dal color rosso acceso ubriacante, che ospita anche organismi marini come trasparenti claveline, ricci di mare ed intrecci bianchi di filigrana implexa. Questi sono quelli che subito colpiscono lo sguardo. A soffermarsi ce ne sono tanti altri che non so quante immersioni basterebbero per studiarli per bene.
Riguadagno metri, riguadagno la Motta e riguadagno acque più luminose nel rispetto del tetto decompressivo.
Rientro nella fascia dei dieci metri ed in lontananza riconosco il chiarore delle bolle di scarico dell'autorespiratore di un sub che si avvicina ... non è solo però: sono in quattro. Due in circuito aperto e due in circuito chiuso come me.
Naturale è la reciproca sorpresa iniziale, poi le presentazioni scribacchiate sulla lavagnetta sub di Max, uno dei quattro, mentre Luigi, un altro del gruppo, videoriprende il simpatico incontro.
Io ricambio presentazioni e videoriprese.
A differenza di me arrivato da riva, loro hanno raggiunto il sito in gommone.
Non prima di esserci lasciati i recapiti ci salutiamo, nei giorni a seguire per telefono ci presenteremo meglio, poi prese strade diverse li vedo scomparire alla vista lassù sulla superficie.
Nonostante per me il debito decompressivo da smaltire in termini di tempo sia ancora lungo, mai mi annoio dentro questo mare che oramai, ad un tiro di sasso dalla battigia, è divenuto celeste.
Mi attende il lavoro finale, e se all'inizio me l'ero presa con calma per scendere le attrezzature fino all'acqua, figurarsi ora che lo devo fare in risalita ed in più viaggi, ma quest'ultima fatica si stempera con lo scorrere delle immagini del film dell'immersione appena conclusa che ho ancora davanti agli occhi e che per parecchio vi rimarranno.

_ 118 metri _ 180 minuti _ temp. acqua 16°C _ e.c.c.r. _

Giacinto Marchionni