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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea e dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.); e sin da ragazzo frequentatore della montagna, davanti a lei costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

domenica 6 marzo 2022

--immersioni: "EAST SIDE 2"




Sotto la sponda orientale del Lago di Albano, o Castelgandolfo, con una "pinneggiata" sommersa ad una decina di metri e parallela alla linea della sponda, in circa venti minuti raggiungo la verticale per una profonda immersione (92 metri / 185 minuti / temperatura acqua 10°), in doppio apparato a circuito chiuso.
Iniziata la discesa sulla massima pendenza fino a circa 25 metri attraverso l'acqua con visibilità di un paio di metri poi più in basso appena qualcosa in più e che, tutto sommato, relativamente agli standard del sito in questo periodo dell'anno è da considerarsi buona.
Fino a 72 metri bordeggio la massiccia e scura costola di rocce vulcaniche di una ben delimitata area di fondale che comunque termina nel fango poco più in basso, composta da massi accatastati che si alternano a brevi salti che m'incuriosiscono quando li illumino. Non mi ci dilungo più di tanto a sbirciarle meglio perchè oggi voglio scendere più in basso.
Attraverso e supero una fascia d'acqua bianca-opaca causata da emissione solforose e mi trovo quindi a nuotare a mezz'acqua sopra un monotono fondale di morbida melma di fondo che si solleva appena sfiorate dal vortice d'acqua del movimento delle pinne.
Solo grazie alla bussola alla mano riesco ad andare sulla massima pendenza, se così può essere detta la piatta sommersa che mi si prospetta davanti.
Qualche raro ramo d'albero caduto quaggiù ed apparentemente gonfiato dal sedimento che vi si è depositato sopra nel corso del tempo, per qualche momento compare nella scena. Poi tutto torna come prima con l'illuminatore che mi allarga solo di poco la vista.
Tutto intorno è buio, freddo, piatto, melmoso e silenzioso. Il solo rumore cadenzato che ascolto è il ritmo della ventilazione dentro i loop respiratori degli apparati.
Al 39° minuto ho superato i 90 metri. Mi volto di 180 gradi ed inizio la risalita e la necessaria lunga decompressione, riavvolgendo al contrario le fredde ma placide immagini che mi avevano accompagnato nella discesa.