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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

domenica 31 marzo 2019

^^montagna: "VIA STORICA ALLA META"


Nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, ascensione invernale per la parete nord-est del Monte Meta (2242 mt) sull'alpinistica Via Storica, che iniziando poco prima di un netto costolone roccioso salendo situato sulla sinistra e grosso modo a metà del Canalone Centrale, su costanti e sostenute pendenze finisce poco distante della croce di vetta.
Su tutta la linea abbiamo trovato neve portante ed in ottima condizione per gli attrezzi, tranne immediatamente dopo l'inizio del terzo tiro, quando non appena ripartiti dalla sosta abbiamo dovuto superare un tratto di rocce poco proteggibili ed a secco (III°), o con neve poca e marcia sopra.
Un ripidissimo muro è stato l'ultimo ostacolo da svalicare prima di uscire dalle difficoltà sulla panoramica cresta.

lunedì 25 marzo 2019

^^montagna: "GEMELLO CON VARIANTI"


La sezione settentrionale del lungo massiccio del Sirente è caratterizzata da due ampi, evidenti ed inconfondibili canaloni glaciali chiamati "Gemelli", rispettivamente di sinistra e di destra, che interrompono la continuità dell'articolata ed estesa parete nord.
In solitaria dai 1100 metri dei Prati del Sirente sono partito al sorgere del sole, sei del mattino, trovando un'insolita temperatura per il periodo di -5°. Di lena ho rimontato i ripidi pendii boschivi sotto la bellissima faggeta ancora spoglia di foglie ed a quota 1500 metri ho dovuto calzare i ramponi. Proseguendo, sono uscito dal bosco venendomi a trovare sotto l'imponente bastionata rocciosa.
Traversando a destra ho rimontato sopra vecchi slavinamenti e svalangamenti fino a giungere sotto la direttrice del canale Gemello di sinistra.
Da questo punto ho iniziato la vera e propria salita pestando neve molto dura con tratti ghiacciati.
Nella parte superiore, a quota 1850 metri circa, ho deciso d'indirizzarmi sulla sinistra dove si apre un altro canale più ripido di quello già salito, è la variante Iurisci che termina più in alto dell'uscita normale e proprio in vista della cima di Punta Macerola a 2258 metri.
In discesa dopo aver imboccato il Gemello sono andato giù per un tratto, quando a circa 1950 metri di quota prima di incrociare nuovamente la variante Iurisci percorsa, alla mia destra una bella rampa m'invitava nuovamente a scalare.
Salgo fino ad una selletta, 45-50°, dalla quale in basso a mancina notavo le mie peste della precedente ascesa. Piegavo poi decisamente a destra indirizzandomi verso una strettoia tra massi, con inclinazioni via via crescenti dai 55° fino ai 75° e con neve ancora ben solida sotto i ramponi.
Aiutandomi con le mani delicatamente ho superato un muretto di rocce con passi su misto di III°. A quel punto avrei dovuto traversare 2-3 metri a sinistra e poi risalire di poco per andare sul finale speroncino nevoso, visto prima dall'alto, che si ricongiungeva alla linea di vetta principale. La pendenza continuava ad essere sostenuta con l'aggiunta della neve diventata qui marcia.
Mi mancava davvero poco perché al massimo erano 3 i movimenti più impegnativi, poi le difficoltà sarebbero calate. Ero fortemente tentato.
Ho guardato verso il basso le mie lontane peste proprio all'inizio del tratto molto ripido. Slegato, senza protezioni e solo non era il caso, ed ho deciso di scendere.
Anche ripercorrere disarrampicando il pezzo appena salito, però non era uno scherzo.
Concentratissimo nei pensieri e nei singoli movimenti demoltiplicati, al rallentatore sono andato giù centimetro dopo centimetro faccia a monte, fin quando finalmente non ho riguadagnato il più tranquillo scivolo del gemello.
Alpinismo.

domenica 17 marzo 2019

^^montagna: "FILO DI SCOZIA"


Il canalino di alpinismo invernale Filo di Scozia, aperto da G.Guzzardi nel dicembre del 1989, è situato sulla destra orografica del terzo superiore del Majori, l'imponente valle glaciale che caratterizza il versante settentrionale proprio sotto la vetta del Sirente.
La quindicina di centimetri di neve fresca recentemente scesa che si è depositata sopra quella già oramai trasformata, ha reso l'avvicinamento davvero lavorato. Infatti in salita ho dovuto battere la traccia dal momento in cui ci siamo ritrovati sulla radura, proprio alla base del ripido vallone, fino all'attacco.
Il canale della via comunque è sempre aperto, panoramico e con pendenze mai eccessive. Un'impennata finale poco prima di uscire sulla bella ed aerea cresta del Peschio Fradicio, quella che separa il Majori dalla Valle Lupara, è stato l'ultimo ostacolo alpinistico da superare.

lunedì 11 marzo 2019

^^montagna: "SOGNO DI PRIMAVERA"


Stavolta assieme all'amico Fausto, a distanza di una settimana mi trovo nuovamente alla base del versante nord di Monte Canale nel gruppo del Sirente (Appennino Abruzzese), per scalare la via invernale Sogno di Primavera che sale nella profonda ed incassata gola che si apre tra la linea principale della montagna ed il suo avancorpo, detto "Pala" a causa della sua forma.
All'interno della goulotte, che offre decise e costanti inclinazioni, abbiamo preferito salire in progressione di cordata arrampicando sempre sopra una neve durissima ed in un ambiente che ai nostri occhi ai lati offriva ripidissimi spalti rocciosi sempre in ombra, in basso un panorama che scivolava ed in alto un gendarme di calcare che andava aggirato alla sua sinistra.
A seguito di questa struttura mi sono ritrovato, a sostare con chiodo da me piantato per assicurare Fausto che seguiva, su un'esile sella guadagnata con qualche passo ancor più inclinato dei precedenti su neve farinosa, dalla quale alla nostra destra avevamo un bell'affaccio verso il Canalone Brecciarola. Da questo piccolo pulpito la roccia che avevamo di fronte ed in alto, sebbene a vista pareva presentare difficoltà tecniche contenute era repulsivamente marcia e quindi da scartare. Come da relazione quindi bisognava riguadagnare la linea traversando verso sinistra su quello che noi abbiamo giudicato il tratto chiave della via: alcuni metri verticali quasi a secco di neve che per forza di cose erano da scalare con piccozze nelle mani e ramponi ai piedi.
Non prima di essere calato di qualche metro dalla sosta, con circospezione ho superato questo passaggio (III°), che ci faceva lasciare definitivamente la "goulotte" per finire così sul profilo principale del Monte di Canale e ritrovare neve piu' compatta sotto i ramponi.
Da qui seguendo l'ideale traccia che sale poco a sinistra della cresta, con un paio di lunghezze di corda siamo arrivati sulla sommità di un panoramico cocuzzolo roccioso. Poi con attenzione siamo ridiscesi per rocce e neve molle ad un intaglio, quindi ancora su per l'ultima fatica sul pendio sommitale sul quale ho sudato arando la neve crostosa e non portante che in certi punti sfondava anche fin sopra il ginocchio, per giungere alla fine della scalata di questa bella via sulla vetta battuta dal vento.

lunedì 4 marzo 2019

^^montagna: "CANALE DELLA FONTE"


Sulla destra orografica del lungo spigolo di nord-est del Monte Canale (2151 mt.) nel Massiccio del Sirente, solitario, isolato e poco frequentato il canale detto della Fonte, salito per la prima volta l'otto maggio del 1994 (V.Abbate, A.Pellegrini e M.Risi), con un dislivello di circa 500 metri dall'attacco all'uscita in cima, si snoda su costanti pendenze di 45°-50° in un variegato ambiente montano invernale con un paio di caratteristici passaggi tra corridoi rocciosi.
Partiti dallo Chalet del Sirente (1170 mt.), raggiungiamo la bella Piana di Canale dalla quale, prima d'infilarci nella fitta faggeta e perdere le prospettive, possiamo osservare per bene la base dell'attacco verso il quale per decisa linea retta c'indirizziamo ed arriviamo pestando la traccia e superando sulla loro massima pendenza un paio di ripidi saliscendi poco intuibili dal pianoro.
Poi nel primo terzo della salita della via troviamo una faticosa neve non trasformata e quindi non portante, mentre nei restanti due terzi gli attrezzi aggrappavano benissimo. Abbiamo superato anche qualche breve tratto di facile misto ed erbe gelate prima della quasi ghiacciata rampa finale sotto la vetta.
Invece per la discesa dei tre rami d'uscita del Canale Brecciarola o Canalone di Monte Canale, abbiamo optato per quello orograficamente più a destra che ci ha offerto neve durissima sulla quale le punte anteriori dei ramponi penetravano appena.