La mia foto
PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea e dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.); e sin da ragazzo frequentatore della montagna, davanti a lei costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

giovedì 24 agosto 1995

--immersioni: PUNTA SARDEGNA


Poco a nord di PALAU, su delle belle acque di color turchese, si affaccia un capo appena accennato chiamato PUNTA SARDEGNA. Di fronte, separata da un canale trafficatissimo d'imbarcazioni di ogni stazza, l'isola della MADDALENA.
Sempre interessato da nuovi posti dove immergermi un po' fuori dei normali giri, nell'agosto del '95 durante un soggiorno in COSTA SMERALDA, girovagando assieme a Carla, Mariaelena e Paolo alla ricerca di una caletta dove trascorrere una giornata di sole e di mare, dopo aver casualmente percorso una ripida e tortuosa stradina in discesa, arrivammo in prossimità del faro di Punta Sardegna. Qualche metro in basso l'acqua splendida e trasparente sciabordava sopra i massi di granito arrotondati. Tra il posare gli occhi su quel bel mare ed il pensare d'immergerci lì fu tutt'uno. L'idea fu avvalorata ulteriormente dopo la visione della carta nautica della zona riportante le profondità. Il giorno dopo infatti ritornammo nello stesso punto con le attrezzature da sub. Solita fu la sudata che facemmo per trasportare bombole, zavorre e mute vicino l'acqua, però la fatica fu ampiamente ripagata dal bel sito d'immersione che scovammo. Nuotando per un breve tratto in superficie proprio da sotto il faro in direzione sud, incontrammo inizialmente un primo gruppo di scoglietti semiaffioranti dall'acqua, seguito a poca distanza da altre roccette. Questo fu il punto d'inizio vero e proprio dell'immersione. Affondammo sopra uno sterminato pratone di posidonia oceanica intervallata da brevi radure di sabbia chiara. Pinneggiammo così senza meta alcuna, seguendo la linea sommersa della costa ad una decina di metri di profondità fin quando non giungemmo sopra un pronunciato masso che si elevava nettamente dal fondo. Da qui scovammo in direzione est una spalla rocciosa che a gradoni uno dietro l'altro scendeva nell'acqua fino ad una trentina di metri e che pareva aspettare solo noi! Le fenditure del granito erano ricoperte da innumerevoli eunicelle, le gorgonie gialle, tra le quali nuotavano sterminati branchi di saraghi fasciati e pizzuti. Nelle spacche più incassate ricordo anche diverse murene. Ci muovevamo in mezzo al granito che con le sue curvature a momenti ci nascondeva dalla vista degli altri mentre scendevamo verso le fondamenta della penisola sommersa nel bel blu, accompagnati dall'interminabile rumore di fondo dei natanti che su in alto attraversavano quel braccio d'acqua. Facemmo appena in tempo a vedere delle cernie fuori tana prima che se la dessero a gambe. Fu un divertimento assoluto illuminare con i fari i pertugi più bui che così ci regalavano, ognuno, delle piccole tavolozze coloratissime dai tanti organismi incrostanti. Se non avessimo insistito perlustrando la zona in maniera estesa, avremmo visto solamente tanta ondeggiante posidonia senza trovare quella granitica isola sommersa.