La mia foto
PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, poi dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

giovedì 25 aprile 2024

--immersioni: "NO INDICATION"

Stava albeggiando mentre guidavo sulla statale Gardesana Occidentale, quando a lato ho notato una piazzola di sosta dove mi sono fermato per dare un'occhiata.
Sceso, al di là del muricciolo c'era un viottolo con il quale ho raggiungo la ghiaiosa spiaggetta sottostante.
Una bandiera fissata su di un albero mi suggeriva essere frequentata dai surfisti, daltronde il Garda è definito la "fabbrica del vento".
Osservavo la bellezza di questo lago che dal bordo acqua si esaltava ancor di più, ed osservavo anche il bagnasciuga che risultava essere abbastanza comodo per l'ingresso in acqua con gli autorespiratori. Ho deciso che quello sarebbe stato il sito del tuffo.
Ho iniziato tutta la trafila pre immersione che mi occorreva non solo per preparare e ricontrollare tutto, ma anche per trovare la concentrazione necessaria per un tuffo impegnativo, in un sito dove non ero mai stato ed in solitaria. Con questi pensieri in testa ho fatto qualche su e giù per il trasporto delle attrezzature.
Bevuto e mangiato qualcosa, procedevo con la vestizione della muta, la preparazione delle fotovideocamere, l'indossaggio del g.a.v. side-mount e dei guanti stagni. Finito sono sceso giù all'acqua per entrarvi.
Calzate le pinne, ho agganciato gli apparati ai lati, sistemata la bussola ed, effettuato un ultimo check, ho iniziato.
Subito ho oltrepassato la limitata zona delle ghiaie della spiaggetta che per qualche metro proseguiva anche sott'acqua, e poi la fascia delle piante acquatiche. Immediatamente dopo ho trovato il fondale che fino ad una trentina di metri aveva una dominante luminosa verde chiaro con un ampio orizzonte.
Non avevo dubbi sulla rotta da seguire: un netto solco nel pietrisco era orientato per 165° sulla massima pendenza molto accentuata.
Rispetto al tuffo precedente nel Lago di Garda ero spostato verso nord di mezzo chilometro. La morfologia era livemente diversa perchè tutta la fase fonda è stata caratterizzata da una serie di costolature dovute a stratificazioni geologiche che formavano gradini di roccia, mentre nell'altro posto prevaleva il sedimento.
Ho osservato cose nuove, ma come l'altra volta quello che mi ha sorpreso maggiormente è stata la limpidezza dell'acqua.
Verso i 40 metri sono passato di lato ad un tronco con dei rami caduto quaggiù.
Dopo 70 metri davanti, ho visto un estesa lastra di roccia inclinata che formava un altro ciglio che ho scavalcato.
Ad una novantina di metri dei galleggianti ovoidali erano quello che rimaneva di una rete da posta persa. Poi ho raggiunto un'altra costola di roccia chiara.
Con la luce e con gli occhi sondavo il buio che avevo davanti e sotto, e avanzavo con dosati colpi di pinne senza mai forzarli.
Superati i 100 metri ho continuato ancora oltrepassando il salto di un altro gradino per arrivare su un'area di sassi frantumati: 110 metri. Lì la temperatura dell'acqua era di 10°C, in superficie dodici.
Senza affrettarmi ho invertito la rotta, ed ho navigato per 345° ripassando sugli stessi scogli sui quali ero transitato qualche minuto prima.
A 70 metri ho anche provato a spegnere per qualche momento l'illuminatore riuscendo a vedere nettamente, seppur in forte penombra, la morfologia a conferma della notevole limpidezza dell'acqua di questo lago.
Lentamente come la velocità di risalita, la prospettiva sfumava dal verde molto scuro al chiaro.
Alla base di uno scoglio c'era un piccolo persico che impotente scodava intrappolato dentro la matassa aggrovigliata di una rete. Con il tagliasagole attentamente ho reciso i sottili fili che l'avevano imprigionato riuscendo a farlo fuggir via.
Ad un certo punto ho anche avuto la sensazione di sentirmi osservato, e non sbagliavo perchè un luccio immobile a mezz'acqua mi fissava.
Lentamente ho riguadagnato metri in direzione delle piante sommerse che colonizzavano la zona più luminosa, fino a rivedere la mia boa segnasub galleggiare, per riemergere dopo due ore e tredici minuti.

Sponda Occidentale del Lago di Garda _ 110mt. _ 133min. _ e.c.c.r.



giovedì 18 aprile 2024

martedì 9 aprile 2024

--immersioni: "GARDESANA OCCIDENTALE"




Lago di Garda/sponda ovest _ 104mt/130min _ e.c.c.r.

Giunto nel posto dove avevo già immaginato e da tempo programmato d'immergermi, una verticale e profonda parete sommersa, ahimè purtroppo devo variare il mio proposito perchè ci sono ovunque non solo inequivocabili divieti di sosta con indicazione di rimozione forzata del mezzo, ma anche un'invalicabile transenna. Tutta l'area è interdetta a causa di frane di massi dalle pareti rocciose sovrastanti.
Un po' deluso ed innervosito, riprendo la statale Gardesana Occidentale in direzione sud e dopo qualche chilometro su questa strada costretta tra rocce ed acqua e con pochissime vie di sfogo laterali, vedo alla mia sinistra lato lago una quanto mai rara piazzola di sosta nella quale senza indugio m'infilo e parcheggio per avere con calma il tempo di riflettere sul da farsi.
Apro la carta del Lago di Garda per fare il punto e capisco dove mi trovo. Poi, dopo aver misurato le distanze tra le linee batimetriche sommerse della zona, calcolo che proprio qui sotto il fondale ha comunque una decisa pendenza. Tra l'altro, il posto è evidentemente frequentato da bagnanti e turisti, infatti a pochi metri c'è un breve e comodo viottolo a gradoni che scende al bagnasciuga di una microscopica spiaggetta ghiaiosa all'ombra di una bella vegetazione.
Allora, senza stare più di tanto a lamentarmi che sono sfigato o cose del genere perchè il "target" nel quale mi sono già immerso con la fantasia non so quante di quelle volte è impraticabile, anche se non ho alcun tipo di informazione su questo sito sommerso o se ne valga la pena farci un tuffo, in due secondi prendo la decisione: andrò qui con i miei apparati e con rinnovato entusiasmo inizio a prepararmi.
Come sempre mi succede quando mi trovo in un luogo sommerso che non conosco, al tempo stesso sono circospetto, attento e curioso.
Messa la testa sott'acqua noto subito la sua limpidezza e luminosità, per lo meno qui nella bassa profondità sassosa. Temperatura 10°C.
Il programma del tuffo l'ho ben chiaro in mente: con nessuna divagazione m'indirizzo sulla linea di massima pendenza, senza una quota o un obbiettivo da raggiungere: scenderò, valuterò e deciderò strada facendo.
Tra i tre ed i sette metri oltrepasso una fascia di lunghe e verdi piante acquatiche, poi il pavimento del fondo ritorna di sedimento e di scogli tutti ricoperti di due specie di molluschi bivalvi infestanti e non autoctoni, simili a piccole cozze ma non più grandi di 3 centimetri, la Dreissena polymorpha e la Dreissena bugensis, o cozza quagga.
Inizio la vera e proprio calata nell'inaspettato terso, tanto che fino ad una certa quota non ho la necessità d'illuminare e nonostante ciò rimango molto attento. Che differenza rispetto al Lago di Scanno, dove a mezzogiorno a sei metri di profondità in certe giornate è buio pesto!
Effettuo videoriprese quando passo tra isolati scogli mentre piccoli branchi di persici mi osservano e mi seguono.
Grazie al fondo molto inclinato mi ritrovo abbastanza celermente a più di 70 metri, a conferma del fatto che la stima della pendenza fatto a secco era corretta.
Distante alla mia destra intravedo un masso molto grande, però ligio al programma non devio e proseguo giù con i persici che continuano a scortarmi. Dato che non credo che questa zona sia frequentata da sub, penso che probabilmentela la mia presenza suscita in loro curiosità.
D'abitudine alterno ogni dieci minuti la ventilazione tra i due apparati, monìtoro le indicazioni degli strumenti e controllo la respirazione. Un colpo di pinna dietro all'altro, e senza mai forzare arrivo a 90 metri.
La temperatura continua a riamanere costante a 10°C, cosa per me insolita in quanto in altri siti di acque dolci o salate normalmente diminuisce all'aumentare della profondità. Quindi oltre alla limpidezza fin'ora trovata incamero anche il fatto, per me nuovo, della costanza della temperatura a prescindere dalla quota.
Non varia neanche l'angolo dello scivolo che prosegue verso sotto, e proseguo anch'io sempre più colpito dall'acqua pulita.
A 100 metri controllando i valori di decompressione indicati dagli strumenti, stimo un run-time totale alla riemersione di circa un paio d'ore che non intendo allungare ulteriormente, quindi compio un'ampia accostata che mi riposiziona in risalita.
Come sempre succede da questo punto di vista dal basso in su, percepisco ancora meglio la pendenza. Disseminati un po' a destra ed un po' a sinistra passo tra alcuni scogli.
Arrivo sui 50 metri, e grazie all'acqua pulita sono investito dalla luminosità che arriva dall'alto. Ed allora è più che naturale la spontaneità del paragone con un altro lago, quello di Castelgandolfo dove alla stessa profondità l'unico colore da vedere è il nero di pece!
Rimanendo sempre un po' al di sotto del "ceiling" vado su riportandomi fino alla base dell'intreccio delle piante verdi con su numerosi nastri bianchi e gelatinosi delle uova dei persici.
Qui trascorro l'ultima parte della decompressione e come mia personale procedura da ogni risalita da un tuffo impegnativo, anche oggi e senza alcuna fretta allungo questo tempo oltre il valore indicato degli strumenti.

martedì 2 aprile 2024

^^montagna: "TRAVERSATA DELLA CRESTA DELLA ROCCA DI ORATINO"



Traversata sulla Cresta della Rocca di Oratino(CB), una solitaria torre medievale d'avvistamento posta su di una montagna in miniatura.
La prima parte della scalata, sempre in esposizione a mezzo metro dal vuoto, si snoda sulle stratificazioni situate proprio sul filo della parete che netta cade a nord e con un tiro d'uscita si breve, ma spettacolare perchè su di un bel diedro inclinato a destra.
Poi sulla cresta il continuo saliscendi tra cocuzzoli di roccia, intagli e verticali affacci che terminano proprio in corrispondenza dell'antica "Rocca" di Oratino, con panorama a 360° sulla valle del Biferno e su antichi piccoli borghi.

Giacinto Marchionni

domenica 24 marzo 2024

^^montagna: "NASTRO DI GHIACCIO"




Ripeto per la seconda volta sulla parete ovest della Costa della Tavola (Massiccio del Velino nell'Appennino Abruzzese), la via invernale Nastro di ghiaccio (Abbate-Risi; AD+; 55°/65°).
Contrariamente alle condizioni trovate nella scorsa scalata del febbraio 2022 quando, con neve molto pesante, affondavamo ad ogni passo anche fin quasi al ginocchio, questa volta un buon fondo portante per gli attrezzi ci ha consentito una salita spedita.
Lasciata all'albeggiare l'auto ai Piani di Pezza, abbiamo rimontato la fitta e ripida faggeta posta tra la parete ovest della Tavola ed il cocuzzolo della Castelluccia. Usciti dal bosco sulle sassose morene basali di questo articolato versante della montagna, a circa 1900 metri abbiamo trovato la neve che da lì in poi abbiamo pestato fino in punta.
Con la costante pendenza a più di 50° per tutta la salita, alcuni tratti anche più inclinati, grosso modo a metà ascensione muovendoci sul misto d'Appennino in cordata abbiamo superato un traverso molto esposto su di una stretta cengia ricoperta da neve vuota sotto, andando a sostare immediatamente dopo.
Subito dopo la ripartenza passi a 65° di misto, e poi via dritti dentro un bellissimo canale continuo che ci ha condotto sulla cupola sommitale ed in vetta sulla Costa della Tavola (2182mt).
Dopo la pausa, velocemente siamo scesi verso sud alla sella sottostante per poi rimontare al Capo di Pezza a 2177 metri.

lunedì 18 marzo 2024

--immersioni: "UNICO POSTO"




Ionio Calabrese
Lazzaro (RC) _ La Castelluccia _ 127mt _ 216 min _ e.c.c.r.

Dopo aver superato a circa 40 metri il bordo superiore di una bellissima parete sommersa parallela alla spiaggia, sono arrivato alla sua base sulla settantina. Ho quindi seguito una poco distante e bassa crestina di rocce orientata proprio sulla massima pendenza che già in una passata immersione costeggiai fino a 107 metri. Allora, vedendo che la scogliera proseguiva, progettai di tornarci ed esplorarla un po' più giù.
Raggiunto e superato il punto della scorsa volta, ho continuato fin dove definitivamente a 112 metri la cresta si spegne sul vuoto sedimento sabbioso.
Spinto dalla curiosità, nonostante il fondale brullo ho deciso comunque di andare oltre e, sempre sull'inclinazione massima, con misurati colpi di pinne ho raggiunto i 127 metri di profondità.
Nonostante la quota, la luminosità trovata era relativamente buona perchè avrei anche potuto non accendere il faro sub, che ho usato solo per le videoriprese.
All'inizio della risalita, sulla cresta alla mia dritta ho visto una specie di breve corridoio tra le rocce che avrebbe meritato di essere visitato, ma ho preferito non soffermarmi vista la lunga decompressione segnalata dagli strumenti.
Più su, un paio di ceppi in piombo d'epoca romana persi da allora, il notevole scorcio dal basso della parete ed una moltitudine di pesci hanno ulteriormente decorato il tuffo in questo unico e splendido sito.
Oramai a quote basse c'era un refolo di corrente proveniente da ovest, la mia sinistra, davvero fastidioso che cercavo di evitare dietro gli scogli.

Giacinto Marchionni

mercoledì 28 febbraio 2024

^^montagna: "SP 65"


Sul pedale, da Pescara al Rifugio Pomilio alla Majelleta passando da Lettomanoppello, e ritorno.



domenica 18 febbraio 2024

--immersioni: "IL CONTRAFFORTE"


Una circoscritta area sommersa sul lato est del Lago di Castelgandolfo/Albano è caratterizzata da rocce che variano il tipico fondale melmoso con modesta pendenza.
Questa zona si estende per circa 200 metri in lunghezza ed ha il margine superiore a profondità variabile tra i 40 ed i 50 metri.
Da questo bordo una falesia va giù con paretine verticali e franate di scogli le cui basi poggiano tra i 60 ed i 75 metri. Praticamente un muro sbrecciato dall'andamento articolato e con altezze variabili.
Come confine alla sua sinistra orografica (sud), prima c'è una specie di vallone di sedimento che interrompe la linea rocciosa ed immediatamente dopo, sempre spostato verso sud, uno sperone di roccia oltre il quale il fondo torna fangoso. Lo sperone è orientato sulla massima pendenza e termina ad una settantina di metri come tutto il resto del contrafforte.
Proprio sugli scogli lavici di questo sperone passa la parte su roccia della linea di discesa/risalita che ho tesato tra i 10 ed i 90 metri, al cui termine sul fango c'è la statuina della Sirena.
Il "filmetto" è una breve sintesi di una serie di tuffi dedicati ad esplorare queste pareti perse nel buio.
In uno, tra la superficie ed i venti metri di profondità, mi sono un po' stupito di sentirmi scarrocciare da un filo di corrente. Non problematica, però più che altro fastidiosa e che mai prima d'ora m'era capitato d'incontrare nel lago. Era causata dal forte vento di scirocco che soffiava parallelo a quel lato della costa dov'ero e che, oltre a generare in superficie onde con crestine spumose, sotto spostava anche l'acqua.

Giacinto Marchionni



domenica 28 gennaio 2024

--immersioni: " IL MURO"


Nella lunga fase di decompressione del mio scorso tuffo alla Marinella di Palmi incrociai quattro sub con i quali oltre a scambiare i classici segnali a gesti standardizzati, per iscritto ci presentammo grazie al wetnotes di Max, uno di loro mentre un altro, Luigi, videoriprendeva.
Contattandoci per telefono poi logicamente abbiamo chiacchierato di attrezzature e d'immersioni nello Stretto di Messina, ripromettendoci di farne una assieme non appena avessi riavuto un fine settimana libero per la distante trasferta.
Così è stato, ed allora eccoci sul lungomare di Lazzàro mentre prepariamo gli apparati per quella che poi sarà una profonda e bella discesa fino alla base del "Muro", singolare struttura rocciosa sommersa che a 50 metri interrompe lo scivolo sabbioso per cadere verticale giù.
Mentre nell'acqua trovata molto limpida costeggiavamo, avanti loro con scooter subacqueo ed io dietro a pinne, questa bella falesia sommersa che concede molto e la cui linea è parallela a quella della costa, potevo osservare un interessante spaccato di Mediterraneo subacqueo.
Alcune murene, musdee, più recenti ancore ammiragliato, più antichi ceppi in piombo romani, fittissimi branchi di anthias, stelle pentagono, il tutto ulteriormente impreziosito da una piccola colonia di Corallium Rubrum: mica poco!
Atterrato alla sua base alla massima profondità, intanto mi ero diviso dai compagni, notavo la volta appena strapiombante che forma una rientranza sulla sabbia, è il punto dove il muro di colpo s'interrompe.
Da qui ho proseguito seguendo comunque il suo ciglio roccioso che piegando nettamente verso nord, alla mia sinistra cioè verso terra, riguadagna gradatamente quota.
Ripassando sulle rocce meno fonde della struttura, ho ritrovato la sabbia ed un'isolata macchia di posidonia.
Girovagando e curiosando sotto costa tra gli scoglietti ed i cavi d'ormeggio delle barche dei pescatori locali, ho trascorso l'ultima parte di questa super immersione nello Ionio Calabrese mentre incrociavo nuovamete gli scooterizzati.

_ 103 mt. _ 140 min. _ temp. acqua 16°C _ e.c.c.r. _

Giacinto Marchionni



martedì 16 gennaio 2024

--immersioni: "NIRVANA BLU 2"


La condizione fondamentale per immergermi da riva alla Marinella di Palmi(RC), è che devo essere più che certo che non ci siano ne' vento e tanto meno onda, perchè in caso contrario la spiaggia d'ingresso in acqua con il suo acciottolato di grandi dimensioni già di per se scomoda per un bagnante in slip, per me solitario sub con diversi equipaggiamenti da movimentare diverrebbe impraticabile. In passato infatti in un'occasione, proprio all'ultimo minuto pronto con l'autorespiratore in spalla ed un paio di bombole ai fianchi, qui mi capitò di dover abortire il tuffo perchè si alzò un'onda frangente che, rendendomi l'entrata impossibile, mi obbligò a ricaricare tutto in macchina e per non perdere la giornata d'acqua poi spostarmi e ripiegare su altro sito.
Le sudette buone condizioni che avevo seguite e tenute sotto controllo nelle ultime 24 ore permangono, ed una volta giunto la vista diretta del mare che continua ad essere in calma piatta mi conferma le previsioni.
Senza fretta effettuo il lavoro di facchinaggio per trasportare a spalla gli apparati dall'automobile alla riva, prima scendendo e risalendo più volte per un paio di scalinate e poi muovendomi con attenzione sui grossi sassi arrotondati di questa cala.
Terminato il lavoro di braccia, vestito sottomuta, muta ed indossato il G.A.V./s.m., entro in acqua agganciandomi ai lati gli apparati e la bombola di b.o. pronto ad iniziare.
A profondità man mano crescente costeggio lo sperone che alla mia destra chiude la cala, nuotando su di un panorama subacqueo fatto di grandi scogli che per morfologia ricalca quello all'aria.
Raggiunta la cinquantina di metri passo di fianco all'imponente monolito roccioso della Motta, infilandomi poi sul ripidissimo pendio sottostante ammantato di gorgonie che offrono un magnifico spettacolo.
Non mi soffermo però più di tanto ad osservarle, lo farò successivamente in risalita, perchè rimango concentrato sulla calata, ed allora con costanza e senza mai forzare spingo con le pinne che m'indirizzano sull'ideale massima pendenza a guadagnare profondità.
A ciclo continuo monìtoro gli apparati, le indicazioni degli strumenti, la respirazione ed osservo fuori.
Superati gli ottanta metri le rosse paramuricee diradano nettamente, ma non per questo il panorama diventa per me meno interessante, anzi!
Il fondo si perde chissà dove verso il basso ed intorno il blu del mare diventa sempre più intenso parallelamente alla discesa.
Proseguo la profonda esplorazione scendendo sopra salti, gradini e scogli sparsi sull'inclinazione che non accenna a diminuire.
Lo stretto fascio di luce che parte dall'illuminatore sul mio casco schiarisce la rotta, ma anche senza il suo ausilio riesco a vedere nella penombra del mare.
Manca poco ai 120 metri e sono sospeso ed immobile a mezz'acqua poco distante da questa scogliera che, seppur molto più brulla rispetto a quello che invece offre a quote meno fonde di dove mi trovo, non poco mi attrae.
Inizio la risalita e come sempre solo da questa prospettiva dal basso verso l'alto, l'inclinazione già notevole sembra più sostenuta. Mentre diminuisce la quota, spesso mi volto a guardare ancora in giù da dove sto arrivando.
Raggiungo e zigzago dentro la fittissima boscaglia di gorgonie dal color rosso acceso ubriacante, che ospita anche organismi marini come trasparenti claveline, ricci di mare ed intrecci bianchi di filigrana implexa. Questi sono quelli che subito colpiscono lo sguardo. A soffermarsi ce ne sono tanti altri che non so quante immersioni basterebbero per studiarli per bene.
Riguadagno metri, riguadagno la Motta e riguadagno acque più luminose nel rispetto del tetto decompressivo.
Rientro nella fascia dei dieci metri ed in lontananza riconosco il chiarore delle bolle di scarico dell'autorespiratore di un sub che si avvicina ... non è solo però: sono in quattro. Due in circuito aperto e due in circuito chiuso come me.
Naturale è la reciproca sorpresa iniziale, poi le presentazioni scribacchiate sulla lavagnetta sub di Max, uno dei quattro, mentre Luigi, un altro del gruppo, videoriprende il simpatico incontro.
Io ricambio presentazioni e videoriprese.
A differenza di me arrivato da riva, loro hanno raggiunto il sito in gommone.
Non prima di esserci lasciati i recapiti ci salutiamo, nei giorni a seguire per telefono ci presenteremo meglio, poi prese strade diverse li vedo scomparire alla vista lassù sulla superficie.
Nonostante per me il debito decompressivo da smaltire in termini di tempo sia ancora lungo, mai mi annoio dentro questo mare che oramai, ad un tiro di sasso dalla battigia, è divenuto celeste.
Mi attende il lavoro finale, e se all'inizio me l'ero presa con calma per scendere le attrezzature fino all'acqua, figurarsi ora che lo devo fare in risalita ed in più viaggi, ma quest'ultima fatica si stempera con lo scorrere delle immagini del film dell'immersione appena conclusa che ho ancora davanti agli occhi e che per parecchio vi rimarranno.

_ 118 metri _ 180 minuti _ temp. acqua 16°C _ e.c.c.r. _

Giacinto Marchionni