DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
giovedì 25 aprile 2024
--immersioni: "NO INDICATION"
Lago di Garda _ Sponda Occidentale _ 110mt. _ 2h 13min _ e.c.c.r.
Al di là del muricciolo tra la vegetazione c'è un viottolo che scende ad una ghiaiosa spiaggetta sulla sponda ovest del Lago di Garda.
Una bandiera fissata su di un albero mi dice essere uno spot per surfisti: il Garda è definito la "fabbrica del vento".
Da questo angolo riparato osservo la bellezza di questo grande lago che dal bordo acqua si esalta ancor di più, ed osservo anche il bagnasciuga che risulta essere abbastanza comodo per l'ingresso con gli autorespiratori: decido che questo è il sito del tuffo.
Inizio la trafila pre immersione che mi occorre non solo per preparare e ricontrollare tutto, ma anche per trovare la concentrazione per un profondo tuffo esplorativo in solitaria, in un sito dove non sono mai stato e probabilmente non frequentato da sub. Al termine, infatti, un velista assiduo di questa caletta mi dice che è la prima volta che ci vede qualcuno con autorespiratore.
Qualche su e giù per movimentare le attrezzature, bevuto e mangiato qualcosa e procedo con la vestizione della muta, la preparazione delle fotovideocamere, l'indossaggio del g.a.v. side-mount e dei guanti stagni. Finito, scendo all'acqua.
Calzate le pinne, agganciati gli apparati, effettuo un ultimo check ed inizio.
Subito oltrepasso la limitata zona delle ghiaie della spiaggetta che per qualche metro prosegue anche sott'acqua, poi la boscaglia delle verdi e lunghe piante d'acqua bassa. Dopo trovo il fondale che fino ad una trentina di metri ha una visibilità con dominante verde chiaro.
Non mi pongo dubbi sulla rotta da seguire perchè un netto solco nel pietrisco è orientato per 165° sulla massima pendenza, per altro molto accentuata.
Rispetto al tuffo precedente nel Lago di Garda sono spostato verso nord di mezzo chilometro. La morfologia è livemente diversa perchè tutta la fase fonda è stata caratterizzata da una serie di costolature dovute a stratificazioni geologiche che formano ampi gradini di roccia, mentre nell'altro posto prevaleva il sedimento.
Gradatamente entro nella fascia d'acqua più buia, ma sempre tersa, dove avanzo con circospezione.
Dopo 70 metri vedo una lastra di roccia inclinata che forma un ciglio e che scavalco.
A 90 metri i classici piccoli galleggianti ovoidali sono quello che rimane di una rete da pesca persa.
Rggiungo un'altra costola di roccia chiara.
Con la luce e con gli occhi sondo il buio che ho davanti e sotto, e avanzo con misurati colpi di pinne.
Superati i 100 metri continuo ancora oltrepassando il salto di un altro gradino per arrivare su un'area di sassi frantumati: 110 metri. Lì la temperatura dell'acqua sempre limpida è di 10°C, in superficie dodici.
Inverto la rotta e navigo per 345° riguadagnando gli stessi scogli dov'ero transitato prima.
A 70 metri con gli occhi oramai condizionati dal buio provo a spegnere per qualche momento l'illuminatore riuscendo a vedere nettamente, seppur in forte penombra, a conferma della notevole limpidezza dell'acqua di questo lago rispetto ad altri che frequento.
Lentamente come la mia velocità di risalita, anche la prospettiva sfuma dal verde molto scuro a quello chiaro.
Alla base di uno scoglio c'è un piccolo persico che scoda intrappolato dentro la matassa aggrovigliata di una rete. Con il tagliasagole recido i sottili fili che l'avevano imprigionato e lo libero.
Piano vado su in direzione della zona più luminosa fino a rivedere la mia boa segnasub galleggiare in superficie.
Riemergo dopo due ore e tredici minuti.
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