La mia foto
PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea e dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.); e sin da ragazzo frequentatore della montagna, davanti a lei costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

sabato 30 maggio 2009

^^montagna: "SCIALPINISMO SUL MONTE CORVO"


Magggio 2009
Per questa ascensione scialpinistica sul monte Corvo, alto 2623 metri e situato nel gruppo del Gran Sasso d'Italia, nonostante fosse il mese di maggio abbiamo trovato un buon innevamento.

lunedì 25 maggio 2009

--immersioni: L'ANSA DELLE SIRENE

A maggio del 2009, a coronamento di una splendida settimana d'immersioni sulla calabra COSTA VIOLA, io ed Ugo decidemmo di fare un tuffo all'ANSA DELLE SIRENE.
Viste le profondità che dovevamo raggiungere, con il prezioso appoggio logistico del caro amico Franco Santoro organizzammo il tutto aiutandolo nella preparazione delle miscele nitrox e trimix che ci sarebbero servite. Partimmo dal porto di Palmi e con una mezz'oretta di tranquilla navigazione in gommone raggiungemmo il sito d'immersione.
Con scrupolo ci preparammo. Indossammo i "gruppi", agganciammo la bombola con la miscela di viaggio (nitrox) di lato e saltammo in acqua.
A sei metri di profondità fissammo sulla cima dell'ancora del natante la bombola di ossigeno che avremmo adoperato per la decompressione. Solo allora iniziò la discesa vera e propria. La strada che dovevamo seguire era semplice e chiara: bastava posizionarsi sulla linea di massima pendenza facilmente individuabile su quel ripidissimo declivio sommerso ed andare giù. In quella fase non ci soffermammo ad osservare la stupenda foresta di gorgonie sulla quale stavamo transitando perchè l'obbiettivo era quello di scendere il più velocemente possibile.
A 35 metri sostituimmo la cosidetta "miscela di viaggio", il nitrox, con quella il trimix di "fondo". Le cifre digitali dei profondimetri iniziarono ad incrementare i loro valori: 60, 65, 70 metri.
A questa quota la luce decisamente scemò, facendoci trovare dentro uno scurissimo crepuscolo. A 75 metri fu come affacciarsi al limite di una smisurata balconata: al già inclinatissimo fondo, di colpo si sostituì una parete verticale.
Le torce sub sondavano il buio sotto le nostre pinne perdendosi nel vuoto dell'acqua nerissima. I profondisti sub locali non sanno dove questa fantastica falesia abbia termine.
Avevamo ancora da percorrere sotto una quindicina di metri. Ci controllammo l'ennesima volta prima di fare l'ultimo salto. Via, con calma. 85....90...alt, questo è il limite programmato.
Già normalmente durante un'immersione ad una ventina di metri di profondità il tempo sembra correre, figurarsi allora a quella quota. Ogni minuto era prezioso. Tutta la parete era coperta da piccoli rametti di corallo rosso che, in quel perenne buio, venivano svegliati dalla luce dei nostri fari. Avevano tutti i rami con le "infiorescenze" bianche dei polipi aperte. Spettacolo nello spettacolo. Vicini l'un l'altro sostammo il tempo dovuto dentro quell'acqua tanto lontana dall'aria poi, sempre con l'attenzione calamitata dal richiamo delle SIRENE del mare profondo che c'era sotto le nostre pinne, lentamente, purtroppo, iniziammo la lunga "scalata" verso l'aria.
I nostri sguardi s'incrociarono increduli mentre lasciavamo il magico tratto verticale per riportarci sul limite superiore di quel trampolino a 75 metri. Da quel momento potevamo davvero goderci la meravigliosa ed intricata foresta di paramuricee che diventava fittissima e rigogliosa via via che salivamo di quota. Notammo anche qualche ramo giallo di gerardia savaglia, il cosidetto falso corallo nero.
Alla massima profondità raggiunta eravamo ubriachi del nero intorno a noi mentre in quella fase lo fummo dal rosso delle gorgonie: bellissime!
Incontrammo a 50 metri il terzo amico che si era dedicato ad un solitario tuffo in quei paraggi e percorremmo un tratto d'asecsa assieme. A 35 metri riprendemmo a respirare il nitrox di viaggio che ci avrebbe accompagnato fino alla lunga tappa di decompressione a 6 metri da fare in ossigeno puro.
Trasparenti claveline, una piccola murena in tana, coloratissime paretine concrezionate, uno stranissimo e sottilissimo essere filiforme che ondeggiava, insomma non c'era da annoiarsi neanche durante l'ultimo doveroso e necessario stop.