DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
giovedì 27 marzo 2025
^^montagna: "NORMALE AL RESEGONE"
In localita Pennadomo(CH), si elevano delle caratteristiche, slanciate e stratificate lame di calcare che creano un paesaggio unico negli Appennini, dove abbiamo scalato sulla "Normale al Resegone" sulla sua aerea e panoramica cresta nord.
In Pennadomo(CH), characteristic slender limestone blades rise, creating a unique landscape in the Appennini mountain range, where we climbed on the normal route to Resegone, on aerial and panoramic north ridge.
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Pennadomo,
Via Normale al Resegone
lunedì 24 marzo 2025
^^montagna: "CRESTA DEL REDENTORE"
Alle cinque del pomeriggio da Forca di Presta(AP), a 1536 metri nei Monti Sibillini, prima per prati e poi per neve pure ghiacciata siamo andati con in spalla gli zaini carichi di materiale anche per cena, pernotto e colazione, alla volta del rinnovato Rifugio Tito Zilioli (2240mt), che abbiamo raggiunto un paio d'ore e mezza dopo. Nell'accogliente locale invernale della struttura abbiamo fatto cena, e poi a nanna nei sacchi a pelo sulle brande in legno.
Svegliati alle quattro e mezza del mattino, il tempo di fare colazione e prepararci, ed un'ora dopo con le lampade frontali accese abbiamo iniziato a percorrere sulla neve resa dura dal rigelo notturno il saliscendi a semicerchio della bella Cresta del Redentore.
Mentre dal buio gradatamente la luce crepuscolare si faceva strada verso l'alba, salivamo sulla Punta di Prato Pulito(2372mt), la Cima del Lago(2423mt) e la Cima del Redentore(2448mt), in una linea che costantemente alla sinistra ci offriva la Piana di Castelluccio ed a destra valloni e canali dell'anfiteatro glaciale che chiude il Lago di Pilato.
Io poi proseguivo fino alla Punta del Diavolo(2410mt), calcando per logica di scalata un metro a mancina/nord neve molle e da valutare, ed un metro a dritta/sud neve trasformatissima sfiziosamente tosta per ramponi e picche, andando con attenzione su tutta quella cresta molto esposta.
Intanto Fausto aveva ripreso la via del rifugio Zilioli dove, quando ci ritornavo, non lo trovavo perchè nel frattempo aveva guadagnato la Cima del Vettore.
Quindi, riuniti noi e rimessi negli zaini gli ammennicoli parcheggiati al rifugio, abbiamo iniziato a scendere verso Forca di Presta, raggiunta a mezzogiorno.
At five in the afternoon from "Forca di Presta(AP)" at 1536 meters above sea level in the "Monti Sibillini", first throught meadows and then also throught frozen snow we went with backpacks loaded with material on our shoulders also for dinner, to sleep and breakfast, towards the Tito Zilioli Refuge (2240 meters a.s.l.), which we reached two and half hours later. In the winter room of the refuge we had dinner, and then we went to sleep in sleeping bags.
Woken up at half past four in the morning, an hour later we started to walk the Redentore ridge on the hard snow of the night.
As it dawned, we climbed on the "Punta di Prato Pulito" (2372 meters a.s.l.), the "Cima del Lago" (2423 meters a.s.l.) and the "Cima del Redentore" (2448 meters a.s.l.), with on the left side the "Piana di Castelluccio", and on right valleys and gullies of the glacial amphitheater that close the "Lago di Pilato".
Alone I continued until the "Punta del Diavolo" (2410 meters a.s.l.) along its very exposed ridge, climbing one meter on my left/north on bad soft snow, and one meter to my right/south on hard snow excellent for ice axes and crampons, while my friend Fausto climbed on Vettore Peak.
Then, we went down to "Forca di Presta", where we arrived at noon.
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lunedì 17 marzo 2025
--immersioni: "PARETI"
Poco a sud di Campione del Garda, frazione di Tremosine(BS), per traccia scoscesa avevo terminato il lavoro di saliscendi per trasportare dall'auto fino alla riva del lago gli apparati.
Nel punto d'ingresso di questo piccolo spazio tra rocce ed arbusti, il pavimento del fondo non è il massimo per l'entrata subacquea perché composto da sassi squadrati ed appuntiti molto scomodi, però almeno quando iniziavo c'era solo una bavetta di vento da nord-est che increspava appena la superficie.
La spiaggetta sommersa continuava con blanda pendenza fino a 4-5 metri, dopo di colpo l'inclinazione cambiava, e così guadagnavo con decisione in basso.
Fino ad una quarantina di metri mi sono mosso su un fondale di sedimento dissemiato di scogli sparsi, che all'aumentare della profondità via via prendevano il sopravvento fino a diventare gli unici protagonisti.
Nel buio degli 85-90 metri, infatti mi sono trovato a scendere di fronte ad una parete verticale a malapena schiarita dalle mie luci che per quanto potenti erano barlumi che consentivano solo di intuirne e non di osservarne l'effettiva estensione. Concentrato andavo ancora giù indirizzando sotto le pinne il fascio luminoso su quel muro che proseguiva, ad occhio, almeno per una decina di metri appoggiandosi poi su un altro tratto in fortissima pendenza. Oltre non riuscivo a sbirciare. A 106 metri nello scuro, mi sono stoppato sospeso a mezz'acqua.
Dopo aver immaginato queste conosciute strutture sommerse tipiche di molti tratti di fondale del Lago di Garda, ero lì ad osservarne una.
Attentamente studiavo quella parete chiara, praticamente uguale a quelle che vedo in montagna, tutta speroni, spigoli, rientranze, stratificazioni, spaccature e cosparsa di massi, detriti e pietre di tutte le dimensioni alcune delle quali anche in bilico.
Cominciata l'ascesa ed ancora che ero molto fondo, 90 metri, netto ho sentito il caratteristico rumore di una catena che sferragliava immaginando che sotto costa qualche natante stava dando fondo all'ancora, rumore che però normalmente cessa quando questa arriva.
Quel tintinnio, che in certi momenti pareva anche ritmato, invece mi ha fatto compagnia per tutta la durata della lunga risalita con la relativa decompressione e mi domandavo da cosa poteva essere generato, fin quando ad una decina di metri di profondità sono arrivato a vedere.
Era la catena che collegava uno scoglio che fungeva da corpo morto ad un grande bidone di plastica bianco, che all'inizio avevo notata galleggiare a poca distanza da me, e che a causa del moto ondoso aumentato sbatteva sulle rocce.
Quelle stesse onde, non grandi ma frangenti, mi sono costate un'uscita dall'acqua con gli apparati accorta perchè mentre gattonavo passo passo sulle pietre verso la spiaggetta, senza tregua mi sballottavano. (Giacinto Marchionni)
Pareti di Campione del Garda(BS) _ 106 metri _ 110 minuti _ doppio side mount e.c.c.r. _ temp. acqua 10°C
On south of "Campione del Garda", west side Garda Lake, up a steep path I had finished carring down mine double e.c.c.r.
For me to walk on the low bottom in that point was very unconfortable, duo its pointed stones, at least the water surface was calm, without waves.
The submerged shore continued with low slope until 4-5 metrs depht, than suddenly it changed and so I descended decisively.
Until about 40 meters depht I have shonw on a sand and mud bottom with rare rocks on, but at the increase of the meters they became unique protagonists. Infact in the dark at 90 meters depht I was in front of a vertical rock wall.
Concentrated I went still down, directing my light under the fins, and I saw that wall to continue at least ten meters. I could not see beyond that.
At 106 meters I stopped myself.
After immagining these known submerged structures, I was here looking at one. I carefully looked the wall and its clear rocks, pratically identical at those that I see on mountain during climbing. Everywhere edges, stratifications, stones, splits, debris, overhangs and butresses.
I had begane the ascent, and I still was at 90 meters depht when I listened a clear noise of a chain, immediatily thinking at a boat and its anchor.
Normally this tipical noise finishes when the anchor reaches the bottom. I listened to it continuosily the long ascension and decompression, asking myself what it was.
At 10 meters depht I have seen and I have understood.
It was the connecting chain between the bottom and a white buoy, and the noise was caused by breaking waves.
The same waves shake me a lot during exit from the water at the end of my dive.
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venerdì 14 marzo 2025
--immersioni: "IL RELITTO DI NAVENE"
Il piccolo relitto di Navene, sulla sponda veronese del Lago di Garda, è ciò che rimane di un barcone da trasporto che agli inizi del '900 assieme ad altri simili veniva usato per movimentare legname tra Riva del Garda e Peschiera.
Quando la rete stradale attorno al lago si sviluppò, logicamente la via d'acqua venne a perdere d'importanza decretando la fine di quel tipo di trasporto.
Il modo più normale per disfarsi di quei natanti era di affondarli, è così fece anche Guglielmo Della Pila di Navene, il proprietario di quella che allora fu sua fonte di sostentamento, ed oggi testimonianza sommersa di un'economia ed un modo di vivere che non ci sono più.
Il piccolo relitto si trova ad una profondità compresa tra i 50 metri delle prua ed i 55 metri della poppa, ed è adagiato sul fondo sedimentoso in assetto di navigazione. Le sue strutture lignee, oramai anche loro ricoperte dall'onnipresente, invasiva, piccola e non autoctona cozza Dreissena, offrono bei colpi d'occhio e spunti per foto e video riprese. (Giacinto Marchionni)
The Navene wreck, under the east coast of Garda Lake, is what ramains of an old wood boat used to transport wood between Riva del Garda and Peschiera, like many others boats for the same purpose.
When the road network around at the lake was complety, logically that type of transport was forgotten, ad the most natural way to eliminate them, was to sink them.
So did Guglielmo Della Pila, the owner who lived on the lake in the small village of Navene, of that who was his source of life, and today only the memory of a disappeard economy.
The little wreck, in sailing trim, has the bow at 50 meters depth, and the stern at 55.
Its structure, completly colonized by "Dreissena" a small and invasive non-native bivalve mollusc, is a subject for underwater photos and videos.
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relitto di Navene
lunedì 10 marzo 2025
--immersioni: "K 91"
Non avevo voglia di sfacchinare scendendo e riasalendo per scomodi viottoli che dalla strada statale Gardesana Occidentale consentono l'accesso all'acqua del Lago di Garda, quindi mi sono cercato uno slargo dove parcheggiare che era distante una ventina di metri dalla riva, ma soprattutto al suo stesso livello. Volevo insomma si fare una discesa fonda con partenza da terra, diversi siti di questo lago possono garantire ciò a chi sa rinunciare all'indubbia comodità di una barca appoggio, ma volevo soprattutto un sito dalla logistica pre e post tuffo meno lavorata del solito.
Alle 8 e 30 del mattino di una giornata grigia, c'era foschia tanto che la sponda opposta si nascondeva alla vista, ho iniziato accolto dall'ottima visibilità, qui propria dell'inverno, rimasta invariata fino alla massima profondità, come anche la temperatura sempre a 10°C.
Superate le iniziali rocce e piante lacustri del fondale, mi ci sono posizionato sopra a mezz'acqua sollevato di poco più di un metro, muovendomi dentro il suo accogliente celeste-azzurro.
A 60 metri, a causa di un lieve incoveniente di compensazione ad un orecchio, dovevo momentaneamente stoppare la discesa e quindi risalire per decongestionare la relativa tuba di Eustachio.
Risolta la faccenda ho potuto poi continuare la calata sapendo perfettamente però che quei pochi minuti di ritardo sulla tabella di marcia programmata, in decompressione mi sarebbero costati non poco in termini di tempo.
Tra i settanta e gli ottanta metri ho incrociato una moltitudine di persici e lucci che fino a quel momento erano fermi, appoggiati sul fondo, ma che all'improvvisa comparsa delle mie luci scappavano via.
Così sul quel panorama solo falsamente monotono di dune orientate verso il basso che con gli occhi curiosavo, ho continuato fino a 102 metri da dove, dopo un'accostata di 180°, mi sono posizionato sulla rotta di risalita.
Sponda Bresciana del Lago di Garda: 102 metri _ 2h e 40m _ doppio e.c.c.r. _ temp. acqua 10°C
Giacinto Marchionni
I didn't want to work too hard before and after my dive, so I found a car park near the water and at the same lake level.
At thirty past eighty in the morning it was foggy and I couldn't see the opposite shore of the lake, I begane in the clear water that I have had from surface to maximum depth, with water temperature always at 10°C. So I descended into the light blue.
At 60 meters depht I have had a little problem of compensation on mine ear, and I stopped few minutes to solve the problem, then continued the descent, but I knewn that for my deep-dive I would pay for that delay with a lot of decompression.
Between 70 an 80 metrs depht on bottom I have seen a lot of perchs and pikes, but they run away when they saw my dive torch light.
On that debris dunes bottom I went until 102 metrs depht.
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