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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, poi dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

sabato 28 giugno 2008

--immersioni: "AMORE SENZA ... FONDO"

LA PRITA - COSTA VIOLA - CALABRIA

Dal bordo del gommone scendiamo dentro l'acqua limpida, bluastra e quasi tiepida.
Per comodità, al sole ci sono 34 e passa gradi di temperatura e dentro le mute gommate già stiamo sudando abbondantemente, indossiamo le attrezzature in acqua.
Regoliamo gli ammennicoli vari del "gruppo" e, prima d'infilarci sott'acqua, ci "rilassiamo" per qualche minuto in superficie.
A posto, possiamo iniziare l'immersione... Nei primi metri di discesa contrastiamo con il nostro avanzare un accenno di corrente a noi contrario, poca roba però.
Il fondale rapidamente degrada con una serie continua di paretine e giganteschi massi verso il basso, non se ne vede la fine.
Neanche in un paio di minuti siamo ad una cinquantina di metri, qui, come dagli accordi presi su all'aria, ci separiamo dagli altri due amici che sosterranno più tempo a questa quota, mentre assieme all'amico d'immersioni Ugo continuerò.
Rispetto ai 24° di sopra ora la temperatura dell'acqua è scesa a circa 16-17.
Ci posizianiamo l'uno di fianco l'altro, gomito contro gomito come d'abitudine, rasentando le rocce del fondo che sono ricoperte da una miriade di paramuricee rosse con tutti i polipi espansi, aperti.
Per ammirare lo spettacolo sommerso che all'infinito si apre sotto di noi e per controllarci meglio, volutamente rallentiamo la discesa.
A 60 metri dobbiamo scendere da un'ulteriore parete, non proprio verticale, ma con notevole inclinazione, alla cui base atterriamo a circa 70 metri.
Ora il massiccio roccioso sommerso piega decisamente sulla nostra dritta, nord, dove, svalicata una piccola forcella formata da un paio di grossi massi, riprende la sua pendenza sulla quale noi, irresistibilmente ammaliati, naturalmente ci lasciamo andare.
Adesso scendiamo molto lentamente.
Ascolto il rumore delle bolle che fuoriescono dall'autorespiratore del mio amico: il ritmo è costante ed intervallato da lunghe pause.
Metro dopo metro, palmo dopo palmo, librandoci nell'acqua arriviamo sul fondo, o meglio, su questo ripiano del fondo.
Lo sguardo è calamitato sempre nella stessa direzione, giù in basso, ancora più sotto, dove una sterminata serie di ulteriori rocce e pareti si perde nel blu scuro dell'acqua.
La "PRITA", è il nome di questo sito d'immersione della COSTA VIOLA in CALABRIA, nessuno sa dove va a finire.
Noi, ad 80 metri, ora assaporiamo il gusto di trovarci quaggiù e poter osservare questa smisurata rupe sommersa, ci sentiamo minuscoli.
Con movimenti demoltiplicati ci guardiamo attorno ed in alto, dove un'impressionante muro verticale attende d'esser scalato da noi.
Sempre affiancati, lievemente ci stacchiamo dal balconcino di sedimento grossolano sul quale ci troviamo per ritornare verso l'alto.
Le paramuricee, sulle quali ci sono aggrapati ovunque grappoli di trasparenti claveline, sono sempre le protagoniste indiscusse, qualche ramo giallo di "gerardia savaglia" interrompe per poco il dominio assoluto del rosso delle gorgonie.
Dall'alto osserviamo il posto che poco prima era occupato da noi una decina di metri sotto. Nonostante la profondità, l'acqua blu è straordinariamente pulita e con gli occhi possiamo osservare anche qualche decina di metri sopra.
Al ripido muro segue un fondo meno inclinato che finisce sotto un'altra parete che a differenza di quella appena salita, quasi liscia, è frastagliata da spaccature dentro le quali scrutiamo con le luci delle nostre torce.
In lontananza intravedo il riverbero chiaro di bolle, saranno sicuramente dei nostri amici. Indirizzo il fascio della mia luce in quella direzione, e prontamente ricevo risposta da un'altra luce, OK, ci ricongiungiamo per proseguire l'ascesa ora tutti e quattro assieme.
Entriamo dentro una serie di guglie rocciose, dietro una di queste si nasconde una piccola murena, continuiamo ad andar sopra, fino quando non rientriamo nella baietta dov'è ormeggiato il gommone.
Smaltiamo la lunga decompressione prima di riemergere all'aria.
Appena rientrati a terra e scesi dal gommone, trasportando sotto il sole cocente i pesanti accrocchi degli autoresoiratori in spalla con l'aggiunta in vita della cinta piombata, arrancando sopra i primi metri della ripida spiaggia ciottolosa, una signora, vedendomi così carico, mi apostrofa dicendomi che dobbiamo essere proprio matti a sobbarcarci volontariamente queste faticacce.
Gli rispondo:
" Vede signora, si fa tutto questo per UN AMORE....SENZA FONDO!"

Da un'immersione del giugno 2008.

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