Nel Mar Rosso egiziano poco a nord di Hurgada, nello STRETTO DI GOBAL, un esteso bassofondo corallino chiamato SHA'AB ABU NUAS è un vero e proprio cimitero sommerso dove ben quattro vascelli hanno incontrato la loro ultima sorte. Inesorabilmente la causa di tutti i naufragi è stata l'imprudenza che ha portato navi di tutte le epoche, a prescindere dalle tecnologie usate per la navigazione, a transitare troppo vicini alle quanto mai bellissime ma insidiosissime scogliere di corallo. Il "CARNATIC" era una nave passeggeri, con propulsione vela e vapore, in navigazione da Suez a Bombay, che il 14 settembre del 1869 impattò le rocce coralline, rimanendo per qualche tempo all'aria prima di scivolare definitivamente sulla sabbia a 27 metri di profondità e dove si adagiò sulla sua fiancata di sinistra. Ormeggiata la barca in prossimità del reef affiorante, segnato da un fanale di sicurezza, velocemente c'infilammo nell'acqua tiepida a 25°. Scendemmo lungo la parete della scogliera sommersa e con poche pinneggiate raggiungemmo la sezione più fonda della relitto. Poggiati sulla sabbia ammirammo la prospettiva dell'elica e del timone al centro della poppa semicapovolta che con la sua mole generava un netto taglio d'ombra, d'un azzurro più cupo, al sole del mattino che entrava nel mare. Intorno alle lamiere diverse cernie rossastre e maculate giravano per i fatti loro. Ci sollevammo dal fondo e sospesi nell'acqua entrammo dentro il relitto. Sopra le nostre teste la struttura reticolare metallica, oramai spoglia del tavolame di legno decompostosi da tempo, era diventata il naturale substrato di fondamenta per un gran numero di alcionari che vi crescevano sopra. Coloratissimi pesci di ogni dimensione ci volteggiavano intorno mentre curiosavamo dentro le strutture ferrose. Transitammo nella parte centrale della nave, totalmente scoperta, indirizzandoci verso l'antro di prua. Le lamiere delle fiancate che si sitringevano ai lati ed il soffitto chiuso sopra le nostre teste, infatti, crevano un cunicolo che diveniva via via sempre più stretto ad ogni nostro colpo di pinna. Eravamo giunti in un punto dove avevamo poco spazio intorno. Io ero davanti e Massimo un po' dietro di me quando, oramai arrivati nel buio cul de sac dove era impossibile proseguire, con la torcia illuminai una mostruosa murena, con la sua bocca perennemente aperta, a pochi palmi dalla mia maschera! Feci un balzo indietro ed aspettai che l'amico mi raggiungesse. Con le nostre torce illuminammo la signora e padrona del relitto che lievemente ondeggiava il suo enorme corpo che era largo tanto quanto la coscia di un uomo adulto. Vedersela spuntare all'improvviso dentro quello scuro anfratto fece davvero effetto. La studiammo ancora per qualche minuto prima di rirendere la via della luce azzurognola che ridiventò la padrona assoluta delle nostre viste quando fuoriuscimmo dal CARNATIC. Ci decomprimemmo sulla scogliera corallina attorniati da un fittissimo branco di triglie.
DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
giovedì 15 febbraio 1996
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