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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, poi dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

lunedì 9 agosto 2021

^^montagna: "TUTTA UNA TIRATA: 2912 METRI DI DISLIVELLO"




Vivendo a Pescara, dalla riva del mare ho sempre osservato il profilo della così detta Bella Addormentata, il massiccio del Gran Sasso d'Italia con la vetta più alta d'Abruzzo e degli Appennini sulla quale più volte sono salito.
Praticante di acqua, di monti e fornito di fervida fantasia, una costante delle mie idee era però quella di partire dal mare ed in giornata e solamente con la forza delle mie gambe raggiungerla a 2912 metri.
Dato che anche nella testa dell'amico Massimo albeggiavano gli stessi pensieri, nel momento stesso in cui chiacchierando ce li siamo esternati è nato il nostro progetto.
Dall'immaginazione all'azione.
Con volontà, costanza, allenamento, fatica, ma sempre con entusiasmo siamo riusciti a raggiungere il nostro obbiettivo.
Per soffrir meno il caldo d'agosto siamo partiti alle quattro del mattino, che era ancora notte, pedalando nel silenzio delle campagne con le luci frontali accese sul casco a schiarirci la strada.
Dopo Loreto Aprutino abbiamo osservato il crepuscolo dell'alba ed il sorgere del sole. Oramai giorno fatto, a Penne abbiamo fatto una pausa per un caffè.
Risaliti in sella della bicicletta siamo giunti al bivio per Farindola e Campo Imperatore punto d'inizio della continua salita di 20 chilometri che con una serie di tornanti e sotto un bellissimo bosco di faggi, ci ha condotto a Vado di Sole a 1620 metri di quota.
Questo tratto di strada parecchie volte l'ho percorso guidando in automobile, ed ogni volta che affrontavo una delle numerose strette svolte riducendo la velocità e scalando le marce fino alla seconda, non potevo fare a meno di immedesimarmi e riflettere sui pensieri di quelli che facevano le stesse curve spingendo sui pedali.
Con 4 chilometri in discesa abbiamo raggiunto l'altopiano, o più correttamente sarebbe dire falsopiano, di Campo Imperatore dove abbiamo trovato un fastidiosissimo vento teso proprio contrario alla nostra direzione di marcia. Più che la precedente lunga salita, questo è stato il tratto più duro e dispendioso di tutta la frazione in sella.
Dopo l'ultimo rettilineo con sullo sfondo la massiccia vetta calcarea del Corno Grande, abbiamo imboccato la salita finale dove abbiamo un po' pagato lo sforzo della pedalata controvento. Solo proprio sugli ultimi tornanti, quelli situati poco sotto dove termina la strada, le nostre gambe hanno ripreso il costante ritmo precedente portandoci al piazzale dello storico Albergo di Campo Imperatore a 2130 metri di quota.
Soddisfatti, abbiamo ripreso fiato mentre ci preparavamo per l'ascensione zaino in spalla. Così abbiamo iniziato la seconda parte sull'evidente traccia che a mezzacosta traversa a destra sopra l'osservatorio astronomico.
Siamo andati con passo dosato ben consci del fatto che dopo la Sella di Monte Aquila a 2335 metri, la traccia impennava decisa sul pietrisco franoso fino al Sassone a 2500 metri circa di quota. Lì per qualche minuto abbiamo sostato alla sua ombra.
Poi sul filo di cresta fino al bivio a 2600. Verso destra ci si instrada per via ferrata al Bivacco Bafile.
La stanchezza iniziava a farsi sentire nei muscoli delle nostre gambe che dal livello del mare della notte ci avevano spinti prima, pedalata dopo pedalata, e poi passo dopo passo, fino a 2600 metri.
Se avessimo visto il bicchiere mezzo vuoto avremmo detto che c'erano ancora 300 metri di dislivello da scalare.
Arrivati a quel punto il bicchiere lo potevamo vedere solamente non mezzo pieno, ma quasi pieno ed allora ci siamo detti che mancavano solo 300 metri di dislivello da salire e così ci siamo avviati verso la vetta sulla linea di massima pendenza del canale della Direttissima.
Dentro il ripido ambiente roccioso lavorato dal ghiaccio e tra guglie di calcare, attentamente osservando e misurando ogni passo per i piedi e le gambe affaticate, lentamente, silenziosamente ma sempre con costanza siamo arrivati al termine sulla punta della Vetta Occidentale del Corno Grande a 2912 metri sul livello del mare.
L'essenza del viaggio è il viaggio stesso.

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