A nord-ovest dell'Isola d'ELBA, è situata la PUNTA SANT'ANDREA che si protende verso il mare. Dalla litoranea che corre più in alto con una deviazione tutte curve si giunge in prossimità di una piccola insenatura sabbiosa che a sinistra è chiusa dal capo roccioso di Sant'Andrea. Arrivati con le auto al termine della strada in mezzo a costruzioni di strutture turistiche di ristoranti e stabilimenti balneari a pochi merti dal mare, scaricavamo le attrezzature da sub per trasportarle in spalla passando prima per l'arenile, poi per un breve battuto di cemento di una piccola banchina d'ormeggio ed infine sopra un tratto di scogliera che dovevamo percorrere in equilibrio per giungere così il più vicini possibile alla nostra meta subacquea. Dopo tutta la fatica al caldo estivo, un bel tuffo ci offriva un po' di refrigerio prima di preparaci per l'immersione. Con le mute addosso e le pinne infilate ai piedi facevamo scivolare il gruppo dell'autorespiratore in acqua dove, senza l'assillo del suo peso, potevamo con calma e senza sforzo alcuno metterlo in spalla. Fatto questo per un breve tratto nuotavamo in superficie per farci ancora più prossimi alla punta e quando questa era in vista iniziavamo l'immersione. Atterravamo sopra il bel tappeto verde di un esteso prato di posidonia a 6-7 metri di profondità e poi gradatamente andavamo giù in direzione ovest fino a quando la posidonia non terminava a 15 metri. Da quel punto in poi iniziavamo ad incontrare degli scogli sommersi che non erano altro che delle avanguardie del più esteso promontorio che si lasciava cadere nel mare azzuro. Esplorarlo era davvero interessante. C'erano un infinito numero di spaccature, parecchie anche profonde, che non erano diventate altro che rifugi per i tantissimi pesci di scoglio che giravano nella zona. Ricordo perfettamente che incontrammo la stessa cernia un paio di volte, in immersioni diverse, nell'identica tana. Nel punto più in basso dove la roccia lasciava il posto alla sabbia, c'era una volta strapiombante sulla quale era cresciuta una nutritissima e fittissima colonia di margherite di mare, parazoantus axinellae, che con il loro giallo che verniciava tutto ci incantavano per diversi minuti. Andavamo ancora oltre per qualche metro verso quote più in basso percorrendo l'inclinato fondo sabbioso. Saraghi e dentici in quantità e di grande pezzatura incrociavano in quelle tranquille acque limpide. Per riemergere ripercorravamo all'inverso la strada fatta all'andata. Una volta all'aria, però, prima di rifarci la sfacchinata con le attrezzature in spalla verso le macchine, rimanevamo sugli scogli per trascorrere delle belle ore di mare, fin quando nel tardo pomeriggio con i raggi del sole che non ci sferzavano più con la loro calura, reinsaccavamo tutto per tornarcene al campeggio dove ci attendevano i fornelleti per preparare la cena! Assieme a me c'erano Carla, Mariaelena, Cristina, Italo e Paolo.
DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Er bomba... chiama Er murena!
RispondiEliminaPasso e chiudo.
Ue'😲...chi si risente!
RispondiEliminaEr Murena è sempre er Murena😉