Sto scendendo lungo una cima bianca che si perde nell'azzurro del mare. E' il filo di Arianna che mi porterà fino all'ancorotto legato alla sua base. Un po' sotto di me c'è Paolo, vedo i suoi regolari sbuffi di bolle che escono dal suo autorespiratore, poco sopra Raffaello ci segue. La luce celeste è stata sostituita da quella blu che avvolge gli strati più profondi del mare... Un po' alla volta, prima indistintamente e poi sempre più chiaramente si inizia a delineare il fondiale sabbioso e dedritico che ci viene incontro. Osservo il "nostro" ancorotto poggiato sul pianoro, è situato sul traverso di dritta, a poppavia della grande prua che si eleva imponente dalla rena. Siamo sul relitto del MONTEPONI, un cargo italiano che, in navigazione da Cagliari ad Olbia, fu silurato dal sommergibile inglese OLYMPUS il 28 luglio 1941 a circa 12 miglia nautiche a nord di CAPO COMINO nel GOLFO DI OROSEI, ed affondato in 58 metri d'acqua.
Ci poggiamo sul fondo e quindi andiamo ad esplorare la grande prua attraversata da cavi, lenze, spezzoni di rete e quant'altro, poi, sempre nuotando con molta calma, a queste profondità è di fondamentale importanza, ci dirigamo verso la poppa sorvolando la parte centrale della nave che è quello maggiormente malridotta a causa dell'esplosione. Il ritmo della respirazione è lento e regolare, controllo i minuti che sono trascorsi e quelli che invece rimangono. C'è uno sfasciume di detriti metallici sparsi ovunque che creano un'infinità di potenziali tane per i pesci. Una cernia scappa via veloce non appena mi vede. Continuo esco dalla nave e mi dirigo verso la ruota di poppa. Vi arrivo. Alla mia vista si para davanti l'imponente pala del timone che si erge in tuta la sua altezza. E' colorata di tantissime spugne che si accendono di un giallo fosforescente non appena le illumino con la torcia. In questo momento mi sento come un mistico in meditazione che nello stesso tempo tempo pare dimentico di tutto mentre invece è concentratissimo. I miei compagni d'immersione sono a pochi metri di distanza. Ripassiamo sul lato di dritta del relitto sollevati però rispetto ad esso in modo tale da poterlo osservare meglio. Espirando in maniera più decisa mi lascio affondare sulle sovrastrutture metalliche collassate su se stesse incuriosito da quello che rimane di un vecchio oblò divelto, troppo malandato e rovinato, non varebbe la fatica di recuperarlo. Il tempo è qui ora, il controllo dell'orologio al polso ci dice che il tempo di fondo che avevamo programmato sta per terminare e quindi con blandi colpi di pinne riguadagnamo terreno verso l'ancorotto sul quale è ormeggiato il nostro gommone parecchi metri più in alto. Metro dopo metro, mano dopo mano ci arrampichiamo lungo la cima bianca che sale su. Come in un film che va a ritroso riatraverso gli strati d'acqua che mi ero lasciato alle spalle durante la discesa. La trasparenza dell'acqua oggi è ottima, a 30 metri di profondità riesco a vedere anche la superficie tremolante del mare. Dai 15 metri in su la nostra ascesa è ulteriormente rallentata, le tappe di decompessione iniziano a 12 metri. Questa lunga pausa che ci separa dall'aria non ci annoia assolutamente mentre, come scandite da battute di metronomo, le nostre espirazioni fuoriescono regolari dai baffi di scarico dell'erogatore. Una volta riemersi vediamo la terra lontana e sfumata all'orizzonte sul mare piatto intorno a noi.
(Immersione effettuata nell'agosto del 2001)
DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
sabato 25 agosto 2001
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Caro Giacinto, io ero quel Raffaello sopra di te. Mi hai fatto ritornare in mente una splendida giornata di mare, una fantastica immersione che se chiudo gli occhi mi scorre ancora nella memoria, i compagni di quel giorno:Tu, Paolo, e Mario che ci assisteva da bordo del gommone. Un abbraccio. Raffaello
RispondiEliminaCiao Raffaello!
RispondiEliminaE' davvero un piacere risentirti, e poi in questa maniera, cioè postando dei messaggi sopra un blog.
Ho ancora indelebilmente nella testa i ricordi di quella bellissima giornata di mare e d'immersione...e che immersione!
Scommetto che da allora sarai tornato ancora a tuffarti sul Monteponi! Chissà, se capiterò ancora da quelle parti, magari ci sarà occasione per rifare un tuffo nuovamente assieme.
Ciao Giacinto
Ciao, a breve andrò a fare un giro si questo spot...poco alla volta sto leggendo tante tue immersioni
RispondiEliminaTi ringrazio e buone immersioni!
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