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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, poi dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

mercoledì 7 aprile 2004

--immersioni: "DA UN'ISOLA ALL'ALTRA"

ISOLE TREMITI:IN IMMERSIONE DA S.NICOLA A S.DOMINO

Accade sempre così d’inverno, una volta arrivato alle Tremiti rimango solo sulla banchina. Le rumorose folle estive sono solamente un vago ricordo.
Qualche isolano armeggia ancora per poco attorno alla nave per scaricare merci, poi solamente il sonnacchioso marinaio di guardia, alcuni gatti un po’ spelacchiati e qualche gabbiano riempiono la scena... Un po’ distante scorgo il barcaiolo di turno che oggi, a cadenza fissa di tempo, effettuerà il servizio di collegamento tra le due isole maggiori.
E’ fermo lì, senza far nulla in attesa che giunga l’orario.
Mi balena un’idea: perché non chiedergli se può darmi uno strappo con la sua barca fino ad un’ansa che dista non più di cinque minuti di navigazione dal piccolo molo sul quale ci troviamo? Naturalmente, è sottinteso, in cambio da parte mia di compenso in denaro. Chiedo.
La sua bordata è davvero eccessiva: per effettuare tal servizio mi chiede 50 mila lire, quando la navigazione di 2 ore all’andata e di due ore al ritorno con il traghetto di linea la pago 28 mila lire e qualche spicciolo! Ah, le vuole pure anticipate!
Tutto sommato, per il quieto vivere, è meglio che l’isolano non sappia leggere nei miei pensieri. Gli dico che è troppo e me ne vado: ordinaria amministrazione.
Vado verso le mie attrezzature.
Sulla locale carta nautica, in scala al diecimila, congiungo con un’ideale linea il punto nel quale mi trovo con un altro situato sull’isola di fronte. Misuro 5 centimetri che corrispondono a 500 metri nella realtà. L’immaginario segmento forma con il nord un angolo di 225°, sarà la rotta che in immersione seguirò. Conoscendo oramai i miei consumi a menadito e tenendo conto che nuoterò sott’acqua ad una profondità media di 5 metri circa, a voler esagerare consumerò in questa navigazione tra andata e ritorno un terzo della scorta d’aria che ho all’interno del mio monobombola.
Scendo nel liquido e mi poggio sulla sabbia a tre metri. Osservo la bussola e ruoto su me stesso fin quando sul quadrante dello strumento leggo la mia rotta, sud-ovest pieno. Allungo il braccio ed allineatolo con il corpo, piano mi sollevo dal suolo e parto.
Con un solo colpo d’occhio posso monitorare sia la bussola che il profondimetro posizionati sul polso destro.
Un fondale che man mano mi si allontana da sotto, è composto prima di grossi cubi frangiflutti in cemento, poi sabbia e quindi posidonia.
Senza alcuna fretta pinneggio avanzando con costanza nell’acqua.
Non rimango con gli occhi fissi sopra il quadrante, ma mi pongo degli obbiettivi intermedi come scogli, conformazioni, organismi incrostanti.
Dopo una ventina di minuti mi ritrovo con la posidonia proprio vicina la pancia: ho compiuto la traversata subacquea e sono “atterrato” sulla sponda dell’altra isola.
Piano riemergo fin quando il pelo dell’acqua non mi arriva all’altezza degli occhi dietro la maschera.
Ora posso osservare da vicino il bianco sporco del calcare eroso dal mare, e più sopra, dove le ondate non arrivano, la fitta verde pineta dell'isola di san Domino.
Mi gusto il momento, anzi me lo gusto ancor di più pensando che quello di prima per provare ad intascare tanto, alla fine in saccoccia non ha messo nulla! Peggio per lui e tanto meglio per me!
Lascio da parte ’ste cose "rasoterra" e mi concentro sulla mia “rotta inversa”: quarantacinque gradi.
Alla via così.
Una volta giunto a circa metà canale, mi fermo e mi lascio scendere sul fondo a 14 metri. Da qui mi pongo con il corpo orientato sulla massima pendenza. Controllando la bussola ho accostato di circa una novantina di gradi a dritta, sono per 135°.
Sulla nuova rotta in un paio di minuti scivolo, a qualche palmo dal fondo, fino a 28 metri. Poco un po’ più in là dal punto nel quale mi trovo vedo una concentrazione di ricci melone (echinus melo), occupano fittamente un’area di diversi metri quadrati. Li osservo con curiosità, mai visti tanti tutt’assieme.
A parte i ricci, questo tratto di fondale offre ben poco di particolarmente interessante, però, nonostante ciò, mi sto divertendo mentre sott‘acqua armeggio con gradi, direzioni, minuti percorsi e via dicendo.
Altra variazione di rotta di 90 gradi sulla sinistra. In tal modo vado per nord-est, in una rotta uguale ma parallela a quella intrapresa prima quand’ero ripartito dall’altra isola. Così è per qualche minuto ancora, fin quando mi decido di riguadagnar quota rimontando sulla mia sinistra la pendenza per la linea più diretta.Arrivato a 14 metri di profondità, effettuo l’ultima accostata alla mia destra sempre per 90 gradi e così a spingere l’acqua con le pinne fin quando non riemergo nei pressi dello scoglio del molo dal quale ero partito.
Mi piace “navigare” in immersione.

Giacinto Marchionni

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