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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.

sabato 2 novembre 2019

--immersioni: "SECCA PARADISO"


Già mentre scendevamo a mezz'acqua seguendo la cima guida del pedagno che congiungeva la superficie al cappello della secca, quaranta metri in basso, con agganciate lateralmente le bombole di bail-out io in circuito chiuso e decompressive Federico in circuito aperto, avevamo dovuto faticare non poco per rimontare una fastidiosa corrente proveniente da ovest. La stessa diveniva ancor più intensa negli ultimi metri che avevamo da percorrere poco prima di atterrare sulla nostra meta. Proprio in questa fase notavo anche che la piccola zavorra di piombo del pedagno, evidentemente posatasi e poi scivolata sul costone in un tratto ripido, si spostava a balzelli sulla sabbia del fondo spinta dalla massa dell'acqua in movimento.
Solamente quando iniziavamo a nuotare radenti le propaggini rocciose della secca, gli effetti della corrente finalmente diminuivano a causa dell'attrito fino a non sentirli quasi affatto quando c'infilavamo dietro scogli, spigoli o anfratti. Da quel momento abbiamo iniziato a gustarci a pieno la bellezza sommersa del sito che per tale motivo, e non a torto, è stato chiamato da quelli che per primi ci si sono tuffati, Paradiso.
Lasciandocela alla nostra sinistra abbiamo costeggiato una parete fittamente popolata di paramuricee che si accendevano di rossi e di gialli intensi quando investite dai nostri illuminatori. Effetto fisico ben noto e vissuto chissà quante volte da tutti i sub, ma che nonostante ciò rinnova la meraviglia quando sott'acqua quell'informe ramaglia apparentemente nera, o grigio scura nella penombra monocromatica della profondità del mare, quasi inaspettatamente prende vita di colori mozzafiato semplicemente grazie ad un colpo di luce artificiale.
Separato dal corpo principale da una larga fascia sabbiosa, a destra c'era un grosso, solitario ed interessante scoglio anch'esso pullulante di gorgonie. Per un momento avevo pensato di raggiungerlo, ma per far ciò però avremmo dovuto nuovamente avere a che fare con la corrente che intanto non aveva mollato. Osservando infatti le sottili estremità dei rametti gialli e rossi, le potevamo vedere incessantemente vibrare al forte vento marino.
Perciò abbiamo continuato sempre vicini al costone con la profondità che aumentava, osservando il rapido fuggi-fuggi dei fitti branchi di anthias color rosa/fucsia spaventati dalle nostre sciabolate luminose, ed una grande murena non intanata che con indifferenza a mala pena ci osservava, affatto impressionata da noi.
Prossimo al punto più basso della nostra immersione, adagiato sul chiaro della sabbia, abbiamo anche notato un grande cavo arrotolato in spire circolari, probabilmente caduto da qualche peschereccio. I tempi di fondo e relativi consumi iniziavano ad essere importanti in particolar modo per Federico che era in circuito aperto per cui, comunque in squadra, abbiamo deciso d'iniziare a riguadagnar quota zigzagando lentamente nel sottobosco bicolore.
A volte, quando l'amico si trovava diversi metri avanti o sopra di me, potevo osservare nettamente la sua sagoma allungata dalle pinne stagliarsi, incorniciata dal grappolo di bolle che fuoriuscivano dal suo autorespiratore: icona perfetta del sub immerso.
In tal maniera siamo tornati sulla sommità di questo ampio pianoro subacqueo dove abbiamo nuovamente incrociato l'intensa corrente, e da dove abbiamo lanciato in alto le nostre piccole e gonfiabili boette rosse segnala sub che consentivano all'Amico Tony del TREMITI DIVING CENTER, il nostro disponibile, professionale e competente barcaiolo, d'individuare la nostra posizione e dopo i dovuti tempi di decompressione recuperarci in superficie.

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