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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Affascinato d'immersioni che ho sempre praticato in apnea, dal 1981 con autorespiratori (A.R.A. / A.R.O. / E.C.C.R.) e fin da ragazzo frequentatore della montagna, costantemente armeggio con, pinne, maschere, autorespiratori, corde, ramponi, piccozze e sci.
Tuffi ed ascensioni qui li racconto con "filmetti", parole e foto.

mercoledì 7 ottobre 2020

--immersioni: "IL CEPPO D'ANCORA ROMANA"


(102 mt. _ 110 min. _ e.c.c.r. _ diluente 11/48 _ M.O.D. 108mt. _ E.N.D. 51 mt.)

Abbiamo iniziato l'immersione dal bagnasciuga della ghiaiosa spiaggia di Lazzàro (RC), dalla quale praticamente siamo entrati camminando per qualche passo fin quando l'acqua ci ha sgravato dal peso degli autorespiratori, quindi abbiamo agganciato ai lati le bombole di fase e di bail-out.
A 5-6 metri sotto la superficie abbiamo svalicato una linea di scogli squadrati facenti parte delle strutture artificiali di protezione contro l'erosione costiera marina. Sul fondale fatto di sabbia grossolana le cui uniche variabili erano le classiche piccole dune "pettinate" dal moto ondoso e dalla corrente, su di un lieve incremento della pendenza lungamente abbiamo pinneggiato.
Questo è un tuffo profondo perchè la morfologia del fondale cambia solamente una volta giunti oltre i 50 metri. Infatti a questa batimetrica di colpo ci siamo ritrovati sul ciglio di una parete che, più o meno, segue parallela la linea della costa.
Affondando verso destra siamo entrati prima in un ampio antro che avevamo già visitato in passate immersioni, ed una volta usciti abbiamo continuato la discesa a sinistra seguendo una serie di strutture rocciose che a forma di enormi gradoni andavano verso il basso, notando anche grandi nasse unite da lunga sagola oramai da tempo perse, e stelle peltaster placenta più comunemente conosciute come stelle pentagono.
Ad una settantina di metri abbiamo visto un ceppo in piombo d'ancora romana lungo circa un metro.
Come da pianificazione poco dopo ci siamo divisi. Federico in circuito aperto ha iniziato la sua risalita. Invece io in circuito chiuso ho continuato in giù costeggiando una lunga costola rocciosa che praticamente partiva dal punto più basso dei gradoni da noi raggiunto e la cui direttrice era proprio sulla linea della massima pendenza. Così mi sono portato fino a 102 metri e non oltre, per restare qualche metro al di sopra della M.O.D. di 108 metri prevista con il trimix 11/48 che avevo caricato nella bombola diluente dell'apparato a circuito chiuso in relazione al Set Point fissato ad 1,3.
Per qualche momento ho spento l'illuminatore sul casco, ed allora ho osservato il vero colore blu scuro del mare profondo che era divenuto il protagonista. Vedevo di fianco la roccia che avevo seguito andare oltre, però in quel crepuscolo non riuscivo a capire se la sua corsa finiva poco più in là oppure continuava a maggiori profondità. La temperatura dell'acqua era di 15°C, contro i 23°C degli strati superiori, inoltre c'era una lievissima bava di correntedi di direzione sud-nord, per altro niente affatto fastidiosa, che riuscivo a notare osservando la sospensione spostarsi quando illuminata dal faro subacqueo. In un anfratto della roccia ho visto anche alcuni piccolissimi ed isolati rametti di corallo rosso (corallium rubrum), molto probabilmente esemplari superstiti di una colonia che un tempo era più prosperosa per numero e dimensioni.
A queste batimetriche, comunque, il tempo è sempre tiranno perchè la lancetta dell'orologio corre più velocemente! Giungeva quindi il momento d'iniziare la risalita.
Così come avevo fatto prima mi sono riposizionato in direzione della massima inclinazione per ritrovarmi quindi sugli alti gradoni, che in certi punti formavano volte strapiombanti sulle quali sciamavano saettando in tutte le direzioni fitti branchi di anthias, triglie ed alcuni grandi saraghi pizzuti.
Risalivo ancora lungamente, voltandomi ogni tanto verso il basso ad osservare il "sentiero sommerso" percorso.

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