La mia foto
PESCARA, PE - Pescara, Italy


Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.

domenica 10 agosto 2025

^^montagna: "MALEDETTI LADRI DI CORDINI !"


In una giornata soleggiata ma molto fresca, scaliamo sulla lunga, panoramica ed aerea cresta di nord-est del Corno Piccolo al Gran Sasso d'Italia.
Rimontiamo per prati molto ripidi per arrivare all'attacco, alla base di un canale che in alto diventa ne' una fessura e neanche un camino, ma una faticosa e scomoda via di mezzo.
Superati in progressione di cordata questo ed il successivo tiro, poi continuiamo con una più veloce "conserva", con sempre tra noi almeno una protezione.
Arriviamo così sull'anticima del Corno Piccolo, dalla quale ci caliamo con una corda doppia da 30 metri.
Quindi per canalini e placchette fino in vetta al Corno Piccolo.
Nella discesa nello stretto Canale da Nord, abbiamo prestato attenzione a causa delle piogge dei giorni precedenti che per diversi tratti rendevano le rocce molto scivolose.


Beautiful climbing on the aerial, exposed and panoramic north-east ridge of the "Corno Piccolo" in the "Gran Sasso" massif.
Walking on steep grasses we reach the attack of this mountaineering route.
So, we start with two pitches of rope on the greatest diffuculties of the route. Then we continue with a faster progression in "conserva", always with at least a protection in the rock between us.
We arrive on the anti-peak of the Corno Piccolo, from wich we go down with a thirty meters abseil.
And, at the and always with attention up to the top of the Corno Piccolo.
On the descent we still continue to have many attention on the wet rocks of the narrow gully of the "Normale da Nord".



domenica 3 agosto 2025

^^montagna: "IL CANALINO NORD DEL BRANCASTELLO"


Supero prima il paese di Isola del Gran Sasso(TE) e poi la sua frazione di San Pietro. Sotto la faggeta risalgo fino a 1100 metri di quota dove la strada asfaltata finisce e parcheggio.
Zaino in spalla proseguo sui tornanti della sterrata forestale che termina ad una casupola (1435mt.) ed un grande ovile coperto.
Per poco seguo poi un'ampia traccia profondamente solcata nel tempo dal passaggio delle numerose pecore nel loro andare ai pascoli, fino ad uscire definitivamente dal bosco a 1500 metri alla base de "Il Vallone" a nord del Monte Brancastello.
In alto alla mia sinistra ho il lunghissimo ed erboso crestone che arriva dalla cima delle Fienare (1985mt.); mentre alla mia stessa quota ed a destra osservo un rudere di un basso muretto a secco, un vecchio stazzo.
Senza sentiero battuto e segnali, per erbe ripide e pietraie scomodissime, inizio a risalire tutto l'impluvio de "Il Vallone", indirizzandomi ad un piccolo sperone che vedo in alto proprio dove dovrò passare. Costeggio una piccola macchia di neve che a dispetto della stagione avanzata resiste ancora.
A 1700 metri raggiungo lo sperone e, continuando sempre con lo stesso ritmo, senza traccia e sulla pendenza che aumenta, salgo per 300 metri di dislivello avendo alla mia destra una caratteristica fascia di rocce stratificate ed inclinate.
Un tafano già da tempo m'infastidisce volando intorno alle mie gambe scoperte, e più volte devo interrompere la salita per scacciarlo.
Continua l'ascensione e continua pure la schermaglia tra quello che mi tartassa e me che, innervosito, non riesco ad allontanarlo.
Insiste.
Allora mi fermo, mi siedo lo osservo, però soprattutto attendo.
Non perde l'occasione ed atterando sul lato esterno del mio polpaccio si mette comodo pure lui, credendo di potersi prendere di lì a breve un'abbondante ubriacatura ematica.
Ho scelto una salita senza traccia, lunga, faticosa, in una giornata calda, senza vento, ed ho scelto di farla anche a ritmo sostenuto. Il parassita però non l'ho scelto .
E' un attimo.
Violenta faccio partire una sberla che lo fa cadere a terra rendendolo irrimediabilmente inabile al volo e mentre agonizza girandosi più volte su se stesso agitandosi, il suo ronzio lascia il posto allo scricchiolio terminale sotto la suola e definitivamente risolvo la questione.
Approfitto della sosta forzata per bere e mangiare un paio di caramelle. Riparto.
A 2000 metri dove le stratificazioni si spengono tra i prati ripidi, alla mia mancina c'è un'imponente struttura rocciosa che proprio al suo limite destro lascia intuire "IL CANALINO", dove m'indirizzo. Dovendomi aiutare sempre più spesso anche con le mani ripiego i bastoncini per muovermi meglio tra i saltini di roccia oramai continui, fin quando non entro nella goulotte.
Divertendomi risalgo tutto questo singolare corridoio eroso nel calcare per circa 100 metri di dislivello. Termina con una strettoia che scalo con qualche movimento di II°, evitabile a destra però su terreno franoso.
Mi ritrovo in una tranquilla valletta poco sotto il "Sentiero del Centenario", che raggiungo. Volto a sinistra ed in breve in vetta al Brancastello a 2385 metri di quota.
Dopo 1300 metri di dislivello positivo tirati su fondo sempre disconnesso, finalmente sono fermo e seduto.
Mentre sorseggio la birretta e mangio, ad un piacevole vento, mi rilasso osservando Campo Imperatore ed una nuvola di condensa sul Paretone del Corno Grande.
Sotto lo sguardo vigile di tanti camosci, prima disarrampico in alto il canalino, e poi con attenzione scendo sulla lunga linea fatta in salita.


After Isola del Gran Sasso(TE) and San Pietro, in the Gran Sasso Massif, I arrive at 1100 meters a.s.l. where I leave my car.
Then, under the beech forest and with the backpack on the shoulders, I walk on a large path for off-roads up to 1435 meters a.s.l., where it ends nearby an old refuge.
I continue, and when the forest finishes i'm at about at 1500 meters a.s.l. in the center of the valley called "Il Vallone", on the north side of the Monte Brancastello.
Towards my left I can see the large ridge of the Cima delle Fienare, while on right I have the ruine of a "stazzo", a sheep shelter.
From here, without path or track with fatigue and uncorfortable steps I go on steep grasses and grivels up to the base of a spur at 1700 meters a.s.l., I see also a little zone of hard snow that still resists in july.
After the spur I go up near a beautiful and long structure of inclinited layered rocks on my right, that leads me like a signal.
An annoyng horsefly two centimeters lenght, disturb me from several time. I stop myself to chase it away. But it continues.
Today I chose a long climbing in a warm air without wind, but absolutly no with an annoyng horsefly like buddy.
Stopped, I wait that it landing itself on my leg. Then, it's only a moment and with a violent slap I kill it and,
end of the problem.
I continue.
At 2000 meters a.s.l., where the limestone layers died between the grass, on my left I can see an imponent and massif rock structure. On its right edge, where it ends there is a narrow little gully, "Il Canalino", there I lead myself.
With enjoy movements, I go up for about 100 meters of altitute difference, with some steps of II° (mountaineering difficulties) at the exit.
In short time I reach the "Sentiero del Centenario" and then my target, the top of Monte Brancastello (2385 meters).
After 1300 meters of altitude difference in the legs, finally I'm sitting.
While I'm resting, I eat and drink beer, and I watch the large plateau of "Campo Imperatore" and the and hight "Paretone del Corno Grande" with a cloud on.
I descent on the same track of the climbing, while several chamois with attention look at me.




lunedì 21 luglio 2025

--immersioni: "HER"


E' da quasi un anno che non ci ritorno, allora mi decido per un profondo tuffo fino alla Sirena del lago.
Inizio nell'acqua calda a 27°C della superficie che con addosso muta stagna e sottomuta è persino fastidiosa.
In una ventina di minuti di spostamento sommerso sottocosta, raggiungo la cima guida, quindi la seguo.
Superati gli otto metri, lascio il caldo e sento la temperatura che cala all'aumentare della profondità. Oggi alla mia massima quota il termometro indicherà 10°C, diciassette in meno rispetto al bassofondo; una differenza non da poco da gestire nell'intera durata dell'immersione. Il sottomuta che nei primi minuti mi faceva sudare abbondantemente, mi protegge dal freddo.
Oltrepasso una zona con visibilità lattiginosa, ma dopo i 30 metri è tutto limpido.
Guadagnando metri, vado facendo luce sulla pendente scogliera vulcanica di massi scuri, che termina a 70 metri.
Sollevato di un metro abbondante dalla melma e dosando i colpi delle pinne, nuoto sul fondale oramai quasi in piano seguendo la linea guida, sulla quale sono sospesi alcuni millimetri d'impalbabile sedimento.
Mentre sempre senza mai forzare mi spingo ancora avanti sul profondo pianoro, si dilata la distanza e di conseguenza la decompressione.
Prima dei 90 metri, nel buio inizio ad intravederla.
Quando la raggiungo non mi ci fermo, ma continuo oltre fino alla barchetta in legno affondata in assetto di navigazione a 94 metri. È il capolinea basso della linea che qui ho tesato tre anni fa.
Giro attorno al piccolo scafo, lo osservo e lo videoriprendo, poi torno alla statuina metallica della Sirena.
Anche su di Lei c'è del sedimento che quando spolvero muovendo l'acqua con la mano, lentamente sfarfalla verso il basso.
Rimarrei ancora ad aspettare che questa nevicata sommersa in caduta al rallentatore si esaurisca per poter fare altre riprese con l'acqua pulita, ma a questo punto il tempo di decompressione è già corposo.
Comincio a risalire, non prima di averLa salutata.
_Giacinto Marchionni_
94mt. / 2h 40min / e.c.c.r. / 27°C-10°C


It's almost a year that I do not dive at the Mermaid of the Lake, so I decide to return to Her.
I begine in the hot water at 27°C on the surface, too much with dry suit and undersuit.
Swimming slowly underwater the shore, I reach the Guide-line of the Mermaid in about twenty minutes, then I follow it.
Below eight meters, the water temperature goes down at the increase of the depht. At the maximum deep it will be 10°C, seventeen less than the surface. With my undersuit, I was sweating a lot in the hot shallow water; while in the cold water it's a good protection for me.
I across a zone of cloudy water that ends at thirty meters, beyond it's ever clean.
While I descend I illuminate the black, steep volcanic cliff that dieds at 70 meters on the mud where I continue, and with calm I push with my legs on the fins to go on the bottom, now almost flat, while the distance and the deco-time dilate them.
Just before ninety meters I begin to see the Mermaid, but when I reach it I do not stop me and I continue up to the woody wreck of the little boat in sailing trim at 94 meters: terminus of this guide-line that I lied here three years ago for training at the deep-dive.
I swim around it, observe it and take videos of it, then I return to the metallic figurine of the Mermaid.
With my hand I remove the thin sediment on it, that falls down slowly like snow, but I don't wait this underwater snowfall ends to take a video into the clean water, because at this point I have an important decompression-time to respect, so I say goodby to Her and I begin the reascent.
_Giacinto Marchionni_
94 meters / 2h 40min / e.c.c.r. / water temperature 27°C-10°C




martedì 8 luglio 2025

^^montagna: "ISKRA"


Era già da qualche anno che non ripetevo questa via.
Lasciamo Pescara con temperature caldissime, sapendo di trovare sul versante nord del Corno Piccolo un po' di fresco.
Altro che fresco: abbiamo dovuto indossare tutto quello che avevamo perchè l'aria era freddissima!
Bella è la scalata nel lungo ed elegante diedro dell'Iskra sulla nord del Corno Piccolo.


I don't remember when I climbed this route the last time.
We leave Pescara with its summer very hot air, well knowing to find a fresh atmosphere on the mountain.
During our climbing on ISKRA and its elegant mountaineering dihedral in the "Corno Piccolo" north face, we find not only a little fresh, but a very cold air!




martedì 1 luglio 2025

--immersioni: "IL MARCIAPIDE"


Sponda Bresciana del Lago di Garda: IL MARCIAPIEDE
110 metri / 130 minuti / doppio e.c.c.r.

Quello che sulla sponda occidentale del Lago di Garda viene detto "IL MARCIAPIEDE", o anche "I GRADONI", è un tuffo su una verticale muraglia sommersa che sprofonda dritta ben oltre i 250 metri di fondo.
Senza fretta mi preparo e trasporto gli apparati ed il resto dell'attrezzatura all'acqua. Ricontrollo ancora una volta tutto, quindi agganciati ai lati i rebreathers comincio.
Da come mi ero documentato, subito avrei nuotato su di un tratto con blanda pendenza fino a circa 27 metri per trovarmi di colpo sopra il profondissimo salto, come quando ci si affaccia da un balcone a grande altezza.
E tanto è stato.
Scavalco quindi l'immaginaria ringhiera, mi pongo a mezz'acqua di fronte alla parete e mi lascio andare.
In quest'immersione è vertiginosa non solo la geometria, ma anche l'idea di muoversi nel buio con sotto le pinne il vuoto.
Appena dopo la ringhiera, la roccia rientrando su se stessa a strapiombare forma una gran volta. Poi riprende la sua articolata verticalità fatta di salti, fessure, massi, detriti e pilastri, uguali a quelli che caratterizzano una parete in montagna.
Grazie a ciò incremento la profondità velocemente. Misurando ogni mio movimento muscolare scendo monitorando me stesso, il mio respiro, i parametri indicati dagli strumenti ed osservando quel panorama diviso a metà, con da un lato il paretone e dall'altro l'acqua nera.
In questo scalata sommersa fatta al contrario, la falesia mi sfila di fianco in altezza per novanta metri.
Prima di continuare faccio una breve "sosta", poi scarico un filo di gas dalla muta stagna per rendere l'assetto lievemente negativo e raggiungo i 110 metri.
Per quello che può nel buio l'illuminatore sub, cerco con gli occhi di sbirciare e registrare il più possibile attorno e soprattutto sotto le pinne dove, senza variazioni, la linea va ancora alternando salti verticali a zone con pendenza minore, i "Gradoni" appunto. Rispetto a quote più basse, così a prima vista mi sembra che qui la presenza della Dreissena (mollusco bivalve invasivo, non locale e d'aspetto simile ad una piccola cozza), sia minore.
Sto sospeso a 110 metri di fronte a questa muraglia, e sono solo ad un terzo della sua estensione.
Mi basterebbe scaricare ancora pochissima aria dalla muta per continuare a scendere metri senza sforzo. Però per questa prima immersione mi fermo. Attentamente illumino ed osservo attorno e poi senza fretta inizio a risalire.
Causa la verticalità posso guardare sopra solo estendendo al massimo indietro il collo, e da questa prospettiva la ripidezza si esalta ancora di più.
Sento anche una lieve corrente proveniente dalla mia destra/nord, che in sospensione trasporta nuvole di sedimento, fatto non insolito per questo lago.
Metro dopo metro, passo dopo passo, studio la conformazione delle rocce, e mi viene naturale "gradarle" in difficoltà di arrampicata. V°superiore continuo e sostenuto e sotto lo strapiombo come minimo un impossibile VIII° in artificiale: insomma cazzi acidi per l'alpinista! Ma siccome da sub sott'acqua ora sono a gravità zero, lo strapiombo me lo fumo!
Queste considerazioni per un attimo mi fanno sorridere, poi immediatamente torno molto attento. Monitorizzo la frequenza respiratoria, il set-point dell'ossigeno, il ceiling decompressivo, l'assetto che in una risalita diretta come questa va costantemente regolato nella stagna e negli apparati, e continuo ad osservare attentamente tutto.
Ritorno alla ringhiera.
La riscavalco.
Entro i venti metri di fondo trascorro gran parte della lunga decompressione curiosando tra le verdi piante lacustri e la scogliera del bassofondo.
Esco. (Giacinto Marchionni)




Grada Lake west coast: "IL MARCIAPIEDE"
110 meters / 130 minutes / double e.c.c.r.

On the Garda Lake west side, the divers call "IL MARCIAPIEDE (THE WALKSIDE)", or "I GRADONI (THE STEPS)", a very particular dive site: a vertical submerged wall that from the surface descends straight to more than 250 meters of depht.
With short path, I carry my two side-mount close circuit rebreathers and the rest of scuba equipment on the confortable shore near the water where I do the last checks, than clipp them to my sides and start my dive.
First I swim on a short stratch with little slope up to 27 meters of deep, than suddenly I am on the very deep drop, like when you look out from a pulpit at great hight.
Very concentrated I position myself close to the wall and I go.
In this dive not only the geometry is dizzyng, but also the idea of having a deep void under the fins.
In a zone this submerged wall forms also a big overhang.
I continue talking to myself, cecking me and the istrumentes minute by minute. At the same time I look at tha mysterious panorama around me. It is divided perpendicularly in two: on a side the vertical rock and on the other the black water, and so the cliff had passed me by for a hundred meters.
At that point I release gas from the drysuit to have a little negative buoyancy to arrive to the target depth, 110 meters.
I try to observe everything around and belowe me beyond my underwater light.
I'm 110 meters deep, and I'm only on a third of the total extention of this particular submerged structure.
For a few seconds I also think to continue below, but then I tell me "Stop yourself, for this your first dive here it's OK so.", and I begine the reascent.
From my right/north, there is little courrent with cloudy water. It's normal for this lake.
Meters by meters, step by step I attently study the cliff. It's like to be on a mountaineering route, and for me is natural to value its difficulties: V° and below the overhang at least a very impossible VIII° in artificial climbing! But since I'm a diver at "zero gravity", I easily go up without problems!
At this for a short time I smile with myself, then return me necessary concentration to continue.
I check my breath, the oxigen set-point, the buoyancy and the decompression ceiling.
In this mode I return to that pulpit where I started.




giovedì 19 giugno 2025

^^montagna: "SOLITARIA AL RESEGONE"


Solitaria sulla cresta nord al Resegone, la spettacolare lama di roccia di Pennadomo(CH).

Solitary climbing on the north ridge mountaineering route at the Resegone, the spectacular limestone blade in Pennadomo(CH).



giovedì 12 giugno 2025

^^montagna: "VIA GEOMETRIA FRATTALE"


Appennino Centrale Molisano _ Gruppo delle Mainarde _ Sperone Mozzo di Monte di Castelnuovo al Volturno (1050mt).
Abbiamo trovato non solo aderenza superlativa sul calcare della "GEOMETRIA FRATTALE" (V°/AD+/sv.350mt/V.Abbate e M.Ranieri/agosto 2000), ma grazie alla roccia lavoratissima dall'erosione anche clessidre, lame e fessure a iosa per proteggersi.
In una giornata calda ma ventilata, abbiamo scalato per otto sfilate di corda lo sperone sempre poco a destra del suo filo superando alcune zone di vegetazione che nel complesso però non ci hanno disturbato, a parte quando siamo dovuti passare attraversato il pungente ginepro.
Poi, i panorami ampi e silenziosi che qust'angolo di Appennino poco frequentato regala, hanno arricchito la giornata di montagna.
Usciti dalla via, per labili tracce siamo andati giù per il ripido canalone di sfasciumi di roccia e boscaglia posto alla destra orografica dello Sperone Mozzo.


Central Apennines of Molise, Mainarde Massif, "Sperone Mozzo" of Mount of Castelnuovo al Volturno (1050mt).
In this silent and little frequented corner of the Apennines, we climbed with eight pitches of ropes on the super limestone-grip of the mountaineer route "Geometria Frattale" (V°/AD+/development 350 meters/V.Abbate e M.Ranieri/2000 august), just a few meters to right of the ridge; also passing through areas of vegetation that, apart from some junipers (Juniperus), did not disturb us.
At the end of the mountaineering route, without path we went down on the steep gully at the orographic right of the Sperone Mozzo.




venerdì 6 giugno 2025

--immersioni: "FIAT 600 e 1400"


Nello scorso aprile 2025 a Malcesine (VR), mi immersi (vedere su questo sito ad aprile 2025), sul bel relitto dell'ALFA ROMEO GIULIETTA.
Nelle sue vicinanze, a 50 e 53 metri di profondità ci sono altri due relitti di automobili: due FIAT modello 600 e 1400, macchine oramai d'epoca che dagli anni cinquanta e sessanta sono diventate parte del costume e della storia italiana.
Della "600 FIAT" ho un ricordo personale perche era l'automobile del mio caro zio Checchino.


In the last april 2025 at Malcesine (VR), I dived on this site at 59 meters deep on the beautiful "ALFA ROMEO GIULIETTA" car wreck (on this web-site you see 2025 april).
Nearby, at 51 and 53 meters, there are others two cars wrecks. Precisely these are two Fiat models: the "600" and the "1400".
From the past of the fifties and sixties, they arrived in the Italian culture and history.
On the "FIAT 600" I have a personal memory, because it was the car of "Checchino", mine dear uncle.



domenica 1 giugno 2025

^^montagna: "SIVITILLI a/r"


Quando inizio alle tre e mezza del mattino o meglio della notte, ai 1450 metri del Piazzale Amorocchi dei Prati di Tivo c'è un grado di temperatura: a maggio meglio di così non potevo trovare!
Alla luce della frontale per un pezzo mi guidano i piloni dello skilift della stazione sciistica poi, al termine di questi, tra le prime macchie di neve ancora ghiacciata rimonto gli avancorpi rocciosi che sovrastano i prati mentre il crepuscolo sfuma nell'alba.
Sul manto del rigelo notturno della larga lingua nevosa che sto risalendo, oltrepasso il sentiero "Pierpaolo Ventricini" e m'indirizzo verso l'evidente "Canale Sivitilli" sulla pendenza che aumenta.
Alla mia sinistra uno sperone di rocce che muore tra la neve separa la "Normale da Nord" dal "Sivitilli", nel quale entro.
La neve sotto gli attrezzi continua ad essere durissima o ghiacciata e così risalgo l'intera goulotte, che della splendida placconata rocciosa di nord-est della Prima Spalla del Corno Piccolo è il suo margine orografico destro.
In alcuni punti a causa di vecchi slavinamenti con attenzione scalo dei muretti più ripidi, quindi in uscita con qualche passo di misto arrivo sulla sommità della Spalla ed alle otto e mezza sul Corno Piccolo spazzato da un fastidioso vento di Grecale, dal quale mi tolgo subito tornando sui miei passi fino al ridosso dell'uscita del canale. Qui, dopo 5 ore e passa in punta di ramponi finalmente posso stare fermo e seduto mentre metto qualcosa sotto i denti.
Alle latitudini del Gran Sasso d'Italia trovare alla fine di maggio neve ancora ghiacciata è cosa rara, viste queste ottime condizioni decido di scendere sulla stessa linea di salita.
Molto attento e valutando ogni singolo movimento di ramponi e piccozze su neve ancora tostissima e che non mollerà, disarrampico il Sivitilli rallentando e rimanendo ancor più concentrato su quei tratti più inclinati già affrontati in salita.
In certi momenti sono investito da nuvole di polvere ghiacciata che arrivano dall'alto mosse dal vento di cresta, che però non arriva nell'incassato ridosso dove mi trovo. Per interrompere anche per solo qualche minuto il continuo lavoro dei polpacci, mi fermo vicino a nicchie tra roccia e neve dove con la paletta della picca scavo dei ripianetti orizzontali per i piedi.
Tornato alla base dela goulotte, su pendenze meno decise, prima su neve che ancora tiene e poi per prati dopo quasi 9 ore rientro al Piazzale Carlo Amorocchi a mezzogiorno.


At half past three in the morning, in the "Piazzale Amorocchi" of "Prati di Tivo" (1450 meters above sea level), the air temperature is 1°C, excellent for my climbing.
I go up, walking at night near the ski lift of the ski resort then, at its end, I continue on the first patches of icy snow, while slowly the sunrise begins.
On the steep frozen slope I head towards the "Sivitilli" gully, and I entr it. The snow, always hard or frozen, is perfect for the crampons and the ice axes, and so I attentively climb overcoming some steeper parts, whit at my right side the splendind rock wall of the north-est face of the "Prima Spalla del Corno Piccolo".
On mixed ground, snow and rocks below the crampons, I arrive at the end of the gully on the "Prima Spalla" ridge. Then I go to the top of the "Corno Piccolo" where is an annoying wind of "Grecale" (from north-east to south-west), therefore immediately I go away to a zone without it, where I finally can stay sitting to rest my legs, after five and more hours of continuous steep climbing.
It's the last days of May and at the latitude of the "Gran Sasso d'Italia" massif, there's still a lot of snow and ice on the mountains: it's rare. So, thanks to these excellent conditions, I decide to go down from where I came up.
Slowly I disclimb and on the steeper parts I'm very carefully, thinking a lot at every single movement of my ice tools, while moved by the wind above, sometimes clouds of snow dust come at me.
In some points of the steep snow gully, with the ice axe I can do small horizontal support to give my legs a few minutes of rest.
Arrived at the base, I finally can walk on slight slopes of snow and grass, and at noon I return at "Piazzale Carlo Amorocchi", about nine hours after.




lunedì 19 maggio 2025

^^montagna: "VETTA ORIENTALE"


Anche se il meteo sul Gran Sasso prevedeva freddo in quota, per trovare neve buona per gli attrezzi comunque come mio abitudine ci muoviamo prima dell'alba.
Rispetto a sette giorni fa poco è cambiato, infatti dal Passo delle Scalette mettiamo i ramponi. Rimontiamo il Vallone delle Cornacchie ed al Franchetti facciamo una pausa.
Oggi per raggiungere la morena del Calderone scegliamo il canale che si trova proprio alla base della caratteristica parete triangolare che domina il rifugio. Su neve ottimamente dura e su pendenza sostenuta arriviamo al ghiacciaio, da dove è un piacere poter osservare le alte quote del Gran Sasso piene di neve dopo le magre degli anni passati.
Mentre l'amico rimane in zona, io continuo sul fondo perfetto che tiene benissimo e che mi regala una veloce progressione. Sul versante nord-ovest della Vetta Orientale vado prima scalando un netto canalino, seguito poi da un bel nevaio che mi porta in cresta. Su questa, con affacci sul ghiacciaio del Calderone raggiungo la cima a 2903 metri.
Vorrei sostare più a lungo, ma sul versante opposto c'è un mare di nuvole scure, allora preferisco non dilungarmi. Torno sulle stesse peste di salita. Al rifugio mi aspetta l'amico. Proprio poco prima di rientrare alla Piana di Laghetto di Cima Alta ci becchiamo uno scroscio di pioggia, l'unico neo della giornata.


As I usually prefer, we start from "Piana di Laghetto" of "Cima Alta" before the sunrise.
After the "Madonnina" we put on crampons to ascent the "Vallone delle Cornacchie", and at the "Franchetti" Refuge we take a bit rest.
On an exellent snow, then we climb the steep slope close the triangular wall above the refuge, up to "Calderone" moraine.
The view on the Gran Sasso highest peaks completely white, is splendid.
From there I alone continue on its north-west face on mountaineer route "Normale alla Vetta Orientale", up to its ridge; and then on it with great grip for the tools, on icy snow I quickly reach its top at 2903 meters above sea level.
At the end on the way down we get rain, the only flaw of the day.




venerdì 9 maggio 2025

^^montagna: "SCIVOLO NORD"


Nel massiccio del Gran Sasso, l'anticima nord della Vetta Occidentale del Corno Grande è quella struttura rocciosa che chiude il circo glaciale del ghiacciaio del Calderone alla sua sinistra orografica.
In condizioni invernali dal centro della sua base, sfruttando un ben evidente e ripido nevaio che domina il Vallone delle Cornacchie, per circa 250 metri di dislivello sale la via Scivolo Nord, ascensione poco ripetuta.
E' ancora notte quando parto da Cima Alta(1650mt.).
Poco dopo la Madonnina(2015mt.), al Passo delle Scalette calzo i ramponi.
Sulla buona neve del rigelo notturo supero il Rifugio Franchetti (2433mt.) e per ripido pendio ancora in ombra, su neve dura rimonto alla morena del Calderone poi, un po' alla mia destra, mi immetto nello Scivolo Nord.
Per tutta la scalata ho sempre alla mia dritta una linea rocciosa. Sulla pendenza che subito impenna e rimane così fino all'ultimo metro della cresta dove mi sto indirizzando, e che vedo su in alto, supero anche uno strappo di una ventina di metri più deciso.
Grazie alla neve che per tutta l'ascensione rimane tosta o ghiacciata, quindi perfetta per gli attrezzi tanto da stare per lunghi tratti in punta di ramponi, salgo speditamente prendendomi naturalmente anche delle pause reclamate dai polpacci.
Supero gli ultimi metri del nevaio e raggiungo la cresta spartiacque da dove osservo l'imponente colpo d'occhio di tutte le vette del Corno Grande con ai piedi il Ghiacciaio del Calderone carico di neve. Neve che si spera rimanga.
In breve arrivo all'omino di pietra che indica l'anticima nord della Vetta Occidentale del Corno Grande. Percorro la sua panoramica cresta e poi salgo alla vetta più alta degli Appennini a 2912 metri, che raggiungo alle 9 e 45.
In discesa vado dentro la conca del ghiacciaio sulla neve che, sebbene logicamente un po più molle rispetto a quella trovata in salita, tutto sommato ancora buona da pestare.


In the Gran Sasso Massif, the Corno Grande northern pre-peak is that articulated rock structure that closes the glacial cirque of the Calderone glacier on its orographic left.
In winter conditions from the center of its base, the route Scivolo Nord goes up to about 300 meters of altitude difference on a very evident and steep snowfield.
It is still night when alone I start from the Cima Alta(1650mt). After passing the Madonnina(2015mt), I put on my crampons at "Passo delle Scalette".
On the good snow of the night refreeze, I pass the Franchetti Refuge (2433mt) and climb up to the Calderone moraine on a steep slope and hard snow; then I go on my right side towards the "Scivolo Nord"/North Slide to reach it.
For the entire mountaneering route, I always have a rocky line to my right, and I climb on very steep slope, on hard and icy snow, perfect under the ice-tools. So I climb quickly. Of course I also take breaks to rest my legs.
I climb the last steep meters and reach its crest. From this point I can to observe the imposing view on all peaks of the Corno Grande and below the Calderone Glacier.
I arrive at the "omino di pietre"(a sign made of small pile of stones) of the Corno Grande northern pre-peak. Between rocks and snow I walk along its short and panoramic crest and then climb to the top of the Apennines at 2912 meters above sea level, where I arrive at 9:45 a.m.
I go down passing through the glacier.



giovedì 1 maggio 2025

^^montagna: "PICCHIA SULLA CHIGIA ROMAGNINI !"





In vista di Gallo Matese(CE) e del suo omonimo piccolo lago c'è La Preucia, una struttura calcarea che svetta a 1149 metri s.l.m. e fortemente caratterizzata dal fenomeno del carsismo, sul cui sperone centrale posto appena a destra (orografica) del suo canalone boschivo, sale la via "Picchia sulla chigia Romagnini!".
In uno sviluppo totale di 260 metri, l'ottima qualità della roccia lavorata dall'erosione carsica ci ha regalato una bella scalata con super grip su 6 dei 7 tiri, e solo nella quarta lunghezza l'erba ci ha dato un po' fastidio.
All'uscita della via in breve siamo giunti sulla dolinica vetta boscosa.
Per traccia evidente siamo poi scesi ad un'ampia sella con abbeveratoio, quindi per comodo e bel sentiero in vista lago, giù al parcheggio.


Near Gallo Matese(CE) and its small lake, there is the "Preucia", a karst limestone structure 1149 meters hight above sea level. On its central spur, located near the orographic righ of its wooded gully, the mountaineering route called "Picchia sulla chigia Romagnini!" goes up.
In a total lenght of 260 meters, the excellent quality of the rock gaves us a nice climb with a super grip on six of seven rope pitches, and only on fourth pitch was the grass a little disturbing.
At the exit of the mountaneering route we arrived at the wooded peak characterized by karst depressions, and then on a clear path went down to the car park.

giovedì 24 aprile 2025

--immersioni: "LA GIULIETTA"


Quando in Italia uscì sul mercato a metà degli anni '50, l'Alfa Romeo "GIULIETTA" era considerata una Signora automobile e tale è rimasta anche poi, segno di successo, sebbene con le naturali modifiche del design che i tempi, il mercato e le mode del momento richiedevano (e richiedono).
Sotto il Lago di Garda poco a nord di Malcesine(VR), ad una profondità di 59 metri giace il relitto di una di loro molto probabilmente datata inizio anni '60, e come la maggior parte dei relitti sommersi di macchine dopo essere stata rubata ed adoperata per faccende di malavita, affondata sotto le acque per farne perdere le tracce, fin quando qualche sub un giorno la ritrovò.
Nell'acqua limpida tipica dell'inverno di questo grande lago, ho iniziato da una comoda spiaggia a due passi dal parcheggio, quindi sono andato nel buio si è materializzata alla luce della mia torcia.
Le ho nuotato attorno osservandola con attenzione, mentre riprendendo quelle sue "linee" che, sebbene passate secondo i canoni attuali, rimangono comunque eleganti.


When in Italy the Alfa Romeo "GIULIETTA" first marketed in the mid-1950s, it was considered a car Lady, and so it remained afterwards even with subsequent trend modifications, a sign of success.
Few after Malcesine(VR) in north direction, belowe Lake Garda is located the wreck of one of them at 59 meters of depth, and with high probability like all wrecks of cars below the lakes, used for criminal business and then sunk to hide them, until a day a diver found it.
In the clear winter water of this large lake, or little sea, from an easy shore very near the park car I started. So I went down in the darkness, suddenly I have illuminated it with my dive torch.
I swam very slowly to watch the "Giulietta", while i was taking video to those "lines", now out of fashion but still elegant. (Giacinto Marchionni)




domenica 13 aprile 2025

^^montagna: "LAMETTADOMO"





Anche se la roccia di questa via Appenninistica va da mediocre a discreta e può essere considerata buona solamente per brevissimi tratti, questa scalata sulla strettissima cresta delle Lisce del Monte Moresco a Pennadomo(CH), è da considerarsi spettacolare per l'eposizione al vuoto che lo scalatore ha a destra e sinistra su praticamente ogni metro dei suoi 200 di sviluppo.
Il singolare e caratteristico panorama attorno non è assolutamente di second'ordine. Però si possono osservare brevemente solamente durante le soste tra le sfilate di corda, perchè durante l'arrampicata richiede concentrazione fin quando non si è fuori dalle difficoltà.


Even if the rock of this "Appennino" mountaineering route called "Lamettadomo" is bad or fair, and only good for short stretches, this climb on the very narrow ridge of the "Lisce del Monte Moresco" at Pennadomo(CH), must be considered spectacular due to the exposure to the void that the climber has on its side right and left on every meter of the 200 of total lenght.
The singular and characteristic panorama around is not absolutely no exception. But it can only be observed during the stops between the rope pitches, because the climbing requires always much attention.

giovedì 27 marzo 2025

^^montagna: "NORMALE AL RESEGONE"


In localita Pennadomo(CH), si elevano delle caratteristiche, slanciate e stratificate lame di calcare che creano un paesaggio unico negli Appennini, dove abbiamo scalato sulla "Normale al Resegone" sulla sua aerea e panoramica cresta nord.


In Pennadomo(CH), characteristic slender limestone blades rise, creating a unique landscape in the "Appennini" mountains, where we climbed on the normal route to Resegone, on its aerial and panoramic north ridge.


lunedì 24 marzo 2025

^^montagna: "CRESTA DEL REDENTORE"


Alle cinque del pomeriggio da Forca di Presta(AP), a 1536 metri nei Monti Sibillini, prima per prati e poi per neve pure ghiacciata siamo andati con in spalla gli zaini carichi di materiale anche per cena, pernotto e colazione, alla volta del rinnovato Rifugio Tito Zilioli (2240mt), che abbiamo raggiunto un paio d'ore e mezza dopo. Nell'accogliente locale invernale della struttura abbiamo fatto cena, e poi a nanna nei sacchi a pelo sulle brande in legno.
Svegliati alle quattro e mezza del mattino, il tempo di fare colazione e prepararci, ed un'ora dopo con le lampade frontali accese abbiamo iniziato a percorrere sulla neve resa dura dal rigelo notturno il saliscendi a semicerchio della bella Cresta del Redentore.
Mentre dal buio gradatamente la luce crepuscolare si faceva strada verso l'alba, salivamo sulla Punta di Prato Pulito(2372mt), la Cima del Lago(2423mt) e la Cima del Redentore(2448mt), in una linea che costantemente alla sinistra ci offriva la Piana di Castelluccio ed a destra valloni e canali dell'anfiteatro glaciale che chiude il Lago di Pilato.
Io poi proseguivo fino alla Punta del Diavolo(2410mt), calcando per logica di scalata un metro a mancina/nord neve molle e da valutare, ed un metro a dritta/sud neve trasformatissima sfiziosamente tosta per ramponi e picche, andando con attenzione su tutta quella cresta molto esposta.
Intanto Fausto aveva ripreso la via del rifugio Zilioli dove, quando ci ritornavo, non lo trovavo perchè nel frattempo aveva guadagnato la Cima del Vettore.
Quindi, riuniti noi e rimessi negli zaini gli ammennicoli parcheggiati al rifugio, abbiamo iniziato a scendere verso Forca di Presta, raggiunta a mezzogiorno.


At five in the afternoon from "Forca di Presta(AP)" at 1536 meters above sea level in the "Monti Sibillini", first throught meadows and then also throught frozen snow we went with backpacks loaded with material on our shoulders also for dinner, to sleep and breakfast, towards the Tito Zilioli Refuge (2240 meters a.s.l.), which we reached two and half hours later. In its the winter room we had dinner, and then went to sleep.
Woken up at half past four in the morning, an hour later we started to walk the Redentore ridge on the hard snow of the night.
As it dawned, we climbed on the "Punta di Prato Pulito" (2372 meters a.s.l.), the "Cima del Lago" (2423 meters a.s.l.) and the "Cima del Redentore" (2448 meters a.s.l.), with on the left side the "Piana di Castelluccio", and on right valleys and gullies of the glacial amphitheater that close the "Lago di Pilato".
Alone I continued up to the "Punta del Diavolo" (2410 meters a.s.l.) along its very exposed ridge, climbing one meter on my left/north on bad soft snow, and one meter to my right/south on hard snow excellent for ice axes and crampons, while my friend Fausto climbed on Vettore Peak.
Then, we went down to "Forca di Presta", where we arrived at noon.


lunedì 17 marzo 2025

--immersioni: "PARETI"


Poco a sud di Campione del Garda, frazione di Tremosine(BS), per traccia scoscesa avevo terminato il lavoro di saliscendi per trasportare dall'auto fino alla riva del lago gli apparati.
Nel punto d'ingresso di questo piccolo spazio tra rocce ed arbusti, il pavimento del fondo non è il massimo per l'entrata subacquea perché composto da sassi squadrati ed appuntiti molto scomodi, però almeno quando iniziavo c'era solo una bavetta di vento da nord-est che increspava appena la superficie.
La spiaggetta sommersa continuava con blanda pendenza fino a 4-5 metri, dopo di colpo l'inclinazione cambiava, e così guadagnavo con decisione in basso.
Fino ad una quarantina di metri mi sono mosso su un fondale di sedimento dissemiato di scogli sparsi, che all'aumentare della profondità via via prendevano il sopravvento fino a diventare gli unici protagonisti.
Nel buio degli 85-90 metri, infatti mi sono trovato a scendere di fronte ad una parete verticale a malapena schiarita dalle mie luci che per quanto potenti erano barlumi che consentivano solo di intuirne e non di osservarne l'effettiva estensione. Concentrato andavo ancora giù indirizzando sotto le pinne il fascio luminoso su quel muro che proseguiva, ad occhio, almeno per una decina di metri appoggiandosi poi su un altro tratto in fortissima pendenza. Oltre non riuscivo a sbirciare. A 106 metri nello scuro, mi sono stoppato sospeso a mezz'acqua.
Dopo aver immaginato queste conosciute strutture sommerse tipiche di molti tratti di fondale del Lago di Garda, ero lì ad osservarne una.
Attentamente studiavo quella parete chiara, praticamente uguale a quelle che vedo in montagna, tutta speroni, spigoli, rientranze, stratificazioni, spaccature e cosparsa di massi, detriti e pietre di tutte le dimensioni alcune delle quali anche in bilico.
Cominciata l'ascesa ed ancora che ero molto fondo, 90 metri, netto ho sentito il caratteristico rumore di una catena che sferragliava immaginando che sotto costa qualche natante stava dando fondo all'ancora, rumore che però normalmente cessa quando questa arriva.
Quel tintinnio, che in certi momenti pareva anche ritmato, invece mi ha fatto compagnia per tutta la durata della lunga risalita con la relativa decompressione e mi domandavo da cosa poteva essere generato, fin quando ad una decina di metri di profondità sono arrivato a vedere.
Era la catena che collegava uno scoglio che fungeva da corpo morto ad un grande bidone di plastica bianco, che all'inizio avevo notata galleggiare a poca distanza da me, e che a causa del moto ondoso aumentato sbatteva sulle rocce.
Quelle stesse onde, non grandi ma frangenti, mi sono costate un'uscita dall'acqua con gli apparati accorta perchè mentre gattonavo passo passo sulle pietre verso la spiaggetta, senza tregua mi sballottavano. (Giacinto Marchionni)

Pareti di Campione del Garda(BS) _ 106 metri _ 110 minuti _ doppio side mount e.c.c.r. _ temp. acqua 10°C


On south of "Campione del Garda", Lake Garda west side, up a steep path I had finished carring down mine double e.c.c.r.
For me to walk on the low underwater bottom in that point was very unconfortable for its pointed stones. At least the water surface was calm, without waves.
The submerged shore continued with low slope until 4-5 metrs depht, than suddenly it changed and so I descended decisively.
Up to about 40 meters depht I have shonw on a sand and mud bottom with rare rocks on, but at the increase of the meters they became unique protagonists. Infact in the dark at 90 meters depht I was in front on a vertical rock wall.
Careful, I went still down and, directing my light between the fins, I saw the wall to continue at least ten meters. I could not see beyond that.
At 106 meters I stopped myself.
After immagining these known submerged structures, I was here looking at one. I carefully looked the wall and its clear rocks, pratically identical at those I see during mountains climbing. Everywhere edges, stratifications, stones, splits, debris, overhangs and butresses.
In the ascent, I still was at 90 meters depht when I listened a clear noise of a chain, immediatily thinking at a boat and its anchor.
Normally this tipical noise finishes when the anchor reaches the bottom. I listened to it continuosily the long ascension and decompression, asking myself what it was.
At 10 meters of depht I have seen and I have understood.
It was the connecting chain between the bottom and a surface white buoy, and the noise was caused by breaking waves.
At the end of dive, the same waves shake me a lot during my exit from the water.




venerdì 14 marzo 2025

--immersioni: "IL RELITTO DI NAVENE"


Il piccolo relitto di Navene, sulla sponda veronese del Lago di Garda, è ciò che rimane di un barcone da trasporto che agli inizi del '900 assieme ad altri simili veniva usato per movimentare legname tra Riva del Garda e Peschiera.
Quando la rete stradale attorno al lago si sviluppò, logicamente la via d'acqua venne a perdere d'importanza decretando la fine di quel tipo di trasporto.
Il modo più normale per disfarsi di quei natanti era di affondarli, è così fece anche Guglielmo Della Pila di Navene, il proprietario di quella che allora fu sua fonte di sostentamento, ed oggi testimonianza sommersa di un'economia ed un modo di vivere che non ci sono più.
Il piccolo relitto si trova ad una profondità compresa tra i 50 metri delle prua ed i 55 metri della poppa, ed è adagiato sul fondo sedimentoso in assetto di navigazione. Le sue strutture lignee, oramai anche loro ricoperte dall'onnipresente, invasiva, piccola e non autoctona cozza Dreissena, offrono bei colpi d'occhio e spunti per foto e video riprese. (Giacinto Marchionni)


The Navene wreck, below the Lake Garda east coast, is what ramains of an old wood boat used to transport wood between Riva del Garda and Peschiera, like many others boats for the same purpose.
When the road network around at the lake was complety, logically that type of transport was forgotten, ad the most natural way to eliminate them, was to sink them.
So did Guglielmo Della Pila, the owner who lived on the lake in the small village of Navene, of that who was his source of life, and today only the memory of a disappeard economy.
The little wreck, in sailing trim, has the bow at 50 meters depth, and the stern at 55.
Its structure, completly colonized by "Dreissena" a small and invasive non-native bivalve mollusc, is a good subject for underwater photos and videos.



lunedì 10 marzo 2025

--immersioni: "K 91"





Non avevo voglia di sfacchinare scendendo e riasalendo per scomodi viottoli che dalla strada statale Gardesana Occidentale consentono l'accesso all'acqua del Lago di Garda, quindi mi sono cercato uno slargo dove parcheggiare che era distante una ventina di metri dalla riva, ma soprattutto al suo stesso livello. Volevo insomma si fare una discesa fonda con partenza da terra, diversi siti di questo lago possono garantire ciò a chi sa rinunciare all'indubbia comodità di una barca appoggio, ma volevo soprattutto un sito dalla logistica pre e post tuffo meno lavorata del solito.
Alle 8 e 30 del mattino di una giornata grigia, c'era foschia tanto che la sponda opposta si nascondeva alla vista, ho iniziato accolto dall'ottima visibilità, qui propria dell'inverno, rimasta invariata fino alla massima profondità, come anche la temperatura sempre a 10°C.
Superate le iniziali rocce e piante lacustri del fondale, mi ci sono posizionato sopra a mezz'acqua sollevato di poco più di un metro, muovendomi dentro il suo accogliente celeste-azzurro.
A 60 metri, a causa di un lieve incoveniente di compensazione ad un orecchio, dovevo momentaneamente stoppare la discesa e quindi risalire per decongestionare la relativa tuba di Eustachio.
Risolta la faccenda ho potuto poi continuare la calata sapendo perfettamente però che quei pochi minuti di ritardo sulla tabella di marcia programmata, in decompressione mi sarebbero costati non poco in termini di tempo.
Tra i settanta e gli ottanta metri ho incrociato una moltitudine di persici e lucci che fino a quel momento erano fermi, appoggiati sul fondo, ma che all'improvvisa comparsa delle mie luci scappavano via.
Così sul quel panorama solo falsamente monotono di dune orientate verso il basso che con gli occhi curiosavo, ho continuato fino a 102 metri da dove, dopo un'accostata di 180°, mi sono posizionato sulla rotta di risalita.

Sponda Bresciana del Lago di Garda: 102 metri _ 2h e 40m _ doppio e.c.c.r. _ temp. acqua 10°C

Giacinto Marchionni


I didn't want to work too hard before and after my dive, so I found a car park near the water and at the same lake level.
At thirty past eighty in the morning it was foggy and I couldn't see the opposite shore of the lake. I begane in the clear water that I have had from surface to maximum depth, always with water temperature at 10°C. So I descended into the light blue.
At 60 meters depht I have had a little problem of compensation on mine ear, and I stopped few minutes to solve the problem, then continued the descent, but I knewn in that deep-dive I would pay for the delay a lot of decompression.
On bottom between 70 an 80 metrs of depht, I have seen a lot of perchs and pikes, but they run away when they saw my dive torch light.
On that debris dunes bottom I went to 102 metrs depht.

lunedì 17 febbraio 2025

--immersioni: "PER MARGHERITE"




Nella profonda discesa incontro acqua a momenti un po' torbida ed a momenti biancastra fin poco dopo i 60 metri. Oltre limpida.
In risalita attorno ai 50 metri sento e vedo la corrente parallela alla costa e proveniente dalla mia destra, decisamente insolita per questo lago per lo meno a queste profondità, che inclina la sagola di ritenuta ed il galleggiante fissati ad uno dei cavi tesati sul fondo.
E poi ... c'erano anche le margherite!

(Lago di Castelgandolfo _ 91 metri _ 133 minuti _ e.c.c.r. _ temp. acqua 10°C)


In this my deep dive I found cloudy and whitish water within 60 meters depth. Beyond, clear water.
During the ascent, about at 50 meters of depht, there was a courrent from my right side towards left, very strange for this lake at this depht.
And then ... there were also the daisies!

venerdì 14 febbraio 2025

^^montagna: "CRESTA DI VALL'ORGANO"


Dopo il caratteristico paese di Leonessa(RI) e la stazione sciistica di Campo Stella nel gruppo del Terminillo, al solito prestissimo abbiamo iniziato l'avvicinamento in prossimità di un tornante a quota 1350 metri circa.
Per faggeta siamo arrivati nei pressi degli impianti di risalita che per breve abbiamo costeggiato per poi inerpicarci su pendenze più decise dentro il bosco dove, calzati i ramponi, su neve tosta guadagnavamo quota fino ad uscire dalla vegetazione a circa 1850 metri, punto di inizio della bella e remota Cresta di Vall'Organo.
Con diversi saliscendi, che a parte qualche tratto abbiamo trovati magri, e tra rocce articolate con begli affacci a sinistra sul sottostante vallone, siamo arrivati ad un deciso intaglio.
Superato questo ci sono le maggiori pendenze dell'itinerario invernale, trovate su neve durissima, fino alla Cima dell'Innominata a 2010 metri.
Visti i vicini nuvoloni scuri, veloce è stata la pausa prima d'iniziare la discesa per il Prato dei Sassi, l'anfiteatro glaciale sotto l'Innominata ed il ripido bosco.
Giusto in tempo di tornare alla macchina e pioveva.


In the "Terminillo" mountain massif, after the caratteristic little town of "Leonessa(RI)" and "Campo Stella" ski-resort, at 1350 meters above sea level we parking the car.
Initially we reached the skilifts under a beech forest, then with crampons and ice axes on hard snow we climbed within about 1850 meters a.s.l. at the begine of the beautiful and solitary "Vall'Organo" ridge. We went up on it, arriving under the final third of the ascent.
In this section on icy snow we walked the steeper slopes of this winter mountain itinerary within the "Cima dell'Innominata" at 2010 meters a.s.l.
There we had a short break due to dark clouds. Then we started the descent by "Prato dei Sassi" and the glacial anphiteatre under the peak.
When we reached the car, it was raining.



venerdì 7 febbraio 2025

^^montagna: "PIETROSTEFANI-CHIARETTI"


L'idea iniziale era quella di scalare sulla parete nord del Monte Elefante nel gruppo del Terminillo.
Se non che arrivati in vista, la sua "magrezza" ci faceva tornare indietro e dirottare sulla Pietrostefani-Chiaretti che, su neve da durissima a ghiacciata su tutta la linea e che a memoria non ricordiamo di aver mai trovato così, ci ha condotto in cima al Terminillo per il suo versante di nord-est.


In the "Terminillo" massif, our first idea was a winter climb of the north face of "Monte Elefante", but when we have seen it without snow, we tought to another winter climb on mountaneering route, the "Chiaretti-Pietrostefani".
On the "Terminillo" north-east face we climbed to the top on very frozen snow, exelent for crampons and ice-axes.
Never in our past on this mountain, we remember it in so perfect winter conditions for mountaineering.



martedì 28 gennaio 2025

^^montagna: "DIRETTA BARRASSO"


Dai 1580 metri della Piana dell'Aremogna a Roccaraso (AQ), sci ai piedi abbiamo risalito la Valle delle Gravare svalicando a 1991 metri sulla linea di cresta delle Toppe del Tesoro, da dove si apre il vasto altopiano glaciale di Antone Rotondo con in fondo la nostra meta: il Monte Greco (2285mt).
La montagna innevata sembrava una gigantesca meringa che s'ingrandiva alla vista mentre su saliscendi percorrevamo i tre chilometri di pianura per raggiungerne la base. Chilometri che di sicuro nelle gambe si sarebbero allungati se li avessimo attraversati senza sci, che alla fine dopo due ore e mezza di movimento toglievamo e lasciavamo nei pressi di un masso che affiorava dalla neve.
Dopo una breve pausa di recupero, eravamo pronti per scalare la Diretta Barrasso sulla parete Est/Nord-Est del Monte Greco, che esce a pochi metri dalla croce di vetta.
Su neve con ottimo fondo siamo andati su bene per i 3/4 della linea, e poco sotto della prima strettoia attrezzavo sosta con un chiodo, poi tolto, per il superamento di alcuni metri ghiacciati, seguiti poi da ottima neve.
Sul più ripido tratto terminale invece la neve non portante ci obbligava ad una progressione cauta e lenta.
Dopo qualche metro dall'uscita della via, sul crocifisso metallico della vetta che era spazzata da un fastidioso vento attrezzavo la solida sosta per recuperare l'amico sull'ultimo tiro di corda.
Il tempo di riporre il materiale da scalata negli zaini, quindi la discesa per la cresta nord-ovest del Greco a riprendere gli sci per il rientro a valle.


From "Piana dell'Aremogna"(Italy/Abruzzo/Roccaraso) at 1580 above sea level, we went up on skis with sealskins on "Valle delle Gravare" within "Toppe del Tesoro" at 1991 a.s.l.
Still by our skis, on the three kilometres of the "Antone Rotondo" glacial plateau, we walked towards our destination: "Monte Greco". It, loaded with snow, looked like a large meringue. After two hour and half we reached the base of the mountain where we left our skis near an isolated rock in the snow.
After a short rest we were ready to climb on the winter mountaineering route "Diretta Barrasso" (difficulties: AD/50°-60° and some steps 70°) on "Monte Greco" east, north-east face.
For three quarters of the climbing the crampons and ice axes gripped exellent snow well. In this section I planted a rock bold to ensure the passage of the first bottleneck.
Instead, in the last steepest two rope pitches our climb was very delicate, careful and slow because the very soft snow was absolutely not good for the snow tools.
At the end of the mountaineering difficulties on metal crucifix, located at the summit at 2285 meters above sea level, I made a safe stop to let my friend climb up.
With an annoyng wind we went down first along "Monte Greco" north-west ridge, and then down to "Aremogna".



lunedì 20 gennaio 2025

--immersioni: "IL CONTRAFFORTE 2"


Il 18 febbraio 2024 qui ho inserito il "filmetto" e lo scritto riguardanti la falesia rocciosa sommersa situata sotto la sponda est del Lago di Castelgandolfo/Albano, che sintetizzavano una serie d'immersioni fatte su quella struttura.
In questo tuffo una volta arrivato alla sua base a circa 75 metri, me la sono lasciata alle spalle per continuare fino ad 82 sul fondale di sedimento fangoso che, sebbene spoglio, come al solito m'incuriosiva.
Arrivato ai target di profondità e tempo programmati ritornavo e risalivo sull'articolata parete dove una lunga rete da pesca, persa non so da quanto tempo, disegna una spezzata tra gli scogli. Sulla ventina di metri incrociavo rottami d'automobili buttati.
_82mt._120min-_e.c.c.r._


On February28, 2024 on this website I inserted the video and writing about the submerged cliff located below Lake Castelgandolfo eastern shore, which summarized mine dives under this structure.
In this dive I arrived at its base at about 75 meters depth. I left it behind me to continue on mud bottom within 82 meters depth which, despite its emptiness, it intrigued me.
When I returned to the rock structure I saw a fishing net lost between the rocks, while at 20 metrs depth I have seen car scrap.