Alle sei del mattino, dagli 894 metri del parcheggio vicino ad un bel fontanile a monte di Massa D'Albe (AQ), per sterrata e prati abbiamo raggiunto la Fonte Canale (1202mt).
Risaliamo il versante sud del Monte Cafornia prima per l'arrotondata cresta che in basso ad est chiude la Valle Majelama. Poi traversando ad ovest per bei torrioni rocciosi e ripidi canali fino alla croce di vetta del Monte Cafornia a 2409 metri, di poco più in giù della quota massima (2424mt).
Comodamente scesi poi verso nord-ovest ai 2347 metri della sella sottostante, raggiungiamo il vicino Monte Velino (2486 mt) al vento freddo della prima vera giornata d'autunno che di colpo è giunto dopo un'estate torrida. Si riposa giusto il tempo per mangiare qualcosa.
Dalla cima rapidamente verso sud perdiamo quota per rocce panoramiche, boschetti e prati, ed alla fine dopo circa 15-16 chilometri al parcheggio, chiudendo l'anello che come colonna sonora di sottofondo ha avuto il bramito dei maschi dei cervi pronti agli accoppiamenti.
DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
venerdì 27 settembre 2024
lunedì 16 settembre 2024
^^montagna: "LA SCHIARA"
Dalla vicina Belluno, netto si vede tutto il verticale ed articolato versante sud del gruppo della Schiara (2565mt), che forma una cerchia di picchi e creste di unica, selvaggia e solitaria bellezza, al tempo anche d'ispirazione per la penna dello scrittore bellunese Bruno Buzzati ("IL DESERTO DEI TARTARI"), che fu un loro appassionato frequentatore.
Partiti dal piccolo borgo Case Bortot a circa 600 metri di quota, prima in lieve falsopiano e discesa e poi più ripidamente, all'ombra del bosco in tre ore abbiamo raggiunto alla base delle pareti della Schiara il "Rifugio 7° Alpini" (1502mt), che di colpo ci è comparso nello splendido scenario da cartolina del Pis Pilon che solo di per se varrebbe una giornata tra questi monti.
Data l'asprezza e la verticalità che dominano incontrastate ovunque si guardi attorno, tutti i picchi del gruppo possono essere raggiunti quasi esclusimamente tramite ferrate, allora anche i mille metri di dislivello che ci separavano dalla vetta così li abbiamo saliti.
Dopo aver pernottato nell'accogliente rifugio squisitamente gestito da una giovane coppia, il mattino successivo molto presto abbiamo iniziato la salita verso i muri verticali, raggiungendo in cinquanta minuti la prima scala in ferro d'attacco della ferrata Luigi Zacchi.
Questa, intervallata appena da brevi tratti non attrezzati, piegando verso ovest in un continuo di cavi corrimano, scale e pioli in metallo, lungamente ed in esposizione e transitando su esili cenge cosparse di ghiaino, rimonta gli alti muri della montagna, raggiungendo il Bivacco Ugo Della Bernardina (2320mt), posto di fronte la slanciata Gusela del Vescovà.
Dalla sella sotto il piccolo ricovero abbiamo divagato la nostra linea scendendo sul versante opposto della Schiara, quello settentrionale, per andare a curiosare un po' anche da quella parte.
Ritornati al bivacco, per i 2565 metri della punta abbiamo imboccato la seconda ferrata, la Antonio Berti che seppur molto più corta rispetto alla Zacchi ha comunque alcuni tratti in forte esposizione.
I lunghi e faticosi avvicinamenti uniti agli articolati percorsi per le cime di questo massiccio, sono la causa della bassa frequentazione rispetto ad altri gruppi delle Dolomiti, rendendo queste vette davvero lontane e solitarie ma capaci di ragalare ancora le atmosfere del passato che assaporavano i pionieri. Nella nostra lunga giornata di montagna infatti abbiamo incontrato solamente altre due ungheresi in cima.
Dopo la lunga ricognizione, che è stata un'utilissima presa di conoscenza di questi monti, con le stesse ferrate siamo calati giù.
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La Schiara
giovedì 12 settembre 2024
^^montagna: "SASSO DELLE DIECI & SASSO DELLA CROCE"
Dal Rifugio Ospizio della Santa Croce a 2045 metri, in Alta Val Badia nelle Dolomiti, percorro in direzione sud la traccia che prima si snoda tra i mughi e, dopo aver risalito in verticale un canalino, va lungamente in traverso sotto le imponenti pareti occidentali del Sasso delle Dieci/Sass de la Diesc.
Sull'inclinato ed esposto pendio dedritico con tratti su corde fisse e scalette, a mezza costa salgo su esili cengie, gradoni, paretine, canali e rimonto fino ai 2612 metri della forcella del Passo della Santa Croce (Ju dla Santa Crusc).
Voltando a sinistra su pianeggianti sfasciumi, proseguo verso nord in direzione del visibile Sasso della Croce sul quale però al momento non mi dirigo, continuando invece per un paio di chilometri verso la meta.
In una salita che incrementa decisa la pendenza, rimonto e supero la serie di costolature stratificate che si attraversano prima della svettante pala finale del Sasso delle Dieci.
Dalla base di questo monolito risalgo un aereo spigolo seguito da un breve canalino che conduce alla grande croce in legno di vetta del Sasso delle Dieci a 3026 metri.
Breve sosta in punta con panorama unico, quindi vado giù verso il Sasso della Croce, detto anche L'Ciaval, che non salgo seguendo le tracce segnate, ma scalando più a destra ripidamente con alcuni passi di II° a pochi metri delle sue pareti verticali, ed arrivo così ai 2907 metri della cima dove mi prendo una pausa.
Dopo diverse ora di montagna accumulate nelle gambe, nella lunga discesa fatta per lo stesso itinerario, presto particolare attenzione nei tratti esposti.
lunedì 2 settembre 2024
^^montagna: "PIZ DLES CONTURINES & PIZ LAVARELA"
In località Armentarola, nell'alta Val Badia nelle Dolomiti, parto alle sei del mattino dalla Capanna Alpina (1720mt), verso il Piz Dles Conturines passando all'inizio proprio sotto l'articolato e verticale versante sud della montagna.
Superato il Col del Locia a 2069 metri mi immetto nella panoramica Gran Plan che percorro fino al Ju dal'Ega (2157mt).
Da questo punto m'indirizzo ad ovest osservando a sinistra il caratteristico Piz Taibun, propaggine orientale delle Conturines, per rimontare l'ampia valle morenica tra il Conturines ed il Lavarela, al cui centro si trova un piccolo laghetto glaciale asciutto vista la stagione avanzata.
Osservo erose e lunghe stratificazioni di calcare mentre raggiungo la sella tra le due montagne a 2885 metri, dove piego a sud in direzione del ripido cono di detriti alla base delle Conturines.
Su sentiero attrezzato guadagno prima un tratto verticale e poi con saliscendi di cresta la cima più elevata del Piz Conturines a 3064 metri, dopo tre ore di salita.
Giornata ventilata al punto giusto e limpida, con panorami non solo a giro d'orizzonte superlativi, ma anche verso il basso osservando i lunghi canaloni che ripidissimi cadono giù.
Dopo la breve pausa, a ritroso scendo dal sentiero attrezzato fino alla sella e poi verso nord a risalire con qualche elementare movimento di scalata al vicino Piz de Lavarela a 3055 metri.
Per la stessa linea fatta in salita, dopo circa 18 chilometri di montagne rientro al parcheggio nei pressi della Capanna Alpina da dove avevo iniziato nove ore prima.
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