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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.

giovedì 15 luglio 2021

^^montagna: "KIKOS"




Sulla parete nord del Corno Piccolo la via KIKOS propone un tiro d'attacco che non regala nulla: una verticale fessura con difficoltà continue ed un paio di passi aggettanti. Nelle lunghezze successive poi diedri ed ancora fessure. L'uscita è su una placca poco proteggibile ma molto bella.
Arrivando dall'afa, ci siamo trovati tra le nebbie fresche che ci hanno accompagnato per tutta la scalata.

giovedì 8 luglio 2021

^^montagna: "LA BORRACCIA DELL' AMORE"




Sulla parete nord del Corno Piccolo al Gran Sasso d'Italia, ho sempre scalato la via Saladini-Alesi per la sua variante d'uscita che si ricongiunge alla principale cresta di nord-est della montagna sulla parte alta del così detto "secondo risalto", poche decine di metri sotto le catene di calata.
In questa ascensione arrivati sotto una verticale fessura sulla quale inizia appunto la variante, abbiamo deciso di indirizzarci a destra a seguire la linea originale della via.
I "Gransassisti" dell'epoca quando su queste rocce scalando aprivano le loro vie alpinistiche non scherzavano affatto. Davano invece sfogo al loro spiccato senso dell'umorismo quando invece relazionavano e gradavano, o per meglio dire, sottogradavano le loro opere. I successivi due tiri infatti noi quattro li abbiamo giudicati ben oltre le difficoltà che si possono leggere sulla storica guida del CAI-TCI edizione 1992.

domenica 4 luglio 2021

--immersioni: "EAST SIDE"




(84mt _ 120min _ temp. acqua 21°-10°)

Diversamente da tutto il resto del Lago di Albano dove il fondale è prevalentemente di fango e con poca pendenza, in questa zona invece è composto da una costola di roccia vulcanica che con inclinazione maggiore scende verso il basso.
Tante volte sono tornato a tuffarmi in questo sito da quando anni fa ci sono capitato, ed in particolare l'ho fatto quasi sempre seguendo il centro del canale sommerso che lo delimita alla sua destra orografica.
Però non mi sono mai soffermato a controllare a che profondità terminasse la struttura, perchè arrivato ad un certo punto volontariamente me ne allontanavo per continuare la discesa sulla massima pendenza. Oggi verifichero` a quanti metri si poggiano le più basse propaggini di questa cresta.
Finita tutta la preparazione finalmente inizio la prima fase dell'immersione nella quale pinneggiando sulla batimetrica dei 10 metri mi avvicino al vero e proprio punto di discesa che non si trova sotto il viottolo d'accesso all'acqua. Arrivato per precisa direzione vado giù deciso planando sopra la ripida franata.
A 20 metri però devo quasi fermarmi perchè entro in una fascia di acqua molto torbida che mi obbliga ad andare fronte alla scogliera vulcanica appoggiandoci sopra le mani. Le pinne in basso mi fanno capire se sono sulla parte superiore di un grande blocco oppure sul suo lato verticale, con la vista che mi concede solamente di leggere gli strumenti ai polsi, e solo verso i 32-33 metri ritrovo decente visibilità.
Ho la conferma di aver seguito la corretta linea perchè passo di fianco ad una sedia di plastica bianca caduta qui sotto ed incastrata tra dei massi: è da anni che mi fa da segnavia.
Ora alla mia sinistra ho il costolone roccioso da esplorare sul quale mi vado a posizionare riprendendo a planare verso il basso.
Grandi massi si alternano a paretine. Tutto è ricoperto di una bianca patina causata da emissione solforosa che di colpo si accende quando l'illumino.
A 50 metri ancora rocce sotto di me. E'così anche a 60 metri dove intanto l'acqua ha perso la sua limpidezza per lasciare spazio ad un opacizzante alone biancastro, ancora emissioni solforose.
A 65 metri l'alone è diventato più corposo ed un po' fastidioso, non come l'acqua torbida che ho attraversato prima, ma più che altro per il riverbero che genera ai fari che per forza devo avere accesi nel buio.
Supero i 70 metri costeggiando la base delle rocce che mi fanno compagnia ancora per qualche colpo di pinna fino a 75 metri, dove definitivamente scompaiono nel fango.
Illumino intorno per vedere se più in basso la linea dei massi riprende, ma così a prima vista mi pare di no, ma per esserne sicuro proseguo.
Vedo solo qualche basso sasso isolato e nulla più. Ad 84 metri, sempre dentro l'alone biancastro, decido di risalire.
Ritornato sulla struttura rocciosa ed osservandola dal basso percepisco meglio la sua forte inclinazione.
Sui massi pendono come moccoli di cera quelle che paiono essere alghe scure, ma visto il buio perenne nel quale si trovano mi sorge il forte dubbio se effettivamente lo siano.
A 20 metri riattraversato il limite superiori delle acque torbide e fino alla riemersione, dopo due ore, mi muovo nella luminosità del bassofondo