DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
lunedì 30 agosto 2021
--immersioni: "RAY & BAN"
Invariabilmente, anche con le temperature caldissime che si sono avute in questo mese di agosto '21, il Lago di Scanno (AQ) sotto le sue onde mostra sempre una doppia personalità: nei primi metri di profondità acqua a 24°C, contro i 6°C del fondo.
Immersione con apparato a circuito chiuso LIBERTY SIDE MOUNT (diluente aria).
Conficcati nella melma trovo l'ennesimo paio di occhiali persi, stavolta dei Ray-Ban.
lunedì 16 agosto 2021
^^montagna: "VIA DELLO SPIGOLO AL GRAN PILASTRO DELLE MURELLE"
Era il 29 agosto del 1937 quando i forti Ciro Manzini, Arnaldo Acetoso ed Antonio Migliorati pionieristicamente aprirono dentro lo spettacolare anfiteatro fossilifero calcareo della parete nord-nord/ovest del Gran Pilastro delle Murelle, una montagna aspra e solitaria nel cuore della Majella che molto probabilmente all'epoca era conosciuta solamente ai pastori della zona, la splendida e logica Via dello Spigolo che a tutt'oggi conta non molte ripetizioni.
Materialmente supportati dalle attrezzature alpinistiche di 84 anni fa, ben lontane da quelle molto più tecniche e leggere odierne, nel loro "zaino" doveva esserci qualcos'altro.
Spesso nella nostra scalata abbiamo ripensato a loro: grandi Alpinisti, anzi grandi Appenninisti con la "A" maiuscola che se avessero operato nello stesso periodo sulle catena Alpina, sicuramente avrebbero avuto più ampia notorietà:
CHAPEAU !
Il 23 dicembre 1940 Ciro Manzini, il primo scalatore della parete nord-ovest delle Murelle, cade in guerra sul fronte greco-albanese in un'azione che gli valse la Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Gli è stato dedicato un bellissimo rifugio a 2522 metri di quota sotto il Monte Amaro (2793mt), la vetta più alta del massiccio della Majella.
lunedì 9 agosto 2021
^^montagna: "TUTTA UNA TIRATA: 2912 METRI DI DISLIVELLO"
Vivendo a Pescara, dalla riva del mare ho sempre osservato il profilo della così detta Bella Addormentata, il massiccio del Gran Sasso d'Italia con la vetta più alta d'Abruzzo e degli Appennini sulla quale più volte sono salito.
Praticante di acqua, di monti e fornito di fervida fantasia, una costante delle mie idee era però quella di partire dal mare ed in giornata e solamente con la forza delle mie gambe raggiungerla a 2912 metri.
Dato che anche nella testa dell'amico Massimo albeggiavano gli stessi pensieri, nel momento stesso in cui chiacchierando ce li siamo esternati è nato il nostro progetto.
Dall'immaginazione all'azione.
Con volontà, costanza, allenamento, fatica, ma sempre con entusiasmo siamo riusciti a raggiungere il nostro obbiettivo.
Per soffrir meno il caldo d'agosto siamo partiti alle quattro del mattino, che era ancora notte, pedalando nel silenzio delle campagne con le luci frontali accese sul casco a schiarirci la strada.
Dopo Loreto Aprutino abbiamo osservato il crepuscolo dell'alba ed il sorgere del sole. Oramai giorno fatto, a Penne abbiamo fatto una pausa per un caffè.
Risaliti in sella della bicicletta siamo giunti al bivio per Farindola e Campo Imperatore punto d'inizio della continua salita di 20 chilometri che con una serie di tornanti e sotto un bellissimo bosco di faggi, ci ha condotto a Vado di Sole a 1620 metri di quota.
Questo tratto di strada parecchie volte l'ho percorso guidando in automobile, ed ogni volta che affrontavo una delle numerose strette svolte riducendo la velocità e scalando le marce fino alla seconda, non potevo fare a meno di immedesimarmi e riflettere sui pensieri di quelli che facevano le stesse curve spingendo sui pedali.
Con 4 chilometri in discesa abbiamo raggiunto l'altopiano, o più correttamente sarebbe dire falsopiano, di Campo Imperatore dove abbiamo trovato un fastidiosissimo vento teso proprio contrario alla nostra direzione di marcia. Più che la precedente lunga salita, questo è stato il tratto più duro e dispendioso di tutta la frazione in sella.
Dopo l'ultimo rettilineo con sullo sfondo la massiccia vetta calcarea del Corno Grande, abbiamo imboccato la salita finale dove abbiamo un po' pagato lo sforzo della pedalata controvento. Solo proprio sugli ultimi tornanti, quelli situati poco sotto dove termina la strada, le nostre gambe hanno ripreso il costante ritmo precedente portandoci al piazzale dello storico Albergo di Campo Imperatore a 2130 metri di quota.
Soddisfatti, abbiamo ripreso fiato mentre ci preparavamo per l'ascensione zaino in spalla. Così abbiamo iniziato la seconda parte sull'evidente traccia che a mezzacosta traversa a destra sopra l'osservatorio astronomico.
Siamo andati con passo dosato ben consci del fatto che dopo la Sella di Monte Aquila a 2335 metri, la traccia impennava decisa sul pietrisco franoso fino al Sassone a 2500 metri circa di quota. Lì per qualche minuto abbiamo sostato alla sua ombra.
Poi sul filo di cresta fino al bivio a 2600 dove verso destra ci si instrada per via ferrata al Bivacco Bafile.
La stanchezza iniziava a farsi sentire nei muscoli delle nostre gambe che dal livello del mare della notte ci avevano spinti prima, pedalata dopo pedalata, e poi passo dopo passo, fino a 2600 metri.
Se avessimo visto il bicchiere mezzo vuoto avremmo detto che c'erano ancora 300 metri di dislivello da scalare.
Arrivati a quel punto il bicchiere lo potevamo vedere solamente non mezzo pieno, ma quasi pieno ed allora ci siamo detti che mancavano solo 300 metri di dislivello da salire e così ci siamo avviati verso la vetta sulla linea di massima pendenza del canale della Direttissima.
Dentro il ripido ambiente roccioso lavorato dal ghiaccio e tra guglie di calcare, attentamente osservando e misurando ogni passo per i piedi e le gambe affaticate, lentamente, silenziosamente ma sempre con costanza siamo arrivati al termine sulla punta della Vetta Occidentale del Corno Grande a 2912 metri sul livello del mare.
L'essenza del viaggio è il viaggio stesso.
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