DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
domenica 28 gennaio 2018
^^montagna: "VIA DEL PONTIFEX"
Sulla parete di nord-est dell'anticima del Monte Elefante, o Cima di Pratorecchia, nel gruppo del Terminillo abbiamo aperto la
"VIA DEL PONTIFEX"
(AD/50-60°, passi a 70°/sviluppo 170 mt/Marchionni Giacinto e Covitti Fausto /27 gennaio '18).
La dedichiamo a Gabriele Di Falco, in arte il Pontifex, nostro compagno d'ascensioni, mentore, ispiratore e soprattutto amico.
L'idea iniziale era quella di andare a scalare sulla parete nord del Monte Elefante che normalmente si raggiunge salendo prima sulla sua anticima per poi scendere all'attacco. Invece, decidevamo di variare l'avvicinamento e, raggiunta la selletta di Pratorecchia a 1875 mt. a pochi minuti dal rifugio Sebastiani, via a compiere il lungo traverso verso il nostro obbiettivo.
Dopo poco, mentre passavamo sotto il versante settentrionale del Pratorecchia (1920 mt. o anticima dell'Elefante), rivolgendo lo sguardo in alto un'immaginaria "linea" alpinistica chiaramente ci si prospettava agli occhi. E perchè non scalarla?
E così vista, pensata, e poi salita.
La giornata è stata bella, soleggiata e fredda. La neve trovata è stata quella tipica dell'inverno di gennaio, fondamentalmente dura e portante in superficie per quasi tutta la traccia, tranne in alcuni tratti nei quali cedeva.
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Cima di Pratorecchia,
Via del Pontifex
martedì 23 gennaio 2018
^^montagna: "ABBIAMO ALZATO IL GRADO !"
Meteorologicamente parlando, per come si erano messe le cose, posso dire che abbiamo rubato un'ascensione alla montagna.
Arrivati infatti al rifugio Sebastiani al Terminillo troviamo nevischio, vento e nebbia fitta.
Brancolando letteralmente alla cieca dentro l'impenetrabile umido vapore sui ripidi pendii del versante nord-orientale della montagna, casualmente capitiamo sotto l'attacco del canale "IX", più conosciuto come Canale Orsacchiotta, la cui identità ci è stata assicurata da uno scialpinista incontrato proprio lì e che, disorientato nella nebbia come noi, era alla ricerca del Canale Centrale.
A quel punto decidiamo quindi di salire qui, ed allora via su per la costante pendenza sopra una neve bella e dura, che solo per brevi tratti cedeva un po', tra gli spalti di questo inclinato corridoio le cui rocce impiastrate di una spolverata di galaverna e ghiaccio abbiamo potuto ammirare solo per qualche minuto e basta quando il sole è riuscito a lacerare la spessa coltre di nuvole.
Poi uno strappo un po' più ripido, prima degli arrotondati pendii sommitali sotto la cima, oggi ghiacciati.
In corrispondenza del cippo di vetta abbiamo fatto, un'insolita per il luogo ma solita per noi, caciara arricchita da birra, cordiale, the corretto, nocino e dolciumi vari.
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Canale Orsacchiotta,
Monte Terminillo
lunedì 8 gennaio 2018
^^montagna: "LA TERRATTA"
Partendo dal Lago di Scanno (920mt), abbiamo effettuato questo ampio giro alla Montagna Grande, con 5 ore di salita in condizioni invernali alla Terratta (2208mt.) per l'omonimo vallone.
Dalla vetta poi abbiamo scelto di spostarci di poco verso l'Argatone e quindi scendere in 3 ore per l'incassata e solitaria valle Franchitta il cui tracciato era nei suoi tratti più inforrati sotto copiosi accumuli nei quali a volte sprofondavamo anche fino al bacino, andando così a chiudere un anello lungo più di 12 chilometri, la maggior parte dei quali percorsi su neve di tutte le consistenze (molle che sfondava, crostosa non portante, crostosa portante, dura ed a tratti anche ghiacciata), e che su tutto il percorso ci ha offerto scorci unici grazie agli insoliti colori ed atmosfere che l'Appennino sa offrire in una fredda e livida, ma non per questo spiacevole, giornata di gennaio.
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