Con il nome scientifico di "Maja squinado", comunemente detta granseola, si identifica un grosso crostaceo il cui maschio della specie è caratterizzato da un lunghissimo paio di chele.
Nel corso della nostra immersione alla Punta Secca di Capraia nell'arcipelago delle Tremiti, dopo aver toccato la profondità di 55 metri, durante la risalita ne abbiamo incontrata una che, per nulla intimidita dalla scarto dimensionale, con dei balzi a pinze aperte non si faceva alcun problema a sferrar attacchi contro di noi!
DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
sabato 31 dicembre 2011
lunedì 26 dicembre 2011
--immersioni: "IMMERGERSI CON BABBO NATALE"
Non capita tutti i giorni d'immergersi nientepopodimeno che ... con BABBO NATALE!
mercoledì 14 dicembre 2011
--immersioni: "L'ABITANTE DEL MARE" (di Alberto Altomare)
Lo devi pronuncià co’ n’alito de fiato
Che manco chi te stà vicino ce fà caso
E’ come quanno che sei ‘nnammorato
Je devi dì “te amo” mentre j’accarezzi er viso
Eppure quarche vorta c’hai sofferto
Ma ogni torto te l’ha sempre aripagato
Hai lottato pe na vita a core aperto
Ma ogni amore se pò dì che è tribbolato
Er mare nun è de chi è più bravo
Ma de chi se lo sogna co l’occhi aperti
E mentre er core tuo je diventa schiavo
Amalo deppiù co la forza dei più forti
E quanno te domanneno chi sei
Arisponnije senza timore
Te dovessero sentì pure li Dei
“io nun vivo sù sto monno,
sò n’ abitante der mare”
Albe
Che manco chi te stà vicino ce fà caso
E’ come quanno che sei ‘nnammorato
Je devi dì “te amo” mentre j’accarezzi er viso
Eppure quarche vorta c’hai sofferto
Ma ogni torto te l’ha sempre aripagato
Hai lottato pe na vita a core aperto
Ma ogni amore se pò dì che è tribbolato
Er mare nun è de chi è più bravo
Ma de chi se lo sogna co l’occhi aperti
E mentre er core tuo je diventa schiavo
Amalo deppiù co la forza dei più forti
E quanno te domanneno chi sei
Arisponnije senza timore
Te dovessero sentì pure li Dei
“io nun vivo sù sto monno,
sò n’ abitante der mare”
Albe
lunedì 12 dicembre 2011
--immersioni: "IL NERO CONTINUA AD ESSER DI CRISTALLO"
"...Arrivati alla massima profondità raggiunta oggi nel lago, nel buio assoluto dei 71 metri appena rischiarato dai nostri fari subacquei, ci troviamo alla base di una gigantesca roccia che sopra le nostre teste ci si para davanti e sovrasta venendo fuori dalla verticale con una grande pancia aggettante in fuuori, ci sentiamo piccoli in confronto a questo monolito roccioso.
Nella loro corsa verso l'alto le bolle degli autorespiratori le vediamo prima sbattere contro lo scuro sasso vulcanico, risalirlo lentamente e poi fuggire via libere da impedimenti.
Diamo uno sguardo al ripido inghiottitoio che scompare nel buio sotto le pinne.
Ci diamo il segnale inequivocabile del "pollice su" ed iniziamo la risalita scalando senza peso questa impressionante, solitaria e compatta parete sommersa e quando arriveremo alla sua sommità lo strumento ci segnalerà una profondità di circa 57 metri, 12-13 in meno rispetto a dove le sue fondamenta s'appoggiavano.
Qui il suo cocuzzolo, se così si può chiamare, appare poco meno di uno scoglio arrotondato tanto che se un sommozzatore vi transitasse nei pressi provenendo dall'alto con questa oscurità non riuscirebbe di sicuro ad intuirne la struttura.
In fin dei conti questa piccola falesia sommersa alta poco più di una decina di metri, incastonata in un fondale caratterizzato fondamentalmente da sparute rocce, fango e sabbia vulcanica, risulta essere una piccola gemma che gratifica lo spirito avido d'esplorare sott'acqua posti nuovi ..."
Nella loro corsa verso l'alto le bolle degli autorespiratori le vediamo prima sbattere contro lo scuro sasso vulcanico, risalirlo lentamente e poi fuggire via libere da impedimenti.
Diamo uno sguardo al ripido inghiottitoio che scompare nel buio sotto le pinne.
Ci diamo il segnale inequivocabile del "pollice su" ed iniziamo la risalita scalando senza peso questa impressionante, solitaria e compatta parete sommersa e quando arriveremo alla sua sommità lo strumento ci segnalerà una profondità di circa 57 metri, 12-13 in meno rispetto a dove le sue fondamenta s'appoggiavano.
Qui il suo cocuzzolo, se così si può chiamare, appare poco meno di uno scoglio arrotondato tanto che se un sommozzatore vi transitasse nei pressi provenendo dall'alto con questa oscurità non riuscirebbe di sicuro ad intuirne la struttura.
In fin dei conti questa piccola falesia sommersa alta poco più di una decina di metri, incastonata in un fondale caratterizzato fondamentalmente da sparute rocce, fango e sabbia vulcanica, risulta essere una piccola gemma che gratifica lo spirito avido d'esplorare sott'acqua posti nuovi ..."
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