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PESCARA, PE - Pescara, Italy


Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.

sabato 31 dicembre 2022

^^montagna: "INVERNALE ALLE MURELLE"



Avendo osservato qualche giorno prima, in una tranquilla passeggiata da feste di Natale fino alla Madonnina del Blockhaus, le condizioni ideali, per non dire uniche, della neve al di sopra dei 2000 metri su tutto il Massiccio della Majella, ho immediatamente messo in cantiere il progetto che da tempo avevo in mente della salita alpinistica invernale alle Murelle: un'occasione da non lasciarsi sfuggire e prendere al volo.
Per tutto il lungo itinerario di notevole impegno fisico di 18 chilometri tra andata e ritorno, abbiamo trovato una neve tostissima e ghiacciata, super per picche e ramponi, per scalare il versante nord-ovest della Cima delle Murelle di 2596 metri il 31 dicembre 2022.
Se le condizioni del manto bianco non fossero state uniche come quelle che abbiamo trovato, i tempi di percorrenza si sarebbero dilatati a dismisura, rendendo l'ascensione praticamente impossibile da effettuarsi in una giornata di pieno inverno.
Dal rifugio Bruno Pomilio alla Majelletta siamo partiti in piena notte, erano le 3 e 40. Superato il fontanino proprio sotto il Focalone, alle 7 e 30 abbiamo raggiunto il bivacco Carlo Fusco non prima di aver traversato alla nostra sinistra per lunghi tratti su ghiaccio in punta di ramponi.
Da qui abbiamo perso quota verso la base dell'anfiteatro, che per tutto l'inverno non prende mai sole, quindi su una diretta e logica linea siamo saliti verso le Murelle su costanti pendenze di 45°-50°, con un paio di risalti tra rocce ed erbe ghiacciate a maggiori inclinazioni.
Alle 8 e 40 eravamo in vetta.
Una breve pausa, quindi abbiamo iniziato la discesa fino alla base dell'Anfiteatro percorrendo con attenzione uno scivolo tra rocce sulla destra orografica della vetta. Poi sulla traccia dell'andata e dopo 9 ore e 10 minuti, alle 12 e 50 tornavamo all'auto.
Sebbene sapevamo di trovare neve portante, comunque avevamo stimato un impegno totale di almeno un paio d'ore in più, preventivando di pestare sul chilometrico percorso anche tratti di neve meno coesa che ci avrebbe rallentato. Cosa che invece non è avvenuta perchè il ghiaccio è stato ideale facendoci così guadagnare tempo prezioso, meglio così.



mercoledì 23 novembre 2022

--immersioni: " 45° / 225° "


LAGO DI CASTELGANDOLFO/ALBANO (Roma)

_ 101 metri _ 210 minuti _ temperatura acqua 18°C-10°C _ e.c.c.r. _

Per un sub la situazione ideale per effettuare immersioni profonde è quella di andare su di una parete verticale che affonda verso il basso dove in breve tempo può raggiungere batimetriche impegnative, oppure andare dritto giù seguendo una cima di riferimento ancorato al fondo, per esempio su di un relitto. Chiaramente più veloce sarà la discesa, maggiore sarà il tempo a disposizione alla massima quota.
Se invece il fondale è come quello del Lago di Castelgandolfo la cui morfologia subacquea grosso modo ricalca quella di un catino con sponde che degradano con inclinazione non decisa, allora arrivare a quelle quote comporterà dei tempi di fondo marcati con conseguenti lunghe decompressioni.
Avendo già superato il tratto con evidente pendenza situato tra la superficie ed i 60 metri circa, man mano che nuoto oltre mi porto su di un pendio molto più modesto.
Con costanti colpi di pinne avanzo su rotta 45°. Bussola alla mano perché il pavimento fangoso che scorre sotto adesso scende blando, e tra i 90 ed i 100 metri ancor di più.
Come sempre faccio, a cadenza di 10 minuti alterno la respirazione tra i due apparati a circuito chiuso Liberty. In questa manovra lascio il boccaglio di uno per passare a quello dell'altro in un'operazione che per qualche istante mi mette la bocca in contatto con l'acqua, facendomi così sentire il sapore di zolfo emesso in tutta l'area di origine vulcanica.
Nella parte fonda la prospettiva è praticamente un deserto di sedimento di fango, interrotto per poco dalla comparsa di un pezzo di telaio metallico semisepolto. Un fondale oggettivamente davvero poco interessante, eppure al di là di quello che lo sguardo registra c'è dell'altro che non poco m'affascina, inesprimibile però a parole.
Al 29° minuto "stacco" dai 101 metri ed inizio la risalita di questo "viaggio".
In questo tratto iniziale dell'ascesa, ripeto che sarebbe molto difficile senza le indicazioni della bussola instradarsi sulla giusta rotta, attorno non c'è assolutamente nessun riferimento che faccia capire dove andare. Con davanti agli occhi un orizzonte piatto e buio ci si troverebbe nell'analoga situazione di essere in un bosco con una nebbia molto fitta, e la seria probabilità di trovarsi a girare in tondo.
Deviare anche di poco dall'ideale e più breve linea di massima pendenza (anche un modesto pendio comunque geometricamente ha una sua massima pendenza), comporterebbe un ulteriore prolungamento del percorso e del tempo di risalita con ovvie dilatazioni delle decompressioni, già importanti perchè tra i 50 ed i 100 metri ad una profondità media di 75 metri ci sono stato per 35 minuti.
Un colpo di pinna dietro l'altro, allora tiro dritto per 225°.



lunedì 24 ottobre 2022

^^montagna: "VIA ANTONELLA"



Abbiamo scalato sulla parete di nord-est del Terminillo (RI) la "Via Antonella" (Bruchetti e Catini estate 1977), di un'ottantina di metri di lunghezza, pari cioè ad un paio di tiri di corda.
Al termine, poi abbiamo continuato con ineccepibile logica alpinistica ed inaspettati scorci, tra creste, paretine, incisi canali d'erosione ed un bellissimo tiro verticale nella sezione alta della scalata, in una linea che si snoda sulla cresta a mancina dello Spalto di destra, con uno sviluppo totale di cordata di circa 200 metri valutando sempre attentamente prese ed appoggi.
Con breve avvicinamento di una mezz'oretta dal Rifugio Sebastiani, abbiamo risalito l'erta del ghiaione morenico fino al punto in cui la cresta d'attacco arriva più in basso, per poi risalire qualche metro a sinistra fino ad una rientranza erbosa, proprio sotto un breve camino appena accennato che rimonta verso destra.
Risalito il camino per 8 metri, abbiamo guadagnato la cresta per andare verticali su fessura/camino, IV°+, e superato un rimonto delicato attrezziamo sosta dopo 40 metri.
Per 30 metri poi siamo andati su un'esile crestina, III°, con ai lati profondi canaloni per sostare sull'erosa parete a sinistra su spit e chiodo.
Verso destra quindi per un canalino detritico fino ad un aerea selletta (qui termina la via Antonella), quindi piegando a sinistra abbiamo scalato un bella cresta per tutta la sua lunghezza, III°, ed attrezzare sosta dopo 50 metri sotto un tozzo spuntone.
Da questo punto siamo scesi un paio di metri (chiodo), per risalire tutto il successivo canale detritico a tratti scivoloso (III°) e chiuso tra alti spalti fin dove esso muore, sfilando 40 metri di corda e montare sosta.
Con attenzione su terreno esposto, non difficile ma rotto ed improteggibile (II°), abbiamo traversato a sinistra per 8-10 metri a riguadagnare il corpo principale della cresta per ritrovare roccia decisamente migliore e scalare verticali sul tratto più bello della via (IV°+/V°-); superati dei ginepri abbiamo attrezzato la sosta dopo 50 metri.
Tra rocce ed erbe ripide (III°-), tenendoci sempre poco a destra del filo di cresta, oramai meno delineato, dopo 40 metri siamo giunti sul culmine tondeggiante.
Con attenzione per una ventina di metri (II°), siamo poi scesi all'evidente e comoda sella sottostante.
Da qui, vicini alla vetta del Terminillo, la prima possibile soluzione sarebbe stata quella di scalare per una sfilata di corda le rocce che avevamo di fronte oppure, come abbiamo preferito, salire per breve ed ampio canale detritico ed erboso alla nostra sinistra, per giungere velocemente in punta.
Essendo tutta la via rivolta a nord, per tutta la salita siamo praticamente rimasti a ridosso dei forti venti di sud-ovest, indicati dalle previsioni meteo, che ci hanno investito solamente una volta giunti al cippo sommitale e durante la veloce discesa per la cresta di nord-est.

venerdì 21 ottobre 2022

--immersioni: "UNA BARCA"




Anche l'anonimo relitto di una piccola barca da sempre persa a 76 metri di profondità sotto la sponda ovest del Lago di Castelgandolfo, suscita curiosità. Continuo poi la discesa fino ad un'ottantina di metri incontrando un sedile semisepolto dal fango.

giovedì 13 ottobre 2022

--immersioni: "PRENDERE O LASCIARE"




_ 110 metri _ 153 minuti _ e.c.c.r. _ temperatura acqua 24°C-15°C _

A volte il tempo è tiranno.
Sarei dovuto partire poco dopo mezzogiorno di venerdì da Pescara.
Guidare per 750 chilometri.
Cenare ed andare a nanna.
Sabato mattina immergermi.
Il pomeriggio rimettermi in strada per i 750 chilometri del rientro.
Avevo a disposizione solamente 36 ore.
O questo o niente.
Prendere o lasciare.
Acchiappo tutto.
Profondo tuffo solitario nello Ionio Calabrese in località Lazzàro, poco a sud dello Stretto di Messina.
Nell'acqua con ottima visibilità inizio l'immersione andando oltre una linea di massi sommersi per atterrare ad 8 metri.
Continuo sopra un fondale di sabbia grossa.
Ad una cinquantina di metri supero il netto bordo che delimita un gradone.
Scendo così fino a 70 metri, poi accosto verso sinistra per guadagnare una costola di roccia la cui direttrice è esattamente sulla massima pendenza.
Lungamente la seguo ed esploro verso il basso.
Via via che la profondità aumenta, la luce gradatamente ma costantemente diminuisce.
Aggiro uno scoglio e vedo centinaia, no migliaia di gamberetti semitrasparenti parapandalus narval che sciamano sul fondo e formano un vasto tappeto brulicante che ondeggia scartando impaurito quando investito dall'improvvisa luce del mio faro sub.
Arrivo a 110 metri.

Giacinto Marchionni

giovedì 6 ottobre 2022

--immersioni: "QUEL MAZZOLIN DI FIORI"




... che non vien dalla montagna.
Immersione lacustre con doppio e.c.c.r. / 91 mt. / 145 min.

lunedì 26 settembre 2022

^^montagna: "VIA MAURIZI-PERUCCI"



Dalla quota d'attacco di 1750 metri fino ai 2054 metri della vetta, la via Maurizi-Perucci con 300 metri di dislivello e 500 di sviluppo (e non 300 di sviluppo come erroneamente indicato dalle relazioni reperibili perché altrimenti si scalerebbe su di una parete verticale), percorre tutta la bella e panoramica cresta di nord-est del Monte Bicco nei Sibillini, con una linea semplice e logica che non si allontana troppo dallo spigolo e non va a forzare mai nessun passaggio.
Da Frontignano, piccola località del comune di Ussita (MC), prima camminando sotto la linea degli impianti di risalita sciistici e poi traversando a sinistra in direzione nord-ovest ci siamo immessi nella Val di Bove. Quindi perdendo quota e costeggiando la parete nord del Bicco alle 8 e mezza siamo giunti all'attacco del suo spigolo nord orientale, con vista sull'ampio anfiteatro morenico del Monte Bove Sud.
Per placche, camini e paretine intervallate da gradinate erbe inclinate superando anche qualche tratto di canale detritico, in una giornata con temperatura autunnale caratterizzata da vaghe ed alte velature di nubi, l'abbiamo risalita fin sull'arrotondata sommità del Bicco notando nell'ascesa alla nostra sinistra (destra orografica), diverse goulotte incassate che ripidamente ne incidono il corpo principale.
Nel ritorno, poco prima di tornare al parcheggio è arrivata un po' di pioggia.

venerdì 23 settembre 2022

^^montagna: "CORNO ALLE SCALE"



Ai soggiorni bolognesi sono riuscito a "rubare" una veloce ascensione sul Corno alle Scale nell'Appennino Tosco-Emiliano.
Partito dal Rifugio Cavone (1424 mt), appena uscito dall'ombroso bosco supero il Passo della Porticciola ed il Passo del Vallone (1697 mt), quindi per l'aerea cresta dei Balzi dell'Ora raggiungo la grande croce metallica in punta al Corno alle Scale a 1945 metri.
Nel panoramico bel giro d'orizzonte, tra le verdi montagne riesco anche a scorgere lontano ad ovest il Mar Tirreno.

lunedì 19 settembre 2022

^^montagna: "MIRKA"




Bella e continua la scalata sulla via Mirka della parete est del Corno Piccolo. Al termine, giunti sulla Cresta di Nord-Est, continuiamo fino in vetta.

lunedì 12 settembre 2022

^^montagna: "VIA DELLA PARETE"




Quando nel luglio del 1933 gli "Aquilotti" di Pietracamela, pionieri dell'esplorazione alpinistica del massiccio, aprirono quest'itinerario sulla parete nord-ovest della Vetta Orientale del Corno Grande, lo valutarono di difficoltà PD+, con passaggi di III° su roccia (Gran sasso d'Italia-Grazzini-Abbate-CAI TCI-1992).
Dopo averne effettuato la ripetizione, era da tempo un nostro progetto, afermiamo invece che il IV° superiore è anche abbastanza striminzito. Conoscendo la bravura degli Aquilotti, non ci siamo però meravigliati più di tanto della discrepanza tra difficoltà relazionate e difficoltà incontrate sul terreno.
La via nella sua prima metà risale verticalmente un sistema di fessure seguite da camini strapiombanti, poi fino in punta rimonta in successione i gradoni e le ampie terrazze inclinate che sono l'evidente caratteristica visibile da lontano della parte medio alta di questo versante della Vetta Orientale.
Mentre scalavamo su roccia, che per lunghi tratti era più che delicata a causa di sfasciumi e detriti, spettacolari erano i colpi d'occhio sulle strutture vicino a noi e sulle restanti vette del Corno Grande, mentre in basso vedevamo solamente la pietraia della morena del ghiacciaio del Calderone totalmente scomparso.

giovedì 8 settembre 2022

--immersioni: "LA SIRENA DEL LAGO"




Avevo da tempo l'idea di posizionare sotto la sponda est del Lago di Castelgandolfo/Albano, una linea guida di discesa/risalita tra 10 e 90 metri con al termine una statuina di Sirena.
Semplice a pensarla, sapevo che per la realizzazione pratica sarebbero occorse molte immersioni impegnative di vero e proprio lavoro a profondità crescenti.
Abitualmente qui le immersioni si effettuano prevalentemente dalla sponda ovest, in corrispondenza di un comodo punto d'accesso vicino ad una trattoria con veranda sull'acqua.
Anni fa, osservando una carta nautica del lago con le indicazioni delle linee di profondità avevo notato sulla sponda diametralmente opposta, quella orientale, una precisa zona con pendenze più marcate.
Spinto dalla solita curiosità in una prima esplorazione andai sott'acqua dall'altra parte a dare un'occhiata. Trovai ancora fango e la solita moderata inclinazione.
La carta chiaramente non poteva sbagliare, ero stato io a non centrare la zona esatta.
Insistetti e la settimana successiva ritornai spostando di qualche centinaio di metri il punto d'esplorazione.
Scoprii un'interessante ripida franata fatta di massi e paretine che arriva fino a 75 metri di profondità e che poi da allora più volte nel corso del tempo ho esplorato.
A differenza del comodo punto d'ingresso vicino la trattoria sul lato opposto, dove a poche decine di metri dal parcheggio della macchina s'inizia l'immersione, qui l'avvicinamento è davvero molto più faticoso e lavorato perché dall'auto che si lascia in alto e non vicino, si deve trasportare scomodamente tutto l'equipaggiamento prima per un centinaio di metri e poi per un ripido viottolo fino al bagnasciuga, ed al termine chiaramente ripetere il lavoro al contrario.
Una volta raggiunta l'acqua poi bisogna spostarsi in superficie per 300 metri e non uno di meno, con l'equipaggiamento addosso per arrivare sulla verticale della zona.
Già da quando qui venivo in circuito aperto ero stato tentato dall'idea di sagolare la discesa, però gli elevati consumi di miscele gassose ternarie di tale sistema a profondità importanti ed in più immersioni mi aveva fatto desistere.
Il progetto poi mi è tornato in mente quando all'uso dell'autorespiratore a circuito aperto ho affiancato il più efficiente autorespiratore a circuito chiuso/rebreather.
Arrivò quindi il momento di passare ai fatti e concretizzare le idee.
Come prima pietra fissai ancorata su di uno scoglio a 10 metri di profondità una piccola boa di plastica, praticamente un segnavia in direzione della franata.
Tornando all'epoca dei tuffi in circuito aperto, per arrivare sul punto d'inizio avevo memorizzato una precisa roccia all'aria che, logicamente per risparmiare le scorte delle miscele respiratorie con elio, raggiungevo pinneggiando galleggiando con tutte le bombole di viaggio, di profondità e decompressive addosso. Mentre ora con la boetta affondata che funge da indicatore, con il rebreather effettuo il trasferimento immerso.
Da quel punto fermo e da quel momento ma sopratutto con la piena libertà di non avere nessuna scadenza di tempo, immersione dopo immersione in una direttrice che ricalca la linea di massima pendenza, a batimetriche crescenti ho fissato altri ancoraggi tra i quali ho tesato la cima guida. A volte per la ricerca del punto fermo che garantisse la solidità non m'è bastata la singola immersione.
All'aumentare della profondità l'orizzonte sommerso del lago sfuma in tutte le tonalità di verde, da quello chiaro a quello scuro, ma oltre i 20 metri di luce non ne passa più ed il buio è costante.
In alcune circostanze può capitare di attraversare tra i 60 ed i 70 metri una fascia d'acqua biancastra, a significare che lì vicino ci sono delle sorgenti sulfuree sommerse. Della faccenda ci si rende conto se un po' d'acqua trafila all'interno della maschera, nel caso si sente l'odore di uova marce tipico dello zolfo.
Il fondale di questo lago ha sempre esercitato su di me un grande fascino che mi ha spinto gradatamente ad esplorarlo per scoprire nuovi panorami. Tutta la zona della franata di roccia vulcanica che dalla superficie arriva a settantacinque metri di profondità, è ricca delle più diverse geometrie di scogli lavici. A contornare il panorama, ci sono qui e là grossi tronchi, rami e radici d'alberi scivolati giù in basso. Non poche sono le lenze e le cime intrecciate sott'acqua. Purtroppo invece l'elemento svalutante è l'oramai abituale ed immancabile immondizia, il marchio incivile dei tempi consumistici. Non esagero dicendo che mi spiccerei prima a descrivere il ciarpame che non ho visto rispetto a quelli trovato.
L'ultimo punto fissato su roccia è a 67 metri su di una parete che definitivamente affonda a 75 metri sul fine sedimento fangoso che prosegue oltre.
Per poter continuare con la linea ho costruito dei picchetti in metallo per il fango che hanno lo scopo di mantenere sollevato il filo guida che altrimenti poteva essere seppellito dal limo.
Così in diverse immersioni alle quote di 75, 77, 80, 86 ed 88 metri ho trasportato e conficcato il nuovo picchetto che poi in una successiva discesa univo al precedente con il filo.
Lentamente e costantemente con il suo lieve zigzagare, immersione dopo immersione la geometrica linea spezzata si protendeva ogni volta un po' più in avanti.
Nel fondale fangoso capita d'incrociare qualche solitaria anguilla che serpeggia, mentre nella fascia rocciosa prossima alla superficie i persici sono molto più numerosi, molto meno le carpe, gli elusivi lucci e qualche volta branchi di amur. Purtroppo s'incrociano anche voraci tartarughe d'acqua non autoctone che al termine del loro soggiorno in qualche acquario casalingo, senza criterio sono state smaltite nel lago dove si sono riprodotte e dove puntualmente vanno a papparsi il novellame delle specie ittiche.
Intanto che procedevo con la posa della linea avevo disegnata e costruita in lamiera d'acciaio la Sirena.
A coronamento del progetto e del lungo e paziente lavoro, nel tuffo di chiusura del cantiere sommerso l'ho trasportata e con soddisfazione posata in sito in corrispondenza del capo-linea all'estremità più bassa a 90 metri.
Come ho già detto, non m'ero posto una scadenza temporale. Vivendo a Pescara ho diluito il lavoro in base al tempo libero.
Da oggi però ho un'ulteriore scusa per partire: come potrei mai rimanere sordo gli ammalianti richiami di questa gran bella gnokka di Sirena?

Immersione in ambiente lacustre a 90 metri di profondità, con visibilità sufficiente ma che a volte può risultare scarsa.
Superati i 20 metri la temperatura dell'acqua è sempre di 10°C costantemente in ogni mese dell'anno, mentre entro i 10 metri d'estate puo raggiungere anche 26°C.
L'impegno totale è aumentato dalla movimentazione degli equipaggiamenti prima dal parcheggio fino al bagnasciuga, secondo nello spostamento in acqua per raggiungere a 300 metri di distanza la zona dell'area sommersa interessata, e per terzo ed in ultimo, ma non da meno, ripercorrere tutto al contrario.

Giacinto Marchionni

domenica 14 agosto 2022

^^montagna: "SULLA CRESTA SVAGANTE"




Il 6 agosto, partiti zaini in spalla dalla Piana di Laghetto di Cima Alta alle 6 e 10 del mattino, transitando dalla Madonnina dei Prati di Tivo e poi per ripide erbe, con buon passo andiamo quindi a scalare sulla lunga, panoramica e soprattutto svagante cresta di nord-est del Corno Piccolo sul quale usciamo in punta alle tredici, sette ore dopo aver lasciato l'automobile.
Ringrazio la cordata.

sabato 23 luglio 2022

--immersioni: "REVISIONE LAVATRICE"




L'elettrodomestico in questione aveva davvero bisogno di una revisione!

lunedì 11 luglio 2022

^^montagna: "GRUVIERA"




Scalata sullo spigolo nord del Campanile Livia del Corno Piccolo al Gran Sasso d'Italia.

mercoledì 22 giugno 2022

^^montagna: "LA PLACCONATA BELLA"




Lasciati i 32° di Pescara immaginavamo di trovare sulla parete nord del Corno Piccolo un po' di ritemprante aria fresca.
Altro che aria fresca: freddo quasi autunnale e vento teso ci hanno costretto ad indossare tutto quello che avevamo e quasi non è bastato!
Inoltre nel traverso che caratterizza la parte alta della via abbiamo trovato anche roccia umida, assolutamente non il massimo per l'aderenza delle scarpette, anzi.

martedì 14 giugno 2022

^^montagna: "MYSTERIOUS RIDGE"




Sulla massima pendenza siamo andati sotto il bosco di faggi che termina proprio alla base dello spigolo che abbiamo deciso di salire.
Fatti i primi due tiri di corda, lavorato il primo, quindi per una ventina di minuti siamo andati per ripidi pratoni per raggiungere in alto a destra la visibile selletta, punto d'attacco della seconda parte dell'ascensione "appenninistica".
In ogni passo di questa intermedia fase di trasferimento i nostri occhi potevano osservare alternativamente un momento l'imponente struttura rocciosa con stratificazioni ed aggettanti strapiombi della parte alta dello spigolo, ed un istante dopo stagliate contro il cielo le inconfondibili sagome dei camosci che popolano la zona e che curiosi ci hanno tenuto compagnia quasi per tutta la salita. E' proprio un piacere per gli occhi vederli spostarsi e senza fatica, correre, balzare, scartare velocemente ed agilmente tra pareti rocciose ed erbe inclinatissime.
Quindi abbiamo scalato la sezione superiore della cresta con bei tratti verticali con alcuni movimenti aggettanti nei quali bisogna muoversi con circospezione nell'attenta valutazione delle prese ed appoggi e che prima di uscire dalle difficolta "appenninistiche" ho deciso di variare nella linea andando ad arrampicare per un dietro della fascia rocciosa terminale, che non poco mi ha ingaggiato.
Riposte corde e materiale negli zaini bisognava ancora salire avendo alla nostra sinistra incisi e profondi canaloni d'erosione.
Poi, dopo 1100 metri di dislivello la cima.
"Appenninismo".

martedì 7 giugno 2022

^^montagna: "GIGINO BARBIZZI"




Per stemperare il caldo del primo sabato di giugno, andiamo sulla nord del Corno Piccolo a ripetere la "Gigino Barbizzi" che tra tutte quelle della nord era l'unica che quel giorno aveva l'attacco libero dai cospicui nevai residui che ancora ad inizio giugno persistono su quasi tutta la base della parete.
La verticale e lunga fessura iniziale con costanti difficoltà è seguita dalla bellissima seconda lunghezza di corda che esalta la bravura del forte apritore Francesco Bachetti che passava, dove un comune scalatore non sarebbe mai andato, con l'intuito del bravo alpinista, e che per rientrare al centro del pilastro scavalla a sinistra in assoluta esposizione la sua parte mediana.
Pronti a sopportare il caldo previsto anche in quota, invece siamo rimasti piacevolmente sorpresi dal fresco trovato in loco, con l'aggiunta anche di qualche goccia di pioggia portata a vento dagli scuri nuvoloni che stazionavano sopra il Lago di Campotosto.
Mentre eravamo sulla nord, in tutta la giornata abbiamo visto passare sotto in basso sul sentiero Pier Paolo Ventricini solamente 5 o 6 persone al massimo, è la montagna lontana e silenziosa che da sempre cerco e preferisco ed in questi giorni ancor di più.

martedì 17 maggio 2022

^^montagna: "CANALE SIVITILLI"




Alla metà di maggio con i rialzi termici che hanno portato le temperature al di sopra della media del periodo di 7 gradi, per trovare buona neve da salire necessariamente siamo dovuti partiti dal Piazzale Amorocchi dei Prati di Tivo (1450mt), che albeggiava.
Poco più in alto, a destra delle seggiovie ci siamo infilati in una residua lingua di neve incassata dall'ombra di un dosso del prato, che ancora resiste al caldo, alla quota ed al calendario.
Grazie a questa dei 1200 metri totali di dislivello che abbiamo percorso, 1100 sono stati con i ramponi ai piedi.
Con le pendenze che costantemente incrementavano abbiamo superato le quote del sentiero Pier Paolo Ventricini sommerso dalla neve, e così abbiamo rimontato la ripida erta tra questo ed il canale Sivitilli che netto delimita sulla destra orografica, la bella placconata calcarea della parete di nord-est della Prima Spalla del Corno Piccolo, che già in alto colpita dal sole dalle prime ore del mattino era tutta un ruscellare d'acqua di scioglimento dei nevai.
Poco prima del nostro passaggio alle otto, l'ombroso Canale Sivitilli per un lungo tratto ci ha regalato una rapida progressione da punte anteriori dei ramponi e su neve che per diversi metri era anche al limite del ghiacciato. Non male, però per trovare queste condizioni la "condicio sine qua non è stata la sveglia notturna. Solo in alto, in uscita dalla goulotte, la era neve ammollata dal sole. Quindi la vetta.
Mentre bevevamo e mettevamo qualcosa sotto i denti, siamo stati gratificati dal giro di vista sulle vette più alte del gruppo ancora bianchissime.
Neve tutto sommato buona anche in discesa nel Camino di Mezzo, che va affrontato comunque sempre con accortezza. Più giù per prati al piazzale.

mercoledì 4 maggio 2022

^^montagna: "SULLO SPERONE CENTRALE DEL SIRENTE"




Alla fine di aprile per trovare neve dura sui canali alpinistici, necessariamente bisogna iniziare l'avvicinamento molto presto, e così alle 4.00 del mattino lasciamo lo "Chalet".
Rispetto a qualche giorno fa fortunatamente, meglio per noi, lo zero termico si è abbassato infatti sentiamo i ramponi crepitare sulla neve tosta a 1600 metri di quota.
Appena la luce del crepuscolo dell'alba ce lo consente fuori dal bosco ed in vista delle pareti del massiccio, ne approfittiamo per una pausa, e con qualche dolcetto ed un caffè facciamo un richiamo alla prima colazione.
Quindi iniziamo a risalire il canalone San Vincenzo ed ad un suo terzo, quasi sotto la Barriera, ci instradiamo alla nostra destra nell'incassato ed un po' più ripido Canalino della Neviera che vista l'ora e nonostante la sua esposizione ad oriente è ancora tutto in ombra: nell'alpinismo invernale è una necessità partirer in piena notte.
Il canalino è cosparso di pietre e sassi caduti dalle ripide pareti laterali nelle ore più assolate delle giornate precedenti: questo è un altro motivo per le partenze al chiaro di luna.
Lo risaliamo tutto fino alla sella superiore, punto in cui lo Sperone Centrale del Sirente si appoggia all'articolata fascia calcarea terminale sulla sinistra orografica della Barriera.
Dalla sella e prima di ripartire vediamo uno splendido esemplare di camoscio che da padrone osserva tranquillo la sua valle e noi.
Per un non lungo traverso in leggera salita verso destra siamo riscaldati dal sole, infatti sarà l'unico tratto di scalata nella quale con ritmo forzatamente rallentato pestiamo neve molle che ci fa affondare. Immediatamente dopo, oltrepassata con attenzione ed in discesa una costola rocciosa, ritroviamo la neve dura sulla quale è un piacere salire dritti su verso l'alto gli ultimi 120 metri dove prima scaliamo in una strettoia fra rocce e poi, aggirato uno spigoletto, affrontiamo in cordata l'ultima ripida ed esposta erta per uscire in cresta alle 9 e 20.

domenica 24 aprile 2022

^^montagna: " ALTARE DELLA NEVIERA"




L'Altare della Neviera del Sirente, la massiccia struttura rocciosa che nella forma ricorda appunto un altare, alla sua destra e sinistra è contornata da due canaloni che in basso si riuniscono in un unico vallone che termina proprio al limite della faggeta.
Per bella salita, con ramponi e piccozze siamo andati su per la sua goulotte orografica di destra, divagando a mezza via alla nostra mancina per salire e scendere il canalino Hans che va a terminare sull'aerea e panoramica selletta dove muore lo Sperone Centrale della Neviera.
Ripresa quindi la linea principale, sotto un forte vento siamo prima usciti sui pianori sommitali dell'Altare, ed immediatamente dopo abbiamo cercato il ridosso nel suo canale orografico di sinistra. Messi quindi gli sci lo abbiamo disceso tutto.
Arrivati giù, evidentementi non ancora sazi, per guadagnarci qualche ulteriore curva della giornata abbiamo risalito anche la Valle dello Scurribile. Poi giù.

lunedì 18 aprile 2022

^^montagna: "CANALINO OTTO MAGGIO"




Alle cinque di notte siamo partiti dallo Chalet del Sirente, e risalendo ripidamente la faggeta abbiamo visto il sorgere del sole.
Usciti dal bosco, tra lo Sperone Centrale della Neviera ed il Peschio Gaetano, all'ombra delle pareti rocciose abbiamo iniziato a risalire l'ampio Canalone San Vincenzo sulla neve dura delle sette del mattino.
Tra l'insormontabile ed estesa struttura denominata la Barriera a destra, ed il Peschio Gaetano a sinistra, nella sua parte più in quota il canale risale per circa 150 metri tra strette quinte di roccia nell'unica punto di questo settore che consente di finire direttamente sulla linea di cresta principale, e che l'apritore ha nominato "Canalino Otto Maggio".
A stagione inoltrata, normalmente, questo tratto di salita non presenta particolari difficoltà oggettive e di solito non lo si scala in cordata.
Man mano che salivamo, però ci rendevamo meglio conto delle reali condizioni d'uscita della goulotte del momento: un muro nevoso quasi verticale sormontato da una cornice.
Così ci siamo legati, ingaggiandoci per più di un'ora per una sfilata d'una settantina di metri di corda prima di posare i ramponi sul pianoro sommitale di cresta.
La discesa l'abbiamo effettuata vicino le rocce basali del Pilastro di nord-ovest dell'Altare della Neviera del Sirente risalito da alcune vie di roccia, tra le quali "Quanto Silenzio" (vedere su questo sito).

domenica 6 marzo 2022

--immersioni: "EAST SIDE 2"




Sotto la sponda orientale del Lago di Albano, o Castelgandolfo, con una "pinneggiata" sommersa ad una decina di metri e parallela alla linea della sponda, in circa venti minuti raggiungo la verticale per una profonda immersione (92 metri / 185 minuti / temperatura acqua 10°), in doppio apparato a circuito chiuso.
Iniziata la discesa sulla massima pendenza fino a circa 25 metri attraverso l'acqua con visibilità di un paio di metri poi più in basso appena qualcosa in più e che, tutto sommato, relativamente agli standard del sito in questo periodo dell'anno è da considerarsi buona.
Fino a 72 metri bordeggio la massiccia e scura costola di rocce vulcaniche di una ben delimitata area di fondale che comunque termina nel fango poco più in basso, composta da massi accatastati che si alternano a brevi salti che m'incuriosiscono quando li illumino. Non mi ci dilungo più di tanto a sbirciarle meglio perchè oggi voglio scendere.
Attraverso e supero una fascia d'acqua bianca-opaca causata da emissione solforose e mi trovo quindi a nuotare a mezz'acqua sopra un monotono fondale di morbida melma di fondo che si solleva appena sfiorate dal vortice d'acqua del movimento delle pinne.
Solo grazie alla bussola alla mano riesco ad andare sulla massima pendenza, se così può essere detta la piatta sommersa che mi si prospetta davanti.
Qualche raro ramo d'albero caduto quaggiù ed apparentemente gonfiato dal sedimento che vi si è depositato sopra nel corso del tempo, per qualche momento compare nella scena. Poi tutto torna come prima con l'illuminatore che mi allarga solo di poco la vista.
Tutto intorno è buio, freddo, piatto, melmoso e silenzioso. Il solo rumore cadenzato che ascolto è il ritmo della ventilazione dentro i loop respiratori degli apparati.
Al 39° minuto ho superato i 90 metri. Mi volto di 180 gradi ed inizio la risalita e la necessaria lunga decompressione, riavvolgendo al contrario le fredde ma placide immagini che mi avevano accompagnato nella discesa.

martedì 22 febbraio 2022

^^montagna: "NASTRO DI GHIACCIO"




Partiti dalla fine dei Piani di Pezza praticamente sgombri di neve, sotto un vento teso e su neve molle dovuta al netto rialzo termico di questo fine settimana, abbiamo risalito verso sud il fondo del fosso d'impluvio posto tra la boscosa cimetta della Castelluccia e tutta l'articolata ed erosa parete ovest della Costa della Tavola che assieme a Capo Pezza e Punta Trieste forma un circo glaciale non visibile dal basso.
All'uscita del bosco ed all'altezza di un piccolo falsopiano, alla nostra sinistra si apriva un ampio canalone che sempre su neve pesante abbiamo risalito per un centinaio di metri.
Quindi faticosamente, sprofondando a volte anche fino al ginocchio, abbiamo piegato a destra verso un'evidente ripida rampa situata proprio sotto un bastione roccioso al cui culmine, con una paio di passi di misto su rocce ad 80°, ci siamo ritrovati alla base dell'evidente linea del "Nastro di Ghiaccio" aperta da Abbate e Risi nel gennaio del 1988, che però noi abbiamo scalato su di una neve solo per brevi tratti portante, ma nonostante ciò le prospettive che potevamo osservare quando volgevamo lo sguardo in basso ci hanno ripagato dalla fatica.
Risalita tutta la bellissima linea del "nastro" usciamo a pochi metri dalla cima della Costa ancora spazzata dal fastidioso vento.

venerdì 18 febbraio 2022

--immersioni: "ALLA SAGRA DELLE ANGUILLE"




Nel Lago di Castelgandolfo in una singola immersione mai mi era capitato d'incontrare tante anguille tutte assieme come invece m'è successo in questo tuffo (80mt / 140min / temp. acqua 10° / e.c.c.r.).
Quasi non finivo di videoriprenderne una che ne compariva un'altra. E così è stato praticamente per tutta la fase fonda.
Alcune di loro fuggivano impaurite non appena mi vedevano, mentre altre rimanevano ferme, imbambolate dalla forte luce tanto che potevo arrivare anche a sfiorare i loro musi.
Le anguille sono animali dal comportamento fin'ora inspiegato. Arrivato infatti il momento della riproduzione questi pesci partono per una migrazione lunga migliaia di chilometri della durata di mesi, fino al Mar dei Sargassi nell'Oceano Atlantico alla latitudine del Tropico del Cancro dove, nelle profondità depositano milioni di uova dalla quale nasceranno i piccoli. Esaurito quindi questo compito muoiono.
Il fatto strordinario è che il novellame appena venuto alla luce ripercorre al contrario la migrazione appena finita da chi li ha messi alla luce, e guidati dal loro istinto tornano in quei luoghi dai quali erano partiti i loro genitori perpetuando un naturale ciclo biologico.

giovedì 10 febbraio 2022

^^montagna: "VIA DELLA RIVOLUZIONE"




Dalla quota di 1244 metri siamo partiti per l'avvicinamento alla parete nord-ovest del Monte Viglio (2156 mt), nei Simbruini, senza seguire alcuna traccia di sentiero ma tirando la linea dritta che ci ha portato direttamente sotto il cosidetto "circo della parete", la variegata struttura rocciosa che in alto sostiene la cima vera e propria.
Già a poche centinaia di metri dall'automobile abbiamo iniziato a fare le peste nella neve che a causa delle temperature alte abbiamo trovato sprofondante ad ogni passo. In una zona dell'alta faggeta c'erano anche parecchi alberi abbattuti, la maggior parte dei quali non spezzati a mezz'altezza ma caduti di schianto perché sradicati dal terreno, che ci hanno obbligato a zigzagare per superarli.
Continuando a salire sempre sulla massima pendenza e continuando ad alternarci nel battere la traccia, siamo usciti dal bosco a poco più di 1900 metri di quota proprio sotto il semicerchio roccioso nel quale si snodano alcuni storici itinerari d'alpinismo invernale.
Noi abbiamo ripetuto la "Via della Rivoluzione", aperta il 14 gennaio del 1979 dalla cordata Abbate, Marcheggiani e Vasselli.
Tra belle rocce erose, così ci siamo infilati nella goulotte della via che nel primo terzo ci ha fatto sbuffare ad ogni passo perchè a volte sprofondavamo anche quasi fin poco sotto il ginocchio, mentre nei restanti due terzi fatti in cordata, ci ha concesso una neve dura/ghiacciata dove le punte dei ramponi e delle piccozze anche entrando di poco garantivano una bella scalata.
Con uno chiodo d'epoca tutto arrugginito, chissà forse degli apritori, ci siamo protetti proprio sotto i verticali passi "magri" che spezzavano un lungo tratto ghiacciato, al termine del quale ho sostato sotto la bassa volta appena strapiombante di un grande masso.
Una volta poi aggirato il masso alla sua sinistra, raggiungendo alcuni isolotti rocciosi ed ancora sulla massima pendenza tra la nebbia fredda che alle quote più alte intanto aveva smorzato la vista, siamo usciti in cresta e poco dopo alla metallica croce blu in punta al Viglio.

lunedì 31 gennaio 2022

^^montagna: "CANALE DEL TESORO NASCOSTO"




Seguendo il consiglio dell'Appenninista Cristiano Iurisci, m'indirizzo con l'amico Massimo nel cuore del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise per un'invernale sul versante sud al Monte Calanga (2168mt), gruppo del Marsicano, in una scalata che vista dal basso risulta essere poco o nulla evidente. Non a torto l'apritore l'ha chiamato il "Canale del Tesoro Nascosto", tesoro alpinistico s'intende.
Nome quanto mai appropriato, infatti lasciata l'automobile nei pressi dell'arroccato paese di Opi(AQ), iniziamo l'avvicinamento alla luce delle lampade frontali e solo appena fatto giorno abbiamo potuto vedere il roccioso lato meridionale della montagna. Da lì però la prospettiva non lasciava intuire nessuna possibilità di ascensione invernale che invece poi, di colpo, quasi inaspettatamente ci si apriva quando superavamo un netto costolone roccioso e non prima di aver risalito sulla massima pendenza tutto il ripido bosco di faggi alla base della montagna.
Con ai lati imponenti pareti di roccia, guglie e pinnacoli in un ambiente davvero unico che ci ha accompagnato per tutta l'ascensione, si è snodata la scalata che nella sezione superiore ho variato scegliendo una nuova linea più diretta che prima mi faceva risalire verticalmente dentro uno stretto camino magro di neve (passi di III° e protezione con cordino in clessidra), poi per una breve goulotte ghiacciata ad 80° (vite da ghiaccio), quindi per ripido tratto a 70° su erbe affioranti (friend su roccette), fino a farmi arrivare dove la pendenza decisamente abbatteva per attrezzare sosta con friend e chiodo poi tolto, quasi al termine della corda da 60 metri.
Una volta che l'amico Massimo, a dir poco entusiasta della sfilata, mi raggiungeva e terminate le difficoltà alpinistiche, riponevamo negli zaini corda ed accessori per proseguire su inclinazioni sulle quali bisognava solamente faticare ancora, prima verso la cresta e quindi in vetta con panorami verso Barrea, il suo lago e su tutte le cime del Parco Nazionale d'Abruzzo, in una giornata di fine gennaio talmente fredda che l'acqua nelle borracce iniziava a congelare.

domenica 30 gennaio 2022

--immersioni: "SOTTO IL TORRIONE"




In una bella giornata di gennaio, torno ad immergermi in un sito sommerso delle Tremiti che diversi anni fa mi vedeva solitario ed assiduo frequentatore, in particolar modo nella stagione fredda quando sulle isole si assapora sempre un'atmosfera tranquilla e silenziosa lontana dal chiasso delle calche turistiche estive.
Sulla piccola banchina deserta ci prepariamo e di lì a poco con gli autorespiratori in spalla ci tuffiamo.
E' un normalissimo settore di fondale che molte bene conosco e che offre normalissimi scorci di vita marina tipici "mediterranei".
Al di là però di quello che osservo, via via che a mezz'acqua sorvolo la scogliera sommersa i ricordi del tempo trascorso in questa personale "palestra" subacquea mi tornano nitidamente in mente come se fosse stato ieri.

lunedì 24 gennaio 2022

^^montagna: "CRESTA DI NORD-EST AL PRIMO CANTARO"




Partiti con la macchina verso le 3 e mezza del mattino, raggiungiamo il Valico di Serra S. Antonio nei Simbruini, ed all'alba con il termometro che segna -9° iniziamo sui 15-20 centimetri di neve caduta da un paio di giorni e mantenuta polverosa dalle basse temperature, sulla quale battiamo la traccia fin quando usciamo dal bosco.
Rimontiamo poi in direzione del Monte Piano fino a circa 1850 metri di quota per deviare alla nostra sinistra ed indirizzarci verso lo spettacolare e selvaggio anfiteatro roccioso glaciale che si trova sotto la cima del versante nord del Primo Cantaro (2088mt).
Continuando a pestar neve ed in diagonale andar su verso la nostra sinistra, lo attraversiamo tutto per raggiungere la meta della nostra scalata: la sua panoramica ed elegante Cresta di Nord-Est che da quel lato lo chiude.
Con le temperature che si sono mantenute basse nonostante la linea di salita fosse tutta al sole, su neve sempre dura o ghiacciata e con fredde raffiche di vento che a momenti sollevava polvere di neve, ci gustiamo tutta l'ascensione dell'aerea cresta e superate in alto alcune rocce un po' magre, raggiungiamo la cima del Primo Cantaro, il cui bordo sommitale a tratti era contornato da imponenti cornici nevose, dalla quale si gode una superba vista.

lunedì 17 gennaio 2022

^^montagna: "VIA FALCIONI"




Nonostante i 1500 metri di dislivello totale di salita, la Via Falcioni posta nella sezione alta della parete nord di Pizzo Deta nel gruppo degli Ernici merita di essere ripetuta perchè offre inaspettati scorci di ripide goulottes e pareti.
Partiti da Roccavivi (AQ) alle sei del mattino che era notte, vi rientreremo all'imbrunire delle diciotto della sera, dopo 12 ore di intensa e bella montagna.
Iniziata la ripida ascensione dentro il faticoso Canalone di Peschiomacello, nel quale ci si instrada in maniera molto articolata e senza traccia segnata, solo tra i 1000 ed i 1200 pestiamo neve soffice, quindi alle quote superiori sempre da durissima a ghiacciata in una linea mai difficile, che risale tra imponenti pareti e pinnacoli di calcare decorati da stalattiti di ghiaccio.
Arrivati a 1800 metri, proprio alla base del panoramico anfiteatro glaciale che sostiene le vetta del Pizzo Deta, tutto a sinistra, netto e ripido si staglia il canale della Via Falcioni alla cui base andiamo ad attrezzare la sosta d'attacco quasi dentro una piccola grotta.
I primi metri a 70° ed il successivo breve traverso a sinistra, che serve ad aggirare una verticale fascia rocciosa ed al cui termine vado a fare la prima sosta, sono totalmente ghiacciati. Una volta ritornati poi a destra sulla traccia del canale calchiamo una super neve sempre dura e solo da punte anteriori dei ramponi.
Arriviamo così su di un'aerea selletta dalla quale osserviamo la parte alta della via e dove prima di ripartire riprendiamo fiato per qualche minuto. Quindi sempre sulla massima pendenza sulla neve dura o ghiacciata continuiamo verso l'alto a superare gli ultimi ripidi metri per uscire.
Una ventina di minuti fermi in vetta per bere, mettere qualcosa sotto i denti ed osservare il giro d'orizzonte di bianche montagne e più lontano il Mar Tirreno con le Isole Pontine, ed iniziamo i 1500 metri della discesa per la panoramicissima cresta di sud-sud/est del Pizzo Deta fino ai 1750 metri di quota, da quel punto lasciamo la cresta ed accostiamo per est, alla nostra sinistra, giù per canalini tra rocce della parte alta del Vallone dell'Olmo ed infine per il silenzioso bosco.

domenica 9 gennaio 2022

--immersioni: "IL MUGGINE DEL LAGO"




Il cefalo, o muggine, è un pesce di mare che facilemente si adatta a vivere in zone di acqua salmastra e dolce. Per questo motivo lo si può trovare anche in fiumi o laghi, che comunque devono avere una via di accesso da e verso il mare.
In immersione nel Lago di Castelgandolfo, che però non ha accessi diretti dal mare, già m'era capitato d'incontrarne degli esemplari chiaramente introdotti nel bacino dall'uomo in quella che oramai è diventata un'abitudine che va ad alterare gli equilibri dell'ecosistema lacustre.
Nella lunga fase di decompressione di un tuffo ad 81 metri con doppio REBREATHER e diluente Trimix 12/45, in decompressione ad una quindicina di metri, m'è capitato di vederne uno boccheggiante e moribondo lungo 60-70 centimetri.

martedì 4 gennaio 2022

^^montagna: "VERSANTE NORD-EST DI MONTE CAPPELLO"




Partiti da Rendinara(AQ) all'albeggiare, risaliamo per un pezzo il Vallone del Rio e poi per ripida traccia nel bosco deviamo a destra per la Fossa Fracasse che risaliamo sino alla fine dalla faggeta che è proprio sotto la rocciosa parete verticale che da questo versante fa da base al Monte Cappello(1981mt) nel gruppo degli Ernici.
Da qui iniziamo la salita con piccozze e ramponi che su tutta la linea che abbiamo scelto di seguire sarà su ottima neve sempre durissima ed in certi tratti persino ghiacciata.
Fatta la prima rampa lasciandoci proprio di fianco la bastionata rocciosa, invece poi di superarla verso destra e continuare sulla via "Tanto di Cappello" magra di neve, abbiamo scelto di scalare costeggiando alla base l'interessante ed articolato versante roccioso a sinistra, con costanti pendenze di 50°/60°, fino ad uscire nell'unico punto possibile della linea di cresta sgombera da cornici, quindi poi ... sopra il Cappello.