DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
lunedì 28 ottobre 2024
--immersioni: "ACQUA CHIARA ACQUA AZZURRA"
Nel mare molto limpido ho superato gli scogli vicino alla riva, e per precisa rotta poi ho pinneggiato sul fondale sabbioso.
Subito dopo i 40 metri sotto di me c'era l'orlo superiore dell'ampia volta della grotta, conosciuta dai sub della zona, nelle quale però non sono entrato perché ho continuato fino a 70 metri alla base della parete alla sua sinistra.
Da quel punto ho accostato sulla massima pendenza in direzione del mare aperto, ritrovando più giù la cresta rocciosa che già altre volte ho visitato.
Continuavo a stupirmi del chiarore azzurro dell'acqua che dalla superficie mi stava ancora accompagnando fino alle quote profonde alle quali ero arrivato e dove, in genere, tutto è penombra blu scura.
In una continua alternanza tra videoriprese, osservazione, curiosità, esplorazione della scogliera e controlli sugli apparati, come accade in ogni tuffo è giunto purtroppo il tempo di staccarsi, ed un po'a malincuore iniziare la risalita.
Allora dopo aver invertito la direzione, ho iniziato a riguadagnare metri verso l'alto serpeggiando tra le rocce.
Nella zona sabbiosa un trigone svolazzava verso di me, ma quando si è accorto della mia presenza ha deviato di colpo da un'altra parte.
(105mt./120min./doppio e.c.c.r)
Giacinto Marchionni
Etichette:
-100 metri,
Lazzàro
giovedì 24 ottobre 2024
--immersioni: "MURATORI"
Mentre stavo preparando le attrezzature, ho scambiato qualche battuta con dei muratori che lavoravano ad una vicina palazzina sul lungomare, incuriositi mi facevano domande sulle immersioni.
Concluse tutte le procedure "pre-dive" sui rebreathers e salutati quelli al lavoro sul loro muro, mi sono avviato verso l'altro Muro, quello sott'acqua.
In questo tuffo nello Ionio Calabrese di una giornata di ottobre tiepida e soleggiata, sono stato accolto da mare calmo, acqua molto limpida e temperatura in superficie di 24°C. Insomma ho trovato le condizioni giuste per un profondo tuffo (105mt./120min./doppio e.c.c.r), con partenza dalla spiaggia.
Prendendomi il tempo necessario, in superficie e senza fretta ho ricontrollato tutto e mi sono ricontrollato ancora una volta.
Concentrato, poi ho iniziato.
A poco più 50 metri di metri dal pelo dell'acqua il pendio sommerso s'interrompe di colpo per diventare parete, il muro appunto, le cui basi hanno quote variabili che arrivano anche ad un centinaio di metri di profondità, e nell'acqua prima azzurra e poi blu è lì che sono andato.
Spaccature, anfratti in penombra, rientranze, salti verticali, fili da pesca intrecciati e persi sulla scogliera, videoriprese, colorati organismi incrostanti, stelle marine rosse ed arancioni stelle pentagono, la sabbia del fondo, laggiù l'acqua luminosa, musdee intanate, il corallo rosso, un ceppo in piombo di un'ancora antica, alternanza della respirazione tra i due rebreathers, sciamanti branchi di pesci che scappavano spaventati all'insolita luce del faro sub, controllo della respirazione, ciuffi di verde posidonia, la scogliera del bassofondo, le migliaia di castagnole, qualche seppia, la lunga decompressione, la riemersione.
Giacinto Marchionni
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-100 metri,
Lazzàro
lunedì 21 ottobre 2024
^^montagna: "LE QUATTRO VETTE"
Articolato, lungo, panoramico e bell'itinerario alpinistico che nel massiccio del Gran Sasso d'Italia percorre le quattro vette più alte del Corno Grande, e di tutti gli Appennini.
Partiti molto presto dal piazzale dell'albergo di Campo Imperatore (2130mt.), passando per il Passo del Cannone e con breve tratto attrezzato abbiamo raggiunto la morena alla base dell'ex ghiacciaio del Calderone, che a seguito del riscaldamento globale è ridotto anch'esso ad una macchia nevosa di non più di qualche metro quadrato.
Da qui, prima su corde fisse e poi per traccia aerea siamo arrivati sulla prima cima, l'Orientale del Corno Grande a 2903 metri.
Su terreno ripido ed a tratti franoso, con attenzione abbiamo perso quota fino alla Forchetta Sivitilli, l'intaglio posto tra la cima dalla quale arriviamo e la Vetta Centrale.
La risalita verso questa avviene poi poco sotto ed appena a destra della cresta, sul versante ovest della montagna con il colpo d'occhio dell'imponente circo glaciale-morenico dell'ex ghiacciaio. Sebbene si debbano affrontare elementari passi di scalata, l'esposizione, la forte inclinazione ed il calcare tutt'altro che solido impongono attenzione fino ai 2893 metri delle punta.
Raggiunta la quale, siamo andati giù dentro un canale per passare sotto un grosso masso incastato che forma un breve tunnel, qualche movimento di disarrampicata di II° con faccia a valle, arrivando alla Forcella Gualerzi sotto il Torrione Mario Cambi.
Idem per la breve scalata fino alla vetta del Torrione a 2875 metri: basse difficoltà tecniche ma esposizione e roccia da valutare sempre.
Sul Cambi abbiamo fatto una pausa per mangiare qualcosa. La giornata era soleggiata, lievemente ventilata e decisamente autunnale, infatti all'ombra la temperatura dei 2800 metri di quota calava di colpo, ed allora abbiamo indossato le giacche a vento.
La discesa dal Torrione Cambi è avvenuta con manovre di due corde doppie successive che ci hanno fatto atterrare in prossimità della Forchetta del Calderone, dalla quale ci siamo legati in cordata per affrontare tutta l'ultima parte di salita alla cima dell'Occidentale.
Subito, con tecnica d'opposizione di schiena e piedi, a mezz'altezza abbiamo scalato scomodamente dentro uno stretto corridoio formato da due enormi lame di roccia ravvicinate alla cui uscita bisogna disarrampicare in verticale alcuni metri. Qualcuno pare che affronti il passaggio del corridoio sul suo fondo, a me però sembra molto più stretto ed ancora più scomodo.
Di seguito, in ombra e con splendido affaccio a nord-ovest sul lato teramano della montagna, abbiamo traversato verso destra fino al punto in cui con bella scalata verticale e continua abbiamo riguadagnato la cresta alla nostra mancina.
Da questo punto la croce della vetta era orami in linea d'aria vicina alla vista, ma materialmente separata da alcuni saliscendi da non sottovalutare.
In uno di questi, ripartendo da una sosta su di un masso piatto, abbiamo superato prima un ennesimo esposto intaglio, seguito poi da paretina verticale che terminava abbastanza comodamente con altra sosta in piano, dalla quale siamo quindi scesi delicatamente su roccia da valutare fino all'ultima forcella.
Ripartiti, con ancora qualche passo di arrampicata proprio davanti a noi, infreddoliti siamo arrivati ai 2912 metri della Vetta Occidentale del Corno Grande.
Dalla cima nella parte alta per ovest siamo scesi per la Via delle Creste fino alla Sella del Brecciaio, e nella parte bassa verso sud alla Sella di Monte Aquila ed al Piazzale dell'Albergo.
domenica 13 ottobre 2024
^^montagna: "B.H. SUL PEDALE"
Inforco la bicicletta ed attraverso Pescara che è ancora notte.
Sulla statale Adriatica vado verso sud e poco prima di arrivare a Francavilla al Mare(CH), imbocco la Fondovalle Alento(S.S. 649). Con il fanalino che m'illumina la via, proseguo al buio sul falsopiano di questa che lascio al bivio per Passo Lanciano.
Raggiungo Pretoro(CH) e sosto, intanto s'è fatto giorno.
Da questo punto la salita sarà costante, e tornante dopo tornante vado su mentre la temperatura dell'aria va giù, però il continuo spingere sui pedali mi surriscalda e mi fa sudare mentre avanzo sotto le faggete di questo lato della Majella.
Arrivo al Piazzale di Passo Lanciano a 1300 metri, che a tratti è spazzato da raffiche di vento.
Se qui al ridosso ci sono queste folate, sui pendii sommitali tutti scoperti sicuramente saranno più forti, allora mi fermo per coprirmi con la cerata.
Mangio cioccolata, miele e poi mi rimetto in sella.
Per qualche chilometro sono ancora sotto il bosco con le raffiche che non ancora mi disturbano, le sento solo sopra gli alberi. Non appena però la strada esce definitivamente dal limite superiore della vegetazione, il vento mi rallenta quando svolto verso la sua direzione di provenienza, nord-est. Mi fa riprendere un po' di fiato solamente quando, al successivo tornante, ce l'ho alle spalle.
A 1600 metri transito davanti Mammarosa.
Nei chilometri mancanti continuo l'ingaggio con la salita e con il Grecale, superando il Rifugio Bruno Pomilio alla Majelletta (1888mt).
Da questo punto in poi la strada si restringe ed è interdetta alle auto.
Ora l'asfalto è tutto a crepe e buchi causati dal ghiaccio invernale che obbligano le gambe ad un lavoro supplementare per zigzagarci in mezzo.
Salita, vento contrario, stanchezza e fossi: smoccolo qualche santo.
Arrivo ai 2058 metri di quota del Traguardo metallico dedicato ai ciclisti e continuo fino al vicino tabernacolo della Madonnina dove la strada finisce proprio sotto la cimetta del BlokHaus.
Prima delle fotoricordo, cambio la maglia intima bagnata di sudore con una asciutta e mi rivesto, aggiungendoci sopra il giacchino imbottito. Per la discesa, per lo meno fino a quando non risalirà la temperatura, indosserò anche i guanti invernali.
Osservando il panorama dell'alta Majella e del mare Adriatico, per pochi minuti con le gambe ferme, seduto e ben coperto, mangio, bevo e mi riposo un po' prima del ritorno.
lunedì 7 ottobre 2024
^^montagna: "MONTE GRECO E CIMA DELLO SCALONE"
Da Passo Godi in breve si guadagna il Valico dello Scalone a 1926 metri, quindi per bella e panoramica dorsale fino alla Rocca di Chiarano (2175mt).
Si scende verso est, perdendo un po' di quota, prima di salire a Monte Greco (2285mt), con il costante bramito dei maschi dei cervi in amore ad inizio autunno.
Si lascia la cima per lo Stazzo il Prato giù in basso; si transita alla base della lunga ed articolata parete nord-est della Rocca di Chiarano per rimontare ripidamente tra erbe gradinate, rocce e brevi canalini fino alla Cima dello Scalone a 2156 metri.
Il lungo giro escursionistico si chiude rientrando a Passo Godi dopo 22 chilometri.
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Cima dello Scalone,
Monte Greco
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