DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
giovedì 26 dicembre 2024
^^montagna: "A DORSO D' ELEFANTE"
Con temperatura sotto lo zero e con il vento che già dal mattino presto soffiava teso, dal Rifugio Sebastiani al Terminillo abbiamo raggiunto a 1920 metri la vicinissima selletta del Pratorecchia che svalicavamo per andare, senza mai perdere troppa quota, sotto il versante nord del Monte Elefante.
Superato questo abbiamo piegato a destra e su pendenza che decisamente incrementava guadagnavamo il punto d'inizio dell'elegante Cresta di nord-est dell'Elefante, dove siamo stati investiti in pieno dal vento che con folate improvvise e forti ci costringeva anche a fermarci ed accucciarci per non perdere l'equilibrio.
Giunti ad un esile intaglio seguito poi da un'impennata della cresta, con sotto i ramponi e picche rocce rotte e neve molle, a causa del vento che in certi momenti riusciva persino a spostarci abbiamo preferito la progressione in cordata seppur solo per una breve sfilata.
Scalato il tratto e salito poi l'amico, abbiamo riposto la corda proseguendo sull'esposta e panoramica cresta colpita in pieno dal fortissimo vento che sollevando nuvole di polvere di neve gelata, ci ha tartassati non solo fino in vetta all'Elefante a 2015 metri, ma anche per tutta la discesa.
With air temperature below "zero" and very strong wind, from Refuge "Sebastiani" in Terminillo Massif we walked first on "Pratorecchia" pass, then below "Monte Elefante" north face. After we went up on our right side towards the elegant "Monte Elefante" north-est ridge.
During all climbing, the very strong wind often forced us to stop and crouch down, so as not fall.
In a short stretch of very thin ridge, with little snow and bad rock under the crampons for one pitch we prefered the rope.
In the continuous strong wind that raised clouds of frozen dust, first we reached the top of "Monte Elefante" at 2015 meters a.s.l.; and then we went down.
Etichette:
Monte Terminillo,
via Cresta nord-est dell'Elefante
lunedì 23 dicembre 2024
--immersioni: "PER TRE POLENTE"
Solitaria discesa sotto il lago di Paterno (RI), che sott'acqua manifesta sempre il suo caratteraccio.
Sulla spianata del fondo forte sentivo l'odore dello zolfo anche dentro la maschera tanto che, riemerso, i moschettoni ed i piombi della zavorra a contatto con l'acqua s'erano scuriti. Queste emissioni sono da sempre conosciute in tutta la zona, vicine infatti ci sono le Terme di Cotilia.
Non potevano mancare nel post immersione amici e polente.
Solitary dive in the Lake Paterno(RI), with below the surface welcomes me with its usual bad temper.
When I reached the lower plateau, into the mask the smell of sulfur was strong, in fact at the end the carabiners and the ballast had become dark. These sulfur emissions have always been known, nearby are the Cotilia thermal water.
In the post dive, very good "polenta" and friends.
venerdì 20 dicembre 2024
^^montagna: "CHI SI CONTENTA ... GODI"
Le previsioni meteo riconsultate poco prima di mettermi in macchina, confermavano che in tutto l'Abruzzo interno montano ci sarebbe stata una finestra di bel tempo solo fino a mezzogiorno circa, poi sarebbero arrivati fitta copertura nuvolosa e nevischio.
Presa la decisione, al mio solito sono partito molto prima della buon'ora ed alle sette del mattino arrivavo e parcheggiavo immediatamente dopo il Valico di Monte Godi a poco più di 1600 metri di quota dove, ad un'ottima temperatura di -4°C per salire, ho iniziato pestando neve crostosa che per tutta la traccia alternava tratti portanti e sfondanti.
Divagandomi con ramponi e picche sono salito per il fianco di nord-est della montagna, e su pendenze attorno ai 40° con alcuni passi più inclinati tra le rocce, al sole che intanto s'era levato, ho raggiunto il crinale sommitale.
Con giro a semicerchio che offre bei panorami sui monti imbiancati del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, arrivavo ai 2011 metri della cima di Monte Godi.
Come da previsioni, le vette verso est erano già coperte da spessi nuvoloni scuri che avanzavano iniziando anche a velare il sole sopra di me, quindi dopo qualche minuto di relax ho preso la via per scendere.
Già nevischiava mentre accendevo il motore.
The forecast said that in Abruzzo there would be sun until midday, after clouds and snow.
At the seven in the morning I was at 1600 meters above sea level at "Monte Godi" pass, where I started at an exelent temperature of 4 degrees below zero on crusty snow.
Having fun, I climbed on 40° slope between some rocks the north-est side of the mountain within the sommital edge, while the sun rised.
With a semi circulare route I arrived at the top of "Monte Godi" (2011 meters a.s.l.), looking at the white panoramas of "Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise".
As I started the car engine, it was already snowing.
domenica 8 dicembre 2024
--immersioni: "OPERAZIONE CONGIUNTA"
Grazie a Max, amico di scalate ma non sub, che ho coinvolto e che materialmente mi ha aiutato nel trasporto degli equipaggiamenti da immersione, sono riuscito a realizzare il progetto di una prolungata esplorazione sotto la sponda sud-occidentale del Lago di Albano/Castelgandolfo(Roma).
Arrivato che mancava poco all'alba, vedevo che la superficie era spazzata dal previsto vento teso e freddo che formava piccole onde, però non fastidiose.
Finito tutto il pre-dive sull'apparato ed ultimato il resto, non appena Massimo mi raggiungeva caricavamo e legavamo per bene il rebreather e la bombola di bail-out sui due carrellini portamateriali apposta approntati per lo spostamento di un chilometro e seicento metri dal parcheggio fino al sito d'inizio immersione, che da tempo con ricognizioni avevo scelto per verificarne distanza e comodità di accesso all'acqua.
Caricati poi in spalla lui uno zaino con pinne, maschera ed altri accessori sub, ed io il g.a.v. side-mount dedicato, con passo tranquillo ci siamo mossi in senso antiorario attorno all'ovale del lago trainando i carrellini che si sono comportati in maniera egregia anche sul sentiero. Manovra non da meno agevolata anche dal peso e volume ridotto del rebreather Liberty side-mount rispetto ad un tipico e.c.c.r. ad indossaggio posteriore.
Con andatura da montagna e chiacchiere intervallate da brevi pause, in poco più di mezz'ora raggiungevamo la spiaggetta d'inizio sulla costa meridionale del lago.
Dopo aver posato tutta l'attrezzatura al bagnasciuga, prima di incominciare mi prendevo un breve riposo comodamente seduto mentre sgranocchiavo cioccolata.
Ripreso fiato entravo in acqua, agganciavo il reb. ed il bail-out a destra ed a sinistra, salutavo Max e m'infilavo sotto il lago.
Come diluente aria nel circuito chiuso e la minima ridondanza di una 11 litri in aperto, il mio programma logicamente non era quello di fare un'immersione profonda, ma dopo una veloce capatina sui cinquanta metri effettuare la lungha perlustrazione di un chilometro e mezzo in senso orario a batimetriche tra i venti e dieci metri, spingendo con le pinne.
Sul fondale di modesta pendenza composto da sedimento fangoso con sopra pochi sassi e scogli distanti tra loro, mi lasciavo alle spalle la sponda guadagnando con molta lentezza metri verso il basso per raggiungere il target della quota programmata. Poi ho invertito indirizzandomi verso l'alto attraversando fasce d'acqua con visibilità, a parte per qualche tratto, tutto sommato sufficiente.
Ad un certo momento della risalita, in una zona non estesa di fango molto compatto, mi colpiva un singolare tipo d'erosione mai notato prima, o per lo meno non in modo così marcato. Erano delle nette scanalature scavate verticalmente e parallele tra loro che mi hanno fatto subito pensare potessero essere state causate da emissioni di gas o fluidi che sgorgando dal fondale di consistenza di tipo coeso-argilloso, risalivano dritte dal basso verso l'alto, ed in un preciso punto c'erano anche dei profondi buchi circolari generati allo stesso modo.
Se invece fossero state erosioni in caduta dall'alto verso il basso come a seguito di forti piogge che trascinano sul fondo piccole frane di detriti, avrebbero creato dei solchi diversi, che qui ho già visto però più sottocosta e su pendenza decisamente maggiore rispetto a quella di dove mi trovavo.
Naturalmente queste sono solo mie considerazioni fatte al momento, magari qualcuno più competente di laghi vulcanici potrebbe spiegare meglio. Comunque in questo bacino sono note da moltissimo tempo emissioni, e per mia esperienza diretta mi capita di attraversare zone d'acqua non limpida ma biancastra dovute a fuoriuscite solforose che se dovessero trafilarne alcune gocce all'interno della maschera se ne sentirebbe subito il caratteristico odore di uova marce.
Mi sono fermato per registrare il video, poi ho ripreso la rotta in senso orario.
Dal fango sono passato a nuotare su scogli e massi del fondo inclinato, in mezzo ad un intreccio di rami e tronchi d'alberi giganteschi sradicati all'aria e dopo affondati. Sono transitato al lato di una rete da pesca incagliata ed attorcigliata su se stessa che sembrava un albero di natale.
I minuti che scorrevano sono diventati un'ora. Come pietra miliare delle distanze avevo, ed ho, il relitto di una Fiat 500 che normalmente si raggiunge in mezz'ora d'immersione a pinne partendo da sotto il parcheggio ed in direzione opposta a quella che seguivo.
Non l'ho mai immaginato come un percorso con tabella oraria, ma esattamente il contrario: un lento viaggio per avere il tempo di osservare con calma, quindi non mi sono mai affrettato. Se c'era qualcosa che m'interessava mi prendevo i minuti occorrenti, altrimenti proseguivo con ritmo lento, comunque senza mai forzare l'andatura subacquea.
Per questo motivo Max ed io ci eravamo accordati per un orario di riemersione di massima e non fisso per evitare nel probabile caso di prolungamento della durata dell'immersione: pensieri a lui che aspettava all'aria, ed a me la fretta di arrivare ad orario spaccato.
Osservavo con attenzione il panorama che allo stesso tempo era uguale e diverso, e che perciò come sempre mi incuriosiva parecchio.
Alla mia silenziosa apparizione due tozze carpe scure velocemente mi sfilavano di fianco.
Incastrato tra grandi i massi vulcanici vedevo il relitto di una canoa, dopo transitavo sotto l'ennesimo grande tronco d'albero affondato, un suo ramo curvo formava un arco.
Nella penombra dell'acqua, non limpidissima per la sospensione presente, al 120° minuto vedevo quello che da lontano pareva essere uno scoglio, ma che poi invece da vicino si materializzava nel piccolo "Cinquino" FIAT ricoperto di alghe.
Ne avevo ancora per una trentina di minuti alla riemersione, e se pure dovevo ancora sgambettare oramai ero nei paraggi di "casa" perchè sul bassofondo riconoscevo, visti e rivisti, un paio di pedalò e diverse barchette, come pure purtroppo il ciarpame di scarto indifferenziato per la maggior parte volutamente gettato oppure, ma in parte davvero minima, perso.
Pneumatici e cerchioni di automobili a iosa, pentole, bottiglie di vetro e plastica, un carello per natanti sfasciato, tubi spaccati di grandezze e materiali diversi, stivali di gomma, scarpe e ciabatte spaiate, blocchi di cemento, mattonelle, pezzi di guard-rail, posate, bicchieri, piatti, cartelli stradali, pezzi di ferro, lamiere, un water, e poi ... ecc. ecc. Ciò perché in questa zona del lago la strada accessibile alle macchine è vicinissima all'acqua. Oggi ho verificato di persona che sotto gran parte della sponda sud-ovest, dove all'aria si snoda solo un sentiero e per di più non vicino al greto dell'acqua, per la stessa logica (incivile), di pattume sommerso ce n'è praticamente niente.
Come previsto, nel finale dalla bassa profondità ho lanciato il pedagnetto in superficie per segnalare ed avvisare all'amico che aspettava su a riva che ero rientrato in zona.
Con una voragine nello stomaco per la fame e nelle gambe due ore e quaranta minuti di scorrere del timer sub, ero arrivato al termine del viaggio iniziato però nella mia testa non ricordo quando.
Thanks to Max, climbing friend but not diving friend, who helped me carry the diving equipment, I realized a my old idea: a long underwater exploration below the south-west coast of "Lago di Castelgandolfo".
From park cars, on two trolleys and backpacks we trasported the equipment (a side-mount e.c.c.r., one eleven liters bail-out open circuit thank, a side-mount B.C.D., fins, mask and other), slowly walking along the lake shore for one kilometer and six hundred meters, reaching the starting point in just over half an hour.
After a bit of rest, I eneterd the water, clipped up the equipment, said goodby Max and I went down.
With that dive equipment setup I had, logically I could not have a deep dive but after a fast descent within about 50 meters of depht, a long exploration between 20 and 10 meters, swimming calmly to clockwise.
So, after reaching maximum depht, I slowly ascented.
In this fase on the very compact sediment bottom, I saw a type of erosion never seen before. There were grooves and holes most likely created by emissions of fluids that rose upwards from the bottom. In that moment so I tought, and now I think, it could be. During a lot of dives in this lake often I have seen, and I see, whitish water emissions due to sulphur.
I stopped to film them, and after continued on my clockwise route.
Then i swam near rocks, among fallen trees, next to a lost fishing net.
I arrived at a known dive point for me, the wreck of the "Fiat 500" (a popular little italian car of the past), so in that moment I knewn how many minutes remained to end my dive.
I continued my slowly travel watching around me without hast, and in case I saw interesting thinks with calm take videos. With Max I had not set a specific time to finish, so he did not worry and i did not have to run.
I was home now and I saw familiar thinks rudely thrown into the lake like little boats, tyres, pots, broken pipes, road signs, rubber boots, glasses ... a toilet. Evidece of human incivility.
At the end of the dive to show Max where I was, from the shallows I launched the "cazzillo". So italian divers named the narrow, long and red in color, inflatable signaling buoy.
With a big hole in the stomach, I finished this dive after two hours and forty minutes in my legs, but I had this project in my head for such a long time that ... I forgot it.
domenica 1 dicembre 2024
^^montagna: "CIMA POMILIO"
In una ventosa giornata, lungo tour invernale sulla Majella, andata e ritorno di 18 km. e 900 metri di dislivello, con i ramponi su neve che, sebbene pochina, era per lunghi tratti ghiacciata.
On a windy day, long winter tour in the Majella massif: round trip of 18 kilometers and 900 meters of altitude difference. With crampons on little snow, but frozen for long stretches.
giovedì 28 novembre 2024
--immersioni: " PER UNA POLENTA ! "
Per una polenta si sopporta un'immersione dentro un laghetto buio, fangoso e freddo, con temperatura finale all'aria di 0°C.
Lago di Paterno (RI) _ e.c.c.r. _ 52mt. _ 75min. _ 11°C
For a "polenta" I endured a dive in a dark, muddly and cold little lake; with zero degrees of temperature in the air.
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Lago di Paterno (RI)
venerdì 22 novembre 2024
^^montagna: "DRY SERRA"
Nell'Appennino Abruzzese la prima perturbazione della stagione invernale ha appena imbiancato tutto il versanete nord della Serra di Celano/Monte Tino, ma non cerchiamo la neve perchè con ramponi e piccozze in una bella giornata soleggiata e ventilata, andiamo a ripetere in dry la sua Cresta Ovest.
The first winter weather disturbance gave some snow on "Serra di Celano/Monte Tino" north face, but we climbed its the west ridge with crampons and ice axes by "dry tooling".
giovedì 7 novembre 2024
--immersioni: "APPUNTAMENTO ... "
... alla solita bettola?
No, meglio alla bettolina.
... to the usual tavern? No, better to ...
lunedì 28 ottobre 2024
--immersioni: "ACQUA CHIARA ACQUA AZZURRA"
Nel mare molto limpido ho superato gli scogli vicino alla riva, e per precisa rotta poi ho pinneggiato sul fondale sabbioso.
Subito dopo i 40 metri sotto di me c'era l'orlo superiore dell'ampia volta della grotta, conosciuta dai sub della zona, nelle quale però non sono entrato perché ho continuato fino a 70 metri alla base della parete alla sua sinistra.
Da quel punto ho accostato sulla massima pendenza in direzione del mare aperto, ritrovando più giù la cresta rocciosa che già altre volte ho visitato.
Continuavo a stupirmi del chiarore azzurro dell'acqua che dalla superficie mi stava ancora accompagnando fino alle quote profonde alle quali ero arrivato e dove, in genere, tutto è penombra blu scura.
In una continua alternanza tra videoriprese, osservazione, curiosità, esplorazione della scogliera e controlli sugli apparati, come accade in ogni tuffo è giunto purtroppo il tempo di staccarsi, ed un po'a malincuore iniziare la risalita.
Allora dopo aver invertito la direzione, ho iniziato a riguadagnare metri verso l'alto serpeggiando tra le rocce.
Nella zona sabbiosa un trigone svolazzava verso di me, ma quando si è accorto della mia presenza ha deviato di colpo da un'altra parte.
(105mt./120min./doppio e.c.c.r) _Giacinto Marchionni
In the crystal clear water of the sea I arrived at the submerged cave, but I did not enter because I continued down to 70 meters.
From that point I continued on the steeper slope towards the open sea, and also at that depht where normally is all dark blue, I continued to be amazed of the very clear water.
While at that important depht I carried out videos, observations, explorations and checks on myself and my two e.c.c.r., the time came to go up.
On the sandy bottom I saw a sting ray swimming towards me, but when the fish saw me it run away.
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-100 metri,
Lazzàro
giovedì 24 ottobre 2024
--immersioni: "MURATORI"
Mentre stavo preparando le attrezzature, ho scambiato qualche battuta con dei muratori che lavoravano ad una vicina palazzina sul lungomare, incuriositi mi facevano domande sulle immersioni.
Concluse tutte le procedure "pre-dive" sui rebreathers e salutati quelli al lavoro sul loro muro, mi sono avviato verso l'altro Muro, quello sott'acqua.
In questo tuffo nello Ionio Calabrese di una giornata di ottobre tiepida e soleggiata, sono stato accolto da mare calmo, acqua molto limpida e temperatura in superficie di 24°C. Insomma ho trovato le condizioni giuste per un profondo tuffo (105mt./120min./doppio e.c.c.r), con partenza dalla spiaggia.
Prendendomi il tempo necessario, in superficie e senza fretta ho ricontrollato tutto e mi sono ricontrollato ancora una volta.
Concentrato, poi ho iniziato.
A poco più 50 metri di metri dal pelo dell'acqua il pendio sommerso s'interrompe di colpo per diventare parete, il muro appunto, le cui basi hanno quote variabili che arrivano anche ad un centinaio di metri di profondità, e nell'acqua prima azzurra e poi blu è lì che sono andato.
Spaccature, anfratti in penombra, rientranze, salti verticali, fili da pesca intrecciati e persi sulla scogliera, videoriprese, colorati organismi incrostanti, stelle marine rosse ed arancioni stelle pentagono, la sabbia del fondo, laggiù l'acqua luminosa, musdee intanate, il corallo rosso, un ceppo in piombo di un'ancora antica, alternanza della respirazione tra i due rebreathers, sciamanti branchi di pesci che scappavano spaventati all'insolita luce del faro sub, controllo della respirazione, ciuffi di verde posidonia, la scogliera del bassofondo, le migliaia di castagnole, qualche seppia, la lunga decompressione, la riemersione. (Giacinto Marchionni)
In my pre dive some bricklayers working on a hause, asked me about diving activity.
Once all the checks were done I said goodbye the bricklayers at work on the wall, to go towards to another wall, that submerged.
In this warm october day for my deep dive (105 meters/120 minutes/ double e.c.c.r.) in Ionian Sea with starting from the shore, I found perfetct conditions: calm sea surface and cleary water at 24°C of temperature.
At 50 metres depht, the diver suddenly finds a wall that descends until a hundred metres, and there I went.
Splits, twilight, fishing lines lost on the rift, encrousting colorful marine organism, red and orange starfish, starfish pentagon, Musdeas fish, red coral, an ancient lead anchor from the Roman era, alternating breathing in my two side mount close circuit rebreathers, green posidonia, the shallow rocks, thousands of small damselfish, some cuttlefish, the never boring long decompression and the end of the dive.
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-100 metri,
Lazzàro
lunedì 21 ottobre 2024
^^montagna: "LE QUATTRO VETTE"
Articolato, lungo, panoramico e bell'itinerario alpinistico che nel massiccio del Gran Sasso d'Italia percorre le quattro vette più alte del Corno Grande, e di tutti gli Appennini.
Partiti molto presto dal piazzale dell'albergo di Campo Imperatore (2130mt.), passando per il Passo del Cannone e con breve tratto attrezzato abbiamo raggiunto la morena alla base dell'ex ghiacciaio del Calderone, che a seguito del riscaldamento globale è ridotto anch'esso ad una macchia nevosa di non più di qualche metro quadrato.
Da qui, prima su corde fisse e poi per traccia aerea siamo arrivati sulla prima cima, l'Orientale del Corno Grande a 2903 metri.
Su terreno ripido ed a tratti franoso, con attenzione abbiamo perso quota fino alla Forchetta Sivitilli, l'intaglio posto tra la cima dalla quale arriviamo e la Vetta Centrale.
La risalita verso questa avviene poi poco sotto ed appena a destra della cresta, sul versante ovest della montagna con il colpo d'occhio dell'imponente circo glaciale-morenico dell'ex ghiacciaio. Sebbene si debbano affrontare elementari passi di scalata, l'esposizione, la forte inclinazione ed il calcare tutt'altro che solido impongono attenzione fino ai 2893 metri delle punta.
Raggiunta la quale, siamo andati giù dentro un canale per passare sotto un grosso masso incastato che forma un breve tunnel, qualche movimento di disarrampicata di II° con faccia a valle, arrivando alla Forcella Gualerzi sotto il Torrione Mario Cambi.
Idem per la breve scalata fino alla vetta del Torrione a 2875 metri: basse difficoltà tecniche ma esposizione e roccia da valutare sempre.
Sul Cambi abbiamo fatto una pausa per mangiare qualcosa. La giornata era soleggiata, lievemente ventilata e decisamente autunnale, infatti all'ombra la temperatura dei 2800 metri di quota calava di colpo, ed allora abbiamo indossato le giacche a vento.
La discesa dal Torrione Cambi è avvenuta con manovre di due corde doppie successive che ci hanno fatto atterrare in prossimità della Forchetta del Calderone, dalla quale ci siamo legati in cordata per affrontare tutta l'ultima parte di salita alla cima dell'Occidentale.
Subito, con tecnica d'opposizione di schiena e piedi, a mezz'altezza abbiamo scalato scomodamente dentro uno stretto corridoio formato da due enormi lame di roccia ravvicinate alla cui uscita bisogna disarrampicare in verticale alcuni metri. Qualcuno pare che affronti il passaggio del corridoio sul suo fondo, a me però sembra molto più stretto ed ancora più scomodo.
Di seguito, in ombra e con splendido affaccio a nord-ovest sul lato teramano della montagna, abbiamo traversato verso destra fino al punto in cui con bella scalata verticale e continua abbiamo riguadagnato la cresta alla nostra mancina.
Da questo punto la croce della vetta era orami in linea d'aria vicina alla vista, ma materialmente separata da alcuni saliscendi da non sottovalutare.
In uno di questi, ripartendo da una sosta su di un masso piatto, abbiamo superato prima un ennesimo esposto intaglio, seguito poi da paretina verticale che terminava abbastanza comodamente con altra sosta in piano, dalla quale siamo quindi scesi delicatamente su roccia da valutare fino all'ultima forcella.
Ripartiti, con ancora qualche passo di arrampicata proprio davanti a noi, infreddoliti siamo arrivati ai 2912 metri della Vetta Occidentale del Corno Grande.
Dalla cima nella parte alta per ovest siamo scesi per la Via delle Creste fino alla Sella del Brecciaio, e nella parte bassa verso sud alla Sella di Monte Aquila ed al Piazzale dell'Albergo.
In the "Gran Sasso" massif, very long, varied and panoramic mountaneering route on the four highest peaks of the "Corno Grande" and the "Appennini".
We left early in the morning from "Campo Imperatore", and trought the "Passo del Cannone" we reached the moraine of "Calderone" glacier, in this year unfortunately without snow due to global warming.
From the moraine before on "via ferrata" (metal ladders and metal ropes), and after on aerial ridge we went up on the first peak at 2903 meters above sea level: the "Vetta Orientale del Corno Grande".
On steep and crumbly terrain we descended to "Forchetta Sivitilli", a very narrow pass between the "Vetta Orientale" and the "Vetta Centrale".
The climb towards the "Vetta Centrale" takes place on the right side of the ridge, observing down the imposing glacial moraine circle of the glacier. The climb is not difficult but the broken rocks and the steep slope require maximum attention until the top of this second peak at 2893 meters.
Always with great attention, then we went down first to the "Forchetta Gualerzi", passing with some vertical movements under a large bulder that formed a tunnel, and after going up the "Torrione Mario Cambi" with some exposed rock passages. On the top of this third peak at 2875 meters a.s.l. we stopped to eat something and we wore windbreakers beacuse in the shade the temperature dropped.
After the break with two rope abseil descents we arrived to the "Forchetta del Calderone", the pass between the "Torrione Mario Cambi" and the last peak: the "Vetta Occidentale".
To reach the fourth and final peak of this very long mountaineering itinerary we climbed with rope pitches.
We immediately climbed a very narrow chimney formed by two large blades of rock. Then with a bit of tiredness and cold in the body, to the right and left of the ridge but always in maximum exposure, we climbed gullies, small walls and ledges up to the top of the "Vetta Occidentale del Corno Grande" at 2912 meters.
We descended on the "Via delle Creste", the "Sella del Brecciaio", the "Sella di Monte Aquila", to arrive at "Campo Imperatore" were we started from.
This mountaineering route, although with moderate technical difficulties, requires: firstly, good training to cover long distances in an alpine environment on loose rock; and secondly, excellent geographical knowledge of the massif.
domenica 13 ottobre 2024
^^montagna: "B.H. SUL PEDALE"
Inforco la bicicletta ed attraverso Pescara che è ancora notte.
Sulla statale Adriatica vado verso sud e poco prima di arrivare a Francavilla al Mare(CH), imbocco la Fondovalle Alento(S.S. 649). Con il fanalino che m'illumina la via, proseguo al buio sul falsopiano di questa che lascio al bivio per Passo Lanciano.
Raggiungo Pretoro(CH) e sosto, intanto s'è fatto giorno.
Da questo punto la salita sarà costante, e tornante dopo tornante vado su mentre la temperatura dell'aria va giù, però il continuo spingere sui pedali mi surriscalda e mi fa sudare mentre avanzo sotto le faggete di questo lato della Majella.
Arrivo al Piazzale di Passo Lanciano a 1300 metri, che a tratti è spazzato da raffiche di vento.
Se qui al ridosso ci sono queste folate, sui pendii sommitali tutti scoperti sicuramente saranno più forti, allora mi fermo per coprirmi con la cerata.
Mangio cioccolata, miele e poi mi rimetto in sella.
Per qualche chilometro sono ancora sotto il bosco con le raffiche che non ancora mi disturbano, le sento solo sopra gli alberi. Non appena però la strada esce definitivamente dal limite superiore della vegetazione, il vento mi rallenta quando svolto verso la sua direzione di provenienza, nord-est. Mi fa riprendere un po' di fiato solamente quando, al successivo tornante, ce l'ho alle spalle.
A 1600 metri transito davanti Mammarosa.
Nei chilometri mancanti continuo l'ingaggio con la salita e con il Grecale, superando il Rifugio Bruno Pomilio alla Majelletta (1888mt).
Da questo punto in poi la strada si restringe ed è interdetta alle auto.
Ora l'asfalto è tutto a crepe e buchi causati dal ghiaccio invernale che obbligano le gambe ad un lavoro supplementare per zigzagarci in mezzo.
Salita, vento contrario, stanchezza e fossi: smoccolo qualche santo.
Arrivo ai 2058 metri di quota del Traguardo metallico dedicato ai ciclisti e continuo fino al vicino tabernacolo della Madonnina dove la strada finisce proprio sotto la cimetta del BlokHaus.
Prima delle fotoricordo, cambio la maglia intima bagnata di sudore con una asciutta e mi rivesto, aggiungendoci sopra il giacchino imbottito. Per la discesa, per lo meno fino a quando non risalirà la temperatura, indosserò anche i guanti invernali.
Osservando il panorama dell'alta Majella e del mare Adriatico, per pochi minuti con le gambe ferme, seduto e ben coperto, mangio, bevo e mi riposo un po' prima del ritorno.
On my bike I cross Pescara, my town on sea level, while it is still night.
On the Adriatica state road I go south and just before arriving in Francavilla al Mare (CH), I take the Fondovalle Alento (S.S. 649). With the taillight that lights up my way, I continue in the dark on the slight slope of this one that I leave at the crossroads for Passo Lanciano.
I reach Pretoro(CH) and stop. The sun rise up.
Pedal stroke after pedal stroke and curve after curve I go up under the beech forest to reach "Passo Lanciano" at 1300 meters above sea level, where I stopped to eat honey and chocolate.
There's wind when I leave the beech forest, and it makes me more tired when it comes in front of me.
At 1600 meters above sea level I pass in front of the "Mammarosa" hotel, and at 1888 meters the "Bruno Pomilio" refuge.
From this point the asphalt of the road, which is now closed to cars, is all cracked due to the winter ice.
I'm about to finish, only two kilometers. Tiredness, headwind, cold, and a road full of holes ... "I remember" some saint!
Then, finally I arrive at the end of the road below the peak of the "Blokhaus" at 2060 meters above sea level.
While sitting I rest, eat and drink, on one side I look at the high peaks of the Majella massif, and on the other side the Adriatic Sea.
Then on the bike for the descent.
lunedì 7 ottobre 2024
^^montagna: "MONTE GRECO E CIMA DELLO SCALONE"
Da Passo Godi in breve si guadagna il Valico dello Scalone a 1926 metri, quindi per bella e panoramica dorsale fino alla Rocca di Chiarano (2175mt).
Si scende verso est, perdendo un po' di quota, prima di salire a Monte Greco (2285mt), con il costante bramito dei maschi dei cervi in amore ad inizio autunno.
Si lascia la cima per lo Stazzo il Prato giù in basso; si transita alla base della lunga ed articolata parete nord-est della Rocca di Chiarano per rimontare ripidamente tra erbe gradinate, rocce e brevi canalini fino alla Cima dello Scalone a 2156 metri.
Il lungo giro escursionistico si chiude rientrando a Passo Godi dopo 22 chilometri.
From Passo Godi we reach the "Valico dello Scalone" at an altitude of 1926 meters, then along a beautiful and panoramic ridge up to the Rocca di Chiarano (2175m).
We descend a little towards the east, before climbing to Monte Greco (2285m), with the constant bellowing of the male deer in love at the beginning of autumn.
We leave the summit for the "Stazzo il Prato", down below; we pass at the base of the long and articulated north-east face of the "Rocca di Chiarano" to climb steeply through grass, rocks and short gullies up to the "Cima dello Scalone" at 2156 meters.
Our long tour ends at "Passo Godi" after 22 kilometers.
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venerdì 27 settembre 2024
^^montagna: "MONTE CAFORNIA"
Alle sei del mattino, dagli 894 metri del parcheggio vicino ad un bel fontanile a monte di Massa D'Albe (AQ), per sterrata e prati abbiamo raggiunto la Fonte Canale (1202mt).
Risaliamo il versante sud del Monte Cafornia prima per l'arrotondata cresta che in basso ad est chiude la Valle Majelama. Poi traversando ad ovest per bei torrioni rocciosi e ripidi canali fino alla croce di vetta del Monte Cafornia a 2409 metri, di poco più in giù della quota massima (2424mt).
Comodamente scesi poi verso nord-ovest ai 2347 metri della sella sottostante, raggiungiamo il vicino Monte Velino (2486 mt) al vento freddo della prima vera giornata d'autunno che di colpo è giunto dopo un'estate torrida. Si riposa giusto il tempo per mangiare qualcosa.
Dalla cima rapidamente verso sud perdiamo quota per rocce panoramiche, boschetti e prati, ed alla fine dopo circa 15-16 chilometri al parcheggio, chiudendo l'anello che come colonna sonora di sottofondo ha avuto il bramito dei maschi dei cervi pronti agli accoppiamenti.
At six in the morning, from the 894 meters of the parking near a fountain in "Massa D'Albe (AQ)", along a dirt road and meadows we reached the "Fonte Canale (1202m)".
We climb up the southern slope of Monte Cafornia first along the rounded ridge. Then crossing west along beautiful rocky towers and steep gullies to the crucifix of the summit of Monte Cafornia at 2409 meters, just below the maximum altitude (2424m).
Then comfortably descending towards the north-west at 2347 meters below, then we reach the nearby Monte Velino (2486 m) in the cold wind of the first real autumn day that suddenly arrived after a torrid summer.
From the summit we quickly lose altitude towards through panoramic rocks, groves and meadows, and finally after about 15-16 kilometers to the parking, closing the loop and bellowing the male deer ready to mate.
lunedì 16 settembre 2024
^^montagna: "LA SCHIARA"
Dalla vicina Belluno, netto si vede tutto il verticale ed articolato versante sud del gruppo della Schiara (2565mt), che forma una cerchia di picchi e creste di unica, selvaggia e solitaria bellezza, al tempo anche d'ispirazione per la penna dello scrittore bellunese Bruno Buzzati ("IL DESERTO DEI TARTARI"), che fu un loro appassionato frequentatore.
Partiti dal piccolo borgo Case Bortot a circa 600 metri di quota, prima in lieve falsopiano e discesa e poi più ripidamente, all'ombra del bosco in tre ore abbiamo raggiunto alla base delle pareti della Schiara il "Rifugio 7° Alpini" (1502mt), che di colpo ci è comparso nello splendido scenario da cartolina del Pis Pilon che solo di per se varrebbe una giornata tra questi monti.
Data l'asprezza e la verticalità che dominano incontrastate ovunque si guardi attorno, tutti i picchi del gruppo possono essere raggiunti quasi esclusimamente tramite ferrate, allora anche i mille metri di dislivello che ci separavano dalla vetta così li abbiamo saliti.
Dopo aver pernottato nell'accogliente rifugio squisitamente gestito da una giovane coppia, il mattino successivo molto presto abbiamo iniziato la salita verso i muri verticali, raggiungendo in cinquanta minuti la prima scala in ferro d'attacco della ferrata Luigi Zacchi.
Questa, intervallata appena da brevi tratti non attrezzati, piegando verso ovest in un continuo di cavi corrimano, scale e pioli in metallo, lungamente ed in esposizione e transitando su esili cenge cosparse di ghiaino, rimonta gli alti muri della montagna, raggiungendo il Bivacco Ugo Della Bernardina (2320mt), posto di fronte la slanciata Gusela del Vescovà.
Dalla sella sotto il piccolo ricovero abbiamo divagato la nostra linea scendendo sul versante opposto della Schiara, quello settentrionale, per andare a curiosare un po' anche da quella parte.
Ritornati al bivacco, per i 2565 metri della punta abbiamo imboccato la seconda ferrata, la Antonio Berti che seppur molto più corta rispetto alla Zacchi ha comunque alcuni tratti in forte esposizione.
I lunghi e faticosi avvicinamenti uniti agli articolati percorsi per le cime di questo massiccio, sono la causa della bassa frequentazione rispetto ad altri gruppi delle Dolomiti, rendendo queste vette davvero lontane e solitarie ma capaci di ragalare ancora le atmosfere del passato che assaporavano i pionieri. Nella nostra lunga giornata di montagna infatti abbiamo incontrato solamente altre due ungheresi in cima.
Dopo la lunga ricognizione, che è stata un'utilissima presa di conoscenza di questi monti, con le stesse ferrate siamo calati giù.
From the nearby city of Belluno, you can see the entire wild southern slope of the "Schiara" massif, the mountain loved by the writer Bruno Buzzati, the author of "Il Deserto dei Tartari".
We started at the 600 meters above sea level of "Case Bortot", and with three hours of walking we went to the "7° Alpini" refuge, located in the splendid setting of "Pis Pilon" at 1507 meters a.s.l. Given the rocky verticality of the area, almost all the peaks around the refuge can be climbed with via ferratas.
After sleeping in the refuge, early in the morning we went towards the start of the Via Ferrata "Luigi Zacchi" whose line goes west. On ladders and metal ropes we overcame steep walls, to reach the bivouac "Ugo Della Bernardina" at 2320 meters a.s.l., in sight of the slender pinnacle of the "Gusela del Vescovà", a symbol of these mountains.
From the bivouac we went on the "Antonio Berti" via ferrata, shorter than the first but with some very exposed sections, up to the summit of the "Schiara" at 2565 meters a.s.l.
These mountains, unlike other massifs of the "Dolomites", are not very frequented, in fact in our long day we saw only two people.
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giovedì 12 settembre 2024
^^montagna: "SASSO DELLE DIECI & SASSO DELLA CROCE"
Dal Rifugio Ospizio della Santa Croce a 2045 metri, in Alta Val Badia nelle Dolomiti, percorro in direzione sud la traccia che prima si snoda tra i mughi e, dopo aver risalito in verticale un canalino, va lungamente in traverso sotto le imponenti pareti occidentali del Sasso delle Dieci/Sass de la Diesc.
Sull'inclinato ed esposto pendio dedritico con tratti su corde fisse e scalette, a mezza costa salgo su esili cengie, gradoni, paretine, canali e rimonto fino ai 2612 metri della forcella del Passo della Santa Croce (Ju dla Santa Crusc).
Voltando a sinistra su pianeggianti sfasciumi, proseguo verso nord in direzione del visibile Sasso della Croce sul quale però al momento non mi dirigo, continuando invece per un paio di chilometri verso la meta.
In una salita che incrementa decisa la pendenza, rimonto e supero la serie di costolature stratificate che si attraversano prima della svettante pala finale del Sasso delle Dieci.
Dalla base di questo monolito risalgo un aereo spigolo seguito da un breve canalino che conduce alla grande croce in legno di vetta del Sasso delle Dieci a 3026 metri.
Breve sosta in punta con panorama unico, quindi vado giù verso il Sasso della Croce, detto anche L'Ciaval, che non salgo seguendo le tracce segnate, ma scalando più a destra ripidamente con alcuni passi di II° a pochi metri delle sue pareti verticali, ed arrivo così ai 2907 metri della cima dove mi prendo una pausa.
Dopo diverse ora di montagna accumulate nelle gambe, nella lunga discesa fatta per lo stesso itinerario, presto particolare attenzione nei tratti esposti.
From the "Ospizio della Santa Croce" refuge at 2045 meters above sea level, in "Alta Val Badia" in the "Dolomites", under the imposing west faces of the "Sasso delle Dieci/Sass de la Diesc", on a via ferrata I first went across to my right, and then vertically up to the "Passo della Santa Croce/Ju dla Santa Crusc (2612 meters)", then I went to the left on a flat stretch, and so I continued for two kilometers.
Afterwards on the increasing slope I climbed on stratified limestone rocks up to the base of the characteristic shovel-shaped tip of the "Sasso delle Dieci".
From that point I climbed up the steep edge to the large wooden crucifix on the its summit at 3026 metres above sea level.
After a short break where I could observe a panorama of only mountains, I went down to the base and after with some mountaineering steps I reached the summit of the "Sasso della Croce", also called "L'Ciaval", at 2907 meters above sea level.
After several hours in the mountains, I was very careful during the long and exposed descent.
lunedì 2 settembre 2024
^^montagna: "PIZ DLES CONTURINES & PIZ LAVARELA"
In località Armentarola, nell'alta Val Badia nelle Dolomiti, parto alle sei del mattino dalla Capanna Alpina (1720mt), verso il Piz Dles Conturines passando all'inizio proprio sotto l'articolato e verticale versante sud della montagna.
Superato il Col del Locia a 2069 metri mi immetto nella panoramica Gran Plan che percorro fino al Ju dal'Ega (2157mt).
Da questo punto m'indirizzo ad ovest osservando a sinistra il caratteristico Piz Taibun, propaggine orientale delle Conturines, per rimontare l'ampia valle morenica tra il Conturines ed il Lavarela, al cui centro si trova un piccolo laghetto glaciale asciutto vista la stagione avanzata.
Osservo erose e lunghe stratificazioni di calcare mentre raggiungo la sella tra le due montagne a 2885 metri, dove piego a sud in direzione del ripido cono di detriti alla base delle Conturines.
Su sentiero attrezzato guadagno prima un tratto verticale e poi con saliscendi di cresta la cima più elevata del Piz Conturines a 3064 metri, dopo tre ore di salita.
Giornata ventilata al punto giusto e limpida, con panorami non solo a giro d'orizzonte superlativi, ma anche verso il basso osservando i lunghi canaloni che ripidissimi cadono giù.
Dopo la breve pausa, a ritroso scendo dal sentiero attrezzato fino alla sella e poi verso nord a risalire con qualche elementare movimento di scalata al vicino Piz de Lavarela a 3055 metri.
Per la stessa linea fatta in salita, dopo circa 18 chilometri di montagne rientro al parcheggio nei pressi della Capanna Alpina da dove avevo iniziato nove ore prima.
From the Armentarola locality (1720 a.s.l.) in "Alta Val Badia in the Dolomites", I started at six in the morning to go to the "Piz dle Conturines", passing immediately under its large south face.
After the "Col del Locia" (2069 m), I entered the panoramic "Gran Plan" which I followed up to the Ju dal'Ega (2157 m).
From this point I headed west, observing on my left the characteristic Piz Taibun, eastern area of the Piz Conturines, and then climbed towards the wide moraine valley between the Piz Conturines and the Piz Lavarela, where in the centre there is a small glacial lake, dry in summer.
I climb up large layers of limestone to the saddle between the two mountains at 2885 metres.
From the saddle I went south to the base of Piz Conturines which I climbed vertically on a short via ferrata, and after three hours in total I reached its summit at 3064 metres.
After a bit of rest, I went back down to the saddle, and then with some basic climbing steps I went to the summit of Piz Lavarela at 3055 meters.
Finally, after 18 kilometers of mountains, I return to the parking lot of my car where I started.
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martedì 27 agosto 2024
--immersioni: "ALTRA SPONDA ALTRA LINEA"
Sarà un impegnativo tuffo nel lago, profondo e lungo che mi farà attraversare strati d'acqua con visibilità e, soprattutto, temperature diverse con una differenza termica importante di 18°C, perché dai 28°C della superficie arriverò ai 10°C alla massima profondità, perciò al solito indosserò muta stagna e sottomuta.
Essendo però in pieno agosto, bardato così per limitare nella pre immersione un eccessivo surriscaldamento, entro in acqua di mattina molto presto quando la sponda orientale del Lago di Castelgandolfo è ancora in ombra e non sotto il sole.
Mentre raggiungo la "linea", noto la straordinaria limpidezza dell'acqua che ha una dominante celeste/azzurra rara da trovarsi, nella quale scendo fino a circa venti metri.
Da qui ai trenta mi muovo in una zona un po' torbida. Di seguito pulitissima come in alto.
Mi torna utile nell'allenamento all'immersione fonda questa linea che apposta finii di posizionare qui un paio di anni fa.
Nel freddo a 10 gradi arrivo alla statuina della Sirena appoggiata a 90 metri, sulle cui curve s'è depositato un impalpabile strato di limo che rimuovo con una sventagliata della mano, e mentre faccio fotovideoriprese penso che una manciata di minuti prima ai 28 gradi del bassofondo stavo sudando dentro la muta.
Al raggiungimento del tempo programmato saluto la bella, inverto la direzione e nel rispetto dei tetti decompressivi mi avvio verso l'alto.
Negli ultimi metri allargo appena il collo della muta stagna per far entrare acqua che immediatamente bagnandomi il corpo mi rinfresca. _Giacinto Marchionni
Due to the depth and the large temperature differences I will be going through (from 28 degrees in the air to 10 at maximum depth), this will be a challenging dive for me.
To avoid the great heat in the sun, very early in the morning I begin my dive under the eastern shore of the "Lago di Castelgandolfo". Up to twenty meters deep I find the water very clear. From 20 to 30 meters the water is a little cloudy, and below this level the water is still clear as above.
In my deep dive training, the guideline I am following is useful. It is a long rope that I have stretched two years ago from 10 to 94 meters deep.
In the 10 degree cold, I reach 90 meters deep to the small metal statue of the Mermaid, but I do not continue.
Above it there is some sediment that I remove with my hand.
Then I say goodbye to the "Bella" and go up.
At low depth I am very hot because the water temperature is 28 degrees, so from the neck of the dry suit I let a little water in.
mercoledì 14 agosto 2024
^^montagna: "VIA MARCHEGGIANI-ADE"
Sul versante nord del Primo Pilastro del Monte Camicia nel massiccio del Gran Sasso d'Italia, si sviluppa la Marcheggiani-Ade (V° / D / sv.500mt), che nei primi 4/5 "regala" una scalata su roccia pessima.
Il laborioso avvicinamento l'abbiamo fatto prima salendo dai 1620 metri di Fonte Vetica ai 2450 metri di una selletta posta più in basso della sommità del Primo Pilastro; quindi perdendo quota su erbe, sassaie e canalini ripidi per arrivare alla Forchetta di Penne a 2245 metri; ed in ultimo proprio alla base delle rotte pareti del pilastro in ambiente severo, scendendo ancora un centinaio di metri sia su sfasciumi di tutte le dimensioni che ci franavano sotto i piedi, che in equilibrio su tratti terrosi ugualmente instabili.
Così siamo giunti all'attacco della via su una piccola macchia d'erba.
Con le sfilate di corda iniziali abbiamo guadagnato la sommità della cresta, che poi abbiamo percorso su delicati saliscendi dentellati per raggiungere un cocuzzolo, dal quale ci siamo poi calati con breve corda doppia in un canalino sottostante.
Questi sono i 400 metri di roccia "pessima" dove con la massima cautela abbiamo scalato a comando alternato soppesando ogni singolo movimento dei piedi e delle mani. Nonostante ciò venivano giù scaglie e sassi appena sfiorati dalle corde, e con prese credute solide che invece prima ci rimanevano tra le dita e poi volavano giù.
Su questo calcare crepato e fragile non è stato immediato trovare e posizionare le protezioni, tant'è che in alcuni tiri la prima siamo riusciti ad infilarla a 20 metri dalla sosta ... lontana.
Utilissimi ci sono stati i chiodi che in ogni filata abbiamo piantato e tolto.
Effettuata la corda doppia, prima abbiamo risalito un canale e poi dei ripidi prati proprio sotto il lungo diedro-camino finale, alla base del quale tiravamo un po' il fiato.
Su questo abbiamo incontrato le maggiori difficoltà tecniche, però finalmente su roccia solida che ci ha consentito una progressione decisa con bei movimenti continui per due lunghi tiri.
Su rocce più appoggiate, con la tirata finale siamo usciti dalla via in prossimità della cima del Primo Pilastro in questa intensa giornata di montagna.
On the north side of the first pillar of "Monte Camicia", in the "Gran Sasso d'Italia" massif, in a wild mountain environment there is the mountaineering route called "Marcheggiani-Ade" (difficulty: D / V° / 500 m long), which in the first 4/5 of the climb "gives" bad rock.
Approach: from "Fonte Vetica" (1620 m), through the "Vallone di Vradda" to a small saddle (2450 m) located just below the top of the first pillar, then descending steeply on meadows, stone debris and gullies to the "Forchetta di Penne" (2245 m), and just getting here is a great satisfaction. Then to the left and under the wall, descend again on very steep terrain to a patch of grass, the starting point of the route.
With the first few rope pitches with great attention and very slowly we reached the top of the crest of the pillar, which we then followed all the way up to make a double rope descent. These are 4/5 of bad rock. In this section we used rock nails. Then we climbed first through a gully and then through very steep meadows to the base of the final rocky dihedral about 100 metres high where we climbed for two pitches on the most technically difficult part of the route, but finally on solid rock. On the less steep rocks, with the last pitch of rope we finished the climbing of this long and intense day.
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venerdì 9 agosto 2024
--immersioni: "LINEA CONTINUA"
E' un filo guida ininterrotto quello che si segue per fare un profondo tuffo lacustre, da circa 10 metri fino a quando termina sul fango a 90 metri in corrispondenza di un mazzolino di fiori di plastica.
Qualsiasi tipo di immersioni siano, tecniche o ricreative, la costante pratica è la linea continua. _ _ _ Giacinto Marchionni
It is a continuous guideline that you follow to make a deep lake dive, from about 10 meters until it ends on the mud at 90 meters near plastic flowers.
Whatever type of diving, technical or recreational, the constant practice is the continuous line.
giovedì 25 luglio 2024
^^montagna: "VIA SALADINI-ALESI"
Sulla parete nord del Corno Piccolo al Gran Sasso d'Italia, ripetizione delle via Saladini-Alesi.
Scalata altre volte, ma oggi per l'uscita originale degli apritori che esce poco sopra il primo risalto della cresta di nord-est del C.Piccolo (la variante invece poco sotto), con il sesto e penultimo tiro di difficoltà continue dal primo all'ultimo metro della sfilata della corda.
Mountaneering route on the north face of the "Corno Piccolo" in the "Gran Sasso d'Italia" massif.
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lunedì 22 luglio 2024
--immersioni: " ADERNO' "
Tuffo sull'Adernò, uno dei relitti affondato a 58 metri poco al largo di Civitavecchia, che è capace di offrire sempre spunti d'interesse.
Non appena gli si giunge sopra, infatti, subito si nota la mitraglera che fu installata per la sua difesa antiaerea.
Una moltitudine di pesci sciamanti tra le sue strutture metalliche e reti impigliate decorano il resto dell'immersione che abbiamo avuto la fortuna di fare dentro un'acqua con bella visibilità.
A dive on the Adernò, an Italian wreck sunk at 58 meters deep, off the coast of Civitavecchia (Rome).
When you arrive, you immediately see its machine gun. Clouds of fish always circle around its submerged structures.
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relitto ADERNO'
mercoledì 17 luglio 2024
^^montagna: "BACHETTI - CALIBANI"
Ogni volta che sul Gran Sasso si ripete una delle sue via, fine anni sessanta, si ha conferma la bravura dell'alpinista ascolano Francesco Bachetti.
Every time you climb one of his routes on the Gran Sasso, you understand the crystalline class of the mountaineer Francesco Bachetti.
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via BACHETTI-CALIBANI
lunedì 15 luglio 2024
^^montagna: "FANTONI..MODENA + VIA DELLA VIRGOLA"
Concatenando due linee alpinistiche sulla Parete Nord della Prima Spalla al Corno Piccolo, andiamo a cercarci una scalata continua appena interrotta dalla cengia mediana.
Non guastava di certo il fatto di essere stati sempre in ombra che è stata voluta sia nella scelta del versante, che nell'abituale avvicinamento iniziato prima del sorgere del sole.
By linking two mountaineering routes on the North Face of the First Shoulder on Corno Piccolo in the Gran Sasso d'Italia, you have a continuous climb divided by the median ledge.
martedì 25 giugno 2024
^^montagna: "LA CARROZZA"
Partiti alle cinque del mattino dal Rifugio Pomilio alla Majelletta, transitiamo per lo Scrima Cavallo e per breve sentiero attrezzato raggiungiamo la parte bassa dell'Anfiteatro delle Murelle. Sotto imponenti pareti verticali, su ghiaioni, rimontiamo verso lo spigolo per entrare nella sezione superiore della parete nord delle Murelle.
Attraversiamo quindi il roccioso e selvaggio anfiteatro glaciale che sorregge la vetta e guadagnamo il Passo della Capra.
Da questo punto proseguiamo a mezza costa per ampi pendii erbosi dove troviamo un piccolo masso con firma del 1885 di un Brigante di nome "Pascuale", ed attraversati un paio di canaloni più incisi, giungiamo alla sella della Carrozza (2136mt), posta tra la cima del Martellese (2259mt) e quella delle Murelle. Una breve pausa, quindi per la sua panoramica cresta est in vetta.
Dopo quasi nove ore rientriamo al Pomilio percorrendo venti e passa chilometri di bella montagna.
We started at five in the morning from the Pomilio Refuge (Majelletta), we pass through the Scrima Cavallo and by a short via ferrata we reach the base of the rocky amphitheater of the Murelle. Below vertical walls we climb up towards the edge to enter the upper section of the north face of the Murelle.
We cross the wild environment below the peak and reach the Passo della Capra.
From this point we continue along grassy slopes where we find a small boulder with a signature from 1885 of a Brigand named "Pascuale", and after crossing two gullies, we reach the Carrozza saddle (2136m), located between the peak of the Martellese (2259m) and that of the Murelle. A short break, then for its panoramic eastern crest at the summit.
After nine hours and twenty kilometers of beautiful mountain, we return to the Pomilio refuge.
sabato 22 giugno 2024
^^montagna: "BIANCANEVE E I 7 TIRI"
Scalata nell'Appennino Molisano di Cerro al Volturno (IS), sul versante nord-ovest del vicino Monte Foresta sulla via "Biancaneve e i sette tiri", una linea con roccia dal super grip che si snoda tra la vegetazione che però mai disturba.
La discesa avviene nel canalone detritico situato alla sinistra orografica dell'uscita, nel quale si arriva dalla selletta sottostante l'uscita, per seguire poi una sbiadita indicazione rossa ed omini che conducono a 2 spit per breve doppia. Con attenzione poi fino alla base del canale un po' franoso.
Climbing in the Molise Apennines of Cerro al Volturno (IS), on the north-west side of Monte Foresta on the route "Biancaneve e i sette tiri", a line with super grip rock.
The descent takes place in the debris gully located to the orographic left of the exit of the mountaineering route.
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giovedì 20 giugno 2024
--immersioni: "SPIAGGIA DELLE TAVINE"
Immersione sotto la Spiaggia delle Tavine di Salò (BS), sul Lago di Garda dove giacciono alcuni relitti.
In questo tuffo prima a 32 metri ho visitato il "Berardi", oggi nella sospensione, poggiato con la prua verso il largo in assetto di navigazione. In origine era un natante in acciaio adibito al trasporto merci; divenuto successivamente privato e riattrezzato, per inutilizzo fu ormeggiato a Toscolano Maderno. Infine in situazioni poco chiare nell'agosto del 1977 affondò a Salò.
Poi in risalita a 27 metri mi sono soffermato sul relitto di un piccolo cabinato a vela completo di alberatura, boma, sartiame e stralli, anch'esso in assetto di navigazione.
Dive under the Spiaggia delle Tavine in Salò (BS), on Lake Garda where there are some wrecks.
In this dive, first at 32 meters I saw the "Berardi", a small ferry in sailing trim. It sank in August 1977.
Then on the way up at 27 meters I stopped on the wreck of a small sailing cabin cruiser complete with mast and boom.
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mercoledì 19 giugno 2024
--immersioni: "SCIVOLANDO VERSO SUB"
Sponda occidentale del Lago di Garda _ 107mt. _ 2h 25min. _ e.c.c.r.
Il cielo è coperto mentre dalla macchina, per ripido sentiero, di mattino presto con attenzione sto trasportando gli apparati e le attrezzature al bagnasciuga.
Della nuvolosità o dell'eventuale pioggia però poco m'importa, quello che m'interessa è che a quest'ora sul lago non c'è un filo di vento con conseguente acqua senza onde, perchè il fondo della spiaggia d'inizio di questo tuffo non è composto da ghiaia su cui camminare comodamente, ma da spigolosi sassi di varie dimensioni sui quali mi devo muovere attentamente. Alle sette e mezza inizio.
Rispetto alle mie due precedenti immersioni in questa zona del versante occidentale del Lago di Garda, mi trovo ulteriormente spostato verso nord a cercare ed esplorare pendenze più sostenute.
Della cosa ho conferma non appena arrivo sulla ventina di metri. Infatti nell'acqua ancora limpida mi trovo in una valle subacquea tra due bastioni di roccia.
Vado giù seguendo la naturale linea di questo kenion che rapidamente mi fa guadagnare quote. Nuotando sospeso a mezz'acqua, osservo scogliere che si susseguono senza interruzioni.
Superati i 100 metri dalla superficie arrivo su di un terrazzo di roccia sotto il quale, nonostante l'acqua pulitissima, il fascio del mio illuminatore poco può perchè sotto si apre una parete nel buio.
Garda Lake western shore _ 107mt. _ 2h 25min. _ e.c.c.r.
Along a steep path, early in the morning I am carefully carrying the equipment and gear to the shore.
At this time on the lake there is not wind and waves. This is important for me because the bottom of the beach at the start of this dive is not to walk comfortably. At half past seven I start.
Compared to my two previous dives in western side of this lake, I find myself more towards to north to explore steeper slopes.
I have confirmation of this as soon as I reach about twenty meters. In fact, in the still clear water I find myself in an underwater gully between two rock bastions, and I go down following the natural line of this kenion swimming suspended in mid-water.
Once I have passed 100 meters from the surface, I stopped on a rock ledge.
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martedì 11 giugno 2024
^^montagna: "SERRA SPARVERA"
Bel giro per boschi, prati appenninici e pietraie che, partendo da Roccapia (AQ), e passando per le Toppe Vurgo mi fa arrivare fino alla Serra Sparvera (1998mt), da dove posso ammirare un bel panorama a giro d'orizzonte sul Monte Marsicano, Monte Godi, Serra di Chiarano, Monte Greco, Altopiano delle Cinque Miglia ed in basso verso il Lago di Scanno (AQ).
Beautiful tour through woods, meadows and scree that, starting from Roccapia (AQ), and passing through the Toppe Vurgo takes me up to the Serra Sparvera (1998mt), from where I can admire a beautiful panorama all around the horizon on Monte Marsicano, Monte Godi, Serra di Chiarano, Monte Greco, Altopiano delle Cinque Miglia and down towards Scanno Lake(AQ).
domenica 2 giugno 2024
--immersioni: "IL GROSSO"
Con la ciurma del "Tremiti Diving Center" immersione al Grosso, versante nord di Capraia alle Tremiti.
Lì abbiamo seguita la bella parete che va giù dritta fino alla sabbia attorno ad una quarantina di metri, poi abbiamo proseguito per andare a buttare un'occhio su di un paio di scogli isolati a 54 metri.
Tutta la risalita l'abbiamo fatta di fronte alla colorata falesia, osservando le tante spacche pullulanti di organismi marini.
With the friends of the "Tremiti Diving Center" crew, dive in the dive site called the Grosso, north side of Capraia in the Tremiti Islands.
There, we followed the beautiful wall that goes straight down to the sand around forty meters, then we went to a couple of isolated rocks at 54 meters deep.
We did the rest of the dive in front of the cliff, full of colorful marine organisms.
venerdì 17 maggio 2024
^^montagna: "VALLONE SANTA MARGHERITA"
Partiti dall'arroccato paese di Pettorano sul Gizio (AQ) a 630 metri s.l.m., lungamente siamo saliti per i 1500 metri di dislivello che ci separavano dalla cima dal Monte Genzana (2170mt), percorrendo l'ombroso e poco frequentato Vallone di Santa Margherita.
Sempra al centro dell'impluvio tra gli scoscesi costoni ai lati, per lunghi tratti abbiamo attraversato l'intrico di alberi e di rami caduti fino ad uscire definitivamente dal fitto bosco a circa 1700 metri di quota. Poi per i ripide pietraie e pratoni sommitali siamo arrivati in vetta al Genzana spazzato da un vento teso.
In discesa prima abbiamo deviato per curiosare sotto la fascia di rocce che sorrege la modesta elevazione situata proprio poco sotto il Genzana, e dopo abbiamo ripreso l'identica linea fatta in salita.
Starting from the village of Pettorano sul Gizio (AQ) at 630 meters above sea level, we climbed 1500 meters to the top of Mount Genzana (2170m), along the shady and little-frequented Vallone di Santa Margherita.
We left the forest at about 1700 meters above sea level. Then, along the steep scree and summit meadows, we reached the top of Genzana where there was a strong wind.
venerdì 3 maggio 2024
^^montagna: "ANTICIMA DEL PESCOFALCONE"
Da Guado Sant'Antonio (1200mt), all'anticima del Pescofalcone (2630mt), per 1400 metri di dislivello a cercare le ultime e poche nevi di questa stagione invernale 2023/24, avara di precipitazioni.
Inizio la solitaria salita molto presto tra un numeroso branco di cervi al pascolo, e poco sopra il Monte Rapina (2027mt) trovo neve buona, ed a tratti anche dura per i ramponi.
Mi sono sempre tenuto proprio sul filo della direttrice del lungo spartiacque di cresta allineato per Nord/NordOvest-Sud/SudEst del Pescofalcone, andando anche a cercare alcuni passi di misto e roccia su di una piccola torretta.
Splendida la vista sull'articolato versante ovest del Monte Rotondo.
In discesa vario un po' la linea infilandomi prima nel così detto Cucchiaio, una valletta sulla destra orografica della cresta, e poi transitando per il rifugio Barrasso che in salita avevo volutamente bypassato.
From Guado Sant'Antonio (1200m), to the anti-summit of Pescofalcone (2630m), climbing for 1400 on the last snows of this 2023/24 winter season, poor in precipitation.
I begin the solitary climb very early among a herd of deer. Just above Monte Rapina (2027m) I find hard snow under my crampons.
During the climb I was always on the crest of Pescofalcone.
The view of the western side of Monte Rotondo is splendid.
During the descent I pass through Cucchiaio, a small valley on the orographic right of the crest, and then I pass through the Barrasso refuge, which I had deliberately bypassed on the way up.
giovedì 25 aprile 2024
--immersioni: "NO INDICATION"
Lago di Garda _ Sponda Occidentale _ 110mt. _ 2h 13min _ e.c.c.r.
Al di là del muricciolo tra la vegetazione c'è un viottolo che scende ad una ghiaiosa spiaggetta sulla sponda ovest del Lago di Garda.
Una bandiera fissata su di un albero mi dice essere uno spot per surfisti: il Garda è definito la "fabbrica del vento".
Da questo angolo riparato osservo la bellezza di questo grande lago che dal bordo acqua si esalta ancor di più, ed osservo anche il bagnasciuga che risulta essere abbastanza comodo per l'ingresso con gli autorespiratori: decido che questo è il sito del tuffo.
Inizio la trafila pre immersione che mi occorre non solo per preparare e ricontrollare tutto, ma anche per trovare la concentrazione per un profondo tuffo esplorativo in solitaria, in un sito dove non sono mai stato e probabilmente non frequentato da sub. Al termine, infatti, un velista assiduo di questa caletta mi dice che è la prima volta che ci vede qualcuno con autorespiratore.
Qualche su e giù per movimentare le attrezzature, bevuto e mangiato qualcosa e procedo con la vestizione della muta, la preparazione delle fotovideocamere, l'indossaggio del g.a.v. side-mount e dei guanti stagni. Finito, scendo all'acqua.
Calzate le pinne, agganciati gli apparati, effettuo un ultimo check ed inizio.
Subito oltrepasso la limitata zona delle ghiaie della spiaggetta che per qualche metro prosegue anche sott'acqua, poi la boscaglia delle verdi e lunghe piante d'acqua bassa. Dopo trovo il fondale che fino ad una trentina di metri ha una visibilità con dominante verde chiaro.
Non mi pongo dubbi sulla rotta da seguire perchè un netto solco nel pietrisco è orientato per 165° sulla massima pendenza, per altro molto accentuata.
Rispetto al tuffo precedente nel Lago di Garda sono spostato verso nord di mezzo chilometro. La morfologia è livemente diversa perchè tutta la fase fonda è stata caratterizzata da una serie di costolature dovute a stratificazioni geologiche che formano ampi gradini di roccia, mentre nell'altro posto prevaleva il sedimento.
Gradatamente entro nella fascia d'acqua più buia, ma sempre tersa, dove avanzo con circospezione.
Dopo 70 metri vedo una lastra di roccia inclinata che forma un ciglio e che scavalco.
A 90 metri i classici piccoli galleggianti ovoidali sono quello che rimane di una rete da pesca persa.
Rggiungo un'altra costola di roccia chiara.
Con la luce e con gli occhi sondo il buio che ho davanti e sotto, e avanzo con misurati colpi di pinne.
Superati i 100 metri continuo ancora oltrepassando il salto di un altro gradino per arrivare su un'area di sassi frantumati: 110 metri. Lì la temperatura dell'acqua sempre limpida è di 10°C, in superficie dodici.
Inverto la rotta e navigo per 345° riguadagnando gli stessi scogli dov'ero transitato prima.
A 70 metri con gli occhi oramai condizionati dal buio provo a spegnere per qualche momento l'illuminatore riuscendo a vedere nettamente, seppur in forte penombra, a conferma della notevole limpidezza dell'acqua di questo lago rispetto ad altri che frequento.
Lentamente come la mia velocità di risalita, anche la prospettiva sfuma dal verde molto scuro a quello chiaro.
Alla base di uno scoglio c'è un piccolo persico che scoda intrappolato dentro la matassa aggrovigliata di una rete. Con il tagliasagole recido i sottili fili che l'avevano imprigionato e lo libero.
Piano vado su in direzione della zona più luminosa fino a rivedere la mia boa segnasub galleggiare in superficie.
Riemergo dopo due ore e tredici minuti.
On a tree on the small and comfortable shore that I have chosen to start my dive there is a typical sailor's flag: Lake Garda is called "the wind factory".
I am very careful as I am preparing for this solitary and deep dive in this site where I have never dived, and where I think no other diver has ever descended, and very concetrated I begin.
First I swim on the green plants of the shallows and then suddenly I find myself on the very sloping lakebed and I have no more doubts, this will be my submerged route. On my compass I read 165°.
I slowly go down. The depth increases, the brightness decreases but the water always remains clear.
At a depth of 70 meters I pass a blade of light-colored rock. At 90 meters I see the small floats and a piece of a fishing net lost here on the bottom.
With the light and with my eyes I observe the darkness around me, advancing with measured strokes of my fins.
Beyond a hundred meters I pass a rocky step and land in an area of broken rocks.
The water is still dark and its clarity is extraordinary with a temperature of ten degrees. With great attention I observe around me. At the same time the fisic space is empty, but my mind is full of mysterious thinks.
The instruments show me a depth of 110 meters and a significant decompression time.
I reverse my direction, heading upwards, and swim again on the rocks where I had passed when I was descending.
At this moment my eyes are conditioned to the dark, so at 70 meters I try to turn off my lights. I can see inside this strange dark green light all the submerged morphology.
Like my ascent rate, the dark green slowly goes to light.
Near a rock there is a small perch caught in a net, I cut the net and free it.
Slowly I arrive in the very bright shallows, where I see my red signal buoy floating.
My dive ends after two hours and thirteen minutes.
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Lago di Garda
giovedì 18 aprile 2024
martedì 9 aprile 2024
--immersioni: "GARDESANA OCCIDENTALE"
Lago di Garda/sponda ovest _ 104mt/130min _ e.c.c.r.
Giunto nel posto dove avevo già immaginato d'immergermi, una verticale parete sommersa, devo variare il programma perchè ci sono ovunque non solo inequivocabili divieti di sosta con indicazione di rimozione forzata del mezzo, ma anche un'invalicabile transenna perché tutta l'area è interdetta causa frana.
Un po' deluso riprendo la statale Gardesana Occidentale in direzione sud e dopo qualche chilometro su questa, vedo alla sinistra una rara piazzola di sosta nella quale m'infilo per fare il punto della situazione.
Apro la carta del Lago di Garda per capire dove mi trovo, ed osservando le linee batimetriche sommerse della zona, verifico che proprio qui sotto il fondale ha comunque una decisa pendenza. Tra l'altro il posto è evidentemente frequentato, infatti proprio vicino c'è un breve e comodo viottolo a gradoni che scende al bagnasciuga di una spiaggetta all'ombra.
Ed allora senza stare più di tanto a smoccolare perchè il target nel quale mi sono già immerso con la fantasia non so quante di quelle volte è impraticabile, anche se non ho alcun tipo di informazione sul nuovo sito dove mi trovo o se ne valga la pena, decido che con gli apparati andrò qui.
Come sempre mi succede quando mi trovo in un posto che non conosco, al tempo stesso nei miei pensieri c'è un'altalena che in continuo ondeggia tra l'attenzione e la curiosità.
Messa la testa sott'acqua noto subito la sua limpidezza e luminosità, per lo meno qui nella bassa profondità, con temperatura di 10°C.
Nella mia testa il programma del tuffo è chiaro: con nessuna divagazione m'indirizzo sulla linea di massima pendenza ma senza un obbiettivo definito da raggiungere, valuterò strada facendo .
Tra i tre ed i sette metri oltrepasso lunghe e verdi piante acquatiche, poi il pavimento del fondo ritorna di sedimento e di scogli tutti ricoperti di due specie di molluschi bivalvi infestanti e non autoctoni simili a piccole cozze ma di soli 3 centimetri, la Dreissena polymorpha e la Dreissena bugensis.
Inizio la vera e proprio calata nell'inaspettato terso tanto che fino ad una certa quota non ho la necessità d'illuminare. Penso alla differenza che c'è rispetto al Lago di Scanno, in Abruzzo, dove a mezzogiorno a sei metri di profondità a volte non è raro trovarsi nel buio.
Scendo ed effettuo videoriprese, mentre piccoli branchi di persici mi osservano e mi seguono.
Grazie al fondo molto inclinato mi ritrovo abbastanza velocemente a più di 70 metri, a conferma del fatto che la precedente stima della pendenza era corretta.
Distante alla mia destra intravedo un masso molto grande, però ligio al programma non devio e proseguo giù con i persici che continuano a scortarmi.
D'abitudine alterno ogni dieci minuti la ventilazione tra i due apparati a circuito chiuso, controllo le indicazioni degli strumenti ed il ritmo della respirazione. Un colpo di pinna dietro l'altro, senza mai spingere troppo, arrivo a 90 metri.
La temperatura continua a riamanere costante a 10°C, cosa per me insolita in quanto in altri siti di acque dolci o salate che siano, normalmente diminuisce all'aumentare della profondità. Quindi oltre alla limpidezza fin'ora trovata incamero anche questo nuovo fatto.
Non varia neanche l'inclinazione del fondo che prosegue verso il basso.
A 100 metri controllando i valori di decompressione indicati dagli strumenti, stimo un run-time totale di circa un paio d'ore che non intendo allungare, quindi accosto per la risalita.
Come sempre succede, da questo punto di vista dal basso in su percepisco ancora meglio la pendenza. Disseminati un po' a destra ed un po' a sinistra passo tra alcuni scogli.
Arrivo sui 50 metri, e grazie all'acqua pulita sono investito dalla luminosità che piove dall'alto. Ed allora mi viene più che naturale il paragone con un altro lago, quello di Castelgandolfo, dove alla stessa profondità l'unico colore da vedere è il nero.
Rimanendo sempre un po' più basso del tetto decompressivo vado su riportandomi fino al bosco di piante verdi che hanno intrecciati sopra numerosi nastri bianchi e gelatinosi delle uova dei persici.
Qui trascorro l'ultima parte della decompressione che con mia procedura di risalita da un tuffo impegnativo, anche oggi e senza alcuna fretta allungo oltre il valore indicato degli strumenti. _ _ _ Giacinto Marchionni
After driving for several hours, I arrive at the place where I had already dived many times in my imagination, but due to a landslide in the entire area, parking and access are prohibited: I cannot dive here.
I don't get nervous, and I immediately think to a solution.
I am on the western shore of Lake Garda.
To understand where to go to find a new dive site, I open and look at the topographic and nautical map with the depth lines on it.
A little south of where I am I see good depths, and then I decide to head to that area.
On the beautiful state road "Gardesana Occidentale" that runs alongside the lake, I drive for a few kilometers until I find a small place where I can park my car.
Right nearby, there is a path that quickly reaches a small beach. The place is confortable for entering the water with my scuba equipment. I will dive at this point.
Whenever I dive into a new site my mind swing between curiosity and a lot of concentration, and it's the same today.
I start the dive, and I immediately see that the water is very clear.
In my head the program is as clear as the water around: I will go straight on the maximum inclination of the bottom, to reach and explore important depths without digressions.
While I descend to the very steep sediment bottom and take videos, small perch follow me, and in the water that is always clear, but dark, I soon reach 70 meters. My observations made on the map were correct.
To my right I see a large rock, but I don't digress, and continue on my ideal line.
Every about 10 minutes I alternate breathing in my two E.C.C.R., and continually check the instruments and myself.
Very calmly, without forcing the rhythm of swimming on my fins, I reach 90 meters of depth.
Here the water temperature continues to be the same as it was on the surface, 10 degrees. This fact is strange for me, because in all diving places when the depth increases, the water temperature decreases.
At a little over a hundred meters deep, I stop my descent. I observe in front of me the panorama of very sloping sediment with some rare rocks on it. Nothing special, but for me the fascination is great.
I turn 180 degrees and start to go up, observing the little clouds of mud that the strokes of my fins had raised.
The small perch still come back to me with curiosity.
At a depth of 50 meters, the water becomes luminous again. I always stay below the decompression ceiling that the instruments show me.
This my dive ends after 130 minutes.
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martedì 2 aprile 2024
^^montagna: "TRAVERSATA DELLA CRESTA DELLA ROCCA DI ORATINO"
Traversata sulla Cresta della Rocca di Oratino(CB), una solitaria torre medievale d'avvistamento posta su di una montagna in miniatura.
La prima parte della scalata, sempre in esposizione a mezzo metro dal vuoto, si snoda sulle stratificazioni situate proprio sul filo della parete che netta cade a nord e con un tiro d'uscita si breve, ma spettacolare perchè su di un bel diedro inclinato a destra.
Poi sulla cresta il continuo saliscendi tra cocuzzoli di roccia, intagli e verticali affacci che terminano proprio in corrispondenza dell'antica "Rocca" di Oratino, con panorama a 360° sulla valle del Biferno e su antichi piccoli borghi. _Giacinto Marchionni_
Climbing on the Cresta della Rocca di Oratino (CB), a solitary medieval tower placed on a miniature mountain.
The first part of the climb, always exposed half a meter from the void, goes on the stratifications located on the northern edge, with a short exit pitch on a beautiful dihedral inclined to the right.
Then on the crest the continuous ups and downs up to the ancient "Rocca" of Oratino, with a 360° panorama of the Biferno valley and ancient small villages.
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domenica 24 marzo 2024
^^montagna: "NASTRO DI GHIACCIO"
Ripeto per la seconda volta sulla parete ovest della Costa della Tavola (Massiccio del Velino nell'Appennino Abruzzese), la via invernale Nastro di ghiaccio (Abbate-Risi; AD+; 55°/65°).
Contrariamente alle condizioni trovate nella scorsa scalata del febbraio 2022 quando, con neve molto pesante, affondavamo ad ogni passo anche fin quasi al ginocchio, questa volta un buon fondo portante per gli attrezzi ci ha consentito una salita spedita.
Lasciata all'albeggiare l'auto ai Piani di Pezza, abbiamo rimontato la fitta e ripida faggeta posta tra la parete ovest della Tavola ed il cocuzzolo della Castelluccia. Usciti dal bosco sulle sassose morene basali di questo articolato versante della montagna, a circa 1900 metri abbiamo trovato la neve che da lì in poi abbiamo pestato fino in punta.
Con la costante pendenza a più di 50° per tutta la salita, alcuni tratti anche più inclinati, grosso modo a metà ascensione muovendoci sul misto d'Appennino in cordata abbiamo superato un traverso molto esposto su di una stretta cengia ricoperta da neve vuota sotto, andando a sostare immediatamente dopo.
Subito dopo la ripartenza passi a 65° di misto, e poi via dritti dentro un bellissimo canale continuo che ci ha condotto sulla cupola sommitale ed in vetta sulla Costa della Tavola (2182mt).
Dopo la pausa, velocemente siamo scesi verso sud alla sella sottostante per poi rimontare al Capo di Pezza a 2177 metri.
I repeat for the second time on the west face of the Costa della Tavola (Velino Massif in the Abruzzo Apennines), the winter route Nastro di ghiaccio (difficulty: AD+; 55°/65°).
Last time on this route the snow was very soft, while on this climb there was good ground for our tools, and we climbed well.
We started very early in the morning from Piani di Pezza. We climbed up the beech forest between the west face of the Tavola and the Castelluccia peak. Once out on the moraines of this side, at about 1900 meters we found snow up to the top.
With a constant 55° slope for the entire climb and some more inclined sections, halfway up the mixed Apennine with a rope pitch we passed a very exposed traverse on a narrow ledge, stopping immediately after.
Immediately after, 65° mixed passages, and then straight into a beautiful gully to the summit on the Costa della Tavola (2182mt).
After the break, we descended southwards to the saddle below to climb to Capo di Pezza at 2177 meters.
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lunedì 18 marzo 2024
--immersioni: "UNICO POSTO"
Ionio Calabrese
Lazzaro (RC) _ La Castelluccia _ 127mt _ 216 min _ doppio e.c.c.r.
Dopo aver superato a circa 40 metri il bordo superiore di una bellissima parete sommersa parallela alla spiaggia, sono arrivato alla sua base sulla settantina. Ho quindi seguito una poco distante e bassa crestina di rocce orientata a 90° dalla parete, che già in una passata immersione costeggiai fino a 107 metri. Allora, vedendo che la scogliera proseguiva, progettai di tornarci ed esplorarla un po' più giù.
Raggiunto e superato il punto della scorsa volta, ho continuato fin dove definitivamente a 112 metri la cresta si spegne sul sedimento sabbioso.
Spinto dalla curiosità, sul fondale vuoto ho deciso comunque di andare oltre e sempre sull'inclinazione massima con misurati colpi di pinne ho raggiunto i 127 metri.
Nonostante la quota, la luminosità trovata era ottima perchè avrei anche potuto non accendere il faro sub, che ho adoperato solo per le videoriprese.
In risalita due ceppi in piombo d'epoca romana, il notevole scorcio dal basso della parete ed una moltitudine di pesci hanno ulteriormente decorato il tuffo in questo unico e splendido sito.
Oramai a quote basse c'era un refolo di corrente proveniente da ovest, la mia sinistra, fastidioso che cercavo di evitare riparandomi dietro gli scogli. _Giacinto Marchionni_
After passing the edge of a wall parallel to the beach at about 40 meters, I reached its base at 70 meters. I then followed a nearby ridge of rocks oriented at 90° from the wall. Here in a past dive I descended to 107 meters. So, I planned to return and explore it.
Once past the point of the last time, I continued to 112 meters, where the ridge dies out on the sandy sediment.
On the empty seabed I decided to go further and always on the maximum inclination with measured strokes of the fins I reached 127 meters.
Despite the depth, the brightness found was excellent because I could have turned off my lights, which I used only for video recording.
On the way up, two Roman lead anchors, the beautiful wall and many fish enriched the dive in this unique and splendid site.
At low depths there was an annoying current coming from the west, my left.
mercoledì 28 febbraio 2024
^^montagna: "SP 65"
Sul pedale, da Pescara al Rifugio Pomilio alla Majelleta passando da Lettomanoppello, e ritorno.
By bike from Pescara to the Pomilio Refuge at Majelleta, passing through Lettomanoppello. And back.
domenica 18 febbraio 2024
--immersioni: "IL CONTRAFFORTE"
Il tipico fondale melmoso con modesta pendenza di quasi tutto il perimetro del Lago di Castelgandolfo, sul suo lato est è interrotto da una circoscritta zona di rocciosa che si estende per circa 200 metri, con il margine superiore a profondità variabile tra i 40 ed i 50 metri.
Da questo bordo una falesia va giù con pareti verticali e franate di scogli le cui basi poggiano tra i 60 ed i 75 metri. Praticamente una sorta di muraglia sommersa sbrecciata, dall'andamento molto articolato e di altezze variabili.
Poco oltre il suo limite alla sua sinistra orografica/sud, c'è un ultimo sperone di roccia dove passa la linea di discesa/risalita che un paio di anni fa ho tesato tra i 10 ed i 90 metri. Questo sperone è orientato sulla massima pendenza e termina a 76 metri come tutto il resto del contrafforte.
Il "filmetto" riassume una serie di tuffi d'esplorazione su quest'area rocciosa.
In risalita da un'immersione, tra i venti metri e la superficie mi sono stupito di sentirmi scarrocciare lateralmente da una fastidiosa corrente che raramente prima d'ora m'era capitato d'incontrare. Era causata dal fortissimo vento di scirocco che soffiava parallelo alla riva del lago, che oltre a generare in superficie onde con creste spumose spostava anche l'acqua. _Giacinto Marchionni_
The typical muddy bottom with modest slope of the entire perimeter of Lake Castelgandolfo, on its eastern side is interrupted by an area of rocks that extends for about 200 meters, with the upper edge at a depth varying between 40 and 50 meters.
From this edge a cliff goes down with vertical walls and rocks that end between 60 and 75 meters: a submerged wall with a very articulated line and variable heights.
Just beyond its limit on its orographic left (south), there is a rocky ridge oriented on the maximum slope, it ends at 76 meters, where two years ago between 10 and 90 meters deep I placed a descent/ascent line, to train for deep dives.
The "filmetto" summarizes a series of exploration dives in this area.
Once, on the way up from a dive, between twenty meters and the surface I felt myself moving sideways by an annoying current that I had never encountered. It was caused by the very strong Sirocco wind that blew parallel to the eastern shore of the lake. In addition to forming waves on the surface, it also moved the water.
domenica 28 gennaio 2024
--immersioni: " IL MURO"
Nella lunga fase di decompressione del mio scorso tuffo alla Marinella di Palmi incrociai quattro sub con i quali oltre a scambiare i classici segnali a gesti standardizzati, per iscritto ci presentammo grazie alla lavagnetta di Max, uno di loro mentre Luigi, un altro, videoriprendeva.
Contattandoci successivamente per telefono ci siamo presentati meglio, logicamente chiacchierando anche di attrezzature e d'immersioni nello Stretto di Messina.
Allora ci eravamo ripromessi di farne una assieme non appena avessi avuto un altro fine settimana libero per la mia distante trasferta.
Così è stato, ed allora eccoci sul lungomare di Lazzàro mentre prepariamo gli apparati per quella che poi sarà una bella discesa fino alla base del "Muro", singolare struttura rocciosa sommersa che a 50 metri interrompe lo scivolo sabbioso per cadere verticale giù.
Mentre nell'acqua trovata molto limpida costeggiavamo, loro con scooter ed io a pinne, questa bella falesia sommersa, potevo osservare un interessante spaccato di Mediterraneo subacqueo.
Murene, musdee, più recenti ancore ammiragliato, più antichi ceppi in piombo romani, fittissimi branchi di anthias, stelle pentagono, il tutto ulteriormente impreziosito da una piccola colonia di Corallium Rubrum: mica poco!
Diviso dagli altri, atterravo alla sua base alla massima profondità, notando la volta appena strapiombante che forma una rientranza sulla sabbia: il punto dove il muro s'interrompe.
Da qui ho proseguito seguendo comunque il suo ciglio roccioso che piegando nettamente a sinistra verso nord, in direzione della spiaggia, riguadagna gradatamente quota.
Ripassando sulle rocce meno fonde della struttura, ho ritrovato la sabbia ed un'isolata macchia di posidonia.
Girovagando e curiosando sotto costa tra gli scoglietti ed i cavi d'ormeggio delle barche dei pescatori locali, ho trascorso l'ultima parte di questa super immersione nello Ionio Calabrese. _Giacinto Marchionni_
_ 103 mt. _ 140 min. _ temp. acqua 16°C _ doppio e.c.c.r. _
During the long decompression of my last dive at Marinella di Palmi (RC), I met four divers with whom we showed up with Max's slate, one of them while Luigi, another, was filming.
Then we spoke on the phone, obviously chatting about diving in the Strait of Messina.
So we said let's dive together.
So it was, and here we are on the seafront of Lazzàro (RC), while we prepare the equipment for a nice descent to the base of the "Muro", the submerged rocky structure that at 50 meters interrupts the sandy slide to fall vertically down.
In the very clear water, in front of this beautiful submerged cliff, we could observe an interesting cross-section of the underwater Mediterranean.
Moray eels, "musdea" fish, recent admiralty anchors, ancient Roman lead anchors, dense schools of anthias, pentagon stars and then also a small colony of red coral/Corallium Rubrum. Not a little!
Separated from the others, I reached the base of the wall, at maximum depth, seeing that the wall formed an overhang.
From here, going up, I continued following its rocky limit to the left/north, towards the beach.
After the rocks I found the sand and an isolated patch of green posidonia.
In the shallow water, between the rocks and the cables of the local fishermen's boats, I finished this super dive in the Ionian Calabrian.
martedì 16 gennaio 2024
--immersioni: "NIRVANA BLU 2"
La condizione fondamentale per immergermi in solitaria da riva alla Marinella di Palmi(RC), è che devo essere più che certo che non ci siano ne' vento e tanto meno onda, perchè in caso contrario la spiaggia d'ingresso in acqua con il suo acciottolato di grandi dimensioni già di per se scomoda per un bagnante, per me solitario sub con diversi equipaggiamenti da movimentare diverrebbe impraticabile. In passato infatti in un'occasione, proprio all'ultimo minuto pronto con l'autorespiratore in spalla ed un paio di bombole ai fianchi, qui mi capitò di dover abortire il tuffo perchè si alzò un'onda frangente che rendendomi l'entrata impossibile, mi obbligò a ricaricare tutto in macchina e per non perdere la giornata d'acqua poi spostarmi su altro sito.
Le buone condizioni che avevo seguite e tenute sotto controllo nelle ultime 24 ore permangono, ed una volta giunto la vista diretta del mare che continua ad essere in calma piatta mi conferma le previsioni.
Senza fretta effettuo il lavoro di facchinaggio per trasportare a spalla gli apparati dall'automobile alla riva, prima scendendo e risalendo più volte su scalinate e poi muovendomi con attenzione sui grossi sassi di questa cala.
Terminato il lavoro di braccia, vestito sottomuta, muta ed indossato il giubbetto ad assetto variabile Side Mount, entro in acqua ed aggancio gli apparati e la bombola di b.o.
A profondità man mano crescente costeggio lo sperone che alla destra orografica chiude la cala, nuotando su di un panorama subacqueo fatto di grandi scogli che per forma ricalca quello all'aria.
Raggiunta la cinquantina di metri passo di fianco all'imponente monolito roccioso della Motta, infilandomi poi sul ripidissimo pendio sottostante ammantato di gorgonie che offrono un magnifico spettacolo.
Non mi soffermo più di tanto ad osservarle. Lo farò successivamente in risalita, perchè rimango concentrato sulla calata, ed allora con costanza e senza mai forzare spingo con le pinne a guadagnare profondità.
A ciclo continuo monìtoro gli apparati, le indicazioni degli strumenti, la respirazione ed osservo fuori.
Superati gli ottanta metri le rosse paramuricee diradano nettamente, ma non per questo il panorama diventa per me meno interessante, anzi!
Il fondo si perde chissà dove verso il basso ed intorno il blu del mare diventa sempre più intenso parallelamente alla discesa.
Proseguo la profonda esplorazione sopra salti, gradini e scogli sparsi sul fondo inclinatissimo.
Lo stretto fascio di luce che parte dal casco schiarisce la rotta, ma anche senza riesco a vedere nella penombra del mare.
Manca poco ai 120 metri e sono sospeso ed immobile a mezz'acqua poco distante da questa scogliera che, seppur meno ricca rispetto a quote meno fonde, non poco mi attrae.
Inizio la risalita e come sempre, da questo punto di osservazione dal basso verso l'alto la notevole pendenza sembra più sostenuta. Mentre diminuisce la quota, spesso mi volto a sbirciare ancora giù da dove sto arrivando.
Raggiungo e zigzago dentro la fittissima boscaglia di gorgonie dal color rosso acceso ubriacante che ospita anche organismi marini come trasparenti claveline, ricci di mare ed intrecci bianchi di filigrana implexa. Questi sono quelli che subito colpiscono lo sguardo. A soffermarsi ce ne sono tanti altri che non so quante immersioni basterebbero per curiosarci per bene.
Riguadagno metri, riguadagno la Motta e riguadagno acque più luminose nel rispetto del tetto decompressivo.
Rientro nella fascia dei dieci metri ed in lontananza riconosco il chiarore delle bolle di scarico dell'autorespiratore di un sub che si avvicina. Non è solo però, sono in quattro: due in circuito aperto e due in circuito, chiuso come me.
Naturale è la reciproca sorpresa iniziale, poi le presentazioni scribacchiate sulla lavagnetta sub di Max, uno dei quattro, mentre Luigi, un altro del gruppo, videoriprende il simpatico incontro.
Io ricambio presentazioni e videoriprese.
A differenza di me arrivato da riva, loro hanno raggiunto il sito in gommone.
Non prima di esserci lasciati i recapiti ci salutiamo, nei giorni a seguire ci presenteremo meglio, poi prese rotte diverse li vedo scomparire alla vista verso la superficie.
Nonostante per me il debito decompressivo da smaltire in termini di tempo sia ancora lungo, mai mi annoio dentro questo mare che oramai, ad un tiro di sasso dalla battigia, è divenuto celeste.
Mi attende il lavoro finale.
Se all'inizio me l'ero presa con calma per scendere le attrezzature fino all'acqua, figurarsi ora che lo devo fare in risalita ed in più viaggi.
Quest'ultima fatica però si stempera con le immagini dell'immersione appena conclusa che mi scorrono ancora davanti agli occhi e che per parecchio vi rimarranno. _Giacinto Marchionni_
_ 118 metri _ 180 minuti _ temp. acqua 16°C _ doppio e.c.c.r. _
For me the fundamental condition for solodive from the shore at Marinella di Palmi (RC), is that I must be sure that there is no wind and waves, because otherwise entering the water with my equipment from the uncomfortable beach would be impossible. In the past, in fact, at the last minute, ready with the breathing apparatus on my shoulder and a couple of tanks on the right and left, I had to abort the dive because the sea suddenly became rough.
The good conditions that I had checked in the last 24 hours remain and the sea that seems oil, confirms the forecast.
I calmly transport the equipment from the car to the shore, going up and down a staircase between houses and walking on uncomfortable rocks.
Once this work is finished, I put on an undersuit, a dry suit and the Side Mount variable buoyancy compensator. Then I enter the water and hook up the equipment.
At increasing depth I descend the spur that closes the cove on the orographic right, swimming on an underwater panorama of large rocks.
Once I reach fifty meters I pass by the rocky monolith of Motta, going below on the very steep slope covered with gorgonians that offer a magnificent spectacle.
I don't stop to observe them too much. I will do it on the way up, because I remain focused on the descent, and then I constantly push with my fins to gain depth.
In a continuous cycle I monitor the E.C.C.R.s, the instruments indications, my breathing and I observe outside.
Once I have passed eighty meters the red gorgonians decrease, but for me the panorama continues to be very interesting.
All around the blue of the sea becomes more and more intense parallel to the descent, and the seabed seems disappear between my fins.
I continue the deep exploration above jumps, little walls, steps and rocks of the very sloping bottom.
The narrow beam of my light guides me, but even without it I can see in the dark blue sea.
I am almost at a depth of 120 meters and I am stopped in mid-water near this reef.
I start the ascent and as the depth decreases, I often turn to look down where I'm coming from.
I reach and zigzag through the thicket of bright red gorgonians, also full of marine organisms such as transparent clavelinas, sea urchins and white filigree implexa. These are the ones that catch the eyes. There are so many others that I don't know how many dives I would have to do to see them all.
The meters decrease, I return to the Motta and arrive in brighter waters, respecting the decompression ceiling.
I return to the ten-meter zone and in the distance I see the bubbles of the scuba diver who is approaching me. He is not alone, they are four divers: two in open circuit and two in closed circuit like me.
For everyone, the surprise is natural. Then the presentations scribbled on Max's little scuba blackboard while Luigi, another diver, videotapes the nice underwater meeting.
I exchange presentations and videotapes.
Unlike me who arrived from the shore, they reached this dive site by boat.
We exchange phone numbers and say goodbye becouse their dive have finished.
During the long decompression I still enjoy myself in this sea that, near the shore, has become light blue.
Once the dive is over, the final work in the air awaits me, but it seems lighter while in my mind I see the images of the dive just concluded.
They will remain there forever.
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