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Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.

martedì 9 aprile 2024

--immersioni: "GARDESANA OCCIDENTALE"




Lago di Garda/sponda ovest _ 104mt/130min _ e.c.c.r.

Giunto nel posto dove avevo già immaginato d'immergermi, una verticale parete sommersa, devo variare il programma perchè ci sono ovunque non solo inequivocabili divieti di sosta con indicazione di rimozione forzata del mezzo, ma anche un'invalicabile transenna perché tutta l'area è interdetta causa frana.
Un po' deluso riprendo la statale Gardesana Occidentale in direzione sud e dopo qualche chilometro su questa, vedo alla sinistra una rara piazzola di sosta nella quale m'infilo per fare il punto della situazione.
Apro la carta del Lago di Garda per capire dove mi trovo, ed osservando le linee batimetriche sommerse della zona, verifico che proprio qui sotto il fondale ha comunque una decisa pendenza. Tra l'altro il posto è evidentemente frequentato, infatti proprio vicino c'è un breve e comodo viottolo a gradoni che scende al bagnasciuga di una spiaggetta all'ombra.
Ed allora senza stare più di tanto a smoccolare perchè il target nel quale mi sono già immerso con la fantasia non so quante di quelle volte è impraticabile, anche se non ho alcun tipo di informazione sul nuovo sito dove mi trovo o se ne valga la pena, decido che con gli apparati andrò qui.
Come sempre mi succede quando mi trovo in un posto che non conosco, al tempo stesso nei miei pensieri c'è un'altalena che in continuo ondeggia tra l'attenzione e la curiosità.
Messa la testa sott'acqua noto subito la sua limpidezza e luminosità, per lo meno qui nella bassa profondità, con temperatura di 10°C.
Nella mia testa il programma del tuffo è chiaro: con nessuna divagazione m'indirizzo sulla linea di massima pendenza ma senza un obbiettivo definito da raggiungere, valuterò strada facendo .
Tra i tre ed i sette metri oltrepasso lunghe e verdi piante acquatiche, poi il pavimento del fondo ritorna di sedimento e di scogli tutti ricoperti di due specie di molluschi bivalvi infestanti e non autoctoni simili a piccole cozze ma di soli 3 centimetri, la Dreissena polymorpha e la Dreissena bugensis.
Inizio la vera e proprio calata nell'inaspettato terso tanto che fino ad una certa quota non ho la necessità d'illuminare. Penso alla differenza che c'è rispetto al Lago di Scanno, in Abruzzo, dove a mezzogiorno a sei metri di profondità a volte non è raro trovarsi nel buio.
Scendo ed effettuo videoriprese, mentre piccoli branchi di persici mi osservano e mi seguono.
Grazie al fondo molto inclinato mi ritrovo abbastanza velocemente a più di 70 metri, a conferma del fatto che la precedente stima della pendenza era corretta.
Distante alla mia destra intravedo un masso molto grande, però ligio al programma non devio e proseguo giù con i persici che continuano a scortarmi.
D'abitudine alterno ogni dieci minuti la ventilazione tra i due apparati a circuito chiuso, controllo le indicazioni degli strumenti ed il ritmo della respirazione. Un colpo di pinna dietro l'altro, senza mai spingere troppo, arrivo a 90 metri.
La temperatura continua a riamanere costante a 10°C, cosa per me insolita in quanto in altri siti di acque dolci o salate che siano, normalmente diminuisce all'aumentare della profondità. Quindi oltre alla limpidezza fin'ora trovata incamero anche questo nuovo fatto.
Non varia neanche l'inclinazione del fondo che prosegue verso il basso.
A 100 metri controllando i valori di decompressione indicati dagli strumenti, stimo un run-time totale di circa un paio d'ore che non intendo allungare, quindi accosto per la risalita.
Come sempre succede, da questo punto di vista dal basso in su percepisco ancora meglio la pendenza. Disseminati un po' a destra ed un po' a sinistra passo tra alcuni scogli.
Arrivo sui 50 metri, e grazie all'acqua pulita sono investito dalla luminosità che piove dall'alto. Ed allora mi viene più che naturale il paragone con un altro lago, quello di Castelgandolfo, dove alla stessa profondità l'unico colore da vedere è il nero.
Rimanendo sempre un po' più basso del tetto decompressivo vado su riportandomi fino al bosco di piante verdi che hanno intrecciati sopra numerosi nastri bianchi e gelatinosi delle uova dei persici.
Qui trascorro l'ultima parte della decompressione che con mia procedura di risalita da un tuffo impegnativo, anche oggi e senza alcuna fretta allungo oltre il valore indicato degli strumenti.

Giacinto Marchionni

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