DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
martedì 30 giugno 1981
--immersioni: "LA PRIMA IMMERSIONE"
Brano tratto dal libro "DISPOSITIVO AMPLATZER".
All'epoca, era il 1981, avevo racimolato a fatica centoventimila lire che, come si dice oggi, in due comode rate di sessantamila lire ognuna, mi avrebbero consentito di frequentare un corso sub per il conseguimento del "brevetto di sommozzatore", finalmente.
Ero stato letteralmente folgorato da quella scritta letta su di una locandina, e senza pensarci due volte, raggranelando tutti i quattrini che avevo e chiedendo qualche prestito, m'iscrissi trovandomi così a frequentare per un paio di volte alla settimana e per cinque mesi abbondanti, lezioni di teoria ed esercitazioni in piscina con un vero autorespiratore sulle spalle: quasi non mi sembrava vero! Tutto era nuovo, stimolante ed interessante. Fui così iniziato anch'io da un'altra cricca di saggi esperti all'uso corretto dell'attrezzatura subacquea.
Il battesimo nelle acque libere lo ebbi nel freddo e nel torbido del Lago di Bracciano, in provincia di Roma.
Mi trovavo su una spiaggia ghiaiosa del lago assieme ad altri sub, in località Trevignano, vestendo le mute e preparando le attrezzature.
La prova consisteva in un primo tuffo in apnea fino alla profondità di dieci metri, e di seguito in un'immersione con l'autorespiratore fino alla profondità di venti.
Con il mio compagno designato ci portiamo fino alla boa di segnalazione in superficie e, dopo una breve iperventilazione, con una capovolta scivoliamo verso il basso dove raggiungiamo un sub che controlla tutti gli allievi.
Quei dieci metri mi sono sembrati lunghissimi! Comunque arrivo, una parte è fatta.
Neanche il tempo di riprendere fiato sul pelo dell'acqua, che veniamo chiamati per il secondo esercizio.
Scendiamo sempre accoppiati lungo la cima zavorrata, superiamo il primo sommozzatore fermo a dieci metri ed andiamo verso il secondo che si trova ancora più giù.
Quando lo raggiungiamo questi ci fa effettuare tutta una serie di esercizi e per ultimo lo svuotamento della maschera, in questa strana luce crepuscolare, o penombra fangosa, un po' intimorente e mai vista prima.
Lo svuotamenbto della maschera provato e riprovato durante l'addestramento in piscina.
Lo svuotamento del quale la descrizione dello Zio Checco, fortissimo pescatore subacqueo, mi affascinò e spaventò al tempo stesso quand'ero bambino.
Lo svuotamento da me fatto nell'acqua fredda e torbida di questo lago come in una liturgia, ritualmente mi inizia nel "clan", facendomi diventare un "SOMMOZZATORE", parola che alle mie orecchie suonava e suona magica.
La prima immersione con le bombole non si può dimenticare, ed in particolare ho fotografato nella mia mente l'immagine delle mani che a causa della poca luce che penetrava ad una ventina di metri di profondità in quel lago, vedevo completamente bianche.
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