A nord della Sardegna c'è l'ISOLA DI CAPRERA, quella sulla quale è sepolto Garibaldi, che fa parte dell'arcipelago della Maddalena. Partiti da Palau con due piccoli gommni, raggiungemmo una tranquilla e ridossata insenatura posizionata nel versante nord dell'isola. Morfologicamente ricorda un piccolo fiordo che, insinuandosi verso l'interno, si è scavato la strada tra le tipiche rocce che caratterizzano questa parte della regione. Tra gli erosi e tondeggianti graniti, tra l'altro, ben mimetizzate ci sono delle vecchie postazioni di tiro per cannoni utilizzate durante la seconda guerra mondiale, il posto era chiamato la BATTERIA DI CANDEO. Ormeggiati i nostri battellini, che galleggiavano sopra un'acqua di color turchese, senza aspettare gli altri, che decisero di trascorrere la giornata a rosolarsi al sole, Io ed Italo vestimmo le mute ed attrezzatura iniziando l'immersione praticamente infilandoci sott'acqua dal punto di ancoraggio dei nostri mezzi nautici, senza sapere assolutamente cosa avremmo trovato. Nuotammo in direzione nord, verso l'uscita della cala. Passammo sopra un ondeggiante prato di verdissima posidonia che ci accompagnò fino ad una profondità di 15 metri. Intanto compimmo un'accostata verso la nostra dritta seguendo il naturale profilo sommerso della costa. Come isole, due scogli un po' distanti tra loro, fecero capolino dal verde dalle piante acquatiche. Non appena fummo loro vicini, ci rendemmo subito conto che non erano altro che le propaggini superiori delle balze rocciose che formavano le sponde di un kanion sommerso il cui centro era caratterizzato da un fondale di sabbia bianca a grossa granulometria. Senza esitazione andammo giù nel mezzo dello stretto vallone. C'erano gorgonie gialle dappertutto e nelle mille spaccature delle rocce dimoravano i puntiformi e sempre gialli leptosamia. Da questo canalone principale si aprivano delle diramazioni laterali. Grazie all'acqua molto limpida con lo sguardo si poteva osservare questa forra per intero, riuscendo a sbirciarne la fine verso il basso che raggiungemmo in breve tempo. A 35 metri, i muri rocciosi ai nostri lati avevano le loro fondamenta e fu lì, in quel punto, che quel giorno notammo una bella murena vagare insolitamente solitaria di giorno fuori della sua tana. Per un po' la seguimmo senza disturbarla nel suo serpeggiante procedere, poi ad un nostro accenno di farci più vicini, fulmineamente scappò lontana a rintanarsi dentro una bassa volta di uno scoglio. Iniziammo la risalita nell'imbuto sommerso appena percorso e notando anche un'ancora tutta concrezionata poggiato sopra un risalto del fondo. Riguadagnammo il lungo tratto coperto di posidonia per riemergere proprio di fianco i gommoni arancioni. Gli altri su all'aria erano oramai cotti dal sole.
DIVING & MOUNTAINS
Quando
mia figlia
era piccola,
un giorno
una signora
troppo curiosa
le chiese:
"MA CHE LAVORO FA
IL TUO PAPA' ?"
Lei ci pensò
un po' su.
Poi le rispose:
"LE IMMERSIONI
IN MONTAGNA !"
- Giacinto "zeta zeta" Marchionni
- PESCARA, PE - Pescara, Italy
Da sempre appassionato d'immersioni che ho iniziato in apnea e dal 1981 con autorespiratori ad aria, ossigeno e circuito chiuso. Nel poco tempo rimanente mi arrampico sopra qualche montagna.
Tuffi e scalate li racconto con "filmetti", parole e foto.
Nessun commento:
Posta un commento
Ben lieto della visita, grazie. Se vuoi lasciare un'opinione puoi farlo qui.